Dopo le primarie riappare il linguaggio levigato e senza nemici del centrosinistra prodiano.
Il Pd, Zingaretti e il ritorno del partito inclusivo e solidale
Il “popolo di sinistra” ha imparato la lezione? O è solo un falso allarme? La “geografia” dei feudi e dei feudatari è destinata ad essere scardinata? Difficile essere ottimisti. Ma è meno irrealistico immaginare un nuovo inizio (come si diceva una volta).

Prove tecniche di coesione
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Effetto Prisma. Necessario ripartire dalla possibile risposta all’interrogativo fondamentale: “Quale prodotto per quale mercato?”.
Crisi del commercio, piccoli e grandi oltre il “conflitto”
Negozi indipendenti e Gdo chiamati ad integrarsi proficuamente, provando ad esercitare la funzione sociale di creazione di valore aggiunto per i territori dove sono insediati.

Cambio di prospettiva
Indiscussa ed acclarata nel tempo, si conferma in tutta la sua attualità la centralità del commercio nell’economia regionale e provinciale, con un’incidenza sulla produzione totale del 44,5% ad opera prevalentemente di strutture distributive di dimensioni medio-piccole (813 grandi superfici, di cui 29 maxi), e con un rilevante peso sia in termini di guadagno per l’imprenditore (ROE: 9,7%) che di addetti complessivamente impiegati, con circa 167mila occupati (Unioncamere, 2018). Nonostante ciò, il decennio della crisi 2008-2018 non ha risparmiato il comparto distributivo campano, che tuttora stenta a rilasciare segnali positivi, restituendo piuttosto un affresco a tinte scure, solo parzialmente ravvivate dalle performance del grande commercio organizzato (Cer-Confesercenti, 2019). Indubbiamente la deregulation, i mutamenti dei comportamenti di acquisto e la generalizzata compressione dei consumi hanno contribuito allo spostamento delle preferenze della domanda in favore degli attori della grande distribuzione, invero non del tutto esenti da profonde rivisitazioni delle formule distributive proposte sotto il profilo dimensionale e della marginalità.
* Docente di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università degli Studi di Salerno e presso il Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l’Economia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
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Lo scenario che emerge da circa 8.000 risposte al test di autovalutazione on line.
Rivoluzione 4.0, tre imprese su cinque ancora indietro
Unioncamere: “La mappa della maturità digitale evidenzia sensibili diversità di sviluppo a livello geografico che accentuano la distanza tra Nord e Sud del Paese”. Circa il 70% delle aziende del Sud si trova ancora nella fase iniziale.

(Nuovi) dualismi
(Fonte: unioncamere.gov.it/ 01.03.2019)
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Lo studio di pre-fattibilità sarà presentato giovedì 14 marzo nell’aula “Gabriele De Rosa” dell’Università degli Studi di Salerno.
Collegamenti marittimi veloci, mobilità sostenibile
L’attivazione delle 4 linee (2 nel golfo di Napoli e 2 nel golfo di Salerno) ipotizzate presenta notevoli potenzialità in ordine al decongestionamento del traffico stradale ed offre una valida alternativa a turisti e residenti.

Altre "strade"
di Fabio Carlucci*
Lo studio di pre-fattibilità sui collegamenti marittimi veloci nei golfi di Napoli e Salerno è frutto della collaborazione tra l’AdSP del Mar Tirreno Centrale e l’Università degli Studi di Salerno, collaborazione formalizzata con l’Accordo Quadro del 2017 nell’ambito del quale, oltre al suddetto studio, è stato attivato il Master di I livello in Economia del Mare, Logistica e Turismo (EMALT). Lo studio verifica le ipotesi di attivazione di 4 linee veloci, due nel golfo di Napoli e due nel golfo di Salerno, partendo da quelli che sono stati i punti di forza e di debolezza delle esperienze pregresse (Metrò del Mare) ed in corso (Cilento Blu ed Archeolinea). La metodologia ha previsto un confronto continuo con gli operatori del settore e con le istituzioni, una serie di sopralluoghi nei porti di destinazione dei servizi oltre a verifiche di efficienza delle linee attualmente utilizzate, confronti con le Capitanerie di Porto e una dettagliata analisi dell’offerta dei collegamenti terresti.
* Responsabile Scientifico del LabEATT (Laboratorio di Economia Agroalimentare Trasporti e Turismo)-Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche (DiSES), Università degli Studi di Salerno
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Oltre 270 le specie animali vittime dell’intrappolamento in reti da pesca abbandonate.
Plastica, inquinamento inarrestabile
Il Wwf lancia l’allarme. Ogni anno circa 100 milioni di tonnellate vengono disperse in natura a livello globale. Entro il 2030 gli oceani diventeranno gli habitat naturali più colpiti.

Giuliano D'Antonio
L’inquinamento da plastica in natura è uno dei fenomeni più invasivi e pericolosi rispetto ai quali siamo molto lontani dalla diffusione di un accettabile livello di consapevolezza della popolazione mondiale. I numeri (fonte Wwf) sono davvero inquietanti: 396 milioni le tonnellate di plastica vergine che vengono prodotte su scala globale ogni anno, circa 100 milioni di tonnellate (pari a un terzo dei rifiuti plastici prodotti, che ammontano a 310 milioni di tonnellate) sono quelle che vengono disperse in natura “per colpa della scorretta gestione della filiera (dalla produzione al consumo, al riciclaggio, allo smaltimento)”. Se non si correrà fin da subito ai ripari, “entro il 2030 l’inquinamento raddoppierà rispetto all'attuale e gli oceani saranno gli habitat più colpiti poiché oggi è più economico scaricare la plastica in natura piuttosto che gestirla efficacemente fino a fine vita”.
* Presidente Fonmed (Fondazione Sud per la Cooperazione e lo Sviluppo del Mediterraneo)
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