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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

L’inconsistenza a sinistra regna sovrana, manca, prima di tutto, una visione di ampia portata, realmente condivisa.
Il Pd resta indietro, mentre la strategia di Giorgia prende forma
Occorre convincersi ancora meglio che a destra non solo la leader vincente (e convincente) c’è già, ma può ragionevolmente imporsi in scenari sempre più aperti

Lo scontro – gli scontri – tra maggioranza e opposizione, ormai, non fanno neanche più notizia, a meno che non coinvolgano la delicata area dei diritti fondamentali o altre questioni che pongono in evidenza la collocazione e le relazioni di natura politica sul versante internazionale. In altre parole, il governo va avanti sul cammino abbastanza ben delineato fin dal principio della legislatura e attua il programma con una cronologia già delineata fin nei dettagli. A parte, va detto, la scarna consistenza (politica, ma anche partitica) di diverse personalità, non poche per la verità, che sembrano intralciare il profilo della leader, ottimamente veicolato anche mediaticamente, nonostante non manchino attriti e questioni che non impattano più di tanto e più complessivamente su una geografia di votanti non già preventivamente schierata. Se guardiamo ai sondaggi che sono stati diffusi nell’ultima settimana, il divario esistente in termini di massa di voti che si aggregano anche al di là degli stessi schieramenti, è evidente che il divario iniziale tra FdI e lo stesso Pd invita a riflettere, soprattutto perché conferma un’ampia supremazia della destra, che mantiene a netta distanza il principale partito della sinistra. A me appare netto lo scollamento tra la leader della destra – Giorgia Meloni – e l’area di natura sociale che rappresenta (molto più ampia di quella che si riconosce nei partiti che pure la sostengono) e lo schieramento politico che, pure, vive dei riflessi positivi che la sua azione, la sua stessa collocazione e corrispondenza (basata sulla fiducia che ha saputo raccogliere e implementare) hanno generato. Lo spessore politico, la metodologia che si riflette nel suo percorso, hanno generato un favorevole impatto che ha addirittura rimesso in gioco leader e formazioni politiche alle prese con non del tutto favorevoli tendenze elettorali.

Di fronte a questo scenario, però, dall’altra parte, sul fronte opposto, non è possibile, fino a questo momento, cogliere segnali unitari, provenienti da tante forze, che pure ci sono, ma non appaiono minimamente concordi sulle cose da fare, avendole prima, però, pensate e condivise. Resta la sensazione che l’unico accordo più netto e preciso – sempre a causa dell’unica ragione legata ad un’auspicabile “consistenza elettorale” non si sa bene derivante da che cosa  – si configuri in un asse incentrato proprio sulla Schlein (non su altri del Pd) e sull’ex presidente del Consiglio Conte.

E tutti gli altri a sinistra dove vanno, con precisione, a collocarsi? Perché non avvertono il richiamo del Pd che, in termini matematici, è, in ogni caso, leader di un’area politica chiamata a manifestare quella che resta la forma principale di opposizione? In altre parole, il Pd continua a viaggiare, invece, da solo – diviso profondamente al proprio interno – e  non si prospetta alcuna forma di tregua: l’unica strada in grado di aprire una prospettiva di ripresa di un percorso aperto e in grado di fronteggiare realmente la destra. No, non appaiono serie forme di dialogo o di tregua concordata nel Pd e tra il Pd e tutto il resto della sinistra. Logica la conseguenza che pare prospettarsi.

Ma la novità più rilevante è un’altra: occorre convincersi ancora meglio, nel Pd e nel resto della sinistra, che a destra non solo la leader vincente e convincente c’è già, ma può ragionevolmente imporsi in scenari sempre più ampi e aperti. Lo confermano i numeri – più nettamente suoi che del partito che la sorregge – e l’inconsistenza di chi la contrasta.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

FotoPres_Meloni_bio (Governo Italiano) www.governo.it
Giorgia Meloni, prima di tutto, leader politico
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