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Salerno Economy XI.37 – 21.10.2022

La lunga crisi sociale si è da tempo proiettata sulle scelte più attente all’interesse personale.

La “politica”? Ecco che prende forma il resto di niente

Se si ascoltano più a fondo platee di giovani “disimpegnati”, ci si rende conto che le decisioni si susseguono, ormai, al di fuori di qualsiasi contesto mobilitante. Non appaiono più valori e principi “fondanti”.
Immagine Glocal partiti politici
Cambiamenti?
Resta sullo sfondo delle nostre riflessioni, in queste giornate “appese” al racconto della politica, la grande “agitazione” di giornali, televisioni e media che interpretano fatti, cose e persone non proprio come servizio da rendere a noi - quasi tutti abbandonati alle deduzioni inutili e, probabilmente, contraddittorie - ma, piuttosto, come ulteriore tentativo di sfoggio di “intelligenza” ricostruttiva o, più banalmente, come ennesimo appoggio da “offrire” per sostenere questo o quello, nell’ambito di un disegno più generale che ingloba la più ampia interconnessione possibile tra le varie forze in campo (e, quindi, anche i mai secondari organi di informazione). Ma, invece, di stare a pensare a questi aspetti particolarmente deleteri, vale la pena, invece, concentrarsi sull’uso molto particolareggiato e così lontano dal mondo della politica (e delle sue variegate interpretazioni) che i più giovani - ma anche tantissimi meno giovani - padroneggiano, ricorrendo, con naturalezza e disinvoltura, alla rapida “lettura” di tutto quello accade nel segmento pubblico delle cose, condizionando, sistematicamente, la vita delle persone. Perché il punto - che continua a sfuggire a tanti di noi, ma, soprattutto, agli interpreti principali della rappresentazione politica (e, quindi, con rilevanti e non secondari effetti sociali) - è che l’attenzione generale che la maggior parte dei più giovani rivolge ai personaggi della vita pubblica o istituzionale è assolutamente secondaria e sempre “funzionale” a propri obiettivi, individuabili nella propria vita personale.
(continua)
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Si manifesta la persistenza del calo del Pil (-1% mensile) e dei consumi (-2% a settembre).

E l’inflazione è al “traguardo” del 10%

Analisi congiunturale Confcommercio. “Le maggiori flessioni per elettrodomestici, auto e abbigliamento. Rischi concreti di recessione per molti Paesi”.
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Prezzi in aumento
L’analisi congiunturale della Confcommercio mette in chiaro che “il quadro geo-politico non accenna a migliorare e le tensioni sulle materie prime energetiche non si riducono”. Il direttore dell’Ufficio Studi - Mariano Bella - evidenzia che “sono più concreti i rischi di recessione per molti Paesi, soprattutto quelli più esposti dal punto di vista energetico che potrebbero risentire di eventuali razionamenti conseguenti al calo delle forniture”. Come pure “la tendenza all’incremento dell’inflazione non sembra destinata ad arrestarsi nel breve periodo”. Bella spiega che siamo di fronte ad “una crescita dei prezzi al consumo a ottobre dell’1,5% su base mensile e del 9,8% su base annua”. La variazione - “pur attribuibile in larga misura all’energia” - “è alimentata anche dalla dinamica dei prezzi dell’alimentare e di quei servizi in cui la componente energetica rappresenta una parte significativa dei costi di produzione. La crescita dei prezzi potrebbe non arrestarsi fino alla tarda primavera del prossimo anno”.
Il rimbalzo registrato dalla produzione industriale in agosto “va valutato con cautela, in considerazione della tradizionale volatilità registrata dall’indicatore nel mese. Su base trimestrale, in ogni caso, la produzione industriale registra una riduzione congiunturale dell’1,2%”. In ogni caso “la minore dinamicità dell’economia comincia a riflettersi anche sul mercato del lavoro: rispetto a giugno, il numero di occupati ad agosto mostra un calo di oltre 110mila unità. Segnali negativi cominciano ad emergere anche sul versante del sentiment degli imprenditori del commercio al dettaglio che registra a settembre, dopo alcuni mesi favorevoli, una contrazione del 2,5% su agosto”.
(Fonte: confcommercio.it/14.10.2022)
(continua)
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Il Consiglio Collaterale (organo giurisdizionale del vicereame di Napoli) in merito al conferimento delle lauree senza la fede della matricola, il 30 giugno 1661 emise un Decreto favorevole.

Il Collegio Medico di Salerno, il rituale votivo

In seguito a delle liti - con il Gran Cancelliere del Regno e con l’Università di Catania - in segno di riconoscenza a San Matteo, furono destinate (tra il 1663 ed il 1784) numerose donazioni alla Cripta del Duomo, contribuendo a farne un gioiello di arte barocca (1).
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Abside centrale della Cripta con l’altare e le tre statue in bronzo dei Santi Martiri Fortunato, Ante e Gaio, opere donate dal Collegio Medico. (Foto G. Ferrantino)
di Giuseppe Ferrantino

