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di Pasquale Persico
A Medolla il sindaco Albero Calciolari accoglie il Progetto Fabbrica Creativa che, attraverso la proposta culturale dell’artista Jean Pierre Duriez – La città dei cuochi – approfondisce le qualità contemporanee del distretto gastronomico modenese. Le imprese di questo comparto possono raccontare della loro metamorfosi organizzativa avvenuta a partire dai primi giorni del dopo terremoto di dieci anni fa. Genialità e lavoro presero il campo rispetto allo scoramento; l’aggiornamento tecnologico richiedeva un salto e le risorse 4.0 si sono fuse con quelle delle ricostruzione; ma perfino altra finanza è servita a colmare il ritardo tecnologico che oggi consente di guardare al futuro con gli occhiali della visione contemporanea. E’ emerso il capitale cognitivo di cui ha sempre parlato la Nobel Montalcini. Il macroscopio nella mente delle imprese ha consentito il salto tecnologico necessario a rinnovare le strategie nella rete del valore globalizzata. La risalita organizzativa ha creato le premesse per ridefinire le economie di scala, di scopo, e di diversità in una chiave interpretativa più attenta al territorio.
L’ambiente nuovamente al centro e la qualità hanno dato carattere al connettersi allo sviluppo sostenibile a valenza profonda; non si raccontano storie lontane.
La soggettività dell’impresa viene oggi pienamente riconosciuta come motore potenziale della nuova qualità urbana da inseguire, per la sua funzione insostituibile di saper creare valore, lavoro e sussidiarietà.
Il presidente Mattarella, arrivato il 20 a Medolla, ha notato il sorriso delle Fabbriche Creative, esse avevano rimosso le loro riservatezze e le loro metamorfosi sono apparse sposarsi con le aspettative dei processi di transizione ecologiche e digitali. Le fabbriche al centro della nuova urbanità da inventare e programmare? Sì, l’innovazione sembra uscire dalle fabbriche con un vestito verde, con propositi a largo spettro, cultura industriale e cultura contemporanea al centro di un nuovo processo complesso. Fabbrica Creativa interpreta un possibile progetto morale, più attento alle economie di scopo da fondere con quelle connesse e complementari della Pubblica Amministrazione. Le economie di rete e di diversità non appaiono lontane e la città dei cuochi, del temporaneo/contemporaneo, non a caso si è affacciata nel modenese.
L’arte illumina l’immaginario ed il profumo di futuro. La curiosità del progetto è strutturante, ha l’ambizione di elaborare la metamorfosi contemporanea, necessaria alle città del territorio che devono portare lo sguardo oltre i confini amministrativi e burocratici.
Le Fabbriche Creative lo hanno già fatto ma possono sviluppare i temi della sussidiarietà orizzontale in maniera cooperativa e a largo spettro, a partire dai nuovi standard ambientali materiali ed immateriali da progettare e mettere a terra. I nuovi bilanci sociali ed ambientali che a partire dal 2023 dovranno esaltare il ruolo della società insediate e quotate in borsa, sapranno indicare le tante strade da percorrere e la creatività interna sarà gemella di quella esterna, socializzante.
Ma, allora, Fabbrica Creativa e Città dei cuochi saranno l’ennesimo Museo in transito di comunicazione e marketing contemporaneo?
No, è un processo complesso di sviluppo di nuovi linguaggi mancanti sul territorio. Il nuovo progetto di paesaggio dell’area vasta deve parlare della città che verrà anch’essa infrastruttura complessa di città diverse in rete aperta, capaci di poggiarsi sulle nuove economie esterne a sostenibilità profonda che rilanciano il desiderio di cittadinanza attiva. L’appartenenza al territorio dei residenti e dei residenti equivalenti, non in contrasto con le persone che a vario titolo già vi insistono, è la chiave giusta per capovolgere nuovamente la piramide della popolazione, per poggiarla sulla massa critica di giovani che darà prospettiva alla presenza delle Fabbriche Creative.
Pasquale Persico