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Salerno Economy XIII.03 – 02.02.2024

Tra strategie e ricerche di alleanze che, alla fine, si manifesteranno tra mille problemi d convivenza.

C’era una volta il “centro”, le contraddizioni della politica

Chi ci ha perso di più in termini di elaborazione del proprio messaggio elettoralistico? Non c’è alcun dubbio: è la sinistra che pare rimasta a guardare e a protestare, e con poco spazio per pensare.
Libertas : Democrazia Cristiana / Democrazia Cristiana. - Firenze ; Roma : Stab. Vallecchi, [1948]. - 1 cartolina : color. ; 14x10 cm
Eredità strutturale
E’ ormai del tutto chiaro come il centrosinistra abbia subito un netto rimescolamento, fino a giungere a perdere quasi del tutto la connotazione di centro-sinistra prima (con il trattino) e di centrosinistra (senza) poi. In poche parole, è scomparsa la delimitazione, per certi versi fondamentale, di quell’area di centro, di origine e di sostanza democristiana, che alla fine, storicamente, scelse di continuare a propendere verso sinistra, rinunciando al centrodestra berlusconiano, dove oggi si collocano diverse aree che pure riconoscono, originariamente, nella Dc le proprie origini. Eppure, è proprio questa vasta sezione politica che ha tenuto in piedi - esprimendo leader di assoluta valenza - per anni il centrosinistra, fino a identificarsi (ma sempre con precisi riferimenti ideologici e culturali e senza troppi problemi di convivenza) con tutta quella classe politica storicamente rintracciabile nell’evoluzione del Pci-Pds-Ds.
Eppure, oggi che cosa sembra essere venuto meno alla sinistra di Schlein e di Romano Prodi (almeno inizialmente)? Proprio quella origine cattolica, chiaramente e profondamente radicata in donne e uomini di pensiero legati modernamente alla chiesa, con una visione senza dubbio progressista. Di tutto questo che cosa c’è nel Pd attuale? Che cosa si ritrova nell’azione di Schlein? Si è persa per strada, pare evidente, uno dei legami più forti e costruttivi con tanta parte di popolazione, italianamente cattolica, che guardava senza problemi a sinistra, anzi, a pensarci bene, verso il centro-sinistra.
Difficile recuperare questa parte di pensiero politico, mai eccessivamente legato alla gerarchia ecclesiastica che, di fatto, si è già persa, in larga rappresentanza, tra le braccia aperte del centrodestra che, però, non si è snaturato, ma ha solo un po’ ampliato la propria visione delle cose: cattolici, senza dubbio, ma fermamente legati a una visione attenta e strutturata, tipicamente di destra, cioè conservatrice e alternativa a tutto quello che richiama la sinistra.
Chi ci ha perso di più in termini di elaborazione del proprio messaggio politico? Non c’è alcun dubbio: la sinistra che pare rimasta a guardare e a protestare, e con poco spazio per pensare.
(continua)
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“La produzione industriale è tornata a flettere a novembre e le stesse presenze turistiche destano perplessità”.

