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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Deleghe, (deleganti) e delegati, professionisti di “alto livello”
Proviamo a immaginare il vissuto quotidiano mediamente attraversato e navigato da tanti ragazzi alla ricerca di un primo lavoro, o anche da tanti professionisti alla prese con la sindrome che si sta sviluppando già da un po’ di tempo e che tende sempre a ridimensionare, a cassare, qualsiasi tipo di attività, sufficientemente sperimentata nell’ambito di una cornice di regole fino a poco tempo fa riconosciuta da tutti. In altre parole, è davvero cambiata l’attività di ricerca che accompagna ogni storia di successo sia dal punto di vista della collocazione nel mondo degli occupati, che della sopravvivenza professionale, nel senso di programmazione di nuove cose da fare, di tanti già sperimentati attori di varie attività che, in qualche modo, cavalcano i processi di info-comunicazione? Nel mondo post-Covid - ma anche questa definizione della fase temporale non può collocarsi in un ambito marcatamente decifrabile - è diventato tutto molto più piatto e omologato. Ogni cosa si propone - anzi: si idea, si testa e, poi, forse si arriva a programmare - senza quasi mai provare a uscire dalla tracciabilità e dallo studio dei risultati che si materializzano e che, in ogni caso, si inseguono. Manca, cioè, lo spunto innovativo che, pure, è (era) alla base di molte attività di lavoranti che, in questo modo, riuscivano a collocarsi in un ampio bacino di offerte che, pure, oscillavano nell’area della creatività abbinata alla comunicazione, in un contesto che, in ogni caso, prendeva spunto dalla complessa interazione con tutto quello che oggi è possibile definire flusso info-comunicativo.
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I numeri dell'economia »

Lavoro, cresce la richiesta di laureati
“Continua a crescere nel 2022 la domanda di personale laureato da parte delle imprese ma quasi in un caso su due la ricerca risulta particolarmente difficile”. La tendenza è confermata dal Bollettino annuale 2022 del Sistema informativo Excelsior (Unioncamere-Anpal): “lo scorso anno la domanda di laureati ha superato le 780mila unità, arrivando a rappresentare il 15,1% del totale dei contratti che le imprese intendevano stipulare, in aumento di 1,4 punti percentuali rispetto al 2021. Il 47% di questi profili, però, risulta difficile da trovare, richiedendo alle imprese una ricerca che può impegnare anche 4-5 mesi”. Va sottolineato che “la difficoltà di trovare laureati da parte delle imprese è persino superiore al già elevato dato medio riferito a tutte le entrate programmate”. Occorre evidenziare che sul piano nazionale “a fronte di una crescita significativa delle entrate previste nel 2022 (5,2 milioni, in aumento dell’11,6% rispetto al 2021 e del 12,2% rispetto all’anno prima della pandemia), il mismatch ha superato la quota del 40% delle entrate complessive, oltre 8 punti percentuali in più rispetto allo scorso anno e 14 punti percentuali in più rispetto al 2019”. In termini assoluti, si tratta di “quasi due milioni di assunzioni nel 2022 per le quali le imprese hanno riscontrato difficoltà, circa 600mila in più rispetto all’anno scorso, ma quasi il doppio (1milione) di quanto evidenziato prima della pandemia”.
Da tenere conto che “tra i titoli di studio i più difficili da reperire sono stati nel 2022 i laureati in indirizzo sanitario paramedico (con una difficoltà di reperimento del 65%), i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione (61%) e quelli in scienze matematiche, fisiche e informatiche (60%), i diplomati in elettronica ed elettrotecnica (60%) e quelli in meccanica, meccatronica ed energia (56%), i qualificati con indirizzo elettrico (57%)”.
(Fonte: unioncamere.gov.it/20.01.2023)
(continua)
Da tenere conto che “tra i titoli di studio i più difficili da reperire sono stati nel 2022 i laureati in indirizzo sanitario paramedico (con una difficoltà di reperimento del 65%), i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione (61%) e quelli in scienze matematiche, fisiche e informatiche (60%), i diplomati in elettronica ed elettrotecnica (60%) e quelli in meccanica, meccatronica ed energia (56%), i qualificati con indirizzo elettrico (57%)”.
(Fonte: unioncamere.gov.it/20.01.2023)
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Lo speciale »

