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Identità, sviluppo e … Mr. Keynes
E’ da pochi giorni uscito l’ultimo volume del professore Pasquale Persico, (anche) prezioso collaboratore del sito www.salernoeconomy.it e della newsletter che editiamo settimanalmente da più di dodici anni a questa parte. Un librettino - “L’Italia che non c’è. A proposito di debito e governance (e di Mr. Keynes)”, Guida editori - che, naturalmente, propone non pochi spunti di riflessione e che già alimenta attenzione tra esperti ed addetti ai lavori, ma anche tra non pochi lettori che, pure, sono rimasti, più di una volta, senza parole negli ultimi tre anni e qualche mese, di fronte a quanto è accaduto a livello di politica (non) economica a livello italiano, europeo e internazionale. Il tema del draghiano debito buono, insieme a tanti altri, si intreccia molto bene con non pochi insegnamenti keynesiani. La (neo) globalizzazione - così lontana da quella che rientra nella più classica definizione - è l’asse portante della crescita di tante economie, ma, evidentemente, è attratta da nuove parole d’ordine e disegna costantemente equilibri “socioeconomici” diversi e, in qualche modo, più proposti e gettonati da neonati e più affermati ponti di comando.
Cambia - è già cambiato - il mercato del lavoro - e le risorse per un nuovo e diverso welfare sono decisive per guardare oltre le parole d’ordine di un processo di sviluppo che appare così indeciso e contraddittorio. I fatti più recenti, le crisi bancarie che, in appena un secondo, gli Stati “coinvolti” hanno accompagnato in archivio (?), per esempio, fanno lievitare dubbi e perplessità che non è facile dotare di una risposta convincente.
(continua)
Cambia - è già cambiato - il mercato del lavoro - e le risorse per un nuovo e diverso welfare sono decisive per guardare oltre le parole d’ordine di un processo di sviluppo che appare così indeciso e contraddittorio. I fatti più recenti, le crisi bancarie che, in appena un secondo, gli Stati “coinvolti” hanno accompagnato in archivio (?), per esempio, fanno lievitare dubbi e perplessità che non è facile dotare di una risposta convincente.
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I numeri dell'economia »

Consumi alimentari in calo per l’aumento dei prezzi
“Non si risolvono le incertezze ereditate dal 2022. Si conferma lento il rientro delle dinamiche inflazionistiche e risulta altrettanto serio l’impatto di queste sui consumi". E’ questa l’analisi del direttore dell’Ufficio Studi Mariano Bella dei dati della congiuntura Confcommercio del mese di marzo. “Il rallentamento dell’attività produttiva - ha evidenziato Bella - si deve alla contrazione della domanda delle famiglie. A ciò non si è associato, per il momento, un peggioramento del mercato del lavoro”. Il primo trimestre del nuovo anno, “in linea con le attese”, assume, quindi, gli aspetti di un “periodo di rallentamento dell’attività economica”. Nel mese di marzo “il Pil dovrebbe ridursi dello 0,3% rispetto al mese precedente”. La flessione su base annua sarebbe pari allo 0,2%, “nel complesso il primo quarto del 2023 si chiuderebbe con una contrazione dello 0,3% mensile, confermando la recessione tecnica”.
Va detto che “a febbraio 2023, l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato una riduzione dello 0,1% sullo stesso mese del 2022”. Se si analizza questa tendenza, si evince che “il dato è sintesi di un aumento della domanda per i servizi (+3,7%) e di una flessione di quella relativa ai beni (-1,4%). La minore dinamicità della domanda rilevata nell’ultima parte dello scorso anno e in questi primi mesi del 2023 allontana ancora il ritorno dei consumi delle famiglie in volume ai livelli pre Covid-19”.
