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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Il risultato, sorprendente e forse inaspettato, premia la Schlein che ora può delineare meglio il suo progetto.
E la Sardegna prova a frenare il centrodestra di Meloni
Il Pd riesce a non perdere di vista un panorama più ampio, che apre agli elettori di centrosinistra una nuova prospettiva, coerente con obiettivi effettivamente vicini alle loro esigenze. Partita che diventa più aperta, non più del tutto scontata. E non è affatto poco.

Il risultato del centrosinistra, la vittoria in Sardegna, riapre la questione politica, che da tempo era bloccata da percentuali chiare e salde (circa 10 punti percentuali di differenza tra FdI e Pd: una distanza più o meno colossale anche per un Paese come il nostro, capace di inventarsi partite aperte anche nei casi più disperati). La Schlein può ribadire la strategia che si appoggia, ora più convintamente, a Conte e ai 5 Stelle,  e porsi in una situazione di attesa veramente costruttiva alla guida di questo nuovo Pd. Sì, abbiamo capito che il nuovo Pd – quello che si riconosce nella Schlein, anche per non riconoscersi nel vecchio Pd che c’è ancora e comanda – può rappresentare una prospettiva non tanto e non troppo lontana. Va detto che non bisogna non prendere in considerazione la condizione diffusa della Sardegna, che mantiene una sua consolidata tipicità, ma l’esperimento-Schlein, così avversato da diverse componenti del Pd, ha vinto e già guarda alle altre prove elettorali che lo attendono. Insomma, “il vento è cambiato”, difficile fare finta che non sia proprio così, anche se è perfettamente comprensibile che il centrodestra non mostri alcun segno di minima preoccupazione. E’ comunque chiaro che è solo l’inizio di una delle più complesse e difficili partite non solo del Pd, ma dell’intera sinistra e anche di quell’area di centro che è rimasta intorno ai democratici, senza contare che la Schlein ha fatto partire una procedura di cambiamento che, naturalmente, coinvolge anche direttamente il partito, le personalità politiche che a lei si oppongono, i quadri dirigenti. Tutti adesso colti di sorpresa, perché erano straconvinti che la segretaria non avrebbe vinto e che il Pd avrebbe potuto riprendere, tranquillamente, le linee correntizie dominanti fino a qualche tempo fa, minimamente insidiate dalle traiettorie messe a fuoco dalla Schlein che non ha mai tentennato di fronte agli alleati 5Stelle anch’essi vivificati da questa vittoria che segna, in ogni caso, la partenza di un’altra storia, nuova e difficile. Ma, soprattutto, nuova, aperta, consapevole che le insidie non mancano e che il ringiovanimento avviato dalla segretaria, adesso, può continuare.

Come reagirà il centrodestra, al di là delle dichiarazioni che, giustamente, non prendono in considerazione, i riflessi della sconfitta? Anzi, più che riflessi, le conseguenze – non solo sul piano dell’immagine e della strategia, ma anche dal punto di vista delle decisioni operative – che senza dubbio influenzeranno sia FdI che FI e Lega. Già le prime dichiarazioni nell’ambito del centrodestra, evidenziano le responsabilità politiche della Meloni, giusto per non fare mancare niente in un momento, in ogni caso, delicato per la coalizione. Le posizioni, che sono diverse, si chiariranno da qui alla scadenza elettorale di giugno. Probabilmente sarà il momento, per il centrodestra, di promuovere meglio e più a fondo l’unità alla base del progetto politico che fin qui ha premiato i partiti in campo. Se il Pd riesce a non perdere di vista il panorama più ampio, che apre agli elettori di centrosinistra una nuova prospettiva, coerente con obiettivi effettivamente vicini alle loro esigenze . . .

Ma la partita, dopo la Sardegna, è almeno più aperta, non scontata. E non è affatto poco.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

Elly Schlein, on the left, and Elisa Ferreira
Elly Schlein
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