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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Siamo in questa situazione specifica, eppure pensiamo ad altro, non riusciamo a costruire niente che vale la pena di ricordare.
A proposito dei (quasi) 3.000 miliardi di debito pubblico
La domanda che con più insistenza circola in vari contesti, importanti e meno importanti, è sempre la stessa: ma come si fa a prendere in considerazione un Paese che ha accumulato una cifra così enorme e vuole esibirsi a tutti i costi sui palcoscenici globali?

E’, ormai, evidente che i tremila miliardi di debito pubblico cominciano ad avere un peso specifico più insistente sulla reale operatività del sistema-Italia, oltre che sulla capacità realmente rappresentativa delle Istituzioni nel contesto internazionale. La domanda che con più insistenza circola in vari contesti, importanti e meno importanti, è sempre la stessa: ma come si fa a prendere in considerazione un Paese che ha accumulato 3.000 miliardi di debito e vuole pure rappresentarsi per quello che non è? Non è una potenza dell’economia, sicuramente, né della politica, a prescindere da quale schieramento comanda, né di tante altre cose. Ma ne siamo davvero convinti o camminiamo su un orizzonte ondivago, forse non del tutto radicato, o forse ancora fugace, aggrappato a quanto una stessa Europa non è capace di fare? Ecco, siamo in questa situazione specifica, eppure pensiamo ad altro, non riusciamo a costruire, con tutto quel che ne consegue fin da adesso (sia ben chiaro), niente che vale la pena di ricordare. Ma, però, non si sa bene come, andiamo avanti, continuando ad accollarci – non possiamo fare altro –  un debito insostenibile, a tal punto che risulta “inefficace” a mettere in moto una macchina decente e sostenibile (ma come?) per venirne fuori. La manovra in itinere? Dalle banche si attendono 3-4 miliardi, come pure si prevedono tagli del 5% ai vari ministeri, e, poi, il cuneo, le varie aliquote, il rivedimento dell’Irpef, oltre che la revisione di varie tipologie di bonus.

Ma, è evidente, non è un viaggio in sintonia con quell’enorme stato gassoso che evocano i tremila miliardi che, pure, alla fine delineano la reale condizione in cui versa l’Italia, indebitati fino al collo ma privi della consapevolezza che prima o poi il problema si scaricherà sui noi soliti noti che dovremo pagarlo. Siamo ancora convinti che, intanto, abbiamo fatto le migliori scelte, le più coerenti iniziative, o, invece, qualcosa abbiamo sbagliato o ci hanno fatto sbagliare attraverso il solito meccanismo che la politica ha imparato bene: dilazioniamo, allunghiamo, rendiamo lungo e non breve, creiamo un pro-tempore indefinito. Insomma, andiamo avanti!

Ed è così che i fatti danno la sensazione di accadere, ma, in fondo, non accadere. Di rimanere, per dire, nel piano sospeso di tutto quello che non succede, che potrebbe succedere, ma, a vedere bene, non succede. E’ solo un numero. A guardarsi bene intorno, c’è altro da spendere e impegnare. Altro che pagare tremila miliardi di debito pubblico.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

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