Confcommercio: l’economia resta tra luci e ombre

I dati dell’Ufficio Studi evidenziano che l’inizio del 2024 “si conferma pieno d’incertezze”. Pil a -0,1% su base mensile a gennaio.
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Previsioni
I dati relativi all’ultima Congiuntura di Confcommercio - analizzati dall’Ufficio Studi - evidenziano che l’avvio del 2024 è pieno d’incertezze. “L’attività industriale ha mostrato, anche nei mesi finali dello scorso anno - si evidenzia - andamenti deludenti. Situazione che, stando alle attese degli imprenditori, non dovrebbe modificarsi in modo sostanziale in questo frangente”. Il direttore, Mariano Bella, specifica che “la stima della variazione del prodotto lordo nel 2023 è pari a +0,8%, con piena valorizzazione dei segnali favorevoli emersi nella parte finale dell’anno (crescita della fiducia di imprese e famiglie, tenuta dell’occupazione, sviluppo delle vendite al dettaglio in novembre, ottobre record per le presenze turistiche, conclamata sconfitta dell’inflazione)”. Ma “lo stesso quadro congiunturale - aggiunge Bella - che valutiamo positivamente, presenta anche elementi negativi che ne impediscono una nitida e rilassata lettura. La produzione industriale è tornata a flettere a novembre e le stesse presenze turistiche in novembre destano perplessità: alla solidità dei flussi degli stranieri si contrappone, in modo piuttosto netto, una riduzione delle presenze degli italiani, sia nel confronto con il 2019 sia, che è ben peggio, rispetto al 2022. Il record 2023 di notti nelle strutture ricettive è tramontato (a meno che i dati di dicembre rivelino un raddoppio delle presenze, cosa molto improbabile, se non impossibile). Infine, in prospettiva futura di breve termine, bisogna evidenziare che la meteorologia ha impedito un buon avvio dei saldi invernali, nonostante il positivo contributo dei turisti stranieri”.
Calo dell’inflazione e crescita dei salari spingono i consumi
Per il 2024, il “rientro ordinato” dell’inflazione e “un possibile miglioramento della dinamica salariale costituirebbero i pilastri di sostegno della propensione al consumo”. “La nostra stima - specifica Bella - di una variazione dei prezzi nel mese in corso dello 0,2% su dicembre porterebbe solo ad un minimo aumento (0,7%) su base annua. La doppia sfida della crescita e della finanza pubblica si può affrontare con ragionevole serenità. Sempre che le recenti tensioni geopolitiche non si trasformino in nuove e inattese strozzature nelle catene di fornitura globali, con riflessi negativi sui costi e sui prezzi e conseguenze (im)prevedibili su consumi e investimenti”.
(Fonte: confcommercio.it/18.01.2024)
(continua)
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Il 33% dei consumi complessivi dovrebbe avere toccato quota 42 miliardi di euro.

Stranieri: boom di spesa in bar e ristoranti (2023)

Fiepet Confesercenti: il conto ammonta a oltre 13,8 miliardi. In media 65 milioni di ospiti hanno consentito di raggiungere oltre 212 euro a persona.
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Numeri in netta crescita
“Cultura, natura e… buona tavola. La ripresa del turismo estero dà una spinta anche ai consumi nei pubblici esercizi. Nell’anno da poco concluso, gli oltre 65 milioni di stranieri che hanno visitato il nostro Paese hanno speso in media oltre 212 euro a persona in colazioni, pranzi, cene e aperitivi, per un totale di oltre 13,8 miliardi di euro, l’ammontare più alto dal 2019”. La stima è di Fiepet, l’associazione dei pubblici esercizi aderenti a Confesercenti, “sulla base di elaborazioni su dati del CER e del Centro Studi Turistici di Firenze”. In primo piano “è l’aumento delle presenze estere, che lo scorso anno hanno segnato una crescita del +13,7%, attestandosi in valori assoluti oltre i 228,5 milioni, più dell’ultimo anno prima della pandemia. Una massa di vacanzieri che ha mostrato di apprezzare il nostro Paese non solo per le città ed i borghi d’arte o le spiagge e le campagne, ma anche per lo stile di vita, cucina in primis: la spesa al bar e ristorante costituisce infatti il 33% dei consumi complessivi dei viaggiatori stranieri in Italia, che nel 2023 dovrebbero aver toccato quota 42 miliardi di euro, con un incremento del +7,8% rispetto al 2022. Una crescita che porta la spesa dei turisti stranieri al 4% di quella complessiva sul territorio, recuperando interamente i livelli pre-Covid”.
I pubblici esercizi.
“Quella nei pubblici esercizi è la seconda voce di spesa in assoluto dei visitatori esteri in Italia, subito dopo l’alloggio, che ne assorbe il 36% per un totale di oltre 15,1 miliardi di euro. Seguono i trasporti (11%, o 4,6 miliardi), ma anche lo shopping nei nostri negozi, cui i turisti hanno destinato circa 4,2 miliardi, il 10% del totale. Circa il 6% - poco più di 2,5 miliardi - è andato invece ad attività ricreative e culturali, mentre quasi 1,7 miliardi sono stati assorbiti dalla spesa per altre attività e servizi”.
Chi ha consumato di più.
“In generale, a consumare di più - per un totale complessivo di 6,8 miliardi di euro - sono i turisti tedeschi. Al secondo posto i visitatori in arrivo dagli USA (5,2 miliardi di euro), seguiti da Regno Unito (3,8 miliardi), Francia (3,6 miliardi), Austria (2,1 miliardi), Spagna (1,8 miliardi) e Svizzera (1,6 miliardi). Seguono in classifica i viaggiatori del Canada (1 miliardo) e del Giappone (550 milioni), mentre la spesa della Russia si ferma a 210 milioni di euro. I restanti 15,34 miliardi di euro, invece, arrivano dai viaggiatori degli altri Paesi”.
(Fonte: confesercenti.it/28.01.2024)
(continua)
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A portare a casa il trofeo (il primo a conquistarlo) fu l'inglese Stanley Matthews del Blackpool.

