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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Si continua a giocare a “fare politica”, mentre i problemi restano drammaticamente irrisolti.
Troppe emergenze, prende forma la crisi della crisi
Si procede tra una manovra e l’altra, sempre con la sensazione di non comprendere fino in fondo dove culminerà il susseguirsi, incessante, di impegni finanziari. E chissà quando l’Ue concretizzerà il piano di aiuti (tra mille euro-contraddizioni).

A valutare bene quanto sta succedendo in vista del periodo natalizio e delle feste di fine anno, si corre il rischio di imbarcarsi in una serie di riflessioni francamente ben lontane dal fattore predominante che continua a restare la lotta alla malattia pandemica. Pare quasi che l’attenzione sia troppo costantemente rivolta al mondo che verrà – da parte della politica prima di tutto, ma anche dell’economia eccetera eccetera – mentre il mondo della realtà persevera a rilasciare i segni di una crisi che è troppo scontato definire senza precedenti, perché ha superato non pochi confini difficili da riconquistare. Insomma, siamo nel pieno di quella che potrebbe essere definita la “crisi della crisi”. E’ andato in tilt, per essere chiari, il “sistema” identificativo delle coordinate non superabili. Siamo, cioè, entrati all’interno di quel cordolo che racchiude le ultime istanze concrete per rispondere con un minimo di realismo – senza stare troppo a televantarsene, come accade insistentemente sempre alla politica – alle emergenze che continuano a essere affrontate con ossigeno (utile anche’esso, sia ben chiaro) non idoneo, però, a reggere l’intero percorso che si prospetta lungo (e tempestoso).

Si gioca a fare la politica – con partiti nuovi che dovrebbero scendere in campo quando si voterà per il rinnovo del Parlamento, ma che intendono, evidentemente, partecipare anche alla grande sfida che si incentra sull’elezione del presidente della Repubblica – mentre appare più opportuno provare a risolvere le mille contraddizioni di una spesa emergenziale che non ha perso per strada le tante perplessità suscitate fin dal principio.

Si vive, quindi, tra una manovra e l’altra, sempre con la sensazione di non comprendere fino in fondo dove culminerà il susseguirsi di impegni finanziari che, probabilmente, si affidano – anche o soprattutto? – a un successivo “azzeramento” (parziale, totale, minimale o complessivo?), mentre chissà quando saranno effettivamente erogati, tra mille euro-contraddizioni.

Il contesto reale, quindi, è veramente complesso e non dovrebbe concedere spazi di movimento a un contrasto politico forte e quotidianamente alimentato. Si è sempre pronti nel tentare di mettere in difficoltà l’avversario, trascurando l’unica via d’uscita possibile, che risiede nel tentativo di trovare un accordo per proseguire, in questo periodo, sulla strada della non belligeranza, di una minima forma di unità nelle scelte. Senza, invece, attardarsi e ostacolarsi, rendendo tutto molto più difficile di quanto, in realtà, già sia.

E, invece, ci troviamo di fronte questo scenario, mentre prendono forma le mille problematiche che, poi, assumono particolare intensità nei diversi territori del Paese, che, naturalmente, riflettono assetti politici, ma, soprattutto, potenzialità risolutive molto diversificate.

Come andrà a finire questa lunga e estenuante forma di contrapposizione tra le parti in campo? Nel frattempo è già emersa una prospettiva che non può fare piacere a nessuno: la lunga lotta alla crisi, scaturita in seguito alla pandemia, ha cristallizzato le condizioni di distanza effettiva – sul piano della strutturazione economica e produttiva in primo luogo – tra i territori del Paese. E se non era semplice prima avviare in concreto un piano di riconversione complessiva, adesso, pur in presenza di mille e utili strumenti, l’impresa risulta ancora più complicata.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

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