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La notizia del giorno »



Ora non so come va avanti, ma chi riceveva la paghetta, mensile o settimanale (addirittura), se passava il fine settimana (cadenza classica) senza riceverla, avanzava le sue pretese e si faceva anche sentire dai genitori … Non ho avuto questa fortuna da ragazzo, i regali li ricevevo a Natale ed al compleanno.
Sì, parlo dei regali perché se prendevo 10 in pagella quelli erano soldi meritati! Mio nonno “retribuiva” i nipoti con un salario in crescendo per ogni anno scolastico superato. A me, in particolare, che trascorrevo l’estate con lui, erano assegnati compiti “regolarmente” retribuiti.
Lavori in giardino, chiusura quotidiana degli infissi di una casa enorme, oltre ad infiniti viaggi per portare la legna destinata al camino. Questo tipo di approccio mi ha dato il giusto insegnamento al valore dei soldi.
Per dire: la spesa sanitaria del nostro Paese cresce costantemente, nonostante ciò, però, non riusciamo a garantire servizi adeguati, che risulta quasi sempre lontano dalla sufficienza nelle nostre zone. Forse non si riescono a gestire bene le risorse? E quindi? Cosa si fa? Si chiedono altri soldi, la “paghetta” . . . Possibile che non si pensa mai a razionalizzare la spesa? Non si ricomincia mai dal basso, non si va mai a capire di che cosa si ha, realmente, bisogno negli ospedali, nei pronto soccorso?
E, allora, si alza la voce perché non arrivano più soldi.
Bisognerebbe veramente andare in giro a capire i bisogni reali della gente, invece di vivere vite scandite da conferenze stampa e post sui social. Scegliere i medici più bravi, imparare da chi ha raggiunto risultati. Siamo stanchi di leggere di file d’attesa , di viaggi infiniti per un diritto di tutti noi : curarsi per stare meglio, per vivere meglio.
Ritorniamo a dare il giusto valore ai soldi e a capire che non è tutto dovuto, a cominciare dai nostri figli.
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L'altra notizia »



Scrivere di Ernest Hemingway è un’impresa davvero molto ardua, considerando che, malgrado i poco più di sessant’anni di vita, ha vissuto lunghi attimi di eternità. Sensibile, acuto osservatore, irrefrenabile scrittore ma, soprattutto, avventuriero, romantico avventuriero. Nacque a Oak Park, un sobborgo di Chicago il 21 luglio del 1899, e trascorse buona parte della sua intensa vita in giro per il mondo. Nel corso della Prima Guerra Mondiale, poco più diciottenne, venne come volontario sul fronte italiano ed era sul Piave durante la catastrofica ritirata e le successive battaglie del Solstizio. Qui ebbe modo di guardare negli occhi la morte quando rimase ferito dallo scoppio di una bombarda austriaca. La convalescenza la trascorse a Milano, nell’ospedale della Croce Rossa Americana, e lì si innamorò perdutamente di una giovane crocerossina sua connazionale che ispirerà il suo meraviglioso romanzo “ Addio alle armi” . Per questa sua partecipazione alla Grande Guerra ricevette dal governo italiano la medaglia d’argento al valor militare. Nel 1920 si trasferì a Toronto, in Canada, dove iniziò l’attività di giornalista, ma è l’avventura ciò che brama Hemingway. Per questo nel 21’ tornò in Europa come corrispondente del “Toronto Tar”, soggiornò a lungo a Parigi e, durante il successivo soggiorno in Italia, a Milano intervistò Benito Mussolini che, allora, era il direttore del quotidiano il “Popolo d’Italia”. Successivamente, nel 22’, raggiunse Costantinopoli per documentare la guerra greco-turca, in particolare l’evacuazione dei cristiani dal territorio conteso della Tracia. Ritornò, poi, in Italia e, sempre di corsa, raggiunse la Spagna. Egli vuole vivere e vedere gli eventi da vicino. Hemingway è divorato dal suo amore per la vita e riporta ciò che sogna su carta e nascono, tra l’altro, romanzi come: “Grande fiume dai due cuori”, “Campo indiano”, “Gatto sotto la pioggia”, “Il sole sorge ancora”. Il successo, anche cinematografico, del romanzo “Addio alle armi”, lo portò all’attenzione del pubblico mondiale e gli permise di continuare a fare ciò che gli piaceva sopra ogni cosa: viaggiare.
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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

