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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Evidentemente troppe le emergenze che vengono a sovrapporsi e che bisogna affrontare senza perdere tempo.
La politica sul filo del fuorigioco, partita sempre più difficile
Non si è verificato il ridimensionamento dell’ansia partitica, si punta sempre a indirizzare verso obiettivi specifici (in grado di generare potenziali ritorni di immagine e, quindi, di voti) ogni decisione che viene a determinarsi.

La partita, ormai, è impostata sul filo del fuorigioco: pochi passi più avanti e la politica si ritrova – senza possibilità di equivoco – in una zona del campo che non ammette giustificazioni. Entra, cioè, in una parte dello scenario di gioco dove si rincorrono solo le direttrici del consenso; dove, però, si prova ad impostare la “manovra” che può consentire di andare in rete. D’altro canto la sfida è, ormai, indirizzata – dal punto di vista dei partiti – non solo per aggregare come sempre consenso, ma anche per tenere sotto osservazione gli obiettivi verso i quali si è incamminati. Tra questi spunta, naturalmente, l’elezione del presidente della Repubblica – ormai al centro di ogni movimento dei partiti – che è in grado di influenzare e orientare ogni strategia nel breve e nel medio periodo degli schieramenti che si contendono la carica. Perché questo riferimento? Perché contribuisce a spiegare bene il senso di quanto sta accadendo, mentre il governo deve efficacemente preoccuparsi di contrastare la pandemia attraverso il ricorso al piano vaccini. Il contesto di riferimento, quindi, lascia emergere vari livelli con i quali interagiscono i partiti in campo che provano a fare i conti con una situazione che ne ha fortemente ridimensionato capacità effettiva e, soprattutto, rappresentazione delle loro “ragioni”.

Si avverte la sensazione che non si sia davvero verificato il ridimensionamento dell’ansia partitica – se così si può dire – e si punti sempre a indirizzare verso obiettivi specifici (in grado di generare potenziali ritorni di immagine e, quindi, di voti) ogni decisione che viene a determinarsi. In altre parole, al di là della scelta di Draghi alla presidenza del Consiglio, resta pienamente rintracciabile un modo di fare che non è coerente con tutto quanto è stato riconosciuto come inevitabile e necessario, articolando un quadro istituzionale che viene ritenuto indispensabile per sostenere quanto accaduto e quanto è in corso di evoluzione.

Si avvertono le contraddizioni stridenti di quanto si verifica attraverso immagini e dichiarazioni che si inseguono fino a rimbalzare da un capo all’altro del meccanismo mediatico, che comunica davvero non poche perplessità rispetto a quanto si verifica di giorno in giorno. Mentre il presidente del Consiglio introduce il principio sostanziale di non parlare senza prima avere fatto – l’agire precede, giustamente, la descrizione di quanto si realizza – assistiamo, invece, al persistere della politica “raccontata” che prescinde nettamente dall’eventuale verificarsi delle cose anticipate e, poi, evidentemente non seguite fino al loro compimento.

Se il “paesaggio” nel quale vanno collocate le diverse iniziative che si susseguono in questo periodo è effettivamente questo appena descritto, ci troviamo in una situazione che può evolversi verso un contesto non semplice da prevedere. Sono evidentemente troppe le emergenze che vengono a sovrapporsi e che bisogna affrontare  senza perdere tempo. Non è affatto una partita semplice, ma questo aspetto è già ben chiaro prima di tutto ai cittadini, e poi alla politica.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

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Confusione, incertezza
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