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In Africa il libro di Felwin Sarr, Afrotopia, introduce il dibattito sulla necessità di un cambio dei paradigmi di riferimento.
Europa, de-sovranità e transizione mediterranea
Sempre più necessaria una collaborazione “nuova” tra Stati (de-nazionalismo), rivedendo i modelli di sviluppo allo scopo di non fare crescere la povertà, puntando ad implementare la popolazione attiva e pro-attiva in grado di approfittare delle politiche occupazionali.

di Pasquale Persico*

La comunicazione dominante è incentrata sull’impossibilità delle Nazioni che hanno dato slancio all’idea di Comunità Europea di ritrovarsi dentro una gabbia “nemica” delle proprie aspirazioni (espressione del popolo residente sul suolo patrio). Ma – è bene chiedersi – l’Europa ha dato una possibilità a tutte queste Nazioni di occupare un spazio di opportunità? Le pressioni dal basso ed il prolungarsi della crisi economica, che, comunque, alimenta la crisi fiscale dello Stato, stanno obbligando le classi dirigenti a ristrutturare il deficit di bilancio disponibile aumentando  il peso della parte corrente ed allontanando ogni ipotesi di politica fiscale per lo sviluppo della produttività totale dei fattori  (o anche dei singoli fattori, come nel caso italiano). La Francia – dopo l’Italia – non vede altra scelta nel definire la prossima legge di bilancio e segue le voci di una piazza che, in maniera contraddittoria, chiede meno Europa se l’Europa non garantisce l’accesso ai beni di ieri.

In Africa il libro di Felwin Sarr, Afrotopia, introduce il dibattito sulla necessità di un cambio dei paradigmi di riferimento, se si vuole fare diventare, finalmente, l’Africa un continente che prende in mano la sua nuova identità. Il concetto dominante è quello di  de-sovranità larga e collaborativa perché le risorse potenziali del continente vengano illuminate da una nuova visione anamorfica del proprio potenziale.

Ebbene, anche l’Europa ha bisogno di un’Eurotopia in grado di rileggere il potenziale delle regioni europee, rivisitate nella prospettiva strategica di euro-regioni  a statuto speciale che nel tempo conferiscano all’Europa la struttura di una Nuova Nazione  aperta alle Macroaree di riferimento. Come? Mettendo in campo una collaborazione nuova tra Stati (de-nazionalismo) e rivedendo il proprio modello allo scopo di non fare crescere la povertà e, nello stesso tempo, puntando ad implementare la popolazione attiva e pro-attiva in grado di approfittare delle politiche di sviluppo dell’occupazione.

E’ utopia? Forse, ma i fatti di Francia indicano che la strada è necessariamente questa, l’altra – dentro la crisi fiscale dello Stato – porterà rancori e conflitti che in maniera degenerativa costringeranno il bilancio pubblico ad impegnare soldi per la sicurezza repressiva, spostando in avanti lo scontro sociale fino ad immaginare nuove avventure nazionaliste. E in questo si disintegrerà l’Europa della Pace e dello sviluppo civile a vantaggio di un’Europa divisa in Stati aggregati alle diverse potenze globali, siano esse Nazioni o monopoli economici  e finanziari a scala multi-continentale.

*Economista

Foto Pasquale Persico
Pasquale Persico
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