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La notizia del giorno »



Il Liceo Don Carlo la Mura di Angri si prepara ad accogliere i nuovi iscritti con un’offerta formativa ancora più completa e diversificata. La scuola, già apprezzata per i suoi quattro indirizzi liceali (Classico, Scientifico, Scienze Applicate e Linguistico), a partire dal prossimo anno si apre a nuovi orizzonti, con l’introduzione di tre nuovi percorsi di studio: il liceo classico con potenziamento biomedico, il liceo matematico ed il liceo scientifico con potenziamento linguistico finalizzato alla certificazione Cambridge. Quest’ultimo indirizzo nasce dall’idea di voler rispondere alle esigenze degli studenti che desiderano acquisire una preparazione internazionale. Il Liceo Matematico, con il suo innovativo profilo interdisciplinare caratterizzato dall’applicazione del ragionamento matematico alle diverse discipline, è rivolto a tutti gli studenti che nutrono una particolare passione per i numeri e per la logica. Il Classico, con il potenziamento delle discipline biomediche è, invece, il percorso ideale per gli studenti che sono appassionati tanto delle materie umanistiche, quanto di quelle scientifiche e sono orientati verso studi medici. L’introduzione di questi nuovi indirizzi rappresenta un passo avanti importante per l’Istituto, che si conferma una scuola flessibile e coinvolgente, sempre più attenta alle esigenze degli studenti che potranno costruire un percorso formativo su misura, in modo da poter affrontare gli studi universitari con basi culturali solide. Vanto dell’Istituto è anche il Liceo linguistico, che fornisce agli studenti una preparazione completa nelle quattro abilità linguistiche (ascolto, lettura, produzione orale e scritta), con esperienze di studio all’estero attraverso i progetti “Erasmus” e gli scambi culturali, rilasciando il “Certilingua”, attestato europeo di eccellenza per competenze plurilingui e competenze europee/internazionali. Va anche evidenziato l’aspetto prettamente laboratoriale del Liceo Scienze Applicate, che si caratterizza per un approccio che integra la teoria con la pratica, grazie alle innovative attrezzature di cui i laboratori sono forniti. Grande attenzione, poi, è rivolta all’orientamento universitario, attraverso l’organizzazione di incontri con esperti e visite guidate ai diversi Dipartimenti dell’Università, senza trascurare i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO), permettendo
agli studenti di fare esperienze concrete nel mondo del lavoro.
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L'altra notizia »



Robert Falcon Scott (Plymouth, 6 giugno 1868-Polo Sud, barriera di Ross, 29 marzo 1912) è stato un determinato e temerario esploratore inglese, in un tempo in cui l’onore non era secondo al coraggio. Per tradizione di famiglia iniziò la sua carriera come cadetto della Marina di Sua Maestà, ma questa vita gli risultava monotona, proprio a lui che sognava l’avventura. La svolta avvenne nel 1900, quando conobbe Clements Markham, futuro presidente della Royal Geographical Society, che gli affidò il comando di una spedizione al Polo Sud. Nell’estate del 1901 Scott salpò da Londra con la nave “Discovery”, attraversò il circolo polare artico, raggiungendo, nel mese di gennaio del 1902, la barriera di Ross; l’idea iniziale era quella di sorvolare il punto preciso del Polo Sud a bordo di una mongolfiera, ma, purtroppo per lui, la stessa si danneggiò irreparabilmente il primo giorno di volo. Iniziarono così i lunghi preparativi per la spedizione a piedi e il primo novembre dello stesso anno, Scott, assieme a due compagni di spedizione Wilson e Schackleton, con 5 slitte e 19 cani si avventurò nell’Antartide. La spedizione si dimostrò subito un fallimento, molti furono gli errori legati all’inesperienza e Scott dovette arrendersi quando si trovava a 480 km dal Polo Sud, ritornando mestamente alla base il 31 dicembre 1902. Il caparbio esploratore, ovviamente, non si arrese e preparò una nuova spedizione; il 1° giugno del 1910 ripartì da Londra a bordo della nave Terra Nova, questa volta avrebbe raggiunto la meta ad ogni costo. Quello che non sapeva Robert Scott era che un altro esploratore moto scaltro, il norvegese Roald Amundsen, era dello stesso avviso; ben presto iniziò la gara tra chi arrivasse primo al punto geografico del Polo Sud, le spedizioni partirono in contemporanea nel mese di ottobre del 1911. Scott e i suoi compagni d’avventura Edgar Evans, Lawrence Oates e Henry Bowers raggiunsero il Polo Sud il 18 gennaio 1912, trovandovi però un pattino da slitta conficcato nella neve con appesa una bandiera nera, Amundsen li aveva preceduti forse di due settimana. La delusione per la sconfitta fu resa ancora più tremenda dalle difficoltà atmosferiche che accompagnarono il tentativo di rientro alla base. Lawrence Oates fu il primo a cadere, subì il congelamento di un piede e per questo, per non essere di peso ai compagni sparì in una tormenta di neve lasciando il famoso biglietto nella tenda: “sto uscendo, può darsi che resti via per un po’”.
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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Lagarde 1675348947862_AP (RaiNews)

