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Salerno Economy XIII.01 – 19.01.2024

Al di là di quanto accade nell’ambito dei partiti (o di quello che più modestamente ne resta), si appresta a prendere forma il voto per l’Ue che si materializzerà, in Italia, domenica 9 giugno 2024.

L’Europa si guarda in faccia, quanto vale l’idea di futuro?

Si delinea davanti a tutti noi l’occasione (irripetibile) per esprimere non solo il consenso (con una ricaduta evidente sui singoli Paesi), ma anche un’idea precisa su quanto ci aspettiamo che accada, senza tentennamenti, almeno da qui a cinque anni.
Ue-G. Coppola
L'idea di Ue
E’, ormai, trascorso il tempo necessario per provare a mandare in archivio il periodo di fine anno, caratterizzato, come sempre (più o