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Salerno Economy XIII.21 – 07.06.2024

Il vero marchio di prestigio nel mondo? Resta il made in Italy, ma, forse, qualcuno non lo ha ancora capito.

Il turismo ai nastri di partenza: tutti pronti, via

Nessuno rinuncerà a nulla. Ma senza fidarsi troppo. Sarà questa la vera sfida dei prossimi anni: se non cambiamo faccia (e anche sostanza), non riusciremo a crescere insieme, per migliorare la nostra più grande ricchezza.

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Estate "andante" . . .
Siamo arrivati, più o meno inaspettatamente, e in primo luogo per l’aumento sostanziale delle temperature, alla constatazione che ci siamo: è la vigilia dell’estate 2024. Anzi no,
è estate. Tutto sembra coincidere con una serie di indicatori che anticipano, con la forza dei numeri, la previsione di un più ampio e concreto recupero di proiezioni, sulla base di calcoli precisi: senza mezzi termini, sta per concretizzarsi una stagione molto importante, decisamente connotata da una tendenza con il segno più. L’era, precariamente in affanno, e rincorrente, in attesa di una ventata di flussi incrementali, dovrebbe essere andata in archivio, al punto da non avere più neanche l’ansia proveniente dall’estero (verranno o non verranno in Italia gli stranieri, dagli Stati Uniti d’America?), ma, sebbene da verificare con attenzione, principalmente dalle varie zone dell’Italia nostra. Insomma, corriamo più il rischio di assistere ad una ventata di ingressi dai Paesi più consistentemente attrezzati che, però, cercano il made in Italy, vogliono ritrovare (o trovare) il nostro Paese, che è pronto ad accoglierli, ad ospitarli, a ritrovarli; che dovere fare fronte agli arrivi dal Sud al Nord del Paese (pochi), oppure dal Nord al Sud delle nostre regioni (molti, moltissimi). Un teorema che, fino a questo momento, ha dato sempre ragione alle regioni più ricche d’Italia, naturalmente al di sopra di Roma.
La domanda è: funzionerà tutto bene? Il settore turistico saprà approfittare (davvero) di questa ventata positiva? Tutto, veramente tutto, risponderà nel migliore dei modi? A sentire le prime risposte degli addetti ai lavori, pare che ci siano le condizioni più adatte per riaffermare (e migliorare) i motivi di un successo che, a questo punto, non può proprio sfuggire. Qualche dubbio? Qualche considerazione troppo ostentatamente ottimistica? No, ma è chiaro che a questo punto è arrivato il momento giusto per veleggiare nella direzione più adatta a cogliere incrementi di cassa non più rinviabili.
Ma che cos’è, allora, che non va? Che non risponde a pieno titolo alle attese? Basta dare uno sguardo ai conti che conosciamo bene, quelli delle nostre famiglie e ai servizi che aspettano i viaggiatori per confermare che hanno mantenuto antichi e perseveranti difetti. Esempi semplici, non complicati. Per esempio: reti stradali che mostrano da tempo che al minimo segnale di sovraffollamento si congestionano e, quindi, si bloccano; collegamenti con le aree di montagna che restano precari e senza alcuna, pensata, alternativa (se può esserci davvero).
(continua)
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Questa situazione ha condotto il fisco italiano a perdere oltre 5,2 miliardi di euro di tasse.

