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Salerno Economy XI.18 – 13.05.2022

Tv, radio, giornali, internet “spingono” sul tema della guerra, ma nessuno - anche tra gli “esperti” - può dire di conoscere la realtà.

La sindrome del protagonista, il “tic” più diffuso

La più attuale composizione della “platea” non ammette eccessive differenziazioni. Tutti, in fondo, siamo già diventati una nuova “categoria” del sociale, forse non la più ricercata, ma il “dibattito” continuo miete, sempre, nuovi aggregati.

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L'incertezza delle notizie
Di fronte alle immagini, ai suoni, ai racconti, alle testimonianze che ci raggiungono, quotidianamente, dall’Ucraina, abbiamo, ormai, nel corso dei giorni, elaborato una risposta rispetto a quello che non possiamo che definire un massacro inspiegabile, continuo, inarrestabile, eppure “utilizzato”, se così si può dire, da una marea di vari soggetti, in qualche modo, pronti a intervenire per comunicare a noi tutti la loro opinione, la loro interpretazione, la loro “lettura” non solo dei fatti, ma anche dei “non fatti”. Difficile comprendere fino in fondo cosa realmente “governa” e “indirizza” questo meccanismo che pare si sia messo in piedi “automaticamente”, senza dare conto a nessuno, non nel senso delle regole “infrante”, ma delle presunte posizioni “politiche”, degli “schieramenti” che, pure, non mancano, anche se - a ben vedere - la confusione e le contraddizioni appaiono tali, che tutto sembra davvero in preda a una più “comprensibile” ansia mediatica, agganciata a varie sindromi di protagonismo “a tutti i costi”. Insomma, è anche difficile tentare di descrivere bene come si stia comportando l’apparato info/comunicativo al massimo della sua azione di fronte a un evento primariamente tragico, che coinvolge centinaia di migliaia, milioni di persone.
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Appare certo il tramonto grillino che alla pulsione populista aveva offerto una sponda non anti-democratica.

E adesso chi salverà Giuseppe Conte?

La questione non riguarda i suoi destini personali che, appunto, sono solo roba sua. Piuttosto è in discussione il profilo (e la collocazione) di una forza politica che ha presidiato, in termini di consenso, un’area importante e che rischia di trovarsi ad un passo dalla dissoluzione del riferimento politico.
Foto Giuseppe Conte (Facebook)
Giuseppe Conte
di Mariano Ragusa

Chi salverà Giuseppe Conte? Chi lo salverà dal gioco delle correnti che attraversano il Movimento di cui è nominalmente leader? Chi lo salverà dagli intrighi di Palazzo tanto simili a quelli dell’altro Palazzo che i Cinquestelle volevano aprire come una scatoletta di tonno e del quale invece hanno scoperto il pregio della comfort zone?
Gli interrogativi riguardano, insieme, le prospettive dell’uomo e quello del M5S: gamba del governo Draghi e gamba della, al momento solo enunciata, alleanza con il Pd in chiave di costruzione del lettiano “campo largo”.
Ha buon gioco - anche comunicativo - Giorgia Meloni quando etichetta i grillini come surfisti, capaci di muoversi cavalcando l’onda e agli antipodi dei navigatori che le stesse onde affrontano ma per seguire una rotta.
Gioco polemico facile che tuttavia fotografa una realtà. Ovvero: lo stato di incertezza politica e la vaghezza programmatica nel quale da tempo il M5S è piombato. I sondaggi - per quel che valgono e certamente valgono come indicatori di un sentiment pubblico - registrano la progressiva pur lenta caduta dei grillini.
Messe da parte, un ad una, le bandiere identitarie ai quali il Movimento ha legato la sua fortuna, inevitabilmente evaporata l’auto-narrazione del presunto ruolo decisivo avuto nella acquisizione dei fondi del Pnrr, Conte in prima linea eccolo brandire il vessillo contingente della pace nella guerra tra Russia e Ucraina.
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Un’indagine studio (con un test) è stata pubblicata sul sito dell’Ordine della Campania.

Madri-giornaliste, più inclusione lavorativa

Il progetto punta all'inserimento di un articolo di tutela nel Testo Unico dei doveri. Prima iniziativa in Italia, mette in luce quanto attualmente sia difficile la condizione della donna.
Foto Pari Opportunità (Agenzia per la Coesione Territoriale)
Parità di diritti
di Concita De Luca*