Ripresa ancora fragile nell’Eurozona, arriverà l’euro digitale?

L’inflazione è, finalmente, in una fase calante, ma osservatori e addetti ai lavori confermano che la fase di rischio non è stata del tutto messa da parte. L’incertezza, insomma, è ancora ben presente a causa delle guerre commerciali e le numerose tensioni che, in ambito geopolitico, si delineano in maniera permanente. “La maggior parte degli indicatori indica che l’inflazione si sta avvicinando agli obiettivi che avevamo fissato”, ha detto Lagarde al Parlamento, in seduta plenaria, a Bruxelles. Se si va a quantificare la perdita di valore della zona euro, si deve prendere atto che diminuita del 2,5 per cento a gennaio, dopo essere arrivata al 5,5 per cento nel 2024. E, nonostante il nuovo quadro, la Banca centrale europea sceglie il profilo basso. Le guerre commerciali, potrebbero contrastare nettamente la discesa dell’inflazione. La Bce - bisogna ricordarlo - negli ultimi sette mesi ha tagliato i tassi di interesse di 125 punti base. Ma come si riflette questo scenario sul contesto economico più generale dell’eurozona? L’economia è lievemente in cresciuta nel 2024. L’ultimo trimestre non è stato proprio semplice, la produzione industriale ha perso non poco colpi e la spesa dei consumatori è dovuta rimanere contenuta, nonostante il cambio di passo dei redditi reali. “La manifattura - ha ribadito Lagarde è, in questo momento, un settore fragile, ma i servizi stanno tenendo. La buona notizia è che il mercato del lavoro è solido. Tuttavia, le famiglie esitano a spendere di più”. Con il risultato che gli investimenti delle imprese restano bassi. Per Lagarde la riduzione dei tassi dovrebbe indurre il credito a rendersi più accessibile per imprese e famiglie. La domanda extra-Ue dovrebbe favorire la ripresa, sullo sfondo, però, non mancano i rischi connessi alle guerre commerciali.Lagarde ha, poi, richiamato l’attenzione sull’euro digitale, sostenendo che un sistema di pagamento interno ridurrebbe la dipendenza dell’Europa dai fornitori esterni e potrebbe consolidare un sistema di resistenza Per pagamenti digitali, “il continente continua a dipendere eccessivamente da fornitori stranieri, rendendo la regione vulnerabile ai cambiamenti economici e geopolitici esterni”. “I pagamenti - ha detto - sono la spina dorsale della nostra economia e l’Europa non può permettersi di dipendere eccessivamente da fornitori esterni”. La Banca centrale sta portando avanti il progetto di un euro digitale, che “integrerebbe” il contante fisico e riuscirebbe a garantire un sistema di pagamenti autonomo. La presidente della Bce ha sostenuto che un sistema finanziario più aperto potrebbe sbloccare gli investimenti, alimentare il progresso tecnologico e sostenere la crescita economica. “Con le giuste misure - ha dichiarato - l’Europa può mettere a frutto il suo vasto bacino di fondi e capitali per finanziare innovazione e progresso tecnologico”.
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I numeri dell'economia »