La Cripta, completata nel 1081 (2), è situata sotto il transetto triabsidato (3) della Basilica superiore ed è collegata alle navate di destra e di sinistra mediante due accessi, modificati rispettivamente uno nel 1718 e l’altro nel 1721, come riportato dalle iscrizioni sulle lapidi poste al di sopra dei cancelli situati agli ingressi di essi. Questi lavori furono voluti dall’Arcivescovo Bonaventura Poerio. Inoltre, vi è un accesso dall’esterno, da via Roberto il Guiscardo, che è stato realizzato solo alla fine dell’Ottocento (4). La Cripta presenta una pianta rettangolare a tre navate, con tre absidi semicircolari (5), la Cappella delle Reliquie, di forma rettangolare che si apre nella parete settentrionale fatta realizzare nel 1957 dall’Arcivescovo Demetrio Moscato, in cui sono state poste le reliquie dei Santi ritrovate nella Cripta stessa (6) ed una Sagrestia. Al suo centro vi è la tomba di San Matteo che è sormontata da un altare bifronte con un ampio baldacchino in marmo che accoglie due statue gemelle in bronzo del Santo realizzate nel 1606 da Michelangelo Naccherino. La tomba e gli altari sono delimitati da una balaustra in marmo. Nel 1969 è stato aperto il pavimento sul lato settentrionale e l’altare è stato portato al livello della tomba del Santo (7). L’aspetto attuale della Cripta è dovuto a Domenico Fontana (1543 - 1607), al quale fu affidato il progetto architettonico e decorativo, e a suo figlio Giulio Cesare (1573 - 1627), che fra il 1600 ed il 1616 apportarono all’originario ambiente in stile romanico sostanziali trasformazioni (8).
(continua)
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La riflessione del Prof. Rocco Giordano individua le dinamiche a scala globale in relazione ai temi del clima e della transizione ecologica.

Economia dei trasporti, accelera la visione multidisciplinare

Il manuale delle infrastrutture ora c’è, speriamo che il nuovo ministro sia quello giusto con visione lunga su macroaree di riferimento e politica riconoscibile e misurabile.
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico

A quasi quarant’anni dal varo del primo Piano nazionale (1986), il Prof. Rocco Giordano decide di riscoprire tutte le finalità economiche e sociali del mondo dei trasporti e della logistica globalizzata.
La sua ricerca applicata, cresciuta nel tempo, ci rende partecipe della separazione disciplinare dell’economia dei trasporti dall’ingegneria dei trasporti. Questa separazione ha finito per ritardare la nascita di visioni nuove, adatte a fare crescere le due discipline. L’accelerazione della globalizzazione ha fatto emergere i limiti delle elaborazioni disciplinari applicate e teoriche nel cogliere le nuove economie di scopo e di diversità da inventare. Si doveva cercare un approccio in-disciplinato, cioè capace di dialogare con molte altre discipline, per poi consolidare la transdisciplinarietà necessaria a collocare l’economia dei trasporti dentro la più ampia visione di una politica economica dedicata alle macroaree e alle macroregioni. I temi della competitività globale hanno costretto a muoversi , in termini di nuova ricerca, con un approccio di macroscopio (della mente) accanto agli equilibri aziendali.
La riflessione di Giordano (Politica ed economia dei trasporti e della logistica, Giordano Editore) ben individua le nuove economie che a scala globale competono e che oggi sono, in diversa dimensione, impegnate sui temi del clima e della transizione ecologica, dell’energia e dei sistemi energetici, che fanno da arbitro nei conflitti tra le diverse visioni delle nazioni.
(continua)
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Osservatorio Uiv-Vinitaly. Il “timore principale è che si aggiunga la crisi dei consumi” che colpisce tutto il mondo.

Gas ed energia congelano anche il vino italiano

Il surplus dei costi si attesta a 1,5 miliardi di euro. Il mercato “per ora” tiene, ma non compensa l’aumento delle spese.
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Momento difficile
“È una falla da quasi 1,5 miliardi di euro quella causata da gas ed energia sul vino italiano. Anche uno dei comparti del made in Italy più in salute è costretto a lanciare l’allarme e ora il timore principale è che all’escalation dei costi si aggiunga la crisi dei consumi, in Italia e nel mondo”. L’indagine dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly evidenzia che “il surplus dei soli costi energetici (+425 milioni di euro) e, di conseguenza, delle materie prime secche (oltre 1 miliardo in più per vetro, carta, cartone, tappi, alluminio) valgono da soli un aumento dell’83% rispetto ai budget di inizio 2022”. Ma bisogna aggiungere anche altre voci “in incremento (vino sfuso, costi commerciali, forza lavoro) che portano a un aumento dei costi totali di quest’anno del 28%”.
Il risultato - secondo l’indagine compiuta su un panel in rappresentanza del 30% del mercato - “ha il sapore di una beffa per il settore”. A vedere bene le cifre, “l’incremento dei listini stimati dall’Osservatorio nei primi 9 mesi di quest’anno è, infatti, del 6,6%, un dato positivo, ma insufficiente per coprire una variazione al rialzo dei prezzi che le imprese hanno richiesto nell’ordine dell’11%”. A conti fatti “il gap equivalente è pari a 600 milioni di euro di costi non coperti da ricavi che il vino italiano è costretto a sostenere per rimanere sul mercato”.
(https://news.unioneitalianavini.it/11.10.2022)
(continua)
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