Evidentemente troppe le emergenze che vengono a sovrapporsi e che bisogna affrontare senza perdere tempo.
La politica sul filo del fuorigioco, partita sempre più difficile
Non si è verificato il ridimensionamento dell’ansia partitica, si punta sempre a indirizzare verso obiettivi specifici (in grado di generare potenziali ritorni di immagine e, quindi, di voti) ogni decisione che viene a determinarsi.
Confusione, incertezza
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La Cgia di Mestre ha monitorato l’Indicatore di Tempestività per analizzare lo stato di solvenza delle P.A.
Comuni e Asl (del Sud Italia), pagamenti troppo lenti
Elevata la media di attesa, con un ritardo cronico di due mesi, ma che arriva a superare anche i trecento giorni. Un periodo eccessivo che ben spiega l’accumulo dei fallimenti.
In attesa
Non solo di debiti e di crisi di fatturato. E’ oramai risaputo che le aziende falliscono anche per i crediti vantati. Soprattutto se il loro “cliente” è lo Stato italiano. Che siano ministeri, Regioni o enti locali ancora più piccoli, i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione si sono accumulati, fino ad arrivare a superare i tempi imposti dalle normative europee. Ad analizzare lo stato di “solvenza” delle pubbliche amministrazioni del territorio nazionale è la Cgia di Mestre che ha monitorato il cosiddetto Indicatore di Tempestività dei Pagamenti. Gli apparati centrali si muovono come elefanti. E questo è il caso di ben 10 ministeri su 12: la maglia nera al ministero dell’Interno, che ha una media di pagamento di 62 giorni. La Difesa segue con 36 giorni di attesa, lo Sviluppo Economico sfiora il mese, così come quello delle Infrastrutture.
Ma se i ministeri procedono con le zavorre ai piedi, neppure Regioni e Comuni se la passano meglio. La media di attesa per alcuni Comuni del Sud Italia arriva anche a superare i 300 giorni.
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“Il tempo d’esecuzione della musica varia in relazione all’ambiente”, (Sergiu Celibidache).
Draghi, elogio della bellezza e strategia del silenzio
Mentre ancora si rincorrono i complimenti per il valore estetico del suo discorso, intorno aumenta di nuovo l’inquietudine per l’andamento crescente delle mille problematiche che non trovano l’inizio della risoluzione.
Pasquale Persico
A partire dal “Sole 24 Ore”, tutti i maggiori e più autorevoli media d’Italia e del mondo hanno commentato la bellezza del discorso del presidente Draghi al Senato. Certo, c’erano - nel suo primo e secondo discorso - molti riferimenti ai passaggi chiave del cambiamento da proporre; l’enfasi sulle discontinuità con il precedente Governo era raccontata con eleganza, ma erano, anche, evidenti i salti di qualità; abbondavano, nei commenti, i complimenti all’approccio strategico e alla visione di lungo periodo tracciata come approdo necessario. Non a caso, i complimenti e le sottolineature riguardavano il sogno e la visione larga, come se la bellezza potesse durare anche nel tempo lungo della condivisione politica necessaria. La lunga serie di valutazioni, sul testo specifico del suo discorso, erano sembrate, allo stesso presidente, appropriate, ma le sottolineature erano state, spesso, troppo elogiative: un viva il Re troppo sfacciato anche per alcuni passaggi minori. Lui aveva voluto rendere produttivo ed efficace il suo ragionamento; esso consentiva a molti di potere confrontare le immagini di riferimento come rappresentative dell’animo umano in concordia, mostrando anche aspirazioni alle quali - anche lui - non poteva rinunciare.
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La tavola rotonda organizzata dal Centro Studi Formazione e Lavoro con i rappresentanti di Confindustria e Confcommercio.
I giovani imprenditori scommettono sul futuro
Resilienza, riforme e formazione, i tre punti cardine per delineare il percorso che deve condurre le nuove generazioni a un rapporto più costruttivo ed efficace con il mondo dell’occupazione.
I protagonisti del confronto
Le parole pronunciate da Draghi nel discorso al Senato hanno lasciato una traccia e lo stesso presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Riccardo Di Stefano, le riprende nel suo intervento. “L’impulso del nuovo presidente del Consiglio sembra segnare un cambio di passo: l’unità nazionale si rinsalda attraverso il dialogo con gli attori sociali. Confindustria è consapevole di rappresentare un comparto che fin qui ha tenuto, alcuni comparti ne escono distrutti, altri sommano alla pandemia le difficoltà connaturali al settore”.
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E’ un pesce molto delicato, dalle carni bianche e poco grasse. E’ ricco di acidi omega 3.
Merluzzo, ecco le dieci ricette da preparare a casa
Perfetto per tenere a bada il colesterolo cattivo e ridurre il rischio di eventi trombotici, utilizzato come rimedio contro il rachitismo e per il corretto funzionamento della tiroide. Fresco è ideale per chi segue una dieta ipocalorica.
Prelibatezza
Dal trancio al filetto, il merluzzo davvero è gustoso. Impanato poi è una vera delizia. Per non dire di quello alla mediterranea o in umido. E potremmo continuare all’infinito. Se lo consideriamo sotto sale lo chiamiamo baccalà, mentre lo stoccafisso viene preparato conservando la carne del merluzzo tramite essiccazione. Il merluzzo è un pesce molto delicato, dalle carni bianche e poco grasse. Si pesca soprattutto nei mari del Nord Europa ed è ricco di acidi omega 3. Perfetto quindi per tenere a bada il colesterolo cattivo e ridurre il rischio di eventi trombotici, dal suo fegato si ottiene l’olio di fegato di merluzzo, utilizzato come rimedio contro il rachitismo e il corretto funzionamento della tiroide. Il merluzzo fresco è ideale per chi segue una dieta ipocalorica e perciò deve assumere poche calorie. I valori nutrizionali per 100 grammi di merluzzo fresco equivalgono a 91 kilocalorie, 0,30 grammi di grassi, 17 di proteine, 50 milligrammi di colesterolo e 77 di sodio, senza carboidrati.
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