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Le ricerche più recenti evidenziano la gravità della situazione nella quale siamo immersi già da diversi anni.
La grande sfida collettiva per arginare la povertà
Non c’è più tempo da perdere e la strumentalità politica intorno a questo dramma non aiuta ad imboccare la strada giusta.

di Giuliano D’Antonio*

L’emergenza-povertà diventa sempre più grave e riflette il processo – ormai in atto da tempo – di polarizzazione dei redditi con un conseguente aumento delle aree di disagio sociale nel Sud del mondo. Non è un caso se tra gli obiettivi di sviluppo del millennio (Millennium Development Goals o Mdg) delle Nazioni Unite al primo posto si collochi proprio lo sradicamento della povertà estrema e della fame nel mondo. Tutti i 193 Stati membri dell’Onu – con la Dichiarazione del Millennio firmata nel settembre del 2000  – si sono impegnati a raggiungere determinati traguardi ponendo al centro dell’attenzione la tematica della sostenibilità ambientale nell’ambito del rispetto prioritario ed inderogabile della dignità della persona umana. Il rischio che si corre quando si affrontano questi ragionamenti è quello di essere percepiti come “assorti” in una dimensione troppo lontana dalla quotidianità, quando, invece, la povertà è sotto i nostri occhi tutti i giorni, vicino a noi, nelle nostre strade, nei nostri territori, nel nostro Mezzogiorno e nella nostra Campania, per intenderci.

Basta dare uno sguardo alle ricerche più recenti – come quella della Svimez, presentata lo scorso 8 novembre – per comprendere a fondo la drammaticità della situazione nella quale siamo immersi già da diversi anni.  “Nel Mezzogiorno – si legge in una nota di sintesi della Svimez – si delinea una netta cesura tra dinamica economica che, seppur in rallentamento, ha ripreso a muoversi dopo la crisi, e una dinamica sociale che tende ad escludere una quota crescente di cittadini dal mercato del lavoro, ampliando le sacche di povertà e di disagio a nuove fasce della popolazione. Il numero di famiglie meridionali con tutti i componenti in cerca di occupazione è raddoppiato tra il 2010 e il 2018, da 362 mila a 600 mila (nel Centro-Nord sono 470 mila). Preoccupante la crescita del fenomeno dei working poors, conseguente all’aumento di lavori a bassa retribuzione, dovuto a complessiva dequalificazione delle occupazioni e all’esplosione del part time involontario”. Come pure destano impressione i numeri relativi ai poveri assoluti che “sono saliti nel 2017 poco sopra i 5 milioni, di cui quasi 2,4 milioni nel solo Mezzogiorno (8,4% e 11,4% dell’intera popolazione rispettivamente)”.

Il trend in crescita lascia emergere il peggiorare della situazione: “le famiglie in povertà assoluta nel 2016 erano 700 mila nel Mezzogiorno, sono divenute 845 mila nel 2017. Nell’area meridionale più di un quarto delle famiglie, coppie e monogenitori, con figli adulti, si collocano nella più bassa fascia di reddito, per giungere addirittura a circa la metà della popolazione se si parla di famiglie con figli minori”. E “l’incidenza della povertà assoluta aumenta nel Mezzogiorno soprattutto per il peggioramento nelle grandi aree metropolitane (da 5,8% a 10,1% nel 2017)”. Come pure, sempre nelle regioni meridionali, “l’incidenza della povertà relativa risulta più che tripla rispetto al resto del Paese (28,2% a fronte dell’8,9% del Centro-Nord), a seguito del basso tasso di occupazione e di un reddito pro capite pari a circa il 56% di quello del Centro-Nord”.

Non bisogna aggiungere altro a questo quadro così profondamente difficile e complesso. Non c’è più tempo da perdere e la strumentalità politica intorno a questo dramma non aiuta ad imboccare la strada giusta che deve assolutamente tenere conto sia degli indispensabili interventi di sostegno immediato, ma anche delle necessarie azioni di media e lunga durata in termini di creazione di occasioni concrete e strutturali di crescita e sviluppo economico per garantire nuova occupazione.

Non è una sfida semplice, ma non si può che lavorare con senso di responsabilità collettiva per vincerla: nessuno può fare finta di niente e girarsi dall’altra parte.

*Presidente Fonmed (Fondazione Sud per la Cooperazione e lo Sviluppo del Mediterraneo)

Foto D’Antonio Giuliano
Giuliano D'Antonio
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