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Salerno Economy XIII.07 – 01.03.2024

Il risultato, sorprendente e forse inaspettato, premia la Schlein che ora può delineare meglio il suo progetto.

E la Sardegna prova a frenare il centrodestra di Meloni

Il Pd riesce a non perdere di vista un panorama più ampio, che apre agli elettori di centrosinistra una nuova prospettiva, coerente con obiettivi effettivamente vicini alle loro esigenze. Partita che diventa più aperta, non più del tutto scontata. E non è affatto poco.
Elly Schlein, on the left, and Elisa Ferreira
Elly Schlein
Il risultato del centrosinistra, la vittoria in Sardegna, riapre la questione politica, che da tempo era bloccata da percentuali chiare e salde (circa 10 punti percentuali di differenza tra FdI e Pd: una distanza più o meno colossale anche per un Paese come il nostro, capace di inventarsi partite aperte anche nei casi più disperati). La Schlein può ribadire la strategia che si appoggia, ora più convintamente, a Conte e ai 5 Stelle, e porsi in una situazione di attesa veramente costruttiva alla guida di questo nuovo Pd. Sì, abbiamo capito che il nuovo Pd - quello che si riconosce nella Schlein, anche per non riconoscersi nel vecchio Pd che c’è ancora e comanda - può rappresentare una prospettiva non tanto e non troppo lontana. Va detto che non bisogna non prendere in considerazione la condizione diffusa della Sardegna, che mantiene una sua consolidata tipicità, ma l’esperimento-Schlein, così avversato da diverse componenti del Pd, ha vinto e già guarda alle altre prove elettorali che lo attendono. Insomma, “il vento è cambiato”, difficile fare finta che non sia proprio così, anche se è perfettamente comprensibile che il centrodestra non mostri alcun segno di minima preoccupazione. E’ comunque chiaro che è solo l’inizio di una delle più complesse e difficili partite non solo del Pd, ma dell’intera sinistra e anche di quell’area di centro che è rimasta intorno ai democratici, senza contare che la Schlein ha fatto partire una procedura di cambiamento che, naturalmente, coinvolge anche direttamente il partito, le personalità politiche che a lei si oppongono, i quadri dirigenti. Tutti adesso colti di sorpresa, perché erano straconvinti che la segretaria non avrebbe vinto e che il Pd avrebbe potuto riprendere, tranquillamente, le linee correntizie dominanti fino a qualche tempo fa, minimamente insidiate dalle traiettorie messe a fuoco dalla Schlein che non ha mai tentennato di fronte agli alleati 5Stelle anch’essi vivificati da questa vittoria che segna, in ogni caso, la partenza di un’altra storia, nuova e difficile. Ma, soprattutto, nuova, aperta, consapevole che le insidie non mancano e che il ringiovanimento avviato dalla segretaria, adesso, può continuare.
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L’impressione complessiva è che l’Unione europea sia strattonata tra una proiezione nordica e una meridionale e mediterranea, dimenticando l’insegnamento di Aldo Moro.

La strada “stretta” di Draghi? E’ poco percorribile

Luigi Esposito: “Ma esiste veramente un’incongruenza, una contraddizione, fra la vocazione manifatturiera (e, anzi, addirittura distrettuale) del Paese Italia e la velocità con cui un’area metropolitana come quella milanese ha messo le ali alla sua crescita economica fondata essenzialmente sulle nuove tecnologie?”
P. Persico-casa-morra-cs-Pasquale-Persico
Pasquale Persico
di Pasquale Persico