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La politica prova a sopravvivere, anche nel 2025

E’ proprio nel mese di dicembre, di ogni anno, che prevale il fatale interesse del circuito giornalistico, non solo italiano (va detto), a tirare le somme, a fare valutazioni, a cercare di dare l’impressione che, tutto sommato, che proprio il giornalismo non solo è stato capace di raccontare il mondo, ma in fondo, lo ha salvato, lo ha bene indirizzato, lo ha tenuto in piedi perché è stato in grado di fargli tenere gli occhi bene aperti. Insomma, se siamo a qui ad aspettare il 2025, è merito del giornalismo. Non di altro. Ecco la verità. E anche quest’anno, con due guerre che restano in corso e nessuno se ne vergogna (nessuno), ci si prepara ad andare avanti, ad affrontare quello che verrà, facendo finta che le cose, anche alla luce di quanto accade nel resto dell’Europa, con due nazioni storicamente leader - come Francia e Germania - in netta difficoltà non soltanto politica ma soprattutto economica - non vanno così male (a parte i 3.000 miliardi di debito made in Italy e non solo). Anzi, proprio qui al Sud, ci spiegano autorevoli esperti ed osservatori, procediamo molto meglio di tante altre aree del Paese e ci siamo messi alle spalle anche la riforma dell’Autonomia differenziata che appariva come un confine particolarmente difficile da affrontare. Insomma, ci siamo anche noi e abbiamo competenze di rilievo nel perimetro Ue, come sottolinea la presidente von der Leyen. Il melonismo prova a riflettere e ci apprestiamo ad affrontare la nuova pagina del 2025 con fiato più lungo. Le distanze tra il centrismo di destra (non più e non solo la destra che, pure, si riafferma quotidianamente, ma appare più sicuro e tranquillo di qualche mese fa) e tutto quello che insegue il vero e più autentico mito della sinistra, permangono, anche percentualmente, dove si sono collocate da diversi mesi. Sì, è prevedibile anche la battaglia politica nel 2025 - anzi, è quasi l’unica certezza che resta - ma sono tanti gli interrogativi che sorgono se pensiamo anche a quale tipo di politica ci attende. Perché il vero motivo alla base di un chiaro e lucido processo depressivo che dovremo affrontare, si basa proprio su questo panorama che si delinea davanti a noi. Per dirla tutta, senza eccessive divagazioni nel mondo che verrà: ma siamo sicuri che è la politica (con un bacino sempre più ristretto di votanti) che davvero ci interessa e ci motiva? O è la politica che, invece, è diventata un terreno che inganna e prende in giro? Che ci fa guardare al mondo che circonda come uno scenario da cui prendere le distanze con le forze che siamo in grado di attivare da soli, senza nessun genere di sostegno al di fuori delle nostre buone relazioni personali?
(continua)

I numeri dell'economia »

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I costi dell’energia “spingono” l’inflazione

Secondo le stime preliminari diffuse dall’Istat a novembre i prezzi sono aumentati leggermente. “L’indice dei prezzi al consumo ha visto una variazione nulla rispetto al mese precedente, ma è salito dell’1,4% rispetto a un anno fa. Un piccolo rialzo, quindi, che segna un aumento rispetto al +0,9% di ottobre. Il motivo principale di questo rialzo sono i costi dell’energia, in particolare quelli dei beni energetici regolamentati (come gas e luce), che sono aumentati dal +3,9% al +7,5%. Dall'altro lato, i prezzi degli energetici non regolamentati (come quelli del petrolio) sono diminuiti meno di quanto avvenuto nei mesi precedenti, passando da -10,2% a -6,6%. A spingere l’inflazione verso l’alto ci sono anche i prezzi degli alimenti. I cibi freschi (come frutta e verdura) sono aumentati dal +3,4% al +4,1%, mentre quelli lavorati (come pasta, biscotti e altri alimenti confezionati) sono saliti dal +1,7% al +2,4%. Anche i beni durevoli, come elettrodomestici e mobili, hanno visto un piccolo aumento, passando da -1,4% a -0,8%. Infine, i servizi legati ai trasporti sono saliti dal +3,0% al +3,5%, ma ci sono anche settori dove i prezzi sono diminuiti, come i servizi ricreativi e culturali, che hanno fatto registrare un calo dell'1,2%”.
Commentando le stime preliminari dell’Istat di novembre, il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, ha sottolineato che “la risalita dell’inflazione di novembre all’1,4% era largamente attesa. Si tratta di effetti di confronto statistico con il valore dell’indice dello stesse mese del 2023. L’assenza di apprezzabili impulsi inflazionistici è testimoniata dalla sequenza delle variazioni congiunturali negative o nulle negli ultimi tre mesi (da settembre: -0,2, 0,0 e 0,0).
(Fonte: confcommercio.it/29.11.2024)
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Lo speciale »

