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La notizia del giorno »



Salerno Economy non cambia i numeri generali, che sono lievemente in rialzo, ma i nuovi lettori ci sono: dopo l’ultimo rilevamento effettuato (alcuni mesi fa, a metà estate), siamo stati premiati da una percentuale di nuovi ingressi, non del tutto previsti, che ci trasmette entusiasmo, perché sono in larga parte giovani, che ci hanno qualche volta scritto, manifestando le proprie opinioni, talvolta anche non condivisibili. Perché, pur apprestandoci ad entrare nel quattordicesimo anno di vita (partimmo il 4 gennaio del 2012), siamo ancora vivi (giornalisticamente), sempre attenti, aperti ai mille cambiamenti che accadono, nel bene e purtroppo nel male, ogni giorno. Inutile ripetere che se qualcuno avesse azzardato quella mattina del 2012 a fare questa previsione - quattordici anni di vita intensa - avremmo potuto non solo sorridere, ma addirittura sottoscrivere che non sarebbe stato proprio possibile. Ma la vita, appunto, è strana, riserva sempre sorprese e questa lo è davvero. Al punto che siamo ben pronti a ripensare al prodotto che dovremo mettere in piedi a partire da venerdì 17 gennaio del prossimo anno. E’ evidente che le opinioni, in un settimanale, sono più caratterizzanti delle notizie, che vanno sempre interpretate e declinate senza troppi giri di parole. Soprattutto se abbiamo la presunzione di credere che riusciamo a valutare bene quello di cui ci occupiamo (o non occupiamo, perdendo semplicemente tempo). Ma il 2025 contiene un mondo di cose, anche nuove, e ci pare di capire che non mancheranno di accadere cose non del tutto previste (ce lo auguriamo) magari in politica oltre che in economia.
Ecco, ci sentiamo dire che, almeno, proveremo ad andare avanti, settimana dopo settimana, rimanendo fedeli a un nostro antico impegno: tenteremo di rimanere giornalisti. Guarderemo come sempre, da quando non eravamo ancora diventati professionisti, al mondo che ci circonda provando a raccontarlo così come è, non come vorremmo che non diventasse. Perché fare questo mestiere significa, sempre, essere fedeli alla verità.
Auguri a tutti noi di un Natale sereno e felice e di un buon anno nuovo. Buon 2025!
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L'altra notizia »



Durante il Ventennio fascista era diffuso, da parte del regime, confinare i dissidenti e gli oppositori. In tale contesto oppressivo, nel 1938 arrivò sull’isola di Ventotene Eugenio Colorni, filosofo antifascista; al suo fianco vi era la sua bellissima moglie di origine tedesca, Ursula Hirschmann. Poco dopo arrivarono altri due confinati, Ernesto e Manlio Rossi. Durante il suo forzato soggiorno a Ventotene, Colorni lavorò, assieme a loro, attorno alla sua idea di Europa unita, una unione che avrebbe portato finalmente la pace. Nella tarda primavera del 1941 arrivarono sull’isola altri due confinati, il comunista Altiero Spinelli e il dirigente di Giustizia e Libertà Ernesto Rossi. Entrambi si avvicinarono alla famiglia Colorni (Spinelli di più) e con il filosofo passarono ore ed ore a discutere di come avrebbe potuto essere una Europa unita. Lo spirito kantiano e visionario di Colorni pose le basi del manifesto che vedeva nell’Europa unita la possibilità di eliminare le divisioni nazionali ed essere il veicolo trainante nella cooperazione dei popoli. La forma di governo possibile di questa agognata Unione poteva essere solo democratica e, quindi, rappresentativa e garante di ogni cittadino comunitario. Colorni era certo che questa unione federale avrebbe portato lunghi anni di pace e per lui, che aveva vissuto da bambino il dramma della prima guerra mondiale, subendo sulla pelle la seconda, era una necessità da raggiungere. Queste idee furono condivise, discusse ed ampliate assieme a Spinelli e Rossi che apportarono al progetto le forti idee antifasciste. Negli anni a cavallo tra la fine del 1941 al 1943 i tre, uno alla volta, lasciarono l’isola. Successivamente, il 27 agosto del 1943, a Milano Altiero Spinelli (raggiunto da Ursula Hirschmann) aveva dato vita al Movimento Federalista Europeo (è molte probabile che vi fosse anche Colorni). Nel 1944, a Roma, Eugenio Colorni riuscì a fare stampare clandestinamente alcune copie del Manifesto e a farlo circolare negli ambienti repubblicani. In quel periodo gli eventi erano incalzanti, gli anglo-americani risalivano lentamente l’Italia, la Repubblica di Salò, sotto il comando tedesco, cercava di frenare l’inevitabile fine. In un clima di terrore, diversi dissidenti ripararono in Svizzera, altri si diedero alla macchia, altri si misero a combattere per la liberazione.
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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

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Il 2025? Anno nuovo, ma non cambia nulla . . .

