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Salerno Economy XIII.11 – 29.03.2024

Come comunicare (bene) il senso di un’amicizia, al di là degli schemi partitici, che sembra quasi primaria anche rispetto alle prossime elezioni.

Meloni-von der Leyen, il profilo “nuovo” della politica

La strada che passa da Francia e Germania guarda sorridendo all’itinerario italiano che consolida una super alleanza oltre le barricate partitiche e resiste agli schemi che appaiono addirittura un po’ datati.
Foto von der Leyen-Meloni-Governo Italiano-download
Super presidenti: Ursula von der Leyen-Giorgia Meloni
Gli ultimi, tragici eventi, accaduti in Russia (ma pure in Ucraina), confermano lo stato di drammatica imprevedibilità nel quale il vasto scenario europeo, che resta una parte relativamente piccola all’interno di quello globale, ricade, provando a ragionare di tante cose, ma soprattutto di se stesso e delle varie priorità che, pure, stanno prendendo forma. Il caso più evidente che pervade la politica, nonostante le belliche preoccupazioni e apprensioni, in territorio Ue è da tempo evidente: tutti, protagonisti e aspiranti tali, hanno in mente le elezioni di giugno prossimo. Ma era così anche a dicembre e a novembre scorsi e anche più indietro, in un susseguirsi di azioni e contrazioni che, come ampiamente previsto, non hanno lasciato nulla di significativo, di strutturalmente congruo, o anche incongruo. Ma è restata soltanto l’ansia fibrillante di leader o aspiranti leader che, in realtà, hanno avuto più consistente cognizione che le parti in gioco più rilevanti e padroneggianti sono in terra francese e tedesca. E lì che il gioco assume più precisa definizione, fino a valutare le cose per quello che realmente sono. Tutto il resto, forze e personalità politiche di varia livellatura, in cuor loro sanno bene, nonostante mettano in campo varie azioni depistanti, che senza l’incrocio “magico” con Parigi e Berlino si rischia soltanto di perdere tempo e di doversi assestare lungo il sentiero di una sconfitta non secondaria. Oppure, la scelta di “salvinizzarsi” può anche consistere nell’appiattimento della secondaria ombra di un passo indietro rispetto a numeri inadeguati e inconsistenti.
Ma erano in pochi ad avere in mente l’idea di un’alleanza tutta al femminile - Meloni e von der Leyen - che è stata in grado di fare girare l’Africa (in Paesi molto ben orientati alla politica che ragiona ed è capace di portare a casa flussi di finanziamenti ritenuti più che adeguati) sulle rotte dei migranti, senza, al momento, rendicontazioni di nessun genere. Né lo strepitio del Ppe - che ha escluso Fratelli d’Italia formalmente dal flusso elettorale verso la von der Leyen - pare avere risolto il problema.
(continua)
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Occorre tenere conto che “in termini reali la spesa media annuale delle famiglie” per i prossimi mesi “si riduce a 29.126 euro”.

“Consumi tengono nel 2024, ma ancora distanti da livelli pre-Covid”