(Fonte: confcommercio/17.03.2023)
(continua)
Va detto che “a febbraio 2023, l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato una riduzione dello 0,1% sullo stesso mese del 2022”. Se si analizza questa tendenza, si evince che “il dato è sintesi di un aumento della domanda per i servizi (+3,7%) e di una flessione di quella relativa ai beni (-1,4%). La minore dinamicità della domanda rilevata nell’ultima parte dello scorso anno e in questi primi mesi del 2023 allontana ancora il ritorno dei consumi delle famiglie in volume ai livelli pre Covid-19”.
(Fonte: confcommercio/17.03.2023)
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Lo speciale »

Riassunto (breve) dell’agenda Draghi per quanti hanno fretta di nasconderla
di Pasquale Persico
Ci sono fatti, che stanno accadendo, che ci consentono di capire di più sulla contemporaneità che ci circonda dopo la pandemia e sulla guerra accanto all’Ucraina. Se facciamo, poi, riferimento alle difficoltà delle imprese e del settore pubblico a soddisfare le domanda di molti giovani su come entrare nel mondo del lavoro, comprendiamo che non ci sono molti gradi di libertà. Si tratta di fare luce sulla situazione nuova che prevede che l’epoca degli aiuti ad occhi chiusi all’Italia ed agli altri Paesi mediterranei, è davvero passata. La rincorsa per agganciare gli obiettivi del Pnrr è terminata, le politiche complementari di aiuto non sono più nell’agenda europea, che era anche l’agenda Draghi. L’inquietudine di Draghi nel viaggio a tre (con Macron e Scholz) verso l’Ucraina ed il suo discorso al Senato, prima delle dimissioni definitive, erano già un’evidenza della impossibilità di camminare lungo un percorso diventato fuori dal tempo contemporaneo, la storia dell’Italia e dell’Europa camminava già in altra direzione.
Come ho sostenuto, sulle pagine elettroniche che mi ospitano, anche a proposito di Keynes, andare oltre Draghi, significa capire fino in fondo il suo pensiero sul capitalismo da correggere in un mondo globalizzato ma ancora incapace di suggerire agli Stati il come cedere sovranità collaborativa ed aperta. Capire cosa stava accadendo - come fece Draghi, nel suo viaggio in treno con Macron e Scholz, e, poi, in Usa - significa comprendere che la politica estera europea stava cambiando rotta, mentre l’Italia era ancora in grave difficoltà fino a non riuscire a parlare.
(continua)
Ci sono fatti, che stanno accadendo, che ci consentono di capire di più sulla contemporaneità che ci circonda dopo la pandemia e sulla guerra accanto all’Ucraina. Se facciamo, poi, riferimento alle difficoltà delle imprese e del settore pubblico a soddisfare le domanda di molti giovani su come entrare nel mondo del lavoro, comprendiamo che non ci sono molti gradi di libertà. Si tratta di fare luce sulla situazione nuova che prevede che l’epoca degli aiuti ad occhi chiusi all’Italia ed agli altri Paesi mediterranei, è davvero passata. La rincorsa per agganciare gli obiettivi del Pnrr è terminata, le politiche complementari di aiuto non sono più nell’agenda europea, che era anche l’agenda Draghi. L’inquietudine di Draghi nel viaggio a tre (con Macron e Scholz) verso l’Ucraina ed il suo discorso al Senato, prima delle dimissioni definitive, erano già un’evidenza della impossibilità di camminare lungo un percorso diventato fuori dal tempo contemporaneo, la storia dell’Italia e dell’Europa camminava già in altra direzione.
Come ho sostenuto, sulle pagine elettroniche che mi ospitano, anche a proposito di Keynes, andare oltre Draghi, significa capire fino in fondo il suo pensiero sul capitalismo da correggere in un mondo globalizzato ma ancora incapace di suggerire agli Stati il come cedere sovranità collaborativa ed aperta. Capire cosa stava accadendo - come fece Draghi, nel suo viaggio in treno con Macron e Scholz, e, poi, in Usa - significa comprendere che la politica estera europea stava cambiando rotta, mentre l’Italia era ancora in grave difficoltà fino a non riuscire a parlare.
(continua)