Il ritorno di Draghi nella leadership della politica europea sembra allontanarsi, le ipotesi macroeconomiche su come arrivare ad un debito comune per dare sostenibilità ed incisività alla politica fiscale, necessaria come pane ed acqua per la sopravvivenza dell’identità del continente europeo (non ancora in decadenza definitiva), sono poggiate sulla capacità di pochi Paesi di elaborare un progetto keynesiano di riforma della funzionalità (efficacia ed efficienza ) del modello capitalista liberale dell’Europa che verrà. In realtà tutte le ipotesi di Draghi hanno un percorso fuori dalle tendenze auspicate dal modello Merkel, a cui lui indirettamente, o per parti, fa ancora riferimento. Quel modello è stato definitivamente avversato durante la presidenza Trump e dal Pentagono durante la Presidenza Biden. L’Europa auspicata dalla costituzione non approvata è stata boicottata, per responsabilità specifica della Francia, ed anche quella esistente viene poco applicata, pertanto anche la nuova idea di indebitamento graduale e comune della Germania, ha difficoltà ad emergere. Ma vediamo gli altri temi.
Sulle migrazioni, l’Unione continua a duellare al proprio interno sulla combinazione tra i principi, fondativi dei trattati, di solidarietà e responsabilità e voglia di nazionalismi tradizionali o ancora più regressivi. Le conclusioni dell’ex presidente del Consiglio Europeo sulla dimensione enorme, esterna ed interna, delle migrazioni confermano che l’Unione rischia di rimanere ferma al solito bivio. Se, da un lato, vi è determinazione comune a smantellare le attività dei trafficanti di esseri umani, sul contrasto alle cause profonde delle migrazioni, sulla comune opinione che le migrazioni richiedano una risposta europea, restano aperte le questioni del ricollocamento dei migranti e delle diverse forme di solidarietà, che solo alcuni Paesi sono disponibili ad esprimere (diverse dall’accoglienza di asilo e tutte orientate a dare un minimo di credibilità al cosiddetto Piano Mattei).
A un decennio dalla strage di Lampedusa, che scosse le coscienze europee, i 27 non sono riusciti a prendere le misure su un tema ultrasensibile sul piano elettorale e dalla cui gestione comune, però, non si può prescindere se si vuole cercare di capovolgere la necessaria piramide demografica. Il tema resta; la posizione dell’Unione rispetto al Mediterraneo dovrà, come minimo, essere quella di sostenere la presenza dell’Unione Africana nei consessi internazionali e in particolare nel G20. L’impressione complessiva è che l’Unione europea sia strattonata tra una proiezione nordica e una meridionale e mediterranea, dimenticando l’insegnamento di Aldo Moro: “Nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere in Europa ed essere nel Mediterraneo, poiché l’Europa intera è nel Mediterraneo”. Del vicinato mediterraneo, spesso, si dimentica che fanno parte anche i Paesi dei Balcani occidentali e la prospettiva di adesione di questi Paesi alla Ue è un tema complesso ancora senza un vero progetto di politica dell’intero Continente (specie in presenza dello stato di guerre multiple nel Mediterraneo).
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Fismo Confesercenti: “Il caldo scioglie i saldi invernali, in calo sette negozi su dieci. “

“Cambiamo date e regole per salvare le vendite di fine stagione”

I negozi continuano a diminuire: nel 2023 per ogni impresa nata, quattro hanno cessato l’attività. Il presidente Campobasso: “Mercato della moda in balìa degli sconti, distorsione concorrenza sottrae 3 miliardi di euro di vendite ogni anno”
saldi
Tempo di cambiamenti
“Il caldo ‘scioglie’ i saldi. A più di un mese dall’inizio, il bilancio delle vendite di fine stagione è negativo: circa 7 su 10 segnalano risultati in calo rispetto allo scorso anno, con una contrazione media di oltre il 21%. A pesare, un autunno-inverno caratterizzato da temperature eccezionalmente miti, che hanno ridotto la domanda. Ma anche la perdita di appeal sul pubblico dell’istituto dei saldi, il cui impatto è ‘diluito’ dalla mancanza di regole sulle promozioni e dal conseguente boom di offerte, soprattutto online. Una distorsione concorrenziale a svantaggio delle imprese minori, che costa ai negozi 3 miliardi di euro di vendite l’anno”. L’allarme proviene da Fismo - associazione delle imprese del settore moda Confesercenti sulla base di un sondaggio condotto su un panel di imprese associate. “Il problema oggi però - specifica Benny Campobasso, presidente di Fismo Confesercenti - non è più solo quello di concordare le date: occorre infatti prendere atto che i saldi, come attualmente regolamentati, costituiscono un istituto ormai agonizzante. La distribuzione tradizionale, nei negozi fisici, dei prodotti appartenenti al settore moda è da sempre stata considerata un fiore all’occhiello del Made in Italy. Tuttavia, alla luce di varie situazioni contingenti che sono venute a realizzarsi nell’ultimo decennio, il settore versa in uno stato di profonda crisi. Solo nel 2023 per ogni nuova impresa che ha aperto, quattro hanno cessato l’attività”. In particolare, si deve prendere atto della “fase ‘bulimica’ da sconti in cui siamo entrati: vendite promozionali, vendite sottocosto, liquidazioni, offerte speciali, temporary shops, black friday, boxing days, ecc. Iniziative che, inevitabilmente, diluiscono l’impatto delle vendite di fine stagione e sottraggono quote di mercato alla rete di vicinato. La cultura dell’acquisto vantaggioso, o presunto tale, è stata infatti sposata dai consumatori e le offerte dell’on-line utilizzano massicce campagne promozionali in totale libertà. Le regole di fatto sono saltate”. Il presidente Campobasso evidenzia che “gli elementi di distorsione della concorrenza sono evidenti. Occorre ora, e presto, ristabilire un effettivo equilibrio e garantire la parità di condizioni fra le diverse forme distributive, considerando anche il fattore climatico. Per questo la maggior parte degli imprenditori del comparto chiede un posticipo netto delle date di avvio delle vendite di fine stagione, oggi fissate a pochi giorni dall’inizio ‘astronomico’ delle stagioni stesse”.
(Fonte: confesercenti.it/21.02.2024)
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Dalla Lazio ai nerazzurri, sulla panchina di allenatore con la maglia numero nove per continuare a vincere sempre.

