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La notizia del giorno »



Il concetto di macroregione euromediterranea - sposato dal Pnrr - è poggiato sull’idea di una grande area vasta che abbraccia parte dell’Asia, gran Parte dell’Europa e una parte non secondaria dell’intera Africa. In questa visione il Mezzogiorno non è più regione separabile dal Nord dell’Italia, e l’infrastruttura ponte sullo Stretto ha bisogno di un altro linguaggio per essere portata all’attenzione generale, in termini di tassello di una’infrastruttura complessa di città arcipelago molto più articolata. Questo ragionamento era, forse, in qualche modo, estraneo al Ministro Giovannini e l’attuale Ministro eredita tutto il linguaggio della valutazione del Progetto Ponte sullo Stretto (e viene ampliata, ancor più, la comunicazione sul tema dell’approccio tecnologico allo sviluppo). E’ trascurato il tema della sussidiarietà profonda orizzontale, necessaria, per parlare di città arcipelago metropolitano che va da Gioia Tauro a Siracusa, che, invece, meriterebbe una visione approfondita. Questa visione, pur presente negli studi sull’Alta Velocità, non solo esalterebbe la capacità di questa infrastruttura complessa di intrecciare storie di una nuova mappa del territorio come geografia delle emozioni, ma disegnerebbe anche la prospettiva concreta di nuovi intrecci di urbanità a civiltà plurale. Questo sforzo significativo di guardare al futuro dell’Europa del Nord con uno sguardo nuovo alla Via della Seta ed alla Via del Cotone, condurrebbe il Governo ad adottare un altro linguaggio sulla necessità del Ponte. Esso sarebbe parte di una infrastruttura complessa che si avvantaggia di porti ed aeroporti dell’arcipelago metropolitano visibile con più chiarezza risalendo su l’Etna, considerandolo un vulcano buono e lungimirante.
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L'altra notizia »



“L’inflazione al consumo continua a rallentare, grazie al raffreddamento dei prezzi energetici, ma lo scenario rimane comunque caratterizzato da incertezza: si profila un percorso di rientro dell’inflazione più lungo del previsto mentre accelera di un punto percentuale il carrello della spesa e l’inflazione di fondo si attesta sopra il 6%”. Questo il quadro descritto da Confesercenti, che in una nota analizza i dati Istat sull’inflazione di febbraio. “Una situazione che genera timori sul potere d’acquisto delle famiglie e sulla tenuta dei consumi. Preoccupa l’accelerazione dell’inflazione alimentare, su cui pesano ancora gli effetti degli aumenti tendenziali a due cifre dei prezzi all’ingrosso - evidenzia Confesercenti - che solo adesso stanno cominciando a rientrare. L’andamento dei prezzi alimentari è importante, innanzitutto, perché queste voci rappresentano una quota determinante della spesa delle famiglie: non per tutte è possibile riorientare i consumi attraverso un downgrade qualitativo in fasi di difficoltà”.
Se si allarga il contesto di riferimento, emerge un “un quadro in cui permangono criticità anche a livello internazionale, con il rialzo dei prezzi che continua a preoccupare l’Eurozona e l’attesa ed auspicabile mossa della Bce di ridurre la portata di rialzo dei tassi, stretta tra lotta all’inflazione e stabilità dei mercati finanziari. Uno scenario in cui famiglie ed attività economiche vanno perciò sostenute: la riforma fiscale deve avere al centro la riduzione della pressione fiscale per aiutare il recupero del potere d’acquisto, ma i benefici della revisione dell’Irpef dovranno andare anche a favore dei redditi più bassi”.
(Fonte: confesercenti.it/16.03.2023)
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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Copertina Libro P. Persico

Identità, sviluppo e … Mr. Keynes

E’ da pochi giorni uscito l’ultimo volume del professore Pasquale Persico, (anche) prezioso collaboratore del sito www.salernoeconomy.it e della newsletter che editiamo settimanalmente da più di dodici anni a questa parte. Un librettino - “L’Italia che non c’è. A proposito di debito e governance (e di Mr. Keynes)”, Guida editori - che, naturalmente, propone non pochi spunti di riflessione e che già alimenta attenzione tra esperti ed addetti ai lavori, ma anche tra non pochi lettori che, pure, sono rimasti, più di una volta, senza parole negli ultimi tre anni e qualche mese, di fronte a quanto è accaduto a livello di politica (non) economica a livello italiano, europeo e internazionale. Il tema del draghiano debito buono, insieme a tanti altri, si intreccia molto bene con non pochi insegnamenti keynesiani. La (neo) globalizzazione - così lontana da quella che rientra nella più classica definizione - è l’asse portante della crescita di tante economie, ma, evidentemente, è attratta da nuove parole d’ordine e disegna costantemente equilibri “socioeconomici” diversi e, in qualche modo, più proposti e gettonati da neonati e più affermati ponti di comando.
Cambia - è già cambiato - il mercato del lavoro - e le risorse per un nuovo e diverso welfare sono decisive per guardare oltre le parole d’ordine di un processo di sviluppo che appare così indeciso e contraddittorio. I fatti più recenti, le crisi bancarie che, in appena un secondo, gli Stati “coinvolti” hanno accompagnato in archivio (?), per esempio, fanno lievitare dubbi e perplessità che non è facile dotare di una risposta convincente.
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I numeri dell'economia »

