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L'altra notizia »

Mario Grimaldi/Il tempo e la memoria. Il 13 ottobre 1307, la fine dei Templari, era venerdì.

Probabilmente la superstizione degli influssi negativi del venerdì 13 ha avuto origine da quella lontana notte; quasi certamente la ritenne nefasta Jacques de Molay, ultimo Gran Maestro dell’Ordine, quando si vide arrestare, assieme a centinaia di confratelli, dai soldati del re di Francia Filippo IV, “il bello”. Possiamo immaginare lo stupore di De Molay quando gli vennero letti i capi di imputazione: stregoneria, adoratori di Bafometto, e un lungo elenco che per decenza risparmiamo. Il Gran Maestro sapeva bene che era tutto falso, il vero motivo era uno solo: la loro enorme ricchezza. A ciò vanno aggiunte le condizioni disastrose dell’economia francese prossime alla bancarotta e poi, il re di Francia che doveva  personalmente molto denaro alla confraternita. Tra capitale e tasso d’interesse la Corona non aveva nessuna possibilità di fronteggiare il debito. Questo stato di cose impose a Filippo IV di trovare una via d’uscita e, per sua fortuna, aveva dalla sua parte il papa Clemente V, che da tempo non riusciva ad avere un controllo diretto su questi “soldati” di Cristo. Alla base di ciò vi furono diverse Bolle che avevano accresciuto nel tempo il potere dell’Ordine; queste concessioni li portarono ad avere una completa autonomia, se pure inseriti nel nucleo della Chiesa cristiana. Inoltre, il papa progettava una nuova crociata e premeva che i Templari si fondessero, o per meglio dire si incorporassero, nell’Ordine degli Ospedalieri. In pratica il Papa sperava così di riavere il controllo di questa “milizia” cristiana che nel frattempo con le proprie basi si era estesa in tutta l’Europa. Il piano di Clemente V fallì e questo lo portò ad avere dubbi sulla fedeltà di De Molay, temendo di avere un nemico in casa. Per questo quando il re di Francia lo mise al corrente del suo piano accettò, ma non per la fine dell’Ordine, questo non lo pensava minimamente, anzi sperava, eliminando il Gran Maestro e i vertici dell’Ordine, di  poterne assumerne il comando; così d’avere una notevole forza militare da schierare in campo. Filippo il Bello, forse questo lo aveva considerato, fatto sta che l’arresto dei Templari di Francia venne pianificato in grande segreto, con ordini recapitati all’ultimo momento; centinaia di soldati vennero utilizzati durante quella notte su tutto il territorio francese. Qualche “fratello” riuscì a scappare in Portogallo a Tomar, qualcos’altro in Inghilterra, ma la stragrande maggioranza venne imprigionata e, da subito, torturati. La stessa sorte colpì il Gran Maestro de Molay che per un po’ resiste, poi forse per stanchezza, forse per inganno, confessò ogni forma di nefandezza; questo segnerà la sua fine. Nel frattempo, i suoi confratelli venivano per lo più giustiziati, diversi si pentirono ed entrarono in altri ordini religiosi, La loro ricchezza, in Francia, passò nelle mani del re; tutto era perso, lo capì bene Clemente V che da un certo momento in poi assecondò ogni scelta del Sovrano. In prigione restò Jacques de Molay, per sette anni visse in una buia cella, tormentato dagli eventi; poi, per ragioni ancora oscure, ritrattò la confessione e protestò la sua innocenza. Questo non valse a nulla, il 18 marzo 1314, una zattera con cataste di legno infiammate portò alla deriva il corpo devastato dalle fiamme del Gran Maestro; la leggenda vuole che seppure divorato dalle fiamme abbia avuto la forza di urlare le sue maledizioni contro il re di Francia e il Papa Clemente V.


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