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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Hanno tutti già deciso, difficile cambiare le cose . . .
E’ come se il file dell’economia aggregasse, giorno dopo giorno, non tanto idee, progetti, ipotesi di sviluppo e occupazione, ma soltanto parole (e numeri magici) da spendere - in un senso (positivo) o nell’altro (negativo) - sul mercato dell’informazione, che sfoggia sempre numeri rilevanti di utenti in cerca di qualcosa di buono rispetto alle proprie scarse finanze. Questa fenomenologia si ripete rispetto a qualsiasi problema si intenda affrontare, senza confrontarsi - sia ben chiaro - con il contesto più generale, un’area più ampia di allarmismi (o veri e propri virtuosismi) provenienti dalla cronaca quotidiana, spesso inconciliabile con la riflessione documentata e a largo raggio e meno costretta rispetto alle esigenze di conquistare credibilità primariamente attraverso la divulgazione autorevole e accreditata di mass media importanti. E’ in questo quadro preciso, quindi, che si inseriscono una serie di eventi - comunicazionali - che è davvero difficile cogliere per davvero nel momento in cui accadono e rivelano di solito la loro reale entità. Siamo, cioè, completamente immersi in un ciclo di cose - vere, false, a metà vere e false? - di cui non siamo proprio in grado di cogliere la reale portata. Ed è proprio questa enorme propulsione di fatti e di cose - che, pure accadono, autonomamente per quanto riguarda la cronaca o gli avvenimenti che sono, per così dire, il frutto di conseguenze di eventi non del tutto prevedibili - che finisce per condizionare l’esatta interpretazione delle notizie che si succedono. La sensazione è che il circuito mediatico - ma anche su questo punto è bene evidenziare che non ne esiste solo uno - locale, regionale, nazionale, “indipendente”, “non del tutto indipendente” e quanti altri ancora - anche se in pole position si ritrova, naturalmente, quello più collegato con le fonti fortemente interconnesse con i vertici politici e istituzionali del Paese - e che, sia chiaro, di giorno in giorno rendono la partita aperta. Non sempre (quasi mai) vince quello più adeguato rispetto alla categoria di notizie che si è guadagnata la temporanea primazia.
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I numeri dell'economia »

Turismo delle radici, i nuovi “influencer”
“Sei milioni di italiani residenti all’estero, che diventano 80 milioni con oriundi e discendenti. E il numero si moltiplica ancora, addirittura fino a quota 260 milioni, se nel novero comprendiamo anche gli affini con legami parentali, chi comunque parla la nostra lingua o si sente particolarmente vicino alla nostra cultura, anche per motivi di lavoro. Sono numeri che fanno dell’Italia un caso pressoché unico al mondo e che il 2024 - anno delle radici italiane - permette di portare in primo piano. Una comunità così vasta rappresenta dal punto turistico una domanda potenziale di dimensioni a dir poco sorprendenti, come emerge da una ricerca di Confcommercio - in collaborazione con Swg, TRA Consulting, Italyrooting consulting - pubblicata in occasione del Forum internazionale del turismo di Baveno (24 e 25 novembre scorsi), che contiene tre livelli di approfondimento sul turismo delle radici: un’indagine sul valore economico, una ricerca demoscopica su turisti attuali e potenziali e un’analisi qualitativa, queste ultime due realizzate con interviste in Australia, Argentina, Brasile, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti”.
E’ questo il contesto generale del quadro analitico realizzato da Confcommercio che reputa interessante che “le nostre comunità all’estero spiccano per essere grandi promotrici naturali del Paese: al rientro da un viaggio in Italia, l’87% consiglia infatti caldamente le nostre destinazioni turistiche a parenti, amici e conoscenti. Sono, insomma, clamorosi influencer: il 61% di chi è venuto nel nostro Paese, lo ha fatto tre volte o più nella sua vita e un ulteriore 27% è venuto due volte. E quando tornano non è vero che si limitano a tornare nei luoghi d’origine, tutt’altro, visto che il 55% del tempo del viaggio è dedicato a visitare l’Italia nel suo complesso. Per quanto riguarda l’alloggio la scelta cade prevalentemente su alberghi e strutture turistico-ricettive, mentre la spesa è decisamente alta: in media 3.100 euro a persona per viaggi di almeno due settimane”.