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Consumi alimentari in calo per l’aumento dei prezzi

“Non si risolvono le incertezze ereditate dal 2022. Si conferma lento il rientro delle dinamiche inflazionistiche e risulta altrettanto serio l’impatto di queste sui consumi". E’ questa l’analisi del direttore dell’Ufficio Studi Mariano Bella dei dati della congiuntura Confcommercio del mese di marzo. “Il rallentamento dell’attività produttiva - ha evidenziato Bella - si deve alla contrazione della domanda delle famiglie. A ciò non si è associato, per il momento, un peggioramento del mercato del lavoro”. Il primo trimestre del nuovo anno, “in linea con le attese”, assume, quindi, gli aspetti di un “periodo di rallentamento dell’attività economica”. Nel mese di marzo “il Pil dovrebbe ridursi dello 0,3% rispetto al mese precedente”. La flessione su base annua sarebbe pari allo 0,2%, “nel complesso il primo quarto del 2023 si chiuderebbe con una contrazione dello 0,3% mensile, confermando la recessione tecnica”.
Va detto che “a febbraio 2023, l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato una riduzione dello 0,1% sullo stesso mese del 2022”. Se si analizza questa tendenza, si evince che “il dato è sintesi di un aumento della domanda per i servizi (+3,7%) e di una flessione di quella relativa ai beni (-1,4%). La minore dinamicità della domanda rilevata nell’ultima parte dello scorso anno e in questi primi mesi del 2023 allontana ancora il ritorno dei consumi delle famiglie in volume ai livelli pre Covid-19”.
(Fonte: confcommercio/17.03.2023)
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Lo speciale »

P. Persico-casa-morra-cs-Pasquale-Persico

Riassunto (breve) dell’agenda Draghi per quanti hanno fretta di nasconderla

di Pasquale Persico

Ci sono fatti, che stanno accadendo, che ci consentono di capire di più sulla contemporaneità che ci circonda dopo la pandemia e sulla guerra accanto all’Ucraina. Se facciamo, poi, riferimento alle difficoltà delle imprese e del settore pubblico a soddisfare le domanda di molti giovani su come entrare nel mondo del lavoro, comprendiamo che non ci sono molti gradi di libertà. Si tratta di fare luce sulla situazione nuova che prevede che l’epoca degli aiuti ad occhi chiusi all’Italia ed agli altri Paesi mediterranei, è davvero passata. La rincorsa per agganciare gli obiettivi del Pnrr è terminata, le politiche complementari di aiuto non sono più nell’agenda europea, che era anche l’agenda Draghi. L’inquietudine di Draghi nel viaggio a tre (con Macron e Scholz) verso l’Ucraina ed il suo discorso al Senato, prima delle dimissioni definitive, erano già un’evidenza della impossibilità di camminare lungo un percorso diventato fuori dal tempo contemporaneo, la storia dell’Italia e dell’Europa camminava già in altra direzione.
Come ho sostenuto, sulle pagine elettroniche che mi ospitano, anche a proposito di Keynes, andare oltre Draghi, significa capire fino in fondo il suo pensiero sul capitalismo da correggere in un mondo globalizzato ma ancora incapace di suggerire agli Stati il come cedere sovranità collaborativa ed aperta. Capire cosa stava accadendo - come fece Draghi, nel suo viaggio in treno con Macron e Scholz, e, poi, in Usa - significa comprendere che la politica estera europea stava cambiando rotta, mentre l’Italia era ancora in grave difficoltà fino a non riuscire a parlare.
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di Ernesto Pappalardo

A riflettere bene sulle conseguenze dei lunghi anni della crisi recessiva - e su quelle che potrebbero derivare dal nuovo rallentamento in atto - la fisionomia del sistema economico e produttivo della provincia di Salerno, per la verità, non ne esce eccessivamente male. Si cristallizza in un paradigma ben saldo da diversi decenni in termini di segmentazione del valore aggiunto con una netta “propensione” verso i servizi, il turismo, la ristorazione, l’accoglienza (dichiarata o sommersa). Come in tutte le altre aree del Mezzogiorno (ed in larga parte d’Italia) il manifatturiero in senso stretto accusa difficoltà, ma risponde come può. E cioè con casi virtuosi di aziende export e green oriented che rappresentano una minoranza ben agganciata alle catene della produzione del valore nazionale (ed in parte internazionale), a fronte, però, di una maggioranza che si barcamena, naviga a vista ed è di nuovo alle prese con percorsi di accesso al credito difficili (e molto onerosi in termini di costi). La regressione degli investimenti pubblici, naturalmente, influisce negativamente con maggiore efficacia (se possibile) anche su quelli privati e va a finire che pure strumenti interessanti come la Zona Economica Speciale (che ingloba i porti di Napoli, Salerno e Castellamare di Stabia e le aree retro-portuali) - sebbene in attesa dell’attivazione definitiva delle corsie veloci in termini di semplificazione amministrativa e di credito d’imposta - risentono di uno scarso appeal soprattutto nei confronti di imprese provenienti dall’estero o da territori almeno extra-regionali.
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