Il Pallone d’oro, la vera e unica storia del calcio di qualità

Il giornalista, già calciatore, Gabriel Hanot, insieme ai colleghi Jacques Ferran, Jacques Goddet e Jacques de Ryswick, si incontravano e decidevano di incoronare il più forte degli altri (nell’anno appena concluso), ricorrendo ai voti della stampa di settore.

Pallone_d’oro_1997_-_Ronaldo_(FC_Inter) (Wikipedia)
Ronaldo, Inter uno dei vincitori del Pallone d'oro (1997)
(Er.Pa.) - Il “Pallone d’oro” resta tra i miti più longevi del pianeta calcio e continua a risplendere ancora anche nelle bacheche virtuali a distanza di tanti anni dalla nascita. All’inizio, nel 1956, questo tipo di manifestazione assunse il nome di “Calciatore europeo dell’anno” e veniva assegnato dalla rivista sportiva “France Footbal” al calciatore che si era maggiormente imposto all’attenzione di pubblico e critica nella stagione precedente. Vinceva il giocatore che aveva preso parte a un campionato all’interno dei confini europei. Il giornalista, già calciatore, Gabriel Hanot, insieme ai colleghi Jacques Ferran, Jacques Goddet e Jacques de Ryswick, si incontravano e decidevano di incoronare il giocatore più forte degli altri (nell’anno che si era appena concluso), ricorrendo ai voti della stampa di settore. A portare a casa il trofeo, il primo a conquistarlo, fu inglese: Stanley Matthews del Blackpool.
Da quando fu attivato e fino al 1994, il regolamento faceva riferimento alla nazionalità di chi praticava lo sport in questione: il calcio ovviamente. Per partecipare alla corsa al titolo, doveva essere un cittadino europeo, anche se non mancate le deroghe, per gli argentini Di Stéfano e Sivori: il primo conquistò il Pallone d’oro per il Real Madrid nel 1957 e nel 1959 e il secondo per la Juventus nel 1961.
Il “Pallone d’oro” superò nel tempo una serie di limitazioni di carattere geografico e anche la mancanza di ufficialità del premio, perché riuscì a diventare il riconoscimento più atteso nel mondo del calcio. Nell’albo d’oro ritroviamo gli olandesi Johan Cruyff di Ajax e Barcellona, e Marco van Basten del Milan e il francese Michel Platini della Juventus: tutti con 3 affermazioni. Come brilla tra questi record, la vittoria del portiere sovietico Lev Jašin della Dinamo Mosca (edizione 1963), unico, straordinaria affermazione di un portiere.
Bisogna arrivare al 1995 per cogliere una vera e propria svolta nella storia del Pallone d’oro perché si supera il riferimento preciso alla nazionalità europea. Si perviene all’accesso anche dei giocatori extraeuropei. E le conseguenze si riflettono nell’albo d’oro: proprio nel 1995 il liberiano George Weah (Milan) fu il primo e (al momento unico) rappresentante dell’Africa a conquistare il premio. Nel 1997 è il Sudamerica - mettendo da parte i già premiati Di Stéfano e Sívori - a mettersi in luce con il brasiliano Ronaldo (Inter). Va detto che fino all'edizione del 2006 il Pallone d’oro rimane riservato a calciatori presenti nei club UEFA. E’ dall’edizione del 2007 che viene meno questa delimitazione. Oggi la partecipazione è aperta ai calciatori che militano in qualsiasi club che fa parte della FIFA.
(continua)
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