Simone Inzaghi, mister Inter sempre più forte

Nella stagione 2023-2024, Inzaghi ottiene un 5-1 nel derby di campionato contro il Milan: diventa il primo tecnico a vincere cinque stracittadine consecutive, considerando tutte le competizioni.
Foto Simone Inzaghi-FC_Salzburg_gegen_Inter_Mailand_(Testspiel_2023-08-09)_48
Simone Inzaghi
(Er.Pa.) - Simone Inzaghi (Piacenza, 5 aprile 1976) è l’allenatore dell’Inter, ma è stato anche un grande protagonista, nel ruolo di attaccante, del campionato di serie A negli anni scorsi e può vantare un ampio panorama di presenze anche nelle Coppe europee. E’ cresciuto nel settore giovanile del Piacenza, ma il suo nome è fortemente collegato a quello della Lazio, squadra con la quale ha conquistato i più rilevanti successi della sua carriera di calciatore. Ha vinto il campionato italiano di serie A (1999-2000), tre Coppe Italia (1999-2000, 2003-2004 e 2008-2009), due Supercoppe italiane (2000 e 2009) e una Supercoppa UEFA (1999). Per i biancazzurri - 20 reti realizzate - si colloca al secondo posto nella classifica dei migliori marcatori nelle Coppe europee (dietro Ciro Immobile). Va detto che ha conquistato da calciatore due campionati di Serie C2, con il Novara (1995-1996) e con il Lumezzane (1996-1997). Nella Lazio è iniziata anche la sua carriera di allenatore: in cinque anni ha vinto una Coppa Italia (2018-2019) e due Supercoppe italiane (2017 e 2019). E’ l’unico biancoceleste ad aver vinto tutti e due i trofei nazionali come calciatore e come tecnico. Dal 2021 è approdato all’Inter, con cui ha vinto tre Supercoppe italiane (2021, 2022 e 2023), due Coppe Italia (2021-2022, 2022-2023) ed è giunto ad una finale di Champions League (2022-2023).
E’ nato a Piacenza ed è fratello minore di Filippo, calciatore e ben presente nel Milan e nella Juventus. Simone è cresciuto nelle giovanili della squadra della città natale, il Piacenza, e a 18 anni è ceduto in prestito al Carpi in C1, dove non trova spazio (9 presenze, 0 gol). Nei due anni successivi il Piacenza lo invia ancora a formarsi: nella stagione 1995-1996 al Novara in Serie C2 (segna 4 gol). Nel 1996-1997 è al Lumezzane (in Serie C2, 23 presenze e 6 gol). Poi, nel 1997-1998, arriva in C1 al Brescello dove si afferma con 21 presenze e 10 gol. Nell’estate del 1998 ritorna al Piacenza, che gli consente di giocare in Serie A. E Inzaghi segna alla prima giornata di campionato contro la Lazio, chiudendo la stagione con 15 gol realizzati in 30 presenze. Nell’estate del 1999 - 23 anni - giunge alla Lazio. Conquista subito la Supercoppa UEFA. Il centravanti di Piacenza fa il suo lavoro di bomber in campionato e Champions League. Oltre alla doppietta contro il Maribor, segna una quaterna all’Olympique Marsiglia il 14 marzo del 2000 (5-1 per la sua squadra). Il 14 maggio su rigore, va in gol - 3-0 - contro la Reggina: i romani vincono lo scudetto. Nello stesso anno solare vince anche la Coppa Italia e la Supercoppa italiana.
(continua)
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