Confesercenti/Cer: “E’ crollo nascite nuove imprese, evitare la desertificazione. Servono regole per tutelare il pluralismo della distribuzione”.
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Il carrello è prevalente
“Il rallentamento dell’inflazione e il taglio del cuneo fiscale sostengono la tenuta dei consumi: nel 2024 - secondo le previsioni di Confesercenti - la spesa media annuale delle famiglie dovrebbe attestarsi su 34.527 euro l’anno, con un aumento di +1.302 euro rispetto al 2023. Un salto però ancora ‘amplificato’ dalla crescita dei prezzi, che pure continua anche se più lentamente: in termini reali, infatti, la spesa media annuale delle famiglie prevista per il 2024 si riduce a 29.126 euro. Si tratta dunque di un risultato in lieve crescita (+288 euro in termini reali, circa il +1%) sul 2023, ma ancora distante dai numeri prepandemia: -1.604 euro (il -5,2%) di spesa annua in meno per famiglia rispetto al 2019”. E’ questo il quadro descritto nel dossier Confesercenti/Cer: “Commercio e consumi. Tra crescita nominale e decrescita reale”, presentato nei giorni scorsi a Roma.
L’inflazione ha frenato la ripresa. “Prosegue dunque, anche se più lentamente di quanto auspicato, il recupero dei consumi delle famiglie. Dopo lo stop imposto dal Covid, i consumi sono tornati a crescere, ma la ripresa è stata fortemente condizionata - in particolare negli anni 2022 e 2023 - dall’alto tasso di inflazione, che ha ridotto fortemente il potere d’acquisto delle famiglie rispetto a cinque anni fa: 100 euro del 2023 valgono 86,4 euro del 2019”.
La spesa sui territori. “Il consolidamento della spesa delle famiglie dovrebbe interessare quasi tutte le regioni, anche se con ritmi diversi. La crescita stimata è più forte nel Nord, in particolare nel Trentino-Alto Adige/Südtirol (+1,6%), Emilia-Romagna (+1,4%), Lombardia e Valle d’Aosta (+1,2%), Veneto (+1,1%), con il Friuli-Venezia Giulia che si allineerebbe alla crescita nazionale (+1%). Sostanzialmente ferma, invece, la spesa delle famiglie in Umbria e in Calabria. Nelle restanti regioni, invece, la crescita della spesa è sotto la media nazionale”.
L’effetto inflazione sulle voci di spesa. “L’impatto del rapido aumento dei prezzi emerge con chiarezza dall’analisi dell’andamento in termini nominali e reali delle singole voci di spesa tra il 2019 ed il 2023 (ultimo anno disponibile per questo livello di dettaglio). Il gap più elevato si registra per i consumi alimentari. In termini nominali, infatti, il budget delle famiglie destinato ai prodotti alimentari è aumentato del 12,9% tra il 2019 ed il 2023 (+720 euro l’anno), ma in valori reali c’è una contrazione dell’8% (-449 euro): un gap di 1.169 euro”.
La voce “dove è più evidente la natura esclusivamente monetaria degli aumenti di spesa è però quella delle abitazioni, colpita direttamente dagli aumenti delle tariffe energetiche. Nominalmente i dati registrano infatti un aumento del 13% (+1.409 euro sul 2019), ma il valore reale della spesa è diminuito di 358 euro (-3,3%). Per la sola componente ‘Elettricità, gas e altri combustibili’, lo scostamento è fra un aumento nominale di spesa del 70,2% (+1272 euro) e una sostanziale invarianza del consumo reale (-0,7%)”.
(Fonte: confesercenti.it/19.03.2024)
(continua)
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La congiuntura. "A marzo peggiorano molti indicatori, nel primo trimestre Pil a +0,1%".

Sangalli: “L’economia frena, accelerare riforme e Pnrr”

Il presidente di Confcommercio al Corriere della Sera: “Dalla tanto attesa riforma fiscale beneficio alla spesa delle famiglie”. L’ipotesi di estendere la riduzione della pressione al ceto medio va concretizzata, perché inciderà positivamente sui consumi e, quindi, su occupazione e crescita”.
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Gli indicatori peggiorano
“A marzo peggiora il quadro congiunturale italiano con variazioni negative degli indicatori in alta frequenza: fiducia delle imprese, vendite al dettaglio, produzione industriale e, a gennaio per la prima volta da luglio scorso, anche l’occupazione”. Queste le valutazioni dell’Ufficio Studi di Confcommercio che compaiono all’interno di un’analisi dell’economia italiana che viene elaborata con cadenza mensile. Secondo le stime dell’organizzazione, “a marzo la ricchezza nazionale (Pil) dovrebbe registrare, nel confronto con febbraio, una crescita nulla. Su base annua la variazione si manterrebbe debolmente positiva”. Nel complesso del primo trimestre Confcommercio “stima una variazione dello 0,1% congiunturale e dello 0,3% nel confronto annuo. A questi dati va aggiunta la doppia variazione negativa congiunturale dei consumi nei primi due mesi del 2024 (0,4% e -0,2%). Le traduzioni in termini tendenziali (anno su anno) sono, comunque, ancora positive: +0,4 e +0,8% per i consumi nei primi due mesi e +0,3% per il Pil nel primo quarto dell’anno in corso. A livello di singole funzioni di consumo, a febbraio, i settori più dinamici sono stati l’automotive (+18,3%), i trasporti aerei (+1,4%) e i servizi ricreativi (+3,7%). In difficoltà permangono mobili (-3,5%), alimentari (-1,5%), abbigliamento e calzature (0,5%)”.
L’analisi di Confcommercio.
“Il passo è dunque lento e non coerente con l’obiettivo di crescita annuale che non può discostarsi troppo dall’1%. Si conferma, quindi, che la crescita è ancora tutta da costruire”, evidenzia la ricerca. Confcommercio “non esclude tuttavia un colpo di reni dell'economia italiana”. “L’accelerazione è possibile, a due condizioni: la prima, che l'inflazione continui a declinare a partire da aprile, dopo la risalita che prevediamo per marzo (all’1,5% tendenziale dallo 0,8% di febbraio). La seconda, che si stabilizzi lo scenario internazionale prima che le tensioni sui costi di trasporto, logistica e materie prime si trasmettano ai prezzi finali o che si generino razionamenti sulle importazioni e tagli al volume del commercio internazionale”.
(Fonte: confcommercio.it/24.03.2024-Marco Sabella/Corriere della Sera 24.03.2024)
(continua)
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Tra talenti e veri campioni, a cominciare dal mito azzurro Paolo Rossi, che riuscirono a illuminare il campionato in vista della favola di Bearzot.

