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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

La lunga crisi sociale si è da tempo proiettata sulle scelte più attente all’interesse personale.
La “politica”? Ecco che prende forma il resto di niente
Se si ascoltano più a fondo platee di giovani “disimpegnati”, ci si rende conto che le decisioni si susseguono, ormai, al di fuori di qualsiasi contesto mobilitante. Non appaiono più valori e principi “fondanti”.

Resta sullo sfondo delle nostre riflessioni, in queste giornate “appese” al racconto della politica, la grande “agitazione” di giornali, televisioni e media che interpretano fatti, cose e persone non proprio come servizio da rendere a noi – quasi tutti abbandonati alle deduzioni inutili e, probabilmente, contraddittorie – ma, piuttosto, come ulteriore tentativo di sfoggio di “intelligenza” ricostruttiva o, più banalmente, come ennesimo appoggio da “offrire” per sostenere questo o quello, nell’ambito di un disegno più generale che ingloba la più ampia interconnessione possibile tra le varie forze in campo (e, quindi, anche i mai secondari organi di informazione). Ma, invece, di stare a pensare a questi aspetti particolarmente deleteri, vale la pena, invece, concentrarsi sull’uso molto particolareggiato e così lontano dal mondo della politica (e delle sue variegate interpretazioni) che i più giovani – ma anche tantissimi meno giovani – padroneggiano, ricorrendo, con naturalezza e disinvoltura, alla rapida “lettura” di tutto quello accade nel segmento pubblico delle cose, condizionando, sistematicamente, la vita delle persone. Perché il punto – che continua a sfuggire a tanti di noi, ma, soprattutto, agli interpreti principali della rappresentazione politica (e, quindi, con rilevanti e non secondari effetti sociali) – è che l’attenzione generale che la maggior parte dei più giovani rivolge ai personaggi della vita pubblica o istituzionale è assolutamente secondaria e sempre “funzionale” a propri obiettivi, individuabili nella propria vita personale.

Non si tratta di considerazioni banali, perché spiegano molto bene, per esempio, la scelta di partiti e di formazioni che ad essi, in qualche modo si ispirano, non in base ad una scelta ideologica – che non c’è quasi più – ma in relazione a valutazioni che di strettamente politico non hanno quasi più niente. In pratica, una vasta fetta di popolazione non ha alcun motivo fondato per svolgere un ragionamento politico prima di scegliere il voto e la persona che a suo parere è destinato ad incarnarlo.

No, diventano predominanti, invece, altri criteri che, senza ricorrere a valutazioni superficiali, si fondano principalmente su interpretazioni che non prendono in considerazione principi politici per così dire strutturali: si basano, invece, su aspetti che, per esempio, enfatizzano l’identità personale del candidato o del “politico” più in generale (tipologia culturale, economica, sociale) o propongono scelte che rientrano nel “patrimonio” di valori non strettamente connesso al contesto politico che, pure, dovrebbero, invece, privilegiare. In estrema sintesi: il voto o lo “schieramento politico” camminano di pari passo con l’interesse (non sempre pratico, sia chiaro) che il giovane o meno giovane individua in quel momento o, magari, in una prospettiva di breve o anche di medio periodo. Un tipo di interesse che, però, c’entra molto relativamente con la politica, i principi, l’impostazione di un quadro complessivo e valido (per chi lo imposta) di principi e di azioni di cui tenere conto. Insomma, anche la “politica” è diventata, insieme a tanto altro, un campo di interesse relativo, che può essere utile per ottenere qualcosa o per non ottenere niente, ma attestandosi sempre tra i riferimenti ai quali attingere nell’ampio campo delle “scelte” che prima o poi “tutti siamo chiamati a fare”.

Che cosa è venuto meno? Lo spirito del tempo, viene da dire, che rendeva tutto per noi – attempati cultori di idee e principi alla base di valori perennemente richiamati e interpretati nella loro originalità – presente, illuminante, fino a farci compagnìa nella solitudine delle scelte. Ecco, la carenza di principi ispiratori si coniuga con il rifiuto di scelte e decisioni, per così dire, importanti, sostanziali.

Ma questo tempo già appare passato, sfuggito nei fatti che non accadono più, perché non significano, molto probabilmente, più niente.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

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