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Salerno Economy VIII.31 – 09.08.2019

Il Mezzogiorno arriva alla pausa estiva con la consapevolezza dell’asprezza delle prossime elezioni regionali in Campania.

L’economia? Tra strategie e “tecniche” di voto

Resta il quadro complessivo di un Sud alle prese con il rallentamento eccessivo della produttività e, nello stesso tempo, con una perdita diffusa di forza/lavoro che sarà molto difficile recuperare.
Glocal- Mappa Italia
Rallentamento
L’economia meridionale si ferma e (forse) aspetta. Il metodo è abbastanza chiaro e fornisce la chiave di lettura di quanto sta accadendo, mentre altrove le dinamiche assumono caratteristiche diverse, assecondando meglio quanto viene fuori dal sistema di relazioni interne ed estere maggiormente indirizzate a gestire in maniera positiva gli eventi. E’ il momento difficile che capita di vivere a Sud dopo mesi nei quali si è messo in campo il massimo sforzo, tentando di capitalizzare ogni spinta, ogni minimo evento positivo. Alla fine, però, è emerso il "rallentamento", si è perso qualche colpo, non si è trovato più l'equilibrio giusto per le economie locali che pure avevano lanciato la sfida. Insomma – come spiega la Svimez – il Sud ha rallentato, e ora arrivano i rischi e, forse, la necessità di aspettare gli sviluppi della situazione.
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Le anticipazioni del Rapporto Svimez 2019 su “L’economia e la società del Mezzogiorno”.

Sud, lo spettro della recessione

Divario territoriale riaperto. Si allarga la forbice con il Centro-Nord. Mancano all’appello quasi 3 milioni di posti di lavoro per colmare il gap occupazionale con le regioni settentrionali.
Numer Economia-Mappa Italia
Panorama Italia
Il quadro è chiaro per la Svimez. Non ci sono incertezze: “dopo un triennio 2015-2017 di (pur debole) ripresa del Mezzogiorno, si riallarga la forbice con il Centro-Nord. Tengono solo gli investimenti in costruzioni, crollano quelli in macchinari e attrezzature. Prosegue il declino dei consumi della P.A. e degli investimenti pubblici”. In estrema sintesi: “Al Mezzogiorno mancano quasi 3 milioni di posti di lavoro per colmare il gap occupazionale col Centro-Nord. Il dramma maggiore è l’emigrazione verso il Centro-Nord e l’estero. I diritti di cittadinanza limitati al Sud. Forte disomogeneità tra le regioni meridionali: nel 2018 Abruzzo, Puglia e Sardegna registrano il più alto tasso di sviluppo”. D’altro canto “i segnali di rallentamento apparsi in Europa nella prima metà del 2018 hanno ridotto le prospettive di crescita dell’intera area, tuttavia l’Italia subisce un rallentamento che riallarga la forbice rispetto alla media europea. Siamo l’unico Paese, a parte la Grecia, che non ha ancora recuperato i livelli pre-crisi".
(Fonte: Ufficio Stampa Svimez/ 1° agosto 2019)
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Dopo le nuove regole si impone una generale revisione nell’impostazione della prassi aziendale.

Credito e patrimonio, sfida per le imprese

Se la normativa sul nuovo default condanna le organizzazioni in persistente stato di insolvenza, l’altra riforma sul tema della crisi impone agli organi di controllo di certificare l’esistenza di indicatori di solidità finanziaria e reddituale.
Lo speciale 1-governance imprese
Politiche di gestione
di Maria Teresa Cuomo*

L’introduzione delle nuove regole di default ed il conseguente auspicato cambio di passo ad opera dell’attuale classe imprenditoriale sembrano restituire centralità a due questioni fortemente caratterizzanti l’economia meridionale, ovvero l’accesso al credito e il grado di patrimonializzazione aziendale. Se sul primo punto le cifre più recenti sull’andamento delle variabili creditizie mostrano un sostanziale miglioramento qualitativo, con un calo dei crediti in sofferenza (nel solo Meridione) di circa 8,3 mld nel 2018 rispetto all’anno precedente, ad esso si associa, tuttavia, una contrazione quantitativa dei prestiti concessi alle imprese, stimata in circa 14 mld (Check-up Mezzogiorno, Confindustria Srm, 2019). In prima battuta, dunque, alla robusta richiesta di credito da parte delle organizzazioni imprenditoriali non sembra corrispondere un’adeguata offerta, anche a causa di criteri di matrice internazionale più severi per la sua concessione, con il risultato dell’immissione di un minore ammontare di risorse nell’economia reale.

*Docente di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università degli Studi di Salerno e presso il Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l’Economia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
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L’analisi dei dati delle aziende guidate da donne al 31 marzo scorso elaborati da Unioncamere e InfoCamere.

Imprese femminili, 1 milione di addetti al Sud

La reale dimensione emerge guardando alle forme giuridiche con un’incidenza di attività individuali di oltre 10 punti percentuali superiore a quella che si registra nel totale (quasi il 63% a fronte di poco meno del 52%).
Imprese femminili
Cambio di passo
Le imprese femminili del Sud? Offrono lavoro a quasi un milione di persone. E’ quanto emerge dall’analisi dei dati sulle aziende guidate da donne al 31 marzo scorso, elaborati dall’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere e InfoCamere. “ I 3 milioni di addetti presenti nelle imprese femminili (che sono più di un milione e 330mila a fine marzo scorso) incidono per meno del 15% sull’occupazione del settore privato. Ma, in Molise e in Sardegna, nelle imprese guidate da donne trovano lavoro oltre il 20% degli addetti delle imprese presenti sul territorio, in Calabria quasi il 20%, in Sicilia, in Umbria e in Abruzzo quasi il 19%, più del 18% in Basilicata”. Nel complesso “nel Mezzogiorno alle 483mila attività a trazione femminile si deve il 17% dell’occupazione generata dal settore privato”.
(Fonte: unioncamere.it/ 24.07.2019)
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È quanto emerge dalla ricerca realizzata dal Censis e presentata alla XX Convention di Federsalus.

Integratori alimentari, 32 milioni li consumano

Il 74% degli italiani (l'80% tra i laureati, il 76,9% tra le donne, il 75,1% tra i 35-64enni) che li hanno utilizzati ne valuta positivamente le conseguenze sul proprio organismo.
Neuroni-Integratori
Valore sociale
Integratori alimentari sempre più presenti nella dieta quotidiana con conseguenti positivi riscontri sul mercato e sull’occupazione. Sono “32 milioni gli italiani che li consumano rendendo le dinamiche settoriali particolarmente interessanti”. Lo fanno “abitualmente più di 18 milioni (tutti i giorni o qualche volta alla settimana) e più di 4 milioni qualche volta al mese. Li utilizzano maggiormente le persone in età attiva (il 62,8% degli utilizzatori ha tra 35 e 64 anni) e le donne (il 60,5%)”. Sono numeri che “descrivono un consumo di massa trasversale rispetto a genere, età, livello di scolarità, territorio di residenza, condizione economica”. Ad accomunare “le scelte di usare gli integratori alimentari da parte di tante persone diverse è il contributo che viene da questi prodotti per la prevenzione e la tutela della salute”. È quanto emerge dalla ricerca “Il valore sociale dell'integratore alimentare” realizzata dal Censis e presentata alla XX Convention di Federsalus.
(Fonte: censis.it/ 20.06.2019)
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