La vera fabbrica del calcio-spettacolo? A Vicenza

Un grande tecnico, Giovan Battista Fabbri, allenatore del Lanerossi (in panchina tra il 1976 e il 1979), che disegnò i confini di una squadra che metteva sempre la palla in rete.
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Lanerossi Vicenza (Serie A 1977-1978) - Da sinistra, in piedi: Giovan Battista Fabbri (allenatore), Ernesto Galli, Giuseppe Lelj, Giorgio Carrera, Paolo Rossi, Valeriano Prestanti; accosciati: Vasco Casetto (massaggiatore), Renato Faloppa (capitano), Vito Callioni, Roberto Filippi, Mario Guidetti, Giancarlo Salvi, Franco Cerilli.
(Er.Pa.) - «Ebbi l’onore che Gianni Brera venne in spogliatoio a congratularsi e disse: “Veramente, non avrei mai creduto che una squadra di provincia giocasse al calcio come ha giocato il Vicenza”». Queste le parole di Giovan Battista Fabbri, allenatore del Lanerossi Vicenza (in panchina tra il 1976 e il 1979) che ben descrivono lo spettacolo domenicale che i biancorossi offrivano a quanti andavano a vedere quella squadra straordinaria, che sapeva fare spettacolo anche senza (apparentemente) grandi nomi, che, però, si trasformavano in promesse pronte per le squadre che provavano a comandare nel campionato più bello del mondo, cioè il nostro. E’ proprio in questa semplice frase di Brera che si racchiude il significato del grande gioco del pallone che Fabbri riuscì a mettere in campo in quegli anni: un calcio arrembante, quasi senza ruoli ben definiti, ma con una solida filosofia che mischiava schemi, tattiche, inventava fuoriclasse e riusciva a propiziare il guizzo giusto che depositava la palla in rete in maniera spettacolare, ricorrendo a una condizione atletica straordinaria, ma anche a gesti tecnici da ricordare. Insomma, il fenomeno Vicenza nasceva dalla capacità di eseguire gli schemi, ma anche di sapere inventare (e anche reinventare) il gioco più bello del mondo. Va detto che - riconquistata la serie A dopo due anni - proprio con la riconferma di Giovan Battista Fabbri, quell’arcobaleno di campioni si rese conto di rappresentare prima di tutto un esperimento tattico che era, però, diventato un modulo preciso, a cominciare dall’utilizzazione di un’ala destra - Paolo Rossi - come vero e proprio centravanti (ma molto tecnico e, soprattutto, in grado di seminare gli avversari ), in sostituzione di Alessandro Vitali, pure forte e efficace. Ma dopo le prime cinque giornate erano stati conquistati solo tre punti: Fabbri doveva cambiare qualcosa a livello del motore dell’organico: a partire dallo scontro con l’Atalanta, puntò sul ritorno di Franco Cerilli e sull’esordio di Mario Guidetti (mediano) che mise a segno due gol contro i nerazzurri. La sorpresa di quella stagione fu Paolo Rossi che risultò il marcatore più forte della serie A 1977-1978, vincendo di nuovo il titolo di capocannoniere, dopo che l’anno prima lo aveva vinto in serie B, una “doppietta”che fino a quel momento nessuno aveva portato a casa.
(continua)
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