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Salerno Economy XII.10 – 24.03.2023

Il nuovo volume del Prof. Pasquale Persico pone al centro dell’attenzione la mancanza di una chiara visione in materia di politica economica.

Identità, sviluppo e … Mr. Keynes

“L’Italia che non c’è. A proposito di debito e governance”. Tra antiche tracce e sostanziali riflessioni per incamminarci (sul serio) in Europa.
Copertina Libro P. Persico
La copertina dell'ultimo libro del Prof. Pasquale Persico
E’ da pochi giorni uscito l’ultimo volume del professore Pasquale Persico, (anche) prezioso collaboratore del sito www.salernoeconomy.it e della newsletter che editiamo settimanalmente da più di dodici anni a questa parte. Un librettino - “L’Italia che non c’è. A proposito di debito e governance (e di Mr. Keynes)”, Guida editori - che, naturalmente, propone non pochi spunti di riflessione e che già alimenta attenzione tra esperti ed addetti ai lavori, ma anche tra non pochi lettori che, pure, sono rimasti, più di una volta, senza parole negli ultimi tre anni e qualche mese, di fronte a quanto è accaduto a livello di politica (non) economica a livello italiano, europeo e internazionale. Il tema del draghiano debito buono, insieme a tanti altri, si intreccia molto bene con non pochi insegnamenti keynesiani. La (neo) globalizzazione - così lontana da quella che rientra nella più classica definizione - è l’asse portante della crescita di tante economie, ma, evidentemente, è attratta da nuove parole d’ordine e disegna costantemente equilibri “socioeconomici” diversi e, in qualche modo, più proposti e gettonati da neonati e più affermati ponti di comando.
Cambia - è già cambiato - il mercato del lavoro - e le risorse per un nuovo e diverso welfare sono decisive per guardare oltre le parole d’ordine di un processo di sviluppo che appare così indeciso e contraddittorio. I fatti più recenti, le crisi bancarie che, in appena un secondo, gli Stati “coinvolti” hanno accompagnato in archivio (?), per esempio, fanno lievitare dubbi e perplessità che non è facile dotare di una risposta convincente.
(continua)
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L’economia risulta in frenata nel primo trimestre, pesano “le incertezze ereditate dal 2022”.

Consumi alimentari in calo per l’aumento dei prezzi

Confcommercio: “Quadro complesso”. I dati della congiuntura fotografano a febbraio una diminuzione del Pil dello 0,3% su base mensile.

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Effetti inflattivi
“Non si risolvono le incertezze ereditate dal 2022. Si conferma lento il rientro delle dinamiche inflazionistiche e risulta altrettanto serio l’impatto di queste sui consumi". E’ questa l’analisi del direttore dell’Ufficio Studi Mariano Bella dei dati della congiuntura Confcommercio del mese di marzo. “Il rallentamento dell’attività produttiva - ha evidenziato Bella - si deve alla contrazione della domanda delle famiglie. A ciò non si è associato, per il momento, un peggioramento del mercato del lavoro”. Il primo trimestre del nuovo anno, “in linea con le attese”, assume, quindi, gli aspetti di un “periodo di rallentamento dell’attività economica”. Nel mese di marzo “il Pil dovrebbe ridursi dello 0,3% rispetto al mese precedente”. La flessione su base annua sarebbe pari allo 0,2%, “nel complesso il primo quarto del 2023 si chiuderebbe con una contrazione dello 0,3% mensile, confermando la recessione tecnica”.
Va detto che “a febbraio 2023, l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato una riduzione dello 0,1% sullo stesso mese del 2022”. Se si analizza questa tendenza, si evince che “il dato è sintesi di un aumento della domanda per i servizi (+3,7%) e di una flessione di quella relativa ai beni (-1,4%). La minore dinamicità della domanda rilevata nell’ultima parte dello scorso anno e in questi primi mesi del 2023 allontana ancora il ritorno dei consumi delle famiglie in volume ai livelli pre Covid-19”.
(Fonte: confcommercio/17.03.2023)
(continua)
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La politica è in ritardo, ha nostalgia di un passato che non tornerà. Le “ripartenze” da compiere si sono moltiplicate, ma non possono prendere forma.

