Mentre si delinea con chiarezza la dinamica di uno scontro aspro e forte in vista delle elezioni regionali.
Riecco la politica che riscopre “arti e mestieri”
E’ bastato che riprendesse con il consueto “vigore” la contrapposizione tra i partiti per rendersi conto di come il “meccanismo” nazionale (con tutto quello che ne consegue nelle Regioni e nei Comuni) proponga sempre dinamiche di contrasto improduttivo.

Schemi e organigrammi
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La cultura costituzionale resta sempre aperta alla inclusione ed alla “normalizzazione” democratica delle forze della protesta.
La sinistra e la “pedagogia” degli antisistema
Come la “ragion di partito” (da ultimo fatta propria dal recalcitrante segretario Zingaretti) spalancò le porte al grande abbraccio per mandare a casa la Lega salviniana.

Nicola Zingaretti, segretario del Pd
Nella complicata storia degli ultimi trent’anni della Repubblica, una singolare “attrazione” ha spinto la sinistra, con cultura di governo, verso quelle formazioni politiche definite “antisistema”. E’ accaduto con D’Alema che nel 1995 aprì alla Lega definendola una “costola della sinistra”. Si è ripetuto, meno di un anno fa, con Nicola Zingaretti che ha indicato nel premier Giuseppe Conte un “solido riferimento” anche per il futuro del centrosinistra. Tattica politica e più profonde ragioni culturali si intrecciano nella interpretazione di tale “attrazione”. Ragioni che affondano le radici nella cultura costituzionale aperta alla inclusione ed alla “normalizzazione” democratica delle forze della protesta, perseguita dalla sinistra attraverso una sorta di tensione pedagogico-riabilitativa.
Capita, tuttavia, che l'effetto non si quello sperato. E che nello sforzo di "addomesticare" le forze antisistema il Pd smarrisca il proprio profilo riformista adattandosi ad una condizione di subalternità.
D’Alema e la Lega operaista.
In principio fu D'Alema e il feeling con la Lega della prima ora. Quella Lega “celodurista” e bossiana non era un meteorite abbattutosi sul sistema politico. Ne segnalava e amplificava la crisi presidiando la rappresentanza di un campo che era sociologicamente quello proprio della sinistra.
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L’esperimento in atto a Cairano e i percorsi di digitalizzazione della rete didattica nazionale.
La scuola universale? “Il sapere dei saperi”
Una nuova rete delle opportunità deve crescere come cultura civica dell’apprendere ad apprendere. La comunità si riprende adottando l’idea che sono le persone a curare le persone; le scienze e le tecnologie accompagnano il nuovo senso dello stare insieme in reciprocità creativa.

Pasquale Persico
Nelle ultime settimane il dibattito sulla nuova scuola post-covid19 è diventato aspro. Si sono moltiplicate le contrapposizioni ed il coro dei “no” è prevalso per difendere spesso solo se stessi. Si è cosi scoperto che la scuola ha bisogno ancora di una nuova “rivoluzione culturale” prima ancora di diventare “scuola digitale” a trecentosessanta gradi. Si sta allontanando l’idea di avere “poli scolastici” dove l’approccio alla conoscenza riesca ad abbracciare l’insieme della struttura professionale necessaria all’evoluzione dell’area vasta o macroregione di riferimento. Dal liceo classico, per esempio, all’apprendimento professionale specifico vi deve essere un’attenzione particolare per moltiplicare il clima di “cultura del pensare e del fare”, spesso manuale, per sviluppare il potenziale di apprendimento di un piccolo o grande centro resiliente, pronto alla nuova efficacia delle istituzioni e del mercato. A Cairano - un piccolo paese dell’alta Irpinia (Av) - dove la scuola, di qualsiasi ordine e grado, è chiusa da tempo per mancanza di allievi, il sindaco, Luigi De Angelis, ha pensato di accogliere l’idea dell’artista Ugo Marano, che nel 1996 aveva proposto alle miopi amministrazioni di una zona della provincia di Ferrara l’idea progetto di approfittare del piano strategico da approvare per fare una rivoluzione nell’apprendimento competitivo.
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La politica, negli ultimi decenni, ha avuto poco riguardo per il sistema formativo, individuando investimenti irrisori rispetto agli altri Stati europei.
Il “digitale a scuola”? Deve trasformarsi in “scuola digitale”
La rete e il web potenziano lo sforzo nella ricerca di contributi espliciti alla persona, attribuendo valore al gruppo e alla condivisione, offrendo l’opportunità di un serio lavoro di squadra basato su responsabilità, cooperazione, accoglienza e rispetto delle regole.

Cambiamenti (necessari)
I tempi moderni forzano le capacità pratiche e psicologiche dei giovani, valorizzando la squadra nel lavoro cooperativo, nel metodo costruttivo e nella condivisione di ambienti, risorse e metodo. La scuola moderna agisce nel risvegliare queste forze specifiche, arricchendole in visione di un futuro severo che esige preparazione e persone che sappiano pensare e lavorare indipendentemente. Richiede esperienze e docenti che, oltre l’autoformazione e il work placelearning della vecchia scuola, uniscano reskilling e-learning, formazione outdoor e community. Il ruolo della scuola, nei tempi moderni,è diventato sempre più invadente nella sfera dell’individualità, a causa di una famiglia delegante e travolta dallo sviluppo della vita lavorativa. La digitalizzazione dei servizi e i nuovi work place assumono, in questa circostanza, importanza strategica sia per l’aggiornamento, sia per la riprogettazione didattica. Le precedenti iniziative digitali, avviate di fatto, con l’introduzione delle Lim (Lavagna Interattiva Multimediale) e la riforma della “Buona Scuola” hanno portano negli istituti aule cablate, nuove aule multimediali e reti di computer. Questa innovazione ha favorito il passaggio al registro elettronico e ha reso visibile alle famiglie il profitto e la frequenza scolastica.
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Quali sono e che proprietà hanno? Scopriamoli insieme. Partiamo dall’avocado.
Ecco i “superfood”, più energia d’estate
Cibi ricchi di nutrienti che apportano grandi benefici alla salute. Vale a dire prodotti di origine vegetale, con poche calorie e un alto contenuto di antiossidanti, proteine, omega-3, minerali, fibre e vitamine.

Energia
Non esiste una definizione precisa per questi magici alimenti. E non dobbiamo credere che siano miracolosi. Ogni cibo va inserito in un regime alimentare vario ed equilibrato. E i consigli di un dietologo o un nutrizionista sono sempre ben accetti. I “superfood” sono per me semplicemente cibi ricchi di nutrienti che apportano grandi benefici alla salute. Vale a dire prodotti di origine vegetale, con poche calorie e un alto contenuto di antiossidanti, proteine, omega-3, minerali, fibre, vitamine o altri nutrienti essenziali. Ma quali sono i “superfood” e che proprietà hanno? Scopriamoli insieme. Partiamo dall’avocado. Una parola: superlativo. Ricco di vitamine e acidi grassi monosaturi, è utilissimo per la salute del cuore ed indicato per una dieta sana. Non fa male a nessuno, neppure alle donne in gravidanza a patto di mangiarlo nelle quantità giuste. Qual è la porzione ideale di avocado? Tra i 50 e i 70 grammi.
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