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L’esperimento in atto a Cairano e i percorsi di digitalizzazione della rete didattica nazionale.
La scuola universale? “Il sapere dei saperi”
Una nuova rete delle opportunità deve crescere come cultura civica dell’apprendere ad apprendere. La comunità si riprende adottando l’idea che sono le persone a curare le persone; le scienze e le tecnologie accompagnano il nuovo senso dello stare insieme in reciprocità creativa.

di Pasquale Persico

Nelle ultime settimane il dibattito sulla nuova scuola post-covid19  è diventato aspro. Si sono moltiplicate le contrapposizioni ed il coro dei “no” è prevalso per difendere spesso solo se stessi. Si è cosi scoperto che la scuola ha bisogno ancora di una nuova “rivoluzione culturale” prima ancora di diventare “scuola digitale” a trecentosessanta gradi. Si sta allontanando l’idea di avere “poli scolastici” dove  l’approccio alla conoscenza riesca ad abbracciare l’insieme della struttura professionale necessaria all’evoluzione  dell’area vasta o macroregione di riferimento. Dal liceo classico, per esempio, all’apprendimento professionale specifico vi deve essere un’attenzione particolare per  moltiplicare il clima di “cultura del pensare e del fare”, spesso manuale, per sviluppare il potenziale di apprendimento di un piccolo o grande centro resiliente, pronto alla nuova efficacia delle istituzioni e del mercato. A Cairano – un piccolo paese dell’alta Irpinia (Av) – dove la scuola, di qualsiasi ordine e grado,  è chiusa da tempo per mancanza di allievi, il sindaco, Luigi De Angelis, ha pensato di accogliere l’idea dell’artista Ugo Marano, che nel 1996 aveva proposto alle miopi amministrazioni di una zona della provincia di Ferrara l’idea progetto di approfittare del piano strategico da approvare per  fare una rivoluzione nell’apprendimento competitivo.

La proposta dell’Artista: “Ve lo chiedo per favore, in questa comunità in crisi, vogliamo nascere un’altra volta? Ricominciamo dall’inizio, come se fossimo appena nati, ed impossessiamoci nuovamente del nostro potenziale di conoscenze, tutti insieme. Vogliamo provare ad andare tutti a scuola, tutti nella medesima grande scuola del paese spaesato.

E ancora: “La nuova scuola vuota, che propongo di chiamare fondamentale, cominciamo ad idearla come una riscrittura dei saperi, come una nuova geografia dell’apprendimento. Queste volte dei materiali parlanti, insieme alle spazialità lievitanti, sostituiscono i professori, per comporre i nuovi libri di testo. Dai linguaggi che ci circondano, presenti e vivi, faremo nascere un periodo che chiameremo dei silenti significanti, una sorta di accademia delle espressioni liberate. Non si tratterà soltanto di raccontarci storie di emozioni e di sogni; che bello andare alla scuola fondamentale insieme ai genitori increduli, agli amministratori inattivi, agli insegnanti sempre sorridenti, perché la scuola ha ritrovato il primato di luogo basilare; da dove far partire le energie ed i sentimenti per nuove democrazie plurali.

Il Sindaco di Cairano porta la notizia all’Europa, si moltiplicano le scuole fondamentali; ogni mese un medium visivo, uditivo e sensoriale sarà acquisito e sarà donato dall’amministrazione alla scuola, tutti ad apprendere, si farà amicizia con l’arte e la cultura e le tecnologie non faranno più paura, una comunicazione sui diritti universali penetra nei cuori del paese non più spaesato; la comunità chiama altre comunità a condividere il sapere dei saperi. La poesia e la filosofia aiutano a comprendere l’importanza delle arti e delle esperienze  applicate.

Nel 2020, il progetto,  pensato un tempo per  Formignana (Fe), è diventato realtà a Cairano. Sergio Scognamiglio, vasaio riconosciuto, ha mostrato le tecniche per diventare vasaio in un giorno ed ora tutti vanno a scuola per far crescere vasi-pensieri di nuove abilità della mente .

Un ragazza di Bonito, appassionata di fotografia, riprende a grand’angolo l’Appennino meridionale e fa l’inventario del paesaggio potenziale di una comunità che ha voglia di moltiplicarsi. A luglio inoltrato, Francesco Vittorio Grigolo e la sua famiglia innamorata d’arte, inviteranno il paese a riconoscere i suoni portati dal vento ed attiveranno cori di attività inusitate.

Le professioni del cibo e del buon vivere, ad agosto, torneranno ad abitare i luoghi dell’Appennino interiore. Cairano è già un caso di bioarchitettura in campo, con i suoi vuoti riposizionati, ma vuole vivere la stagione della riattivazione culturale, del dopo pandemia, come opportunità diversa, occasione del comporre la civiltà del domani.

La buona scuola e la rivoluzione nella struttura delle professioni ripensate come presupposto per lo sviluppo digitale dovranno accompagnare la visione strategica dei comuni dispersi; una nuova rete delle opportunità deve crescere nella scuola fondamentale come cultura civica dell’apprendere ad apprendere, di una comunità che riprende la cura di sé adottando l’idea che sono le persone a curare le persone; le scienze e le tecnologie accompagnano il nuovo senso dello stare insieme in reciprocità creativa, una reciprocità aperta all’incontro con altre comunità creative, per allargare i beni relazionali creati e disponibili.

I cinque sensi nuovamente tutti in campo per trovare le direzioni giuste per il   nuovo paesaggio ad urbanità desiderata; è il paese consapevolmente  in rete che  riconosce  le mille comunità in rete digitale, finalmente pronte a non cadere nell’apprendimento adattivo, spesso orientato da un modello di consumo subordinato, produttore di dipendenza culturale e finanziaria.

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Pasquale Persico
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