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Salerno Economy VII.48- 14.12.2018

La vittoria del 4 marzo da parte di soggetti relativamente nuovi avrebbe dovuto imporre un cambio di passo al “mondo” che “racconta” la politica.

Gli effetti “collaterali” della disintermediazione

Di fronte al proliferare delle “fabbriche delle notizie” messe in piedi e governate da professionisti dell’info/comunicazione che guidano le strategie dei nuovi leader, come reagiscono i cosiddetti opinion maker?
Immagine Glocal- social-media
Tempi nuovi
E’ stato un anno complesso, per così dire, per il circuito dove si incrociano informazione e comunicazione. La vittoria del 4 marzo da parte di soggetti relativamente nuovi ha imposto un cambio di passo al “mondo” che quotidianamente si cimenta nel “racconto” della politica. All’iniziale spaesamento è subentrata una metodologia che punta ancora - a distanza di mesi - ad evidenziare prima di tutto contraddizioni ed “incompetenze” e non ancora a cercare di realizzare una narrazione più o meno equilibrata. E’ come se la maggior parte degli attori dell’informazione e della comunicazione non accettasse di avere perso – per il momento – la grande sfida della disintermediazione. Di essere, cioè, uscita sconfitta dalla partita della credibilità/affidabilità rispetto alle scelte operate dai cittadini nelle urne. E, allora, è come se provasse a mettere in campo una specie di analisi spietata e a senso unico dell’”errore” compiuto al momento del voto. Insomma, quasi tutti i commentatori e gli analisti della politica nostrana sembrano non avere superato il “trauma” di non essere più il punto di riferimento per milioni di persone nel fondamentale momento della “spiegazione” della politica agli elettori.
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Il sondaggio Confesercenti/SWG sulle intenzioni dei consumatori per le festività.

Effetto spread sullo shopping di Natale

Cala lievemente la spesa per i regali: budget di 285 euro a persona (-7% sul 2017). Ma risultano in crescita gli acquisti nei negozi di vicinato.
Immagine shopping di Natale
Pensierini personalizzati
Shopping natalizio nel segno dell’incertezza e della preoccupazione per l’evolversi della situazione economica. “Gli italiani si approcciano al Natale 2018 con più prudenza, spendendo un po’ di meno per i regali: il budget previsto per i doni è di 285 euro a persona, con una flessione del 7% rispetto allo scorso anno. Si spende di meno, ma i regali si scelgono con maggior cura, restringendo la platea di beneficiari: quest’anno si faranno sette regali a testa, uno in meno dello scorso anno. E, soprattutto, si torna a comprare nei negozi: la percentuale di consumatori che comprerà in un’attività commerciale di vicinato passa dal 16 al 19%, prima crescita negli ultimi cinque anni”. È questo il quadro che emerge dal sondaggio di Natale condotto da Confesercenti con SWG “sulle opinioni e sulle intenzioni d’acquisto dei consumatori italiani per le prossime festività di Natale”.
(Fonte: confesercenti.it/ 08.12.2018)
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In Africa il libro di Felwin Sarr, Afrotopia, introduce il dibattito sulla necessità di un cambio dei paradigmi di riferimento.

Europa, de-sovranità e transizione mediterranea

Sempre più necessaria una collaborazione “nuova” tra Stati (de-nazionalismo), rivedendo i modelli di sviluppo allo scopo di non fare crescere la povertà, puntando ad implementare la popolazione attiva e pro-attiva in grado di approfittare delle politiche occupazionali.
Foto Pasquale Persico
Pasquale Persico
di Pasquale Persico*

