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Salerno Economy XII.15 – 28.04.2023

In ogni “battaglia” si diventa “prevalenti”. E’ questo il neo-pensiero dominante, al di là degli schieramenti anche più recenti.

Vincenti o perdenti? No, tutti (sempre) vincenti

La nuova strategia della “politica”, che non ha bisogno di dimostrare che ha fatto le scelte giuste e più coerenti, perché, in realtà, emerge un altro insegnamento: non si è mai soccombenti, a prescindere dai risultati.
Altissimo, Cristofano dell' (c. 1525-1605): Portrait of Francesco Guicciardini Florence Galleria degli Uffizi (Gioviana Collection) *** Permission for usage must be provided in writing from Scala.
Ritratto di Francesco Guicciardini
“Pregate Dio sempre di trovarvi dove si vince, perché vi è data laude di quelle cose ancora di che non avete parte alcuna; come per il contrario chi si trova dove si perde, è imputato di infinite cose delle quali è incolpabilissimo”, (Francesco Guicciardini).

Le più recenti vicende della politica nostrana sembrano, in verità, confermare questo pensiero di Guicciardini, in considerazione dell’attuale tendenza a non fare troppo caso al grado di confusione, in senso generale, che, ormai, ha preso piede e che “agevola” e promuove, molte volte, la scelta di andare a collocarsi in quell’area dove è più facile identificare i vincenti, piuttosto che i perdenti. Siamo proprio così sicuri, per esempio, che molti tra quelli che calcano le scene della politica in questo momento, appartengano, per così dire, storicamente allo schieramento dove appaiono “risiedere” e, in genere, a pieno titolo, prosperare? Il “mutevole”, nuovo assetto della politica, sia nazionale che anche locale, in realtà è già cambiato nel tempo, e in molti casi da anni. Né si intravedono, nella decadenza persistente di principi e valori che, pure, hanno resistito in passaggi storici importanti, novità di rilievo, perché, in questa fase, il “disegno politico” del “nuovo” si consolida (o perde terreno) non in base a parametri ben chiari e consolidati, ma in considerazione, prevalentemente, di vantaggi e obiettivi primariamente personali. In poche parole, la politica - la “lotta politica” - non aggrega quasi più nulla. Si rimane “fedeli”, cioè, a percorsi e traiettorie che, preliminarmente, portano in valore aggiunto il tornaconto di chi si profila, con coerenza logica (e “politica”) protagonista di scelte, per così dire, “coerenti”.
(continua)
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Per le festività del 25 aprile “previsione di 5,2 milioni di presenze nelle strutture ricettive italiane”.

“E’ febbre da ponte”, trionfano le città d’arte

Messina (presidente Assoturismo Confesercenti): “Continua la fase di crescita del turismo, che, però, tende a concentrarsi soprattutto in alcuni momenti specifici dell’anno. È necessario lavorare tutti insieme, Enit e Ministero del Turismo in testa, per una promozione del territorio nei periodi meno battuti”.
Numeri Economia Turismo Salerno
Salerno, città d'arte, nei flussi di turismo
“È febbre da Ponte per il 25 aprile con una previsione di 5,2 milioni di presenze nelle strutture ricettive italiane. Una febbre positiva che certifica la buona salute del turismo italiano e soprattutto il trionfo delle città d’arte del Belpaese, sempre più apprezzate con un tasso medio di saturazione vicino al 90%”. Queste le principali indicazioni dell’indagine realizzata da Centro Studi Turistici per Assoturismo Confesercenti. Dati che vanno analizzati, naturalmente, tenendo conto delle prospettive che delineano per i prossimi mesi, cruciali per stabilizzare e delineare al meglio il trend 2023 di un comparto dell’economia estremamente strategico.
Il riferimento di cui tenere conto è che il “movimento dei vacanzieri nel periodo pasquale” è stato “di oltre il 7% rispetto allo scorso anno”. Il “buon dinamismo della domanda” si è concretizzato con il “tasso di saturazione” che “che supera di 8 punti quello raggiunto nel 2019”. Di conseguenza, “in base ai risultati del monitoraggio, nel ponte tra il 22 e il 25 aprile si registrerà un notevole movimento di turisti che si dirigeranno prevalentemente verso le città e i centri d’arte, con l’89% di camere occupate”. Il “trend positivo è atteso anche per le altre tipologie di prodotti, ma con andamenti differenziati. In particolare, le località marine registrano saturazione media del 72% dell’offerta disponibile, le località dei laghi e di montagna si attestano rispettivamente al 68% e al 67% di occupazione. Invece, per le località rurali/collina il tasso rilevato sale al 77% e per le aree del termale al 76%. Nel complesso risultano prenotate in media 3 camere su 4”.
(Fonte: confesercenti.it/21.04.2023)
(continua)
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L’illusione che la caduta del muro di Berlino avrebbe fatto crollare (subito) altri steccati per un’Europa più plurale.

