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L’analisi effettuata da Unioncamere nell’ambito di “Eurochambres Economic Survey 2016”.
Torna la fiducia, non sprechiamola
Nel giudizio degli imprenditori resta “meno positivo” il fronte dell’occupazione. Il 76,7% delle imprese è certo di poter mantenere inalterata la propria forza lavoro, il 13,2% ritiene di doverla ridurre ed il 10,1% di poterla accrescere.

Uno degli elementi centrali all’interno delle dinamiche dell’embrione di ripresa che si è manifestato negli ultimi mesi nell’eurozona e, quindi, anche in Italia è senza dubbio il clima di ritrovata fiducia. “Per una impresa su tre nel 2016 il giro d’affari aumenterà”. E’ questo il dato saliente che emerge dal’analisi effettuata da Unioncamere nell’ambito di Eurochambres Economic Survey 2016, l’indagine realizzata ogni anno dai sistemi camerali europei. La motivazione principale di questa ventata di entusiasmo risiede nello “sforzo di innovazione fatto quest’anno e programmato per il prossimo”. Alla domanda su come andrà il business nel 2016, il 29% degli interpellati ha risposto che “aumenterà e solo il 6% che diminuirà”. La differenza tra questi due valori (positiva per +23 punti percentuali) che è stata registrata in Italia è superiore a quella espressa in Germania (+9) e al dato medio rilevato nei 25 Paesi europei in cui è stato effettuato il sondaggio (+19). Se si scende nei dettagli delle risposte degli imprenditori, si accerta che l’aspettativa più diffusa riguarda la ripresa degli investimenti. Riguardo a questo indicatore “la differenza tra attese di aumento e di diminuzione dell’Italia rispetto alla media dei Paesi europei supera addirittura i 20 punti percentuali nel 2015 (che salgono a +27 e +23 punti nel caso del Nord Ovest e del Nord Est) ed i 14,5 punti per il 2016 (+16 per il Nord Ovest e +17 per il Centro)”. “E questo vuol dire che le nostre imprese, malgrado le mille difficoltà di questi anni – sottolinea Unioncamere – intendono imboccare con decisione la via dell’innovazione”.
Anche nel 2016 determinanti, ai fini dei risultati economici aziendali, “saranno le vendite estere, che per il 30% degli imprenditori aumenteranno mentre per il 12% potrebbero diminuire (+18,2 il saldo tra le due dinamiche)”. Positive le attese “soprattutto del Nord Ovest (+28,1 punti il saldo) e del Mezzogiorno (+29,7 punti), mentre nel Nord Est si registra il saldo più contenuto (+1,1 punti)”. Maggior cautela sul fronte delle vendite sul mercato interno, “sebbene con un sentiment in netto miglioramento rispetto al 2015: in questo caso, la quota di ottimisti sfiora il 21% mentre quella dei pessimisti si ferma al 7,6%, dando come risultato un saldo positivo di 13 punti percentuali”. Tra le aree territoriali più ottimiste spiccano “le buone attese delle imprese del Centro (dove il saldo sale ai 19,9 punti percentuali), seguito dal Nord Ovest (+18,7). Decisamente più contenuto, invece, nel Nord Est (saldo +3,6 punti) e nel Sud e Isole (+6,9 punti)”.
Il tallone di Achille si conferma il mercato dell’occupazione. “Se il 76,7% delle imprese è certo di poter mantenere inalterata la propria forza lavoro – si legge nella nota di Unioncamere dello scorso 2 gennaio – il 13,2% ritiene di doverla ridurre ed il 10,1% di poterla accrescere. Il saldo tra attese di aumento e diminuzione, quindi, è negativo di 3,1 punti percentuali, dovuti principalmente alle peggiori attese del sistema industriale (-5,9 punti il saldo) rispetto a quello dei servizi (-1,4) e alle maggiori cautele delle attività del Settentrione rispetto a quelle del Centro (-1,1) e, soprattutto, del Mezzogiorno (in cui il saldo è positivo di tre decimi di punto)”.
@LucaIovine6 Company Trainer

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