Parola-chiave: “hub”, tra Val d’Agri, vecchi e nuovi governi
di Pasquale Persico
La parola hub - perno - ha visto allargare il suo impiego a seconda del significato “ampliato”, dovuto all’uso composto. Durante il periodo del Covid, per esempio, l’hub vaccinale era diventato il riferimento del futuro per gli ospedali e la progettazione complementare prevalente. Nelle varie regioni si è assistito alla moltiplicazione degli sprechi nella visione temporanea della medicina di comunità. Il Pnrr ha, poi, moltiplicato i bandi per la transizione digitale parlando di digital innovation hub a proposito degli investimenti per il “trasferimento tecnologico”, favorendo la nascita di competenze eterogenee negli hub progettati. Job education hub, sarebbe dovuta essere l’invenzione capace di rigenerare l’efficacia della simmetria tra domanda ed offerta di lavoro, che ancora oggi è assolutamente fuori squadra.
La presenza della nostra Primo Ministro come portavoce speciale dell’accordo tra Eni e società libica corrispondente, ha visto riapparire la parola hub a proposito di stazione multipla di smistamento del gas libico verso l’Europa, accordo capace anche di stabilizzare i flussi regolari di emigranti dalle tribù libiche. La parola portavoce potrebbe sembrare non del tutto appropriata, ma è stata usata più volte nel passato per il governo Craxi, che godeva di un particolare ruolo di comunicazione nelle stanze dirigenziali del colosso dell’energia. Le sue foto erano in bella evidenza e raccontavano la vita parallela tra politica e giganti dell’economia. Lo stesso governo D’Alema si segnalò in Val D’Agri come governo rispettoso del programma Eni e delle altre società petrolifere presenti.
(continua)
La parola hub - perno - ha visto allargare il suo impiego a seconda del significato “ampliato”, dovuto all’uso composto. Durante il periodo del Covid, per esempio, l’hub vaccinale era diventato il riferimento del futuro per gli ospedali e la progettazione complementare prevalente. Nelle varie regioni si è assistito alla moltiplicazione degli sprechi nella visione temporanea della medicina di comunità. Il Pnrr ha, poi, moltiplicato i bandi per la transizione digitale parlando di digital innovation hub a proposito degli investimenti per il “trasferimento tecnologico”, favorendo la nascita di competenze eterogenee negli hub progettati. Job education hub, sarebbe dovuta essere l’invenzione capace di rigenerare l’efficacia della simmetria tra domanda ed offerta di lavoro, che ancora oggi è assolutamente fuori squadra.
La presenza della nostra Primo Ministro come portavoce speciale dell’accordo tra Eni e società libica corrispondente, ha visto riapparire la parola hub a proposito di stazione multipla di smistamento del gas libico verso l’Europa, accordo capace anche di stabilizzare i flussi regolari di emigranti dalle tribù libiche. La parola portavoce potrebbe sembrare non del tutto appropriata, ma è stata usata più volte nel passato per il governo Craxi, che godeva di un particolare ruolo di comunicazione nelle stanze dirigenziali del colosso dell’energia. Le sue foto erano in bella evidenza e raccontavano la vita parallela tra politica e giganti dell’economia. Lo stesso governo D’Alema si segnalò in Val D’Agri come governo rispettoso del programma Eni e delle altre società petrolifere presenti.
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Green Style »

Natale, spesa per i regali? 177 euro a testa (-7%)
Più di uno (italiano) su due (il 55%) “attende le ultime due settimane per fare gli acquisti”. E’ così che parte lo shopping dei regali di Natale. L’analisi di Coldiretti/Ixe’ che, in occasione delle aperture speciali nei mercati contadini a km 0 di Campagna Amica in tutta Italia, evidenzia “come nonostante la crisi economica e le iniziative promozionali di novembre, a partire dal Black Friday, resiste uno zoccolo duro di tradizionalisti che inizia a scegliere i doni dopo l’Immacolata”. A tirare le somme, “complessivamente la spesa degli italiani per i regali sarà quest’anno di 177 euro a testa, in calo del 7% rispetto allo scorso anno, a causa principalmente della crisi economica, con l’aumento dell’inflazione e i rincari in bolletta legati alla guerra in Ucraina”, (Coldiretti/Ixe’). Si delinea un quadro che specifica che “una maggioranza del 42% conterrà il budget sotto la soglia dei 100 euro, mentre il 30% arriverà fino a 200 euro e un altro 15% si spingerà a 300 euro. Ma c’è anche un 8% che spenderà tra 300 e 500 euro, un 2% che arriverà a 1000 e una ristrettissima minoranza dell’1% che supererà i 2000 euro. Gli altri non hanno ancora deciso quanto spendere”.
Caro bollette e guerra in Ucraina.
"Il caro bollette legato agli effetti della guerra in Ucraina e l’aumento dell’inflazione - spiega la Coldiretti - imprimono quest’anno una spinta verso regali utili e all’interno della famiglia, tra i parenti e gli amici si preferisce scegliere oggetti o servizi a cui non è stato possibile accedere durante l’anno. Tra i regali più gettonati, libri, vestiti e scarpe, soldi, prodotti di bellezza e soprattutto l’enogastronomia anche per l’affermarsi di uno stile di vita attento alla riscoperta della tradizione a tavola".
(Fonte: coldiretti.it/10.12.2022)
(continua)
Caro bollette e guerra in Ucraina.
"Il caro bollette legato agli effetti della guerra in Ucraina e l’aumento dell’inflazione - spiega la Coldiretti - imprimono quest’anno una spinta verso regali utili e all’interno della famiglia, tra i parenti e gli amici si preferisce scegliere oggetti o servizi a cui non è stato possibile accedere durante l’anno. Tra i regali più gettonati, libri, vestiti e scarpe, soldi, prodotti di bellezza e soprattutto l’enogastronomia anche per l’affermarsi di uno stile di vita attento alla riscoperta della tradizione a tavola".
(Fonte: coldiretti.it/10.12.2022)
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