Nei primi tre mesi del 2024 spariti più di quattro negozi all’ora

Confesercenti/Commercio. “Un crollo cui corrisponde la crescita inarrestabile degli acquisti online”. Aumenteranno del +13%, attivando oltre 734milioni di spedizioni ai clienti, in media quasi 84mila consegne di pacchi ogni 60 minuti.
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In discesa le reti di prossimità
“Più consegne, meno negozi. Le vetrine continuano a spostarsi dalla strada alla rete: nei primi tre mesi del 2024 sono scomparse quasi diecimila imprese del commercio al dettaglio per una media di oltre quattro negozi in meno ogni ora. Un crollo cui corrisponde la crescita inarrestabile degli acquisti online: secondo le nostre stime lieviteranno del +13% nel corso del 2024, generando oltre 734milioni di spedizioni ai clienti, in media quasi 84mila consegne di pacchi all’ora. Lo scambio tra vetrine e pacchi, però, non è alla pari per le economie dei territori. Con la migrazione degli acquisti verso le piattaforme internazionali di eCommerce, che spesso pagano le imposte in altri Paesi, migra anche il gettito fiscale generato dai negozi. Secondo le nostre stime, la scomparsa di attività commerciali dal territorio ha portato il fisco italiano a perdere, dal 2014 ad oggi, oltre 5,2 miliardi di euro di tasse”. A lanciare questo grave allarme è Confesercenti. Se scendiamo nel dettaglio,verifichiamo alcune tendenze ben chiare. “Nei primi tre mesi del 2024 il comparto del commercio al dettaglio ha registrato la scomparsa di 9.828 imprese, circa mille unità in più dello stesso periodo dello scorso anno. A pesare le chiusure - 17.243 tra gennaio e marzo - ma soprattutto la frenata della natalità delle imprese. Le aperture di nuove attività continuano infatti a diminuire, e nel primo trimestre di quest’anno sono state solo 7.415: dieci anni fa erano più del doppio. A pesare le difficoltà per le neoimprese di affrontare un mercato sempre più dominato da grandi gruppi e giganti dell’online”.
Va considerato che “la desertificazione delle attività commerciali colpisce tutto il territorio nazionale, anche se a registrare i saldi peggiori sono le regioni con un tessuto commerciale più sviluppato. In termini assoluti, a subire la perdita più rilevante di imprese è la Campania, con un saldo negativo di -1.225 attività commerciali nel trimestre; seguono Lombardia (-1.154) e Lazio (-1.063)”.
Come pure, “tra chiusure e mancate aperture, il numero di negozi di vicinato al servizio della comunità è calato, rispetto al 2012, del -14,3% circa. In media, ci sono 12 imprese ogni mille abitanti. Se le vetrine scompaiono - e con loro il servizio sul territorio per i cittadini - le consegne di acquisti online, invece, fanno boom. Secondo le nostre stime, infatti, in poco più di dieci anni sono cresciute di quasi dieci volte: erano 75milioni circa nel 2013, quest’anno dovrebbero arrivare a 734 milioni a livello nazionale, di cui oltre un terzo nelle tre regioni più interessate: Lombardia (oltre 124 milioni di consegne in tutto), Lazio (71 milioni circa) e Campania (69,6 milioni)”.
(Fonte: confesercenti.it/01.06.2024)
(continua)
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Il processo di crescita coinvolge sia i dipendenti che gli autonomi.

Occupazione in crescita, +516 mila unità (2023/2024)

“Su base mensile, il tasso di occupazione sale al 62,3%, quello di disoccupazione scende al 6,9%, mentre il tasso di inattività è stabile al 33,0%”.
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Trend positivo
“Ad aprile 2024 la crescita dell’occupazione (84mila unità) coinvolge sia i dipendenti, che raggiungono i 18 milioni 820mila, sia gli autonomi, pari a 5 milioni 156mila. Il numero degli occupati - 23 milioni 975mila - è superiore di 516mila unità rispetto ad aprile 2023, per effetto dell’incremento di 444mila dipendenti permanenti e di 154mila autonomi e della diminuzione di 82mila dipendenti a termine. Su base mensile, il tasso di occupazione sale al 62,3%, quello di disoccupazione scende al 6,9%, mentre il tasso di inattività è stabile al 33,0%”.
“Ad aprile 2024, rispetto al mese precedente, aumentano gli occupati, diminuiscono i disoccupati e rimangono sostanzialmente stabili gli inattivi. L’occupazione cresce (+0,4%, pari a +84mila unità) per uomini e donne, per dipendenti e autonomi e per tutte le classi d’età a eccezione dei 25-34enni, che registrano un calo. Il tasso di occupazione sale al 62,3% (+0,1 punti). Il numero di persone in cerca di lavoro diminuisce (-3,0%, pari a -55mila unità) per entrambi i generi e in ogni classe d’età tranne per i 15-24enni”. Se analizziamo i flussi di quanti sono senza lavoro, emerge che “il tasso di disoccupazione totale scende al 6,9% (-0,2 punti), quello giovanile rimane invariato al 20,2%. La stabilità del numero di inattivi è sintesi dell’aumento registrato tra gli uomini e i 25-34enni e della diminuzione osservata tra le donne e le altre classi d’età. Il tasso di inattività si mantiene stabile al 33,0%”. Se, poi, confrontiamo “il trimestre febbraio-aprile 2024 con quello precedente (novembre 2023-gennaio 2024), si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,6%, per un totale di 136mila occupati. La crescita dell’occupazione, osservata nel confronto trimestrale, si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-2,3%, pari a -44mila unità) e degli inattivi (-0,2%, pari a -19mila unità). Il numero di occupati ad aprile 2024 supera quello di aprile 2023 del 2,2% (+516mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età. Il tasso di occupazione in un anno sale di 1,1 punti percentuali. Rispetto ad aprile 2023, calano sia il numero di persone in cerca di lavoro (-11,8%, pari a -236mila unità) sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,3%, pari a -166mila)”.
(Periodo di riferimento: aprile 2024)
(Data di pubblicazione: 30 maggio 2024)