La partita della politica, all’italiana, ha già ripreso - da tempo - i suoi (pochi) fili in mano, in attesa di mettere a posto (si fa per dire) le solite questioni (chi comanda area per area, chi sale e chi scende, chi riesce a prendere più potere e a discapito di chi, eccetera eccetera). O almeno così sembra, in piena sintonia con quanto accaduto nei tempi scorsi. In breve sintesi: non è cambiato nulla, proprio nulla. E’ tutto continua a scorrere sotto l’imperturbabile cielo che è sempre uguale a se stesso, a prescindere dai cambi atmosferici che, pure d’inverno si fanno sentire. Insomma, per dire, la solita e gustosa “ciambotta” pre-elettorale (dove un giorno, anche nel 2026, dicono, in Campania, si procederà al voto per la Regione) è in cottura, anche se le attenzioni destriste in generale si orizzontano, attualmente, anche su mete stellari, ben oltre la stessa Europa, che, pure, ha registrato, con largo anticipo, l’ascesa e il consolidamento di Giorgia Meloni, consolidata e influente premier, come ci hanno dimostrato gli stessi Trump e Musk. Il dato è ben chiaro: Giorgia Meloni, come confermano autorevoli sondaggi, è lì, che con sguardo lungo governa l’Italia, l’Europa, ha voce autorevole anche in America e altrove.
Ecco, lo scenario più reale esattamente questo, i sondaggi lo confermano, le opposizioni lo sanno, e guardano e prendono atto, restando lontane da parametri che possono scuotere più di tanto quanto attualmente, anche in questo 2025, si prepara a succedere.
La domanda, quindi, è estremamente “semplice”: non che cosa accadrà (il Canada a Trump? Non appare, per la verità, tanto attendibile) ma come l’Italia, alla fine, sopravviverà. Che Italia sarà. Che Sud ci ritroveremo? Quale mondo accadrà?
Nessuno può dirlo, questo si sa, ma le speranze sono tante, cucinate o da cucinarsi in tanti modi, ma un elemento si comprende già bene e già da parecchio tempo: non è la politica che può cambiare o, come è ben chiaro, iniziare a cambiare le cose.
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I numeri dell'economia »

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Dominio e sottomissione, la filosofia contraria alla civiltà plurale

di Pasquale Persico

Nel bel libro Dominio e Sottomissione, il Mulino, 2019,  Remo Bodei aveva citato Putin e Musk come protagonisti avversi fin dalla nascita, di una civiltà plurale e allargata a più continenti.  Le nuove tecnologie e le connessioni con l’intelligenza artificiale erano  già salite sull’autostrada del domino a favore delle autocrazie guidate dalla concentrazione della ricchezza finanziaria e dei poteri occulti. E nel capitolo sui poteri occulti, non a caso, Bodei cita Putin, rendendo esplicito il pensiero del presidente della Federazione Russa: “Padroneggiare l’Intelligenza Artificiale significa padroneggiare il mondo”. “Questo potere è indipendente dal potere politico e democratico, e spesso è nascosto,  ma ben alleato con la finanza dominante, ed è il potere militare, che infiltrato nei social network sarà in grado di condizionare scelte avverse alle civiltà democratiche”.
Le domande di Remo Bodei erano già allarmanti, quindi, oltre un decennio fa: quali difese abbiamo per sottrarci all’influenza delle applicazioni AI concentrate nelle mani di oligarchie finanziarie,  capaci di condizionare e guidare domini e sottomissioni?
Ma ancora più preoccupante era, già allora, la citazione dei pericoli connessi ai progetti di Musk,  resi pubblici nel 2015 sui progetti di futura umanità, ed espressi ufficialmente da Neuralink Corporation fondata da Musk nel 2016. “Alla prospettiva di robot intelligenti per la capacità di gestire miliardi di informazioni si affiancava la possibilità di inserire nel cervello degli umani un microchip connesso alle nuove intelligenze artificiali ben integrate e dirette dai centri decisionali, spesso occulti. Lo stesso Trump come S. Agostino potrebbe, allora, già pensare, con l’ausilio di questi chips invisibili, di essere posseduto da un Dio superiore, per una colonizzazione diretta delle coscienze in disordine”. In effetti è già avvenuto tutto ciò e le recenti elezioni americane, e  anche in altre parti del mondo, compresa l’ Europa, ci dicono che  milioni di cavalli di Troia mentali hanno condizionato il consolidarsi di nuove autocrazie ed hanno svuotato le organizzazioni internazionali, non più capaci di strategie collaborative.
Come è evidente dalle recenti affermazioni di Trump, perfino le nazioni sarebbero in pericolo a vantaggio di una nuova geografia dei poteri (aggiungerei imperiali ed occulti), guidati da una visione post umana  verso un post umanesimo delirante.
Per l’amico filosofo scomparso, c’è una domanda malinconica: "L’idea di dignità e libertà, connessa alle uguaglianze tra popoli insediati in diversi continenti, ci potrà ancora aiutare ad evitare le separazioni tra le persone, per le ideologie acquisite?" Ed ancora: "Le guerre tra umani sono già condizionate da tecnologie post umane in possesso di poteri fuori controllo rispetto alle organizzazioni mondiali di cooperazione per finalità di pace e di progresso?".
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Lo speciale »

