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Il periodo delle feste di fine anno coincide con un rinnovato fervore di iniziative che creano un’atmosfera dinamica e generano entusiasmo.
Tra “Luci” e impegno per il lavoro
Il 2016 ripropone le difficili problematiche legate alla difficoltà di riavviare percorsi di crescita produttiva ed occupazionale. E’ indispensabile recuperare uno spirito collaborativo più forte, al di la degli stessi schieramenti politici.

Da bambino il periodo natalizio era uno dei più belli dell’anno: le vacanze, i giochi, i regali. Da bambino tante cose non le capisci: personalmente ad esempio non capivo perché certe cose erano di destra ed altre erano di sinistra. La “polarizzazione” della politica mi faceva andare in crisi d’identità perché, poi, anche il “centro” rappresentava un’altra posizione e non potevo – contemporaneamente – scegliere ciascuna di esse. Avrei dovuto scegliere, ma sceglievo di non interessarmene. Anche da adulto me ne sono interessato poco, soprattutto per avere scelto di conservare l’indipendenza di pensiero che mi contraddistingueva da bambino: ho scelto di fare altro.
Oggi da adulto sento ancora forte l’arrivo del Natale, forse per quello che mi ha dato da bambino. Il Natale ha un effetto sull’umore delle persone, legato all’atmosfera, agli addobbi, alle luci (o se vogliamo alle “luminarie”) che inevitabilmente porta a sentirci più buoni, più ispirati, più ottimisti. L’illuminazione influenza in modo non trascurabile l’umore, induce meno stati d’ansia, migliora le relazioni tra persone, consentendo una maggiore e più serena convivenza nei luoghi di incontro.
Questo riguarda un po’ tutte le popolazioni in generale: da Barcellona a Lamezia Terme; da Salerno a Copenaghen; da Firenze a Berlino. Le città in festa, illuminate, portano, o dovrebbero portare, ad una crescita delle attività commerciali presenti sul territorio, a tutto vantaggio del sistema economico locale. Purtroppo questa atmosfera nella maggior parte delle città non va oltre il mese; purtroppo questa atmosfera da sola non risolve i problemi così come non li risolvono gli annunci, così come non li risolvono neppure i cartelli di protesta o gli anni trascorsi nelle aule dei Tribunali per liti e contenziosi.
Ernesto Galli della Loggia in un suo recente articolo, non natalizio, sul Corriere della Sera (21 dicembre 2015) si meraviglia di come di fronte alla situazione meridionale non si registri una reazione da parte dell’opinione pubblica; si meraviglia di come siano assenti gruppi attivi, progetti, dibattiti e soprattutto leader moderni e capaci.
Il Mezzogiorno viene descritto come svuotato, privo di energie e di intelligenze (capaci) disposte a parlare al Paese.
Non so se condividere in pieno quanto esprime Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera, ma condivido in assoluto che sia necessario un cambiamento nel modo di fare politica, di fare impresa, di fare scuola, di essere cittadini; sono convinto che sia necessaria una visione che vada al di là delle logiche di partito e che connetta cose apparentemente incapaci di stare insieme: destra e sinistra, imprese e sindacati, pubblico e privato, luci d’artista si e luci d’artista no (per capirci).
In un recente convegno a Firenze sul tema del lavoro Italia e Germania hanno messo a confronto i loro sistemi scolastici cercando possibili vie di cooperazione ed influenza. In Germania il “sistema duale” vede imprese e scuole cooperare, con l’intermediazione delle Camere di Commercio, in maniera così efficiente da avere un tasso di disoccupazione praticamente quasi azzerato tra i giovani.
Ma qual è lo scatto necessario per generare occupazione come succede nel sistema tedesco? Non c’è bisogno di inventare cose nuove, c’è bisogno di buon senso. C’è bisogno però di molta energia, c’è necessità di dialogo e comunicazione e di uno sforzo indistinto e trasversale come quello che la scorsa settimana è stato fatto a Salerno in un convegno organizzato da un autorevole rappresentante della politica cittadina, l’avv. Antonio Cammarota, cui ha partecipato,in maniera assolutamente collaborativa, la massima espressione del governo municipale,il sindaco Vincenzo Napoli. Titolo del convegno “La città del lavoro”. Speriamo allora che, spente le luci natalizie, il 2016 possa essere l’anno del lavoro, speriamo che il Natale quest’anno ci porti un clima differente, una classe politica più matura e meno litigiosa: più produttiva!
@LucaIovine6 Company Trainer

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