Draghi e le lezioni di Beniamino Andreatta

Da governatore della Banca d’Italia ricordava spesso le intuizioni dell’economista e ministro democristiano. Le forti critiche al sistema pubblico e all’“assistenzialismo industriale”.
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico

“Nel 1986, in un convegno del suo partito, Andreatta sostenne tesi molto impopolari, tesi lungimiranti, ma con difficoltà ad essere coagulate dalle forze riformatrici”. Draghi - che introduce e richiama le parole di Andreatta - specifica alcune sue priorità: “La spesa sociale italiana non è adeguata ed è mal distribuita fra i diversi strumenti. Lo stato sociale non si è attuato, come nel caso dei Paesi nordici, a partire da idee semplici che partono dal welfare. Vi è solo una spinta della pressione politica del momento a tutela di taluni interessi piuttosto che di altri. E’ prevalso, nel tempo, l’interesse dei gruppi da aggregare per ragioni politiche, piuttosto che la prevenzione della malattia e della mancanza di reddito della persona anziana o in disagio economico. Sono rimasti sacrificati quasi tutti gli istituti propri del Welfare State che riguardano la protezione della disoccupazione e delle condizioni estreme al di sotto della linea di povertà. Vi è una incapacità di dire no per pronunciare alcuni sì essenziali. Vi è poi un assistenzialismo industriale esagerato rispetto alla ripresa strategica della politica industriale, esso accresce in maniera pericolosa il già notevole carico del debito pubblico”.
Non a caso, poi, Andreatta iniziò a riflettere sul destino dell’impresa pubblica per descrivere i limiti di una politica riformista. Per lui la porta aperta ai finanziamenti (pubblici) era una pessima medicina per guarire dalla rendita inopportuna, presente nelle pieghe nascoste dell’impresa pubblica, spesso ispiratrice di politiche monopolistiche.
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Eppure si erano spese parole solenni (a mezzo stampa) e indicati valori evergreen in nome della virtù salvifica del moderatismo.

Azione-Italia Viva, c’era una volta il partito unico

E’ bene ricordare che di leader in grado di attrarre il mondo berlusconiano in campo ce n’è uno solo: Matteo Renzi, per varie ragioni di stile politico, pragmatismo e dosata spregiudicatezza. Ha fatto saltare il tavolo con Calenda perché, non da ora, si è seduto ad un altro.
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Intesa smarrita
di Mariano Ragusa

Renzi e Calenda rompono l’intesa. Salta il partito unico, Azione-Italia Viva trascina nel caos il Terzo Polo. Volano gli stracci e si depositano sull’accidentato tappeto della politica nazionale suscitando l’ennesima evocazione del Centro da ricostruire.
La versione post-trauma è quella della federazione. Con gli stessi Renzi e Calenda (separati in casa) ma allargata al variegato arcipelago di micro-simboli di aspirazione centrista.
Si spendono parole solenni (a mezzo stampa), si indicano valori evergreen (la moderazione, la equi-distanza da destra e sinistra in nome della virtù salvifica del moderatismo) ma a ben vedere è solo esercizio di stile senza richiami di progetto e di visione definite e credibili.
Si armano scialuppe per galleggiare nel mare mosso della politica in cerca di richiamare su se stessi appeal da parte degli schieramenti-architrave del sistema politico vigente.
Dietro le nobili bandiere c’è solo la comprensibile corsa al (personale) posizionamento per restare nel club e sperare in future candidature. L’imperfetto bipolarismo italiano offre autostrade ai piccoli partiti in funzione di puntello algebrico delle coalizioni.
Difficile vedere altro nei movimenti post divorzio politico Renzi-Calenda. Solo nascoste aspettative di qualche altro “infarto” del sistema politico come il collasso di Forza Italia e la fuga in libertà dei suoi elettori da intercettare.
Vero è che tra gli alfieri della vagheggiata federazione centrista vi sono molti ex berlusconiani. Storia nota e in larga parte consumata. Nessun appeal di leadership. E ancora meno risorse, è ipotizzabile, quanto a dote elettorale propria.
(continua)
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