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Salerno Economy VII.06 – 09.02.2018

I riflessi della fase di cambiamento del modello economico e produttivo della nostra provincia.

La sfida delle competenze

Sempre più necessario l’aggiornamento costante dei profili professionali per adeguarli alle necessità delle imprese.
Immagine Focus profili professionali
Necessaria una formazione più mirata
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 5 gennaio 2018.

di Paolo Coccorese ed Ernesto Pappalardo

L’analisi dei flussi delle entrate previste nel mercato del lavoro in provincia di Salerno - sulla base dell’offerta di contratti ai diplomati da parte delle imprese private dei settori industria e servizi (dati sistema Excelsior 2017) - consente non solo di avviare una seria riflessione sulle dinamiche occupazionali inerenti al profilo formativo più richiesto, ma anche di scandagliare le evoluzioni dell'identità produttiva del nostro territorio. Sono tre gli elementi sostanziali sui quali focalizzare l’attenzione: la sempre maggiore consistenza della filiera che spazia dall’agricoltura all’agro/industria; la rinata consapevolezza che solo la specializzazione e l’affermazione delle competenze professionali nel settore turistico (e nella sua ampia declinazione in termini di coinvolgimento di varie categorie di servizi e di produzioni artigianali) possono apportare una significativa crescita del valore aggiunto con relative ricadute positive sull’occupazione e sulla redditività delle imprese; la presa d’atto – per diverse motivazioni non sempre legate alla stagionalità di determinati segmenti produttivi – che l’offerta contrattuale (al di là della stessa valenza del Jobs Act, con tutto quello che ne dovrebbe conseguire) è prevalentemente orientata al tempo determinato (almeno nella fase temporale del primo approccio tra diplomati ed aziende).

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Nel 2017 rappresentano il profilo più richiesto dalle aziende private nei settori dell’industria e dei servizi nel Salernitano.

Diplomati, boom di offerte per tecnici dell’agroalimentare

Ammontano a 3.730 le entrate previste, ma questa positiva tendenza si traduce in 99,7 contratti a tempo determinato ogni cento proposti.
Immagine Diplomati Numeri Economia
Domanda e offerta disallineate
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 5 gennaio 2018.

di Paolo Coccorese ed Ernesto Pappalardo

A conti fatti l’antico (ma, evidentemente, sempre valido) “diploma di ragioniere” è ancora quello che assicura un posto di lavoro abbastanza sicuro in provincia di Salerno, e certamente con un numero di contratti a tempo indeterminato molto più consistente degli altri diplomi di scuola secondaria superiore (1.500 entrate). Principalmente per due motivi: perché è un titolo che si pone in maniera trasversale rispetto al mercato del lavoro, e perché non impatta in maniera prevalente su cicli produttivi per loro natura stagionali (come quelli afferenti alle filiere agroalimentare e turistica). Ma, naturalmente, la mappa del lavoro in relazione alla fascia dei diplomati è molto più articolata rispetto a qualche anno fa. Al punto che, se volessimo stilare una top ten dei diplomati più ambiti dalle imprese private che operano nei settori dell’industria e dei servizi, dovremmo tenere conto che in vetta, al primo posto, si collocano (secondo la banca dati Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro) gli allievi formati negli istituti tecnici ad indirizzo agrario/agroalimentare/agroindustria. In questo caso ammontano a 3.730 le entrate previste sul territorio salernitano nei dodici mesi appena conclusi. Un indicatore che, però, si traduce in 99,7 contratti a tempo determinato ogni cento proposti.

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Appunti per il turismo wildwatching: sulle tracce della biodiversità nella nostra provincia.

