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Salerno Economy VII.45- 23.11.2018

In che modo la lunga crisi ha cambiato l’articolazione della domanda di credito?

Il sentiero “stretto” per famiglie e imprese

Si rafforza la strategia della “navigazione” attenta in attesa di ampliare le entrate e di affrontare senza eccessivi danni (o drastici abbassamenti degli standard della quotidianità acquisita) il lungo ciclo se non sempre negativo, quasi mai strutturalmente espansivo.
Glocal-Foto Soldi
Parola chiave? Prudenza
Questo articolo nella sua versione integrale è stato pubblicato martedì 20 novembre 2018 sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno).

di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo

A quali obiettivi le famiglie destinano i soldi ottenuti in prestito dalle banche? In che modo la lunga crisi ha cambiato l’articolazione della domanda di credito? La risposta a questi due quesiti consente di comprendere a fondo gli effetti sull’economia reale della grave recessione degli anni scorsi che, presumibilmente, si propagheranno anche durante il periodo di incertezza che ha già preso forma da alcuni mesi. I relativi dati più recenti della Banca d’Italia delineano uno scenario incentrato sostanzialmente su due priorità: l’acquisto di beni immobili e l’acquisto di beni durevoli. Da un lato, quindi, l’amore per la concretezza e, perciò, l’indebitamento riconducibile al bene rifugio per eccellenza, cioè la casa; dall’altro l’esigenza di media durata che, però, contribuisce a mantenere (o a raggiungere) standard di qualità della vita ritenuti sostenibili: l’automobile, gli elettrodomestici, lo smartphone, il computer, i mobili.
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Le elaborazioni dei dati della Banca d’Italia aggiornati al 30 giugno 2018.

Salernitani indebitati per il mattone

In 10 anni più che raddoppiato il valore dei prestiti per l’acquisto di immobili. Stessa percentuale per i finanziamenti destinati alle auto, agli elettrodomestici e ai mobili. Diminuisce il costo del denaro e scendono i tassi di interesse per le aperture di credito in conto corrente, ma la provincia di Salerno resta la più cara per le famiglie e, soprattutto, per le imprese.
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Casa, "cara" casa
Questo articolo nella sua versione integrale è stato pubblicato martedì 20 novembre 2018 sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno).

di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo

L’indicatore preso in considerazione per individuare le dinamiche relative alla destinazione dei prestiti - quelli oltre il breve termine (di durata, cioè, superiore a 12 mesi) - è la variazione delle consistenze in termini percentuali nel periodo 2008-2017 (dati della Banca d’Italia aggiornati al 30 giugno 2018). Spiccano subito l’incremento del 68,8% per l’acquisto di immobili da parte delle famiglie (più alto della media regionale, pari al +57,1%, e superiore di oltre 30 punti percentuali alla media-Italia, +37,5%) e l’aumento del 53,5% per l’acquisto di beni durevoli sempre da parte delle famiglie (circa 15 punti percentuali superiore alla media regionale, +37,6%, sebbene inferiore alla media-Italia, +59,9%). L’altra faccia della medaglia sono i disinvestimenti finanziari: in questo caso la variazione è negativa: -18,8% (più forte della media regionale, -17,7%, e nettamente lontana dalla media-Italia che risulta in campo positivo, +7,1%).

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La comparazione con le cause della propensione alle malattie in età avanzata in Paesi come Svezia e Finlandia.

Boschi, microbiota e indicatori di benessere

I dati sulla demenza e sulla autosufficienza senili delle popolazioni mediterranee attribuiscono alla nutrizione ed agli habitat del vivere un maggior peso e sollecitano un intervento più efficace sui paesaggi legati alla resilienza naturale.
Foto Pasquale Persico
Pasquale Persico
di Pasquale Persico*

Le indagini volte a capire come diminuire la disparità di benessere tra le aree di uno stesso Paese sono utili per conferire maggiore efficacia alla politica economica non solo di un Paese, ma anche a quelle dei singoli territori. Quest’affermazione è confermata da un fiorire di indagini comparative tra livelli di benessere, definiti in base a più indicatori. Di solito il potenziale di un territorio è ben connesso al benessere della popolazione residente. Di recente (per merito di una ricerca dell’Università di Roma) Bolzano e Belluno si segnalano come città dove si vive meglio. Prendiamo in esame solo alcuni indicatori per un approfondimento sulla definizione di benessere. Il benessere – per esempio – riguarda la salute ed i dati confermano che rispetto ad altre regioni, l’aspettativa di vita a Belluno e Bolzano si allunga e la mortalità per tumori è relativamente bassa rispetto ad alcune città della Campania e della Sardegna.

*Economista

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L’analisi realizzata dalla Coldiretti sulla base della Xmas Survey della Deloitte.

Per i regali di Natale spesa di 216 euro a famiglia

Circa un terzo degli italiani compra i “pensierini” sotto l’albero entro novembre per avvantaggiarsi dei prezzi più convenienti o per evitare le lunghe file nei giorni più vicini alle festività.
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Il business dei "regalini"
Conto alla rovescia per la corsa allo shopping natalizio. O, almeno, è questo l’auspicio di tutte le reti commerciali anche in considerazione dei numeri che hanno contraddistinto le dinamiche degli acquisti fin qui nell’anno in corso. Inutile dire che le festività in arrivo rappresentano l’ultima possibilità nel 2018 per bilanciare il drastico calo della spesa soprattutto nel perimetro del non alimentare.
Per i regali quest’anno è previsto un budget complessivo di 216 euro a famiglia, in aumento di circa il 4% rispetto al 2017. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti dedicata specificamente ai consumi di Natale sulla base della Xmas Survey della Deloitte. “La spesa in regali degli italiani per le feste di fine 2018 – sottolinea in una nota di sintesi la Coldiretti – è superiore dell’10% ai 197 euro a famiglia che si spendono in media in Europa, dove gli inglesi sono al vertice della classifica con una spesa di 341 euro a famiglia e in fondo ci sono i polacchi con appena 124 euro”.
(Fonte: coldiretti.it/ 17.11.2018)
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Le ricerche più recenti evidenziano la gravità della situazione nella quale siamo immersi già da diversi anni.

La grande sfida collettiva per arginare la povertà

Non c’è più tempo da perdere e la strumentalità politica intorno a questo dramma non aiuta ad imboccare la strada giusta.
Foto D’Antonio Giuliano
Giuliano D'Antonio
di Giuliano D’Antonio*

L’emergenza-povertà diventa sempre più grave e riflette il processo – ormai in atto da tempo – di polarizzazione dei redditi con un conseguente aumento delle aree di disagio sociale nel Sud del mondo. Non è un caso se tra gli obiettivi di sviluppo del millennio (Millennium Development Goals o Mdg) delle Nazioni Unite al primo posto si collochi proprio lo sradicamento della povertà estrema e della fame nel mondo. Tutti i 193 Stati membri dell'Onu - con la Dichiarazione del Millennio firmata nel settembre del 2000  - si sono impegnati a raggiungere determinati traguardi ponendo al centro dell’attenzione la tematica della sostenibilità ambientale nell’ambito del rispetto prioritario ed inderogabile della dignità della persona umana. Il rischio che si corre quando si affrontano questi ragionamenti è quello di essere percepiti come “assorti” in una dimensione troppo lontana dalla quotidianità, quando, invece, la povertà è sotto i nostri occhi tutti i giorni, vicino a noi, nelle nostre strade, nei nostri territori, nel nostro Mezzogiorno e nella nostra Campania, per intenderci.

*Presidente Fonmed (Fondazione Sud per la Cooperazione e lo Sviluppo del Mediterraneo)
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