Maggio 2022. A volte le date sono un necessario punto di partenza per leggere la realtà che ci circonda. Ne rappresentano il contesto storico, la dimensione temporale. E così la Commissione Pari Opportunità dell’Ordine dei Giornalisti della Campania all’alba di questo nuovo anno si è posta un interrogativo: chi oggi sceglie di essere genitore ha vita facile sul posto di lavoro? Possiamo definirci - come categoria - al passo con i tempi e, quindi, in grado di offrire pari opportunità alle giornaliste-mamme? Le storie di donne penalizzate e demansionate che spesso raccontiamo ci riguardano? A rispondere è stata la vita di ogni singola componente. Ed ecco un altro inizio. Un primo timido segnale di un problema rimasto fuori dalle redazioni, lontano dalle pagine dei giornali e sconosciuto al web, se non da sporadiche denunce. La “Motherhood Penalty” c’è e si vede. Anche nel giornalismo. A mantenere la barra dritta di una professione così importante per la stessa democrazia del nostro Paese è il Testo Unico (22 gennaio 2019). Al suo interno sono contenuti 16 articoli che declinano in pieno le regole deontologiche che sono alla base di questo lavoro. C’è, però, un tassello che manca ed è proprio quello sulla “penalità di maternità”. Il progetto, infatti, punta alla promozione della cultura dell’inclusione lavorativa per le madri lavoratrici e all'inserimento di un articolo di tutela delle madri giornaliste nel Testo Unico dei doveri del giornalista.
Così è nata l’idea di realizzare un’indagine studio con un test che è stato pubblicato proprio in questi giorni sul sito dell’Ordine.

*Vice presidente Commissione Pari Opportunità-Ordine dei Giornalisti della Campania

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Bisogna ragionare per macro-regioni sulla complessità della sfida e ritrovare il coraggio di Sisifo di cui parla Camus.

Il futuro dell’Osso (Campania interna) e il valore del piano paesaggistico

Ma in Emilia Romagna (Agenzia del Terremoto) hanno iniziato a discutere con le Università e (anche) con i Comuni “fuori regione” di Veneto e Lombardia.
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico

In diverse note analitiche dedicate alle aree interne della regione Campania (rintracciabili in rete), si prendono in considerazione aspetti connessi all’ambito sociale o economico-culturale¸ spesso si ricorre a geografie funzionali: le geografie costruite tramite relazioni spaziali (ad esempio i flussi di pendolarismo per motivi di lavoro) o gerarchie amministrative (un comune appartiene a una provincia, una regione, una ripartizione territoriale). Di recente l’analisi geostatistica si è arricchita dell’apporto della geografia delle eco-regioni. Si tratta di un apporto conoscitivo molto rilevante in quanto si ritiene che la natura ecologica è il livello di analisi più appropriato per la misura e l’implementazione di politiche di transizione urbana, economica ed ecologica.
L’approccio eco-territoriale delinea, quindi, unità spazialmente uniche, che non possono trovarsi in altre località geografiche, come accade con un approccio tipologico, fatta eccezione per le isole marine o le interruzioni dei confini di Stato. L'approccio eco-territoriale consente di superare i limiti dell'informazione spaziale frammentata e accresce la responsabilità locale nella gestione della transizione ecologica connessa anche ai cambiamenti del clima.
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E se ci stiamo chiedendo se è meglio un calice di vino bianco, un bel drink analcolico o un cocktail che ci regala una leggera ebbrezza, eccovi la risposta.

Ingrassare con l’aperitivo? Consigli per rimanere in forma

Non rinunciamo a questo momento di relax. La chiacchierata con un’amica o un tête-à-tête o una rimpatriata tra amici ci fa fare pace col mondo.
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Per rilassarsi . . .
di Maristella Di Martino

Di solito accompagniamo il nostro aperitivo con spuntini succulenti, ma l’ideale è preferire quelli non troppo grassi e pieni di fibre. L’aperitivo potrebbe diventare un vero attentato alla nostra linea, ma con alcuni accorgimenti possiamo restare in forma senza rinunciare al piacere che proviamo condividendolo in compagnia. L’aperitivo è meno formale di una cena, meno impegnativo di un pranzo e, di sicuro, più economico. Oggi, poi, è una moda. Viene chiamato anche apericena o happy hour, ma la sostanza non cambia. Da Nord a Sud, ci accomuna tutti perché lo amiamo in ogni sua declinazione. Ci diamo appuntamento dopo il lavoro, a volte senza neppure passare da casa. Sorseggiamo volentieri uno “Spritz”, un prosecco, un bicchiere di vino e ogni tipo di cocktail ci venga proposto. Il calice, in ogni caso, non arriva mai da solo: è spesso accompagnato da olive, patatine e salatini, ma a volte abbiamo la fortuna di riempire il nostro piatto di un ricco buffet. E la tentazione di fare una scorpacciata poco intelligente è sempre dietro l’angolo, potendo spaziare, oltre che tra pietanze preparate secondo la tradizione, tra invitanti proposte etniche e talvolta anche dolci tentazioni.
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