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La comparazione con le cause della propensione alle malattie in età avanzata in Paesi come Svezia e Finlandia.
Boschi, microbiota e indicatori di benessere
I dati sulla demenza e sulla autosufficienza senili delle popolazioni mediterranee attribuiscono alla nutrizione ed agli habitat del vivere un maggior peso e sollecitano un intervento più efficace sui paesaggi legati alla resilienza naturale.

di Pasquale Persico*

Le indagini volte a capire come diminuire la disparità di benessere tra le aree di uno stesso Paese sono utili per conferire maggiore efficacia alla politica economica non solo di un Paese, ma anche a quelle dei singoli territori. Quest’affermazione è confermata da un fiorire di indagini comparative tra livelli di benessere, definiti in base a più indicatori.  Di solito il potenziale di un territorio è ben connesso al benessere della popolazione residente. Di recente (per merito di una ricerca dell’Università di  Roma) Bolzano e Belluno si segnalano come città dove si vive meglio. Prendiamo in esame solo alcuni indicatori per un approfondimento sulla definizione di benessere. Il benessere – per esempio – riguarda la salute ed i dati confermano che rispetto ad altre regioni, l’aspettativa di vita a Belluno e Bolzano si allunga e la mortalità per tumori è relativamente bassa rispetto ad alcune città della Campania e della Sardegna.

Se invece guardiamo alla mortalità di coloro che vivono in età senile e sono in condizioni di demenza, lo scenario probabilmente si  capovolge. Dai dati comparativi sulla nutrizione ed il benessere che incominciano a pervenire per le popolazioni  legate alla dieta mediterranea, partendo dalla ricchezza o povertà del microbiota  (cioè i batteri che occupano il nostro intestino) si segnala  una maggiore  propensione alle malattie per le popolazioni urbane o di altri Paesi avanzati – ad esempio Svezia e Finlandia –  dove la senilità non autosufficiente assume i connotati di patologia grave.

In ambedue i casi il tema dell’investimento in habitat del vivere delle popolazioni diventa importante anche per la sicurezza legata al dissesto idrogeologico. Sostenibilità ambientale e sostenibilità economica sono connesse, ma spesso vi sono asimmetrie importanti.

La Campania Felix è anche la terra dei fuochi e le correlazioni fra malattie e disequilibrio ambientale ampliano il numero delle domande alle quali rispondere. Aumentare l’assistenza sanitaria e la sua efficacia è la risposta che proviene contesto bellunese. Ma i dati sulla demenza e sulla autosufficienza delle popolazioni mediterranee attribuiscono alla nutrizione ed agli habitat un maggior peso, e quindi sollecitano un intervento più efficace sui paesaggi legati alla resilienza naturale, dove la ruralità rispetto alla coltivazione agricola intensiva è più estesa, con benefici sul dissesto idrogeologico.

Da quali capitoli prendere le risorse?  Per una riflessione e non per polemica territoriale  metterei in discussione l’autonomia finanziaria delle Regioni del Nord che reclamano l’incremento degli standard sanitari esistenti sul presupposto della crescita della domanda di livelli qualitativi più alti di assistenza da parte delle popolazioni residenti e non.

Ebbene i dati sulla nutrizione segnalano che l’eccesso di spesa per l’assistenza senile è legato ad una cattiva comprensione delle cause, mentre per i tumori in Campania  la spesa oltre che in prevenzione va orientata sui settori del risanamento ambientale.  Vi è poi il grande tema dell’uso proprio o  improprio  del suolo dove l’abuso non sempre è illegale.

Per Belluno come per altre parti dell’Italia per il grano,  il bosco drenante ha perso peso ed il disastro ambientale va collegato anche a questa mancata compresione culturale del significato di bosco (connesso alla naturalità e non tanto all’artificialità). Il colore verde degli alberi non basta a definire un luogo come un bosco.

Ebbene il disastro provocato a Belluno nel bosco degli Stradivari è il caso esemplare di un uso improprio o troppo esteso di una coltivazione di alberi, che ha indebolito la resilienza della naturalità dell’area vasta facendola diventare fragile in conseguenza di un cambiamento climatico. Le risorse vanno affidate alla provincia di Belluno per riprodurre quel bosco o per migliorare gli habitat naturali legati alla nutrizione equilibrata delle città?

In conclusione, siamo in una fase storica nella quale la redistribuzione delle risorse tra territori ricchi e territori in difficoltà è importante anche per i territori ricchi. Ma, a quanto pare, una discussione che rispetti l’opinione dell’altro è ancora difficile da mettere in campo, ed allora la decisione equa ed efficiente è ancora non visibile, nonostante che a Bolzano arabi ed israeliani abbiano voluto saperne di più sul modello di coabitazione di etnie diverse e con diverse storie di possesso temporaneo dei luoghi: uno spazio neutro da allargare ai territori della mente.

*Economista

Foto Pasquale Persico
Pasquale Persico
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