(Fonte: confcommercio.it/27.11.2023)
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E’ questo il contesto generale del quadro analitico realizzato da Confcommercio che reputa interessante che “le nostre comunità all’estero spiccano per essere grandi promotrici naturali del Paese: al rientro da un viaggio in Italia, l’87% consiglia infatti caldamente le nostre destinazioni turistiche a parenti, amici e conoscenti. Sono, insomma, clamorosi influencer: il 61% di chi è venuto nel nostro Paese, lo ha fatto tre volte o più nella sua vita e un ulteriore 27% è venuto due volte. E quando tornano non è vero che si limitano a tornare nei luoghi d’origine, tutt’altro, visto che il 55% del tempo del viaggio è dedicato a visitare l’Italia nel suo complesso. Per quanto riguarda l’alloggio la scelta cade prevalentemente su alberghi e strutture turistico-ricettive, mentre la spesa è decisamente alta: in media 3.100 euro a persona per viaggi di almeno due settimane”.
(Fonte: confcommercio.it/27.11.2023)
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Lo speciale »

Commercio estero extra Ue, ottobre in netta ripresa
“Dopo la battuta di arresto di settembre, a ottobre l’export verso i Paesi extra Ue torna crescere su base sia mensile sia annua, trainato in particolare dalle maggiori vendite di beni di consumo non durevoli e beni strumentali. Anche l’import torna a crescere in termini congiunturali per effetto soprattutto dei maggiori acquisti di beni intermedi e beni strumentali; su base annua, la sua flessione - spiegata per oltre due terzi dalla contrazione degli acquisti di energia - resta marcata e geograficamente diffusa, per quanto in decisa attenuazione. Nei primi dieci mesi del 2023, il saldo commerciale con i Paesi extra Ue27 è positivo per 34,0 miliardi (era -31,7 miliardi nello stesso periodo del 2022)”. E’ questo il quadro delineato dall’Istat sui flussi di commercio estero extra Ue e stima che nel mese di “ottobre 2023 per l’interscambio commerciale con i Paesi extra Ue27” si sia verificato “un aumento congiunturale per entrambi i flussi, più ampio per le esportazioni (+6,3%) rispetto alle importazioni (+3,1%)”. Nel dettaglio, “l’incremento su base mensile dell’export riguarda tutti i raggruppamenti principali di industrie, a eccezione di beni di consumo durevoli (-0,1%), ed è dovuto soprattutto alle maggiori vendite di beni di consumo non durevoli (+9,7%) e beni strumentali (+6,4%). Dal lato dell’import, a esclusione di energia (-1,7%), si rilevano aumenti congiunturali per tutti i raggruppamenti; i più marcati per beni di consumo durevoli (+9,7%), beni strumentali (+7,6%) e beni intermedi (+6,3%)”.
Se si estende l’analisi dal trimestre agosto-ottobre 2023, rispetto al precedente, “l’export cresce del 3,2%, per effetto delle maggiori vendite di energia (+48,2%), beni strumentali (+3,2%) e beni di consumo non durevoli (+2,8%)”. Nello stesso periodo, “l’import registra un aumento dell’1,3%, cui contribuisce in misura rilevante l’incremento degli acquisti di energia (+13,3%)”. Nello scorso mese di ottobre, l’export ha registrato una crescita “su base annua del 9,2% (era -6,9% a settembre). La crescita è trainata dalle maggiori vendite di energia (+24,4%), beni strumentali (+21,9%) e beni di consumo non durevoli (+7,6%). L’import registra una flessione tendenziale del 18,7%, determinata dalla contrazione degli acquisti di energia (-35,8%), beni intermedi (-14,2%) e beni di consumo non durevoli (-7,8%)”.
(Fonte: istat.it/28.11.2023)
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Se si estende l’analisi dal trimestre agosto-ottobre 2023, rispetto al precedente, “l’export cresce del 3,2%, per effetto delle maggiori vendite di energia (+48,2%), beni strumentali (+3,2%) e beni di consumo non durevoli (+2,8%)”. Nello stesso periodo, “l’import registra un aumento dell’1,3%, cui contribuisce in misura rilevante l’incremento degli acquisti di energia (+13,3%)”. Nello scorso mese di ottobre, l’export ha registrato una crescita “su base annua del 9,2% (era -6,9% a settembre). La crescita è trainata dalle maggiori vendite di energia (+24,4%), beni strumentali (+21,9%) e beni di consumo non durevoli (+7,6%). L’import registra una flessione tendenziale del 18,7%, determinata dalla contrazione degli acquisti di energia (-35,8%), beni intermedi (-14,2%) e beni di consumo non durevoli (-7,8%)”.
(Fonte: istat.it/28.11.2023)
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