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Turismo, 458,5 milioni di presenze nel 2024 (+2,5 sul 2023)

“Il turismo cresce anche nel 2024, grazie soprattutto all’apporto dei turisti stranieri: l’anno dovrebbe chiudere con oltre 458,5 milioni di presenze, in aumento del +2,5% sul 2023”. La stima è del Centro Studi Turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti. Durante l’anno, “l’economia nazionale ha evidenziato qualche segnale di rallentamento, legato in particolare alle dinamiche inflattive e al conseguente aumento dei prezzi, soprattutto nel settore dei servizi, non solo in Italia ma anche nelle principali destinazioni turistiche del mondo. In questo contesto, il sistema turistico italiano ha dimostrato una buona capacità di tenuta, sostenuto principalmente dalla componente straniera che ha fatto registrato una tendenza ininterrotta di crescita per la maggior parte dell’anno, interamente grazie al traino del turismo straniero”.
Italiani e stranieri. L’analisi di Assoturismo Confesercenti evidenzia che “Il turismo interno, caratterizzato da una lunga fase di rallentamento collegata probabilmente alla perdita del potere di acquisto, potrebbe infatti chiudere con una flessione stimata del -2,8% di presenze e del -2,9% di arrivi, portando i valori complessivi rispettivamente a 207 milioni e 63,8 milioni. In netta controtendenza l’andamento dei visitatori stranieri, che chiuderebbe con circa 251,5 milioni di presenze (+7,4%) e 72,1 milioni di arrivi (+6,3%)”.
Le aree e le tipologie. Il trend di crescita, quindi, stimato “si è distribuito in maniera più o meno uniforme tra le diverse macro aree del Paese, ad eccezione del Nord Est che raggiungerebbe una crescita leggermente al di sotto della media nazionale. Per quanto riguarda gli andamenti delle diverse tipologie di prodotti turistici, gli unici ad evidenziare una leggera crescita sono il balneare e il termale. Un aumento più consistente è stimato, invece, per le aree dei laghi (+6,5%), della campagna/collina (+5,8%), delle città d’arte (+3,6%) e della montagna (+2,5%). In leggera flessione il risultato delle località classificate ad “altro interesse” (-0,5%)”.
(Fonte: confesercenti.it/02.01.2025)
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di Ernesto Pappalardo

A riflettere bene sulle conseguenze dei lunghi anni della crisi recessiva - e su quelle che potrebbero derivare dal nuovo rallentamento in atto - la fisionomia del sistema economico e produttivo della provincia di Salerno, per la verità, non ne esce eccessivamente male. Si cristallizza in un paradigma ben saldo da diversi decenni in termini di segmentazione del valore aggiunto con una netta “propensione” verso i servizi, il turismo, la ristorazione, l’accoglienza (dichiarata o sommersa). Come in tutte le altre aree del Mezzogiorno (ed in larga parte d’Italia) il manifatturiero in senso stretto accusa difficoltà, ma risponde come può. E cioè con casi virtuosi di aziende export e green oriented che rappresentano una minoranza ben agganciata alle catene della produzione del valore nazionale (ed in parte internazionale), a fronte, però, di una maggioranza che si barcamena, naviga a vista ed è di nuovo alle prese con percorsi di accesso al credito difficili (e molto onerosi in termini di costi). La regressione degli investimenti pubblici, naturalmente, influisce negativamente con maggiore efficacia (se possibile) anche su quelli privati e va a finire che pure strumenti interessanti come la Zona Economica Speciale (che ingloba i porti di Napoli, Salerno e Castellamare di Stabia e le aree retro-portuali) - sebbene in attesa dell’attivazione definitiva delle corsie veloci in termini di semplificazione amministrativa e di credito d’imposta - risentono di uno scarso appeal soprattutto nei confronti di imprese provenienti dall’estero o da territori almeno extra-regionali.
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