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“Mancano 260mila lavoratori nel terziario”

Nel 2025 “il commercio, la ristorazione e l’industria alberghiera dovranno fare i conti con una carenza di 258.000 lavoratori, un dato che segna un incremento del 4% rispetto all’anno precedente, configurando una vera e propria emergenza per il Paese”. Per la Confcommercio, “la mancanza di manodopera qualificata rischia di rallentare la crescita di questi settori e di compromettere l’andamento del Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’intero sistema economico italiano”. Il settore del commercio “si trova a dovere fronteggiare una carenza di figure professionali chiave, come commessi specializzati (nel settore moda e abbigliamento) e lavoratori con competenze specifiche nell’ambito alimentare, come macellai, gastronomi e addetti alla vendita di pesce. Nel settore della ristorazione, mancano camerieri, barman, cuochi, pizzaioli e gelatai, mentre nelle strutture ricettive si registra una scarsità di cuochi, camerieri e addetti alla pulizia e al riassetto delle camere”.
La carenza di forza lavoro qualificata “è un problema che l’Italia non può permettersi, soprattutto considerando le incertezze e fragilità che caratterizzano lo scenario economico globale, tra cui la minaccia di dazi americani. Le cause di tale deficit sono molteplici. In primo luogo, vi sono fattori strutturali come il calo demografico, con una perdita di 4,8 milioni di individui nella fascia di età compresa tra i 15 e i 39 anni dal 1982 al 2024. A questo si aggiungono cambiamenti nelle preferenze occupazionali, la crescente difficoltà nel trovare lavoratori con il giusto mix di conoscenze, abilità e competenze, e una sempre minore disponibilità alla mobilità territoriale”. Diventa, quindi, necessario “intervenire con politiche attive del lavoro mirate a sviluppare le competenze e le capacità professionali”. Le imprese “devono essere sostenute nella formazione della propria forza lavoro, puntando non solo su competenze tecniche, ma anche su quelle trasversali, sempre più necessarie per affrontare il cambiamento”. In particolare diventa particolarmente importante “il rafforzamento del legame tra il sistema educativo e il tessuto produttivo, in modo da orientare i giovani verso professioni in linea con le esigenze del mercato, incentivare la motivazione e offrire opportunità di stage, tirocini e apprendistato”.
(Fonte: confcommercio.it/10.02.2025)
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Lo speciale »

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Come indossare i nuovi occhiali della mente di Shimamoto