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Schnellinger fu acquistato nel 1965: nove stagioni, il suo nome è presente nella hall of fame del club rossonero.

Karl-Heinz, il “trattore” tedesco: la Volkswagen del Milan

Terzino sinistro, con un fisico tenacemente ben piazzato e, soprattutto, con un rendimento costante nel tempo, ricoprì in carriera vari ruoli: mediano stopper, libero o difensore con la propensione a sostenere il centrocampo.
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Karl-Heinz Schnellinger
Karl-Heinz Schnellinger (Düren, 31 marzo 1939-Milano, 20 maggio 2024), di nazionalità tedesca, difensore, nel ruolo di terzino sinistro, con un fisico tenacemente ben piazzato - soprannominato Volkswagen - e, soprattutto, con un rendimento costante nel tempo, ricoprì in carriera vari ruoli: mediano stopper, libero o difensore con la propensione a sostenere il centrocampo. Pezzo forte? Il tackle con anessa scivolata. Esordì nella squadra della sua città, Düren 99, poi nel 1958 si trasferì al Colonia, che vinse il primo titolo nazionale nel 1961-1962. Nel 1963 fu sconfitto nella finale di campionato dal Borussia Dortmund, segnando le rete dell’1 a 3 finale, ultima gara nella storia dell'Oberliga (l’anno dopo si passò al girone unico della Bundesliga). Si trasferì in Italia preso dalla Roma, e arrivò in prestito al Mantova. Con i biancorossi esordì in serie A il 15 settembre del 1963, sconfitta interna per 4 a 1 contro il Milan. La stagione successiva Schnellinger tornò a Roma e confermò il suo valore tattico, fu impiegato in diversi ruoli: terzino destro, terzino sinistro, laterale, libero. Nel 1965 lo acquistò il Milan: nove stagioni, il suo nome è presente nella hall of fame del club rossonero. Il primo trofeo vinto fu la Coppa Italia del 1967, l’anno dopo scudetto-Coppa delle Coppe; nel 1969 Coppa dei Campioni e Intercontinentale. Schnellinger in rossonero nella prima parte degli anni settanta: altre due Coppe nazionali (1972 e 1973) e la Coppa delle Coppe nel 1973. In quell’anno sfiorò lo “scudetto della stella” con la sconfitta all’ultimo turno contro il Verona, la “Fatal Verona”, il Milan perser un titolo dato “quasi certo”, e si accomodò al terzo posto (consecutivo). Nel 1974 Schnellinger giocò l’ultimo anno al Milan, poi lasciò il calcio italiano: 284 presenze in 11 campionati. In 222 partite di campionato con la maglia rossonera, non segnò mai. Nel complesso, con il Milan può vantare 334 presenze e 3 reti realizzate.
Nel 1974 rientrò in patria, esordì in Bundesliga a 35 anni nel Tennis Borussia Berlino, all’esordio in massima serie, senza evitare l’immediata retrocessione. Si ritirò a fine stagione.
Esordì a 19 anni in nazionale.
(continua)
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