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Salerno Economy XIII.04 – 09.02.2024

L’inconsistenza a sinistra regna sovrana, manca, prima di tutto, una visione di ampia portata, realmente condivisa.

Il Pd resta indietro, mentre la strategia di Giorgia prende forma

Occorre convincersi ancora meglio che a destra non solo la leader vincente (e convincente) c’è già, ma può ragionevolmente imporsi in scenari sempre più aperti
FotoPres_Meloni_bio (Governo Italiano) www.governo.it
Giorgia Meloni, prima di tutto, leader politico
Lo scontro - gli scontri - tra maggioranza e opposizione, ormai, non fanno neanche più notizia, a meno che non coinvolgano la delicata area dei diritti fondamentali o altre questioni che pongono in evidenza la collocazione e le relazioni di natura politica sul versante internazionale. In altre parole, il governo va avanti sul cammino abbastanza ben delineato fin dal principio della legislatura e attua il programma con una cronologia già delineata fin nei dettagli. A parte, va detto, la scarna consistenza (politica, ma anche partitica) di diverse personalità, non poche per la verità, che sembrano intralciare il profilo della leader, ottimamente veicolato anche mediaticamente, nonostante non manchino attriti e questioni che non impattano più di tanto e più complessivamente su una geografia di votanti non già preventivamente schierata. Se guardiamo ai sondaggi che sono stati diffusi nell’ultima settimana, il divario esistente in termini di massa di voti che si aggregano anche al di là degli stessi schieramenti, è evidente che il divario iniziale tra FdI e lo stesso Pd invita a riflettere, soprattutto perché conferma un’ampia supremazia della destra, che mantiene a netta distanza il principale partito della sinistra. A me appare netto lo scollamento tra la leader della destra - Giorgia Meloni - e l’area di natura sociale che rappresenta (molto più ampia di quella che si riconosce nei partiti che pure la sostengono) e lo schieramento politico che, pure, vive dei riflessi positivi che la sua azione, la sua stessa collocazione e corrispondenza (basata sulla fiducia che ha saputo raccogliere e implementare) hanno generato. Lo spessore politico, la metodologia che si riflette nel suo percorso, hanno generato un favorevole impatto che ha addirittura rimesso in gioco leader e formazioni politiche alle prese con non del tutto favorevoli tendenze elettorali.
Di fronte a questo scenario, però, dall’altra parte, sul fronte opposto, non è possibile, fino a questo momento, cogliere segnali unitari, provenienti da tante forze, che pure ci sono, ma non appaiono minimamente concordi sulle cose da fare, avendole prima, però, pensate e condivise. Resta la sensazione che l’unico accordo più netto e preciso - sempre a causa dell’unica ragione legata ad un’auspicabile “consistenza elettorale” non si sa bene derivante da che cosa - si configuri in un asse incentrato proprio sulla Schlein (non su altri del Pd) e sull’ex presidente del Consiglio Conte.
E tutti gli altri a sinistra dove vanno, con precisione, a collocarsi? Perché non avvertono il richiamo del Pd che, in termini matematici, è, in ogni caso, leader di un’area politica chiamata a manifestare quella che resta la forma principale di opposizione? In altre parole, il Pd continua a viaggiare, invece, da solo - diviso profondamente al proprio interno - e non si prospetta alcuna forma di tregua: l’unica strada in grado di aprire una prospettiva di ripresa di un percorso aperto e in grado di fronteggiare realmente la destra. No, non appaiono serie forme di dialogo o di tregua concordata nel Pd e tra il Pd e tutto il resto della sinistra. Logica la conseguenza che pare prospettarsi.
(continua)
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Censis. Presentato il Rapporto «Il senso del lavoro nella comunità produttiva e urbana di Bologna».