di Pasquale Persico

Il concetto di “bastevole” sui temi dello sviluppo degli ecosistemi di innovazione è ampiamente sviluppato nel libro scritto da Amedeo Trezza, Maria Cristina Treu e dal sottoscritto, Il sogno di una civiltà plurale. Noi tre, però, siamo debitori al maestro Francesco Grigolo, musicista milanese di chiara fama, che con la sua tromba volle accompagnarci sul Monte Cervati per donarci una performance musicale e poi scritta sul Bastevole in Musica. “La musica non dimentica mai se stessa, essa non deve mai cessare di essere musica” (Mozart ). La musica è l’arte di aggiungere e sottrarre gli elementi che la compongono: cadenza, armonia, suono, ritmo, tempo, melodia, silenzio, canto e controcanto, accompagnamento, pause, consonanze e dissonanze, rumore e imitazioni di suoni, innovazione e sviluppo, petali e fioriture. L’agire di questi equilibri compone la comunicazione emotiva e creativa, che si realizza nello spazio e nel tempo; essa è bastevole, nel senso di essere generatrice di nuove strutture fondative e fondamentali, fino ad essere conoscenza percettiva del reale.
Questa lunga premessa per presentare le recenti ipotesi dei ricercatori dell’Imperial College di Londra che, in base a ricerche cinesi sulla intelligenza artificiale, immaginano di poter contare su un pluralità di traiettorie tecnologiche, tipo DeepSeek ad innovazione frugale, cioè a più basso tasso di investimento finanziario. Nella definizione del bastevole si va ben oltre il tema della decrescita, perché la visione sull’intelligenza tiene conto della conoscenza di base a spettro molto largo. Credo di poter ricordare che Giovanni Dosi, già nel 1982 nei suoi libri ed io ed altri a seguire, 1985, dal dipartimento OCDE di Parigi, Scienze e Tecnologie, avanzammo l’ipotesi che l’approccio allo sviluppo (basato appunto sulle tecnologie) avesse più colori di quelli dell’arcobaleno disponibile. Per noi tutti, troppe correlazioni spurie influenzavano le deduzioni cinematiche dei big data di allora. Il fatto che oggi emerga l’idea che la dipendenza dalla finanza ingorda possa diminuire a vantaggio di un approccio sul bastevole sulle tecnologie, lascia aperta la porta a più traiettorie della transizione ecologica e digitale. Il modello idraulico di goverance, quello gerarchico e antidemocratico, può essere corretto da un campo da arare sul modello politico a risveglio democratico ipotizzato dalla Merkel. La letteratura economica lo chiama modello a governance poetica, cioè a densità partecipativa, con sussidiarietà e reciprocità al centro del modello organizzativo plurale (Stati , regioni, e territori da federare su obiettivi di beni comuni strategici). Le recenti manifestazioni a Berlino ci incoraggiano. Il protagonismo delle PMI, poi, tornerebbe in campo con un protagonismo frugale ed in connessione con le reti di creazione di nuove opportunità strategiche, ed in un ruolo non subordinato alle BIG Corporation finanziarie. Il tessuto sociale e produttivo dei territori nuovamente verrebbe rammentato e non lacerato ed escluso dal concerto possibile.
Tornando alla Musica e sostituendo la parola Musica con la parola Intelligenza il bastevole si illumina nuovamente ed appaiono i nuovi occhiali della mente. Cosa è la Musica (l’intelligenza)? Un movimento, e chi si muove? Il suono? No Si muove la coscienza di colui che ascolta ed apprende da colui che la musica (l’intelligenza) muove. (Sergiu Celibidache).
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di Ernesto Pappalardo

A riflettere bene sulle conseguenze dei lunghi anni della crisi recessiva - e su quelle che potrebbero derivare dal nuovo rallentamento in atto - la fisionomia del sistema economico e produttivo della provincia di Salerno, per la verità, non ne esce eccessivamente male. Si cristallizza in un paradigma ben saldo da diversi decenni in termini di segmentazione del valore aggiunto con una netta “propensione” verso i servizi, il turismo, la ristorazione, l’accoglienza (dichiarata o sommersa). Come in tutte le altre aree del Mezzogiorno (ed in larga parte d’Italia) il manifatturiero in senso stretto accusa difficoltà, ma risponde come può. E cioè con casi virtuosi di aziende export e green oriented che rappresentano una minoranza ben agganciata alle catene della produzione del valore nazionale (ed in parte internazionale), a fronte, però, di una maggioranza che si barcamena, naviga a vista ed è di nuovo alle prese con percorsi di accesso al credito difficili (e molto onerosi in termini di costi). La regressione degli investimenti pubblici, naturalmente, influisce negativamente con maggiore efficacia (se possibile) anche su quelli privati e va a finire che pure strumenti interessanti come la Zona Economica Speciale (che ingloba i porti di Napoli, Salerno e Castellamare di Stabia e le aree retro-portuali) - sebbene in attesa dell’attivazione definitiva delle corsie veloci in termini di semplificazione amministrativa e di credito d’imposta - risentono di uno scarso appeal soprattutto nei confronti di imprese provenienti dall’estero o da territori almeno extra-regionali.
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