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Intervista a Luigi Snichelotto, presidente di AssoMiMe (Associazione Mezzogiorno Italia Mediterraneo Europa).
“Umanesimo meridionale, la vera sfida post-globale”
“E’ così difficile comprendere che la sfida sull’autonomia differenziata è determinante per rendere più giusta ed effettivamente operativa (in tanti ambiti fondamentali: sanità, scuola, assistenza sociale, economia, impresa, lavoro) la teoria del regionalismo equivalente, cioè uguale nel riconoscimento dei diritti e dell’impostazione delle dinamiche dello sviluppo territoriale?”.

Tra i problemi più rilevanti, in questo momento così complesso dal punto di vista economico e politico, rientra, per esempio, come coniugare, senza strumentalismi, alcune istanze fondamentali – il Pnrr, per esempio – con l’autonomia differenziata. Mettere insieme, cioè, il piano nazionale (che è, è bene riaffermarlo, centralizzato nella sua impostazione generale) e la sua declinazione regionale, che resta sostanziale per arrivare (seriamente) sui territori. In questa “dialettica” si inseriscono, però, i governatorati, i soggetti, per così dire, “dominanti” che non perdono di vista, ovviamente, il proprio protagonismo politico. Allora, il vero interesse “regionalista” – quello dei territori del Sud – che è ovviamente solo dei cittadini, diventa subalterno all’impostazione delle varie forze partitiche, che finiscono per determinare una situazione difficile, dal punto di vista dei diritti in campo e della giusta relazionalità tra le forze politiche. In realtà, il peso economico connesso alle decisioni che vanno prese in base alla “lettura” effettiva del provvedimento da parte del governo e del Parlamento, è già diventato il riferimento centrale del “dibattito” che non appare affatto semplice sviluppare alla luce del momento storico (ed economico) che stiamo attraversando.

Di questi temi ne abbiamo parlato con Luigi Snichelotto, presidente di AssoMiMe (Associazione Mezzogiorno Italia Mediterraneo Europa), che, giustamente, parte da un presupposto rilevante. “Credo – spiega a SalernoEconomy –  che stiamo dimenticando alcuni valori fondamentali proprio in un momento che, invece, richiede di non perdere mai di vista quali sono i principi da tenere sempre presenti, soprattutto in situazioni, non dimentichiamolo, di profonda crisi economica e strutturale”. Quali valori? “Guardi, mi piace partire da un principio che non è, come sembra, riferito solo alla scala di valori personali alla quale si attinge per spiegare la propria impostazione anche non politica, ma riguarda, invece, proprio il quadro generale rispetto al quale si determinano, sempre, le scelte di riferimento che, prima o poi, vengono prese. Perché – mi chiedo – non teniamo conto che i nostri atti, in qualunque ambito (locale, regionale, nazionale, mondiale) sostengono, insieme al nostro, in primo luogo il cammino degli altri? E’ così difficile comprendere, per esempio, che la posizione che dovremo prendere, che la nostra politica dovrà prendere, sull’autonomia differenziata è determinante per rendere più giusta ed effettivamente operativa (in tanti ambiti fondamentali: sanità, scuola, assistenza sociale, economia, impresa, lavoro) la teoria del regionalismo equivalente, cioè uguale nel riconoscimento dei diritti e dell’impostazione delle dinamiche dello sviluppo territoriale? Perché nessuno ricorda, in queste ore, milioni e milioni di persone che continuativamente, nel corso dell’Ottocento e del Novecento (non solo degli anni più recenti), non hanno trovato migliore soluzione che stabilirsi in un’altra area d’Italia (il Nord) o d’Europa, o del mondo, invece che rimanere al Sud?”. La risposta di Snichelotto a questa domanda è, naturalmente, di ampia portata, ma estremamente fondata e condivisibile. “La verità è che nel registrare alcune fondamentali differenze (tra Nord e Sud) che sono pienamente giustificate e derivano dall’impostazione storico/economica che i territori in qualche modo hanno subito, oltre che sostenuto: sviluppo e crescita da una parte, ritardi e difficoltà sociali, prima che strutturali, dall’altra. Abbiamo assistito all’affermarsi, anche e soprattutto nel corso dei decenni del secondo dopoguerra, di un dualismo evidente e preciso. Mentre al Nord si è radicato ed evoluto il principio della condivisione, nel rispetto delle differenze, al Sud ha preso piede, ancora oggi, il tema della solidarietà attiva, del principio di umanità preminente, cioè non sempre agganciato alla sostenibilità economica, richiamandosi all’universo sostanziale (ovviamente più sociale che economico) dell’umanesimo assistenziale, con tutto quello che ne consegue anche in termini di devastata sopravvivenza dello Stato”.

Ma ora, in un contesto di ritorno alle origini stataliste (ben apparentemente chiuse agli influssi esterni) anche delle dinamiche di neo/globalizzazione capitalistica, quali ricette è indispensabile mettere in campo per mantenere, per quanto possibile, un freno al dilagare della logica multinazionalistica, che diventa autonomamente fattore di riferimento, in grado di influenzare e dominare le “vite” in progressiva affermazione delle forze politiche (e personalistiche) ben al di là di un perimetro già largo e ampio? La risposta di Snichelotto è molto chiara da questo punto di vista, spiazzante rispetto a tutto quanto, invece, si dipana e prende forma sul ring della battaglia internazionale. “Per noi del Sud – replica – è di primaria importanza accelerare il processo di internazionalizzazione che, attraverso le imprese più lungimiranti e attive, abbiamo attivato e perseguito in questi ultimi decenni, a costo di grandi sforzi e notevoli investimenti che, ora, stanno dando, sebbene in non tutti i casi, buoni frutti. Non dobbiamo, invece, assecondare giochi di interesse che puntano a rafforzare il dominio economico (e politico, sia ben chiaro) di blocchi territoriali (Cina, Usa, Russia, India in posizione primaria) ampi e forti, ma, invece, continuare a determinare e a fare crescere aree dove si dialoga con il mondo (tutto il mondo) partendo da una capacità produttiva e commerciale effettivamente globale e vasta. La sfida è difficile, ma la risposta che arriva, quando si vince, è prima di tutto aperta e democraticamente (oltre che economicamente) sostenibile”.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

 

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Luigi Snichelotto, presidente di AssoMiMe.
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