Il lavoro? “Non è centrale nella vita”

“Per l’80% degli occupati nel passato si è chiesto troppo a chi lavora, ora è giusto pensare di più a stessi”.
Glocal-Immagine lavoro
La nuova filosofia
“Mai così tanti occupati. A partire dalla ripresa post-Covid, si registra una prolungata fase di crescita: al crollo dell’occupazione fra gennaio 2020 e luglio 2020, che ha sfiorato il milione di addetti (-937.000), è seguito un progressivo aumento del volume degli occupati che da luglio 2020 a novembre 2023 è passato da poco più di 22 milioni a oltre 23 milioni e 700.000, raggiungendo il livello più alto mai registrato in Italia”. È questo il quadro delineato da Rapporto «Il senso del lavoro nella comunità produttiva e urbana di Bologna», realizzato dal Censis con la collaborazione di Philip Morris, “che analizza la fase attuale dell’occupazione in Italia alla luce della percezione del lavoro, a livello nazionale, locale (in particolare dell’area del bolognese) e aziendale”.
Il lavoro che invecchia.
“Fra il terzo trimestre 2022 e il terzo trimestre 2023 - si legge - l’occupazione in Italia è aumentata di 470.000 unità: tutti gli indicatori che riguardano le componenti dell’occupazione mostrano un segno positivo (occupazione dipendente e occupazione indipendente), mentre il solo segno negativo è riconducibile a contratti di lavoro a termine, che si riducono in dodici mesi di 89.000 unità (-2,9%). D’altra parte, però, nel giro di dieci anni - fra il 2012 e il 2022 - la base occupazionale formata da giovani con un’età compresa fra i 15 e i 34 anni si è ridotta di circa 360.000 unità (188.000 sono riconducibili al Mezzogiorno), mentre i lavoratori con almeno 50 anni di età sono aumentati di 2,7 milioni. Inoltre, la mancata partecipazione al mercato del lavoro conta oggi 12 milioni e 434.000 persone (quasi otto milioni sono donne) che, pur essendo in età lavorativa, non lavorano e non sono alla ricerca di un lavoro: quasi dieci italiani su cento dichiarano di non partecipare al mercato del lavoro perché scoraggiati dagli esiti negativi della ricerca di un lavoro (prevalentemente donne)”.
Lavorare per vivere (e non vivere per lavorare).
“I tre quarti degli italiani (il 76,1%) condividono l’affermazione secondo la quale in Italia il lavoro c’è, ma si tratta di un lavoro poco qualificato e sottopagato. Il 76,2% dei giovani sono convinti che un impegno aggiuntivo di un’ora di lavoro deve avere un compenso tale da giustificare la rinuncia a un’ora di tempo libero e l’80% degli italiani occupati vede nel lavoro un fattore che, soprattutto in passato, ha portato a trascurare gli interessi personali, tanto da porre il proprio benessere in secondo piano (lo pensa anche il 79,8% dei più giovani e l’80,8% nella classe dei 35-64enni). Fra chi è oggi alla ricerca di un nuovo lavoro, il 36,2% indica come motivazione principale quella di ottenere un guadagno più elevato rispetto a quello corrente; il 36,1% afferma invece che la ricerca di un nuovo lavoro è stimolata dalla necessità di vedere riconosciuto il livello di competenze acquisito insieme a una maggiore prospettiva di carriera”.
(Fonte: censis.it/26.01.2024)
(continua)
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BIT. Assoturismo-CST, presenze turistiche in ripresa nel 2023 (+8,1%).

Turismo, il Sud? “Viaggia a velocità dimezzata”

“Nel Meridione e nelle Isole, l’incremento delle presenze dovrebbe fermarsi a +4,4%. Un ritmo di crescita sostanzialmente dimezzato rispetto alla media nazionale”.
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Nel Mezzogiorno rincorsa rallentata
“In questa fase, la crescita delle presenze - ha spiegato Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti alla BIT di Milano - è essenziale per il comparto. I bilanci delle imprese sono ancora sotto pressione per gli aumenti dei costi: quelli dell’energia sono ancora più alti dei livelli del 2019, e l’incremento dei tassi di interesse ha avuto un impatto rilevante su un sistema uscito indebitato dal Covid. Sarebbe quindi importante valorizzare le potenzialità di crescita del turismo delle regioni meridionali, che avrebbero un effetto positivo su tutto il sistema economico territoriale: se la performance del Mezzogiorno fosse stata in linea con quella nazionale, avremmo avuto 2,9 milioni di presenze e oltre 400 milioni di consumi turistici in più”.
Analizzare il quadro complessivo si coglie con chiarezza la ripresa con numeri più che positivi: “Il turismo italiano torna a correre”. Secondo le stime di CST per Assoturismo Confesercenti, “il 2023 ha chiuso con oltre 445 milioni di presenze, segnando un’accelerazione del +8,1% sull’anno precedente e superando i livelli pre-pandemia. Ma è una ripresa a velocità differenziate: nel Meridione e nelle Isole, infatti, l’incremento delle presenze dovrebbe fermarsi a +4,4%. Un ritmo di crescita sostanzialmente dimezzato rispetto alla media nazionale”.
La performance dell’Italia meridionale.
“A pesare sulle performance dell’Italia meridionale nell’anno appena trascorso - oltre ai soliti problemi infrastrutturali - il rallentamento della spesa dei turisti italiani, che è stata la vera componente in frenata. Ha pesato, però, anche la ripartenza di alcune importanti mete balneari estere competitor nella zona mediterranea, a partire dall’Egitto. Una combinazione che ha frenato la crescita del mercato turistico di queste regioni, dove la componente interna e il turismo balneare danno un contributo fondamentale alla domanda”.
(Fonte: confesercenti.it/06.02.2024)