Il lupo, i delfini e le altre “zoostar” salernitane

La Regione ha pubblicato le misure relative alle Zone speciali di conservazione (Zsc) in Campania. Il documento, previsto dalla direttiva europea, elenca gli habitat, gli animali selvatici e la vegetazione da tutelare.
Lontra Schiavino 1
La lontra spunta in luoghi inattesi
di Alfonso Schiavino

Sapete dove abita il lupo grigio? E dove giocano i delfini? Dove nuota la lontra? Le domande sono territorialmente lecite perché questi animali – insieme con la testuggine palustre e numerose specie di pipistrelli – sono fra i più suggestivi frequentatori della provincia salernitana. E le risposte non sono scontate. La nostra “piccola arca” comprende il serpente più lungo d’Italia e una farfalla inserita nel Libro rosso delle specie minacciate. Le informazioni sono tratte ed elaborate dalla delibera di giunta regionale 795/2017 che ha approvato le misure di conservazione per definire le Zone speciali di conservazione (Zsc): è la procedura richiesta dalle direttive europee sulla Rete Natura 2000.

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Solo il 17,9% degli occupati lo conosce con esattezza. I servizi più richiesti: polizze sanitarie e previdenza integrativa.

Il welfare aziendale può valere 21 miliardi

Il Censis: “Per il 58,7% meglio le prestazioni degli aumenti retributivi. Favorevoli soprattutto i dirigenti, i laureati e gli occupati con redditi elevati, meno consenso tra operai e lavoratori con stipendi bassi”.
Welfare Aziendale 1 Giovani che lavorano Censis
Nuove frontiere
Una delle partite più importanti nell’ambito del ridisegno delle relazioni tra imprese e lavoratori si gioca sul versante dell’assistenza integrativa, il cosiddetto welfare aziendale. Si tratta di una nuova frontiera non ancora ben percepita dai soggetti in campo che si trovano ad affrontare un passaggio strategico per migliorare la qualità complessiva dei rapporti sui luoghi di lavoro. A fare il punto della situazione la prima edizione del Rapporto Censis-Eudaimon presentato nei giorni scorsi. “Oggi il decollo del welfare aziendale - spiega il Censis in una nota di sintesi - è più annunciato che reale, ma in prospettiva potrà dare un grande contributo al benessere dei lavoratori. A regime si può stimare in 21 miliardi di euro il valore potenziale complessivo delle prestazioni e dei servizi di welfare aziendale, se questi strumenti fossero garantiti a tutti i lavoratori del settore privato: un valore pari a quasi una mensilità di stipendio in più all'anno per lavoratore. Perciò è indispensabile che il welfare aziendale sia promosso come un pilastro aggiuntivo del più generale sistema di welfare italiano e non venga percepito come un premio che avvantaggia soprattutto i livelli occupazionali più alti”.
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L’analisi dei dati più recenti delinea le dinamiche di crescita delle varie componenti settoriali.

Agroalimentare, cooperative: giro d’affari sfiora i 35 miliardi

Un quarto dell’ortofrutta e della carne italiana deriva da imprese mutualistiche. Positiva la performance anche sul versante dell’export (per un valore di 5 miliardi di euro).
Immagine Green Style
Valore aggiunto per il Made in Italy
Numeri importanti per la cooperazione agroalimentare Made in Italy che “con le sue 4.703 imprese attive garantisce occupazione a più di 91.500 addetti e genera un fatturato di quasi 35 miliardi di euro, pari al 23% del giro d'affari dell’alimentare italiano, ottenuto attraverso la lavorazione e trasformazione di una quota pari al 32% della materia prima agricola italiana, per un valore di 16,1 miliardi di euro”. Un segmento che “pur in presenza di un leggero calo dei soci produttori aderenti (-3%), registra una crescita sia del fatturato (+0,6%) che dell’occupazione (+0,9%). Buone anche le performance dell’export: complessivamente nel 2016 il sistema cooperativo italiano ha realizzato oltreconfine il 17% del proprio fatturato per un totale di circa 5 miliardi di euro, pari al 13% delle esportazioni agroalimentari italiane”. E’ questo lo scenario delineato dall’Osservatorio della Cooperazione Agricola Italiana-Rapporto 2017 istituito presso il Mipaaf e sostenuto dall’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari (Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Unicoop).
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