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I numeri dell'economia »

Le elaborazioni dei dati della Banca d’Italia aggiornati al 30 giugno 2018.
Salernitani indebitati per il mattone
In 10 anni più che raddoppiato il valore dei prestiti per l’acquisto di immobili. Stessa percentuale per i finanziamenti destinati alle auto, agli elettrodomestici e ai mobili. Diminuisce il costo del denaro e scendono i tassi di interesse per le aperture di credito in conto corrente, ma la provincia di Salerno resta la più cara per le famiglie e, soprattutto, per le imprese.

Questo articolo nella sua versione integrale è stato pubblicato martedì 20 novembre 2018 sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno).

di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo

L’indicatore preso in considerazione per individuare le dinamiche relative alla destinazione dei prestiti – quelli oltre il breve termine (di durata, cioè, superiore a 12 mesi) – è la variazione delle consistenze in termini percentuali nel periodo 2008-2017 (dati della Banca d’Italia aggiornati al 30 giugno 2018). Spiccano subito l’incremento del 68,8% per l’acquisto di immobili da parte delle famiglie (più alto della media regionale, pari al +57,1%, e superiore di oltre 30 punti percentuali alla media-Italia, +37,5%) e l’aumento del 53,5% per l’acquisto di beni durevoli sempre da parte delle famiglie (circa 15 punti percentuali superiore alla media regionale, +37,6%, sebbene inferiore alla media-Italia, +59,9%). L’altra faccia della medaglia sono i disinvestimenti finanziari: in questo caso la variazione è negativa: ‑18,8% (più forte della media regionale, -17,7%, e nettamente lontana dalla media-Italia che risulta in campo positivo, +7,1%).

L’ammontare complessivo dei prestiti.

Ma a quanto ammontano i prestiti (di durata oltre 1 anno) concessi ai salernitani? I dati riferiti al 30 giugno 2018 configurano la cifra di 10 miliardi e 522 milioni di euro, al cui interno si individuano: ben 3 miliardi e 33 milioni per l’acquisto di immobili da parte delle famiglie (il 28,8% del totale, più alto della media italiana, 27,7%); 110 milioni per l’acquisto di immobili da parte di altri soggetti; 320 milioni per l’acquisto di altri immobili; 505 milioni per l’acquisto di beni durevoli da parte delle famiglie; 521 milioni per investimenti in costruzioni diverse da abitazioni; 742 milioni per investimenti in macchine ed attrezzature; 657 milioni per investimenti nella costruzione di abitazioni; 269 milioni di euro per investimenti finanziari (pari a una quota del 2,6%, lontana dal 6,1% nazionale); altri investimenti per 4 miliardi e 365 milioni.

Molto chiari, quindi, i dati riferiti ai comportamenti delle famiglie in materia di priorità individuate per richiedere prestiti, come si accennava sopra: immobili (oltre 3 miliardi) e beni durevoli (505 milioni, che corrispondono al 4,5% del totale dei prestiti, mentre la quota nazionale si ferma al 3,2%).

Il costo del denaro.

In questo caso i numeri non hanno bisogno di alcun commento. Siamo in presenza di un fattore di svantaggio competitivo che si conferma grave anche alla luce della diminuzione dei tassi di interesse sui prestiti (in questo caso stiamo parlando delle aperture di credito in conto corrente o anche di “affidamento in conto corrente”). Al 30 giugno 2018 il tasso di interesse per le famiglie e le istituzioni senza scopo di lucro in provincia di Salerno era pari al 3,3%, a fronte del 2,7% in Campania e del 2,9% in Italia (naturalmente si tratta della media). All’interno del perimetro regionale solo in provincia di Benevento (4,4%) si registrava un tasso più alto rispetto a quello del nostro territorio. Se, invece, prendiamo in considerazione il tasso interesse applicato alle imprese (società non finanziarie) il primato di Salerno in Campania è assoluto: 8%, rispetto alla media regionale del 7% e nazionale del 5,5%. Divario netto rispetto al costo del denaro nelle altre province: 6,3% ad Avellino; 5,6% a Benevento; 7,5% a Caserta e 6,9% a Napoli. Ma per comprendere bene il permanere di una situazione oggettivamente discriminatoria basti pensare che il primato della provincia di Salerno in termini di costo del denaro si conferma nonostante una diminuzione dei tassi di interesse nel periodo 2008-2017 di 5,7 punti percentuali per quanto riguarda famiglie ed istituzioni senza scopo di lucro e di 3,8 punti per le imprese (società non finanziarie). E’ chiaro che strutturalmente non è cambiato il quadro di riferimento preso in considerazione dal circuito del credito nel calcolo del rischio relativo all’attivazione degli affidamenti in conto corrente. Insomma, crisi o non crisi le variabili ambientali, a quanto pare, confermano Salerno tra le province dove il denaro costa – per molti versi in maniera difficile da comprendere – di più.

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