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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Come comunicare (bene) il senso di un’amicizia, al di là degli schemi partitici, che sembra quasi primaria anche rispetto alle prossime elezioni.
Meloni-von der Leyen, il profilo “nuovo” della politica
La strada che passa da Francia e Germania guarda sorridendo all’itinerario italiano che consolida una super alleanza oltre le barricate partitiche e resiste agli schemi che appaiono addirittura un po’ datati.

Gli ultimi, tragici eventi, accaduti in Russia (ma pure in Ucraina), confermano lo stato di drammatica imprevedibilità nel quale il vasto scenario europeo, che resta una parte relativamente piccola all’interno di quello globale, ricade, provando a ragionare di tante cose, ma soprattutto di se stesso e delle varie priorità che, pure, stanno prendendo forma. Il caso più evidente che pervade la politica, nonostante le belliche preoccupazioni e apprensioni,  in territorio Ue è da tempo evidente: tutti, protagonisti e aspiranti tali,  hanno in mente le elezioni di giugno prossimo. Ma era così anche a dicembre e a novembre scorsi e anche più indietro, in un susseguirsi di azioni e contrazioni che, come ampiamente previsto, non hanno lasciato nulla di significativo, di strutturalmente congruo, o anche incongruo. Ma è restata soltanto l’ansia fibrillante di leader o aspiranti leader che, in realtà, hanno avuto più consistente cognizione che le parti in gioco più rilevanti e padroneggianti sono in terra francese e tedesca. E lì che il gioco assume più precisa definizione, fino a valutare le cose per quello che realmente sono. Tutto il resto, forze e personalità politiche di varia livellatura, in cuor loro sanno bene, nonostante mettano in campo varie azioni depistanti, che senza l’incrocio “magico” con Parigi e Berlino si rischia soltanto di perdere tempo e di doversi assestare lungo il sentiero di una sconfitta non secondaria. Oppure, la scelta di “salvinizzarsi” può anche consistere nell’appiattimento della secondaria ombra di un ridimensionamento rispetto a numeri inadeguati e inconsistenti.

Ma erano in pochi ad avere in mente l’idea di un’alleanza tutta al femminile – Meloni e von der Leyen – che è stata in grado di fare girare l’Africa (in Paesi molto ben orientati sulla linea più adeguata della politica che ragiona ed è capace di portare a casa flussi di finanziamenti ritenuti più che consistenti) sulle rotte dei migranti, senza, al momento, rendicontazioni di nessun genere. Né lo strepitio del Ppe – che ha escluso Fratelli d’Italia  formalmente dal flusso elettorale verso la von der Leyen – pare avere risolto il problema. L’alleanza Meloni-von der Leyen c’è e rimane. Tutto il resto viene dopo, anche il dominante assetto con in testa il Pse che, vale la pena ricordare, mette insieme il partito dei Socialisti Europei (Pse): riunisce, cioè, i partiti socialisti, socialdemocratici, laburisti e democratici di tutta l’Ue, oltre che della Norvegia. Se pensiamo che fino a dicembre dell’anno scorso si ragionava di Mario Draghi, che incuteva per così dire soggezione anche al numero uno, attualmente, dei candidati in corso, viene, almeno, un po’ da riflettere. Se proprio Francia e Germania apparivano le più attente a percepire ogni ipotesi attuabile di andare velocemente  e senza troppe esitazioni alla conquista del vertice Ue, e la stessa Italia si manifestava molto disponibile (o così realmente appariva), che cosa è potuto, poi, accadere, in pochi mesi, non più di uno/due, fino a realizzare un quadro così “nuovo”?

In fondo, a scandagliare bene le cose, per l’Italia, al di là dei partiti, resta ben solida, anche al di là degli scenari strettamente partitici (non chiaramente politici), la fiducia, che ha già manifestato piena riconoscenza, che è stata riversata nella predominanza della von der Leyen. E’ chiarissimo dove si ponga davvero il punto di forza di una leadership che ha già potuto contare su un’alleata che ha saputo mettere da parte tante parole d’ordine (per esempio una in particolare nel caso specifico delle relazioni con la presidente Ue: Orbán) e comunicare il senso di un’amicizia politica che sembra del tutto primaria anche rispetto alle prossime elezioni. La nuova politica è fatta specificamente di queste cose. E’ l’Italia ha già dato segnali di netta prevalenza.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

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Super presidenti: Ursula von der Leyen-Giorgia Meloni
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