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Nel 2018 arriva all’Inter: vince un campionato di serie A (2020-2021), due Coppe Italia (2021-2022 e 2022-2023) e tre Supercoppe italiane (2021, 2022 e 2023).

Lautaro, da Bahía Blanca a Milano: per segnare sempre

“El Toro” riesce a mettere in campo una notevole tecnica, dribbling ubriacanti, senso del gol, una determinante forza fisica e una persistente insistenza in area di rigore che gli consente di realizzare gol spesso spettacolari.
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Lautaro Javier Martínez, nato a Bahía Blanca il 22 agosto 1997
(Er.Pa.) - E’ difficile provare a decidere perché un centravanti è il più forte calciatore di una squadra che vince e incamera trofei di vario genere. E’ una constatazione difficile da affermare, anche se - a distanza di qualche anno - nel caso di Lautaro Martinez è tutto più chiaro: è lui il più forte giocatore dell’Inter, oltre ad essere un calciatore di livello mondiale, titolare della nazionale argentina. Basta dare un’occhiata alla sua evoluzione più recente - da quando è stato naturale offrirgli la fascia di capitano dell’Inter - per rendersi conto che, al di là della quantità di gol che ha saputo mettere con precisione e grande classe nella porta degli avversari, per constatare che, ormai, è diventato uno dei centravanti più forti al mondo, se non il più forte.
Lautaro Javier Martínez, nato a Bahía Blanca il 22 agosto 1997, si è rivelato definitivamente il migliore nel 2022, quando ha vinto con l’Argentina il campionato del mondo, appunto, e precedentemente il campionato del Sud America (2021). E’ dal 2018 che è arrivato all’Inter con la quale ha vinto un campionato italiano (2020-2021), due Coppe Italia (2021-2022 e 2022-2023) e tre Supercoppe italiane (2021, 2022 e 2023). Senza dimenticare che ha raggiunto una finale di UEFA Europa League (2019-2020) e una di UEFA Champions League (2022-2023). Con l’Argentina ha partecipato a due edizioni della Copa América (2019 e 2021), a un campionato mondiale (2022) e una Coppa dei Campioni CONMEBOL-UEFA (2022), tre titoli vinti e portati a casa.
Nel suo passato si rintraccia l’esperienza, in gioventù, come terzino sinistro e difensore centrale, per, poi, approdare in attacco. E’ capace di mettere in campo una notevole tecnica, dribbling ubriacanti, senso del gol, una determinante forza fisica, e una persistente insistenza in area di rigore che gli consente di realizzare gol spesso spettacolari. Prima o seconda punta, i risultati sono sempre ottimali. E’ stato indicato dai tifosi con il nome di “el Toro” per un temperamento agonistico notevole, oltre che per un innato senso di controllo della situazione sul prato di gioco.
Arriva tra le fila nerazzurre il 4 luglio del 2018 per circa 25 milioni di euro e una clausola rescissoria di 111 milioni di euro. Il 19 agosto - sconfitta esterna con il Sassuolo - scende in campo con i nerazzurri e il 29 settembre segna nella vittoria casalinga sul Cagliari: è la sua prima rete interista. Nel 2021 l’Inter vince il campionato - con quattro turni di anticipo rispetto al termine del torneo - e Lautaro conquista il primo trofeo italiano, che corrisponde al primo da professionista. Il 23 maggio - a San Siro contro l’Udinese - mette a segno un gol nella centesima presenza in Serie A. Conclude il campionato con 17 reti in 38 partite giocate.
(continua)
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