Riassunto (breve) dell’agenda Draghi per quanti hanno fretta di nasconderla

Prima delle dimissioni definitive, era evidente l’impossibilità di camminare lungo un percorso diventato fuori dal tempo contemporaneo, la storia dell’Italia e dell’Europa aveva già scelto un’altra direzione.
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico

Ci sono fatti, che stanno accadendo, che ci consentono di capire di più sulla contemporaneità che ci circonda dopo la pandemia e sulla guerra accanto all’Ucraina. Se facciamo, poi, riferimento alle difficoltà delle imprese e del settore pubblico a soddisfare le domanda di molti giovani su come entrare nel mondo del lavoro, comprendiamo che non ci sono molti gradi di libertà. Si tratta di fare luce sulla situazione nuova che prevede che l’epoca degli aiuti ad occhi chiusi all’Italia ed agli altri Paesi mediterranei, è davvero passata. La rincorsa per agganciare gli obiettivi del Pnrr è terminata, le politiche complementari di aiuto non sono più nell’agenda europea, che era anche l’agenda Draghi. L’inquietudine di Draghi nel viaggio a tre (con Macron e Scholz) verso l’Ucraina ed il suo discorso al Senato, prima delle dimissioni definitive, erano già un’evidenza della impossibilità di camminare lungo un percorso diventato fuori dal tempo contemporaneo, la storia dell’Italia e dell’Europa camminava già in altra direzione.
Come ho sostenuto, sulle pagine elettroniche che mi ospitano, anche a proposito di Keynes, andare oltre Draghi, significa capire fino in fondo il suo pensiero sul capitalismo da correggere in un mondo globalizzato ma ancora incapace di suggerire agli Stati il come cedere sovranità collaborativa ed aperta. Capire cosa stava accadendo - come fece Draghi, nel suo viaggio in treno con Macron e Scholz, e, poi, in Usa - significa comprendere che la politica estera europea stava cambiando rotta, mentre l’Italia era ancora in grave difficoltà fino a non riuscire a parlare.
(continua)
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“Cambiati i luoghi della spesa con il 72% che si reca e fa acquisti nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, in promozione”.

“Con +55 per cento prezzi zucchero vola il carrello”

Coldiretti: “Le difficoltà si estendono dalle tavole dei consumatori alle imprese per le quali si sono registrati nell’anno di guerra aumenti dei costi dal vetro alle etichette, dal cartone ai barattoli di banda stagnata, dai mangimi al gasolio”.
Numeri Economia – Immagine consumi
Metodi di spesa
“In controtendenza all’andamento generale accelerano i prezzi dei beni alimentari che aumentano in media del 12,9% con punte massime del 55% per lo zucchero di cui l’Italia è fortemente deficitaria e del 44% per l’olio di semi, soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che è uno dei principali produttori”. E’ questo il quadro delineato dalla Coldiretti che prende in considerazione “i dati Istat sull’inflazione che a febbraio scende in media al 9,1%”. “Ad aumentare - sottolinea la Coldiretti - sono sia i prezzi degli alimentari non lavorati (+8,7%) che soprattutto quelli lavorati (+15,5%) che risentono del balzo dei costi di produzione legati alla trasformazione e al confezionamento. Le difficoltà si estendono dalle tavole dei consumatori alle imprese per le quali si sono registrati nell’anno di guerra aumenti dei costi dal vetro alle etichette, dal cartone ai barattoli di banda stagnata, dai mangimi al gasolio”.
Va evidenziato che “per difendersi dagli aumenti 8 italiani su 10 (81%) hanno preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso. Coldiretti/Censis evidenzia come siano cambiati anche i luoghi della spesa con il 72% degli italiani che si reca e fa acquisti nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, in promozione. Le famiglie - spiega Coldiretti - vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti”.
(coldiretti.it/16.03.2023)
(continua)

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