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Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (ed. Salerno) di giovedì 4 aprile 2019.
di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo
Come è cambiata la “geografia” della produzione di ricchezza in provincia di Salerno? La nuova “mappa” del valore aggiunto riserva qualche sorpresa? O, più semplicemente, rivela la cristallizzazione delle caratteristiche storiche di un territorio da sempre sbilanciato sul comparto dei servizi (77,7% del v.a. nel 2016) all’interno del quale fanno la parte del leone commercio, alloggio e ristorazione (25,1% all’interno del 77,7%, sempre nel 2016)? Le nostre elaborazioni sulla base dei dati Istat recentemente pubblicati rivelano alcune dinamiche interessanti, ma, soprattutto, certificano che il valore aggiunto a prezzi correnti nel 2016 ha superato (sebbene solo dello 0,7%) il valore pre-crisi (in termini assoluti, 17,5 miliardi di euro rispetto a 17,4, con +131 milioni). E questa è senza dubbio una buona notizia. Ma va anche evidenziato che l’industria manifatturiera in senso stretto è ancora in ritardo rispetto ai numeri del 2007 (sempre dal punto di vista del valore aggiunto), essendo passata da 2,1 a 1,7 miliardi nel 2017 e avendo perso più di 2 punti percentuali (dal 12,2% al 10,1%) in termini di peso specifico nell’ambito della torta totale del valore aggiunto provinciale. La variazione assoluta (2007-2016) si attesta a -355 milioni di euro. Mentre – all’interno del settore dei servizi – il segmento che incorpora larghissima parte dell’offerta turistica (tra cui commercio, trasporti, alloggio e ristorazione) può sfoggiare numeri estremamente rilevanti, incrementando il valore aggiunto da 3,09 a 4,41 miliardi (+1,32 mld) e passando per incidenza sul totale del v.a. dal 17,7% al 25,1%.
Come sopra accennato, nel 2016 il settore dei servizi aggrega in provincia di Salerno il 77,7% del valore aggiunto, che si concretizza in 13,6 miliardi di euro. All’interno di questa branca di attività economica rientrano commercio, riparazione auto-moto, trasporto e magazzinaggio, alloggio e ristorazione (4,4 miliardi di v.a.); servizi di informazione e comunicazione (280 milioni); attività finanziarie ed assicurative (692 mln); attività immobiliari (2,2 mld); attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrazione e servizi di supporto (1,3 mld); amministrazione pubblica e difesa, assicurazione sociale obbligatoria, istruzione, sanità e assistenza sociale (3,8 mld); attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, riparazione di beni per la casa e altri servizi (729 mln).
Completano il quadro complessivo l’agricoltura/silvicoltura/pesca, con 707 milioni di v.a. (sempre nel 2016) e le industrie manifatturiere con 3,2 miliardi. Va tenuto nel dovuto conto che agricoltura+manifatturiero aggregano il 22,3% del valore aggiunto provinciale rispetto al 77,7% dei servizi. Se scendiamo nel dettaglio del manifatturiero, va specificato che le industrie in senso stretto generano il 10,1% del 18,3% complessivo, pari a 1,7 miliardi di v.a., e le costruzioni il 5,9% con un valore aggiunto di 1,03 mld di euro.