Salernitana

La vera “Caporetto” in casa granata

di Ubaldo Gatto

Dopo la brillante vittoria contro la Carrarese, la Salernitana si prepara ad affrontare la trasferta di Modena nel giorno dell’Immacolata con numerosi atleti in infermeria.
La notizia delle ultime ore è l’infortunio di Tello che pare, lo costringerebbe a saltare tutte le partite fino alla fine del 2024. Assenza pesante che scopre un reparto di per sé già ai minimi termini vista la sfortunata continuità di Maggiore nell’incorrere in infortuni muscolari. Il centrocampista è rientrato tra i convocati proprio settimana scorsa ma, logiche di mercato potrebbero spingere Colantuono a non impiegarlo da titolare e al massimo farlo accomodare in panchina. A tali assenze si aggiungono quelle di Tonghia e Torrregrossa ancora alle prese con i loro infortuni muscolari che sommati allo stop di Dalmonte limitano le scelte offensive del tecnico. Preoccupante è la frequenza con cui avvengono tali stop forse causati da un’eccessiva accelerazione nei recuperi dovuti anche ad una coperta corta in alcuni reparti e a un quadro clinico pregresso degli atleti che spingerebbe ad imporre cautela prima di mandarli in campo. Anche negli anni passati la questione infortuni è balzata alla cronaca a causa dei contrattempi di Dia, Maggiore, Fazio ed altri.
Fattore da considerare in tale analisi, è la carente mancanza di preparazione fatta in ritiro.
Volendo fare riferimento solo alla stagione in corso molti giocatori sono arrivati a metà- fine agosto. Tali atleti sono tra quelli più infortunati pur essendo in alcuni casi dei veri top player per la categoria come nel caso di Adelaide. Per ottemperare a tali inconvenienti fisici la società ha ingaggiato un istruttore di nuoto per il recupero delle lesioni muscolari e il potenziamento della muscolatura degli atleti. Un altro dato allarmante è l’assenza di una adeguata comunicazione medica in relazione ai giocatori fermi in infermeria.
Nei vari comunicati non vengono indicati i tempi di recupero con precisione e in alcuni casi - se indicati - non sono mai a pieno rispettati.
(continua)

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FOCUS on »


di Ernesto Pappalardo

A riflettere bene sulle conseguenze dei lunghi anni della crisi recessiva - e su quelle che potrebbero derivare dal nuovo rallentamento in atto - la fisionomia del sistema economico e produttivo della provincia di Salerno, per la verità, non ne esce eccessivamente male. Si cristallizza in un paradigma ben saldo da diversi decenni in termini di segmentazione del valore aggiunto con una netta “propensione” verso i servizi, il turismo, la ristorazione, l’accoglienza (dichiarata o sommersa). Come in tutte le altre aree del Mezzogiorno (ed in larga parte d’Italia) il manifatturiero in senso stretto accusa difficoltà, ma risponde come può. E cioè con casi virtuosi di aziende export e green oriented che rappresentano una minoranza ben agganciata alle catene della produzione del valore nazionale (ed in parte internazionale), a fronte, però, di una maggioranza che si barcamena, naviga a vista ed è di nuovo alle prese con percorsi di accesso al credito difficili (e molto onerosi in termini di costi). La regressione degli investimenti pubblici, naturalmente, influisce negativamente con maggiore efficacia (se possibile) anche su quelli privati e va a finire che pure strumenti interessanti come la Zona Economica Speciale (che ingloba i porti di Napoli, Salerno e Castellamare di Stabia e le aree retro-portuali) - sebbene in attesa dell’attivazione definitiva delle corsie veloci in termini di semplificazione amministrativa e di credito d’imposta - risentono di uno scarso appeal soprattutto nei confronti di imprese provenienti dall’estero o da territori almeno extra-regionali.
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