La comunicazione dominante è incentrata sull’impossibilità delle Nazioni che hanno dato slancio all’idea di Comunità Europea di ritrovarsi dentro una gabbia “nemica” delle proprie aspirazioni (espressione del popolo residente sul suolo patrio). Ma - è bene chiedersi - l’Europa ha dato una possibilità a tutte queste Nazioni di occupare un spazio di opportunità? Le pressioni dal basso ed il prolungarsi della crisi economica, che, comunque, alimenta la crisi fiscale dello Stato, stanno obbligando le classi dirigenti a ristrutturare il deficit di bilancio disponibile aumentando il peso della parte corrente ed allontanando ogni ipotesi di politica fiscale per lo sviluppo della produttività totale dei fattori (o anche dei singoli fattori, come nel caso italiano). La Francia - dopo l’Italia - non vede altra scelta nel definire la prossima legge di bilancio e segue le voci di una piazza che, in maniera contraddittoria, chiede meno Europa se l’Europa non garantisce l’accesso ai beni di ieri.

*Economista

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Il capitolo “Comunicazione e media” del 52° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese nel 2018.

Per informarsi? Meno social e più Tg

Solo il 14,8% degli italiani ha letto i quotidiani cartacei negli ultimi sette giorni (e solo il 3,8% dei giovani). La radio ottiene il primato della credibilità.
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"Antiche" certezze
Se si analizza la graduatoria dei media che vengono quotidianamente prescelti, emerge quello che il Censis definisce “cambio di paradigma nell’informazione”. In vetta ci sono telegiornali e Facebook, ma “mentre i tg rafforzano la loro funzione (la loro utenza passa dal 60,6% del 2017 al 65% del 2018), nell'ultimo anno Facebook - specifica una nota di sintesi del Censis - ha subito una battuta d'arresto (-9,1% di utenza a scopi informativi). Il calo ha coinvolto anche YouTube (-5,3%), Twitter (-3%) e la rete in generale (i motori di ricerca hanno perso il 7,8% di utenza a fini informativi)”. E scendendo nel dettaglio si scopre che “in particolare, Facebook perde il 15,8% degli utenti a scopi informativi tra gli under 30 (dal 48,8% al 33%), i motori di ricerca passano dal 25,7% al 16,5% (-9,2%), YouTube dal 20,7% al 17,6% (-3,1%), Twitter dal 10,6% al 3,9% (-6,7%)”. Si confermano numerosi “gli utenti delle tv all news (22,6%) e dei giornali radio (20%), mentre solo il 14,8% degli italiani ha letto i quotidiani cartacei negli ultimi sette giorni per informarsi (e solo il 3,8% dei giovani)”. La radio “ottiene il primato della credibilità, con il 69,7% di italiani che la considerano molto o abbastanza affidabile.
(Fonte: censis.it/ 07.12.2018)
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Presentato a Katowice il report sulle performance dei principali Paesi del globo.

Clima, è ora di invertire la rotta

Restano lontani gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Passo indietro dell’Italia. Legambiente: “Necessario un piano per un futuro rinnovabile e libero da fonti fossili”.
Foto D’Antonio Giuliano
Giuliano D'Antonio
di Giuliano D’Antonio*

Ci attendono anni estremamente importanti per vincere la sfida dei cambiamenti climatici. Ma ancora pochissimi soggetti istituzionali mostrano la piena consapevolezza dei rischi che abbiamo di fronte non solo per le future generazioni, ma anche per la nostra che si trova a vivere un passaggio epocale di primaria importanza. Tutte le iniziative intraprese sembrano non tenere conto dell’urgenza che richiede la situazione determinatasi, né l’Accordo di Parigi si traduce in un’operatività in linea con gli obiettivi prefissati. La conferma di questo stato di cose è ben spiegata nell’annuale rapporto di Germanwatch sulla performance climatica dei principali Paesi del mondo – realizzato in collaborazione con CAN e NewClimate Institute e per l’Italia con Legambiente – presentato nei giorni scorsi a Katowice, in Polonia.

*Presidente Fonmed (Fondazione Sud per la Cooperazione e lo Sviluppo del Mediterraneo)

(Fonte: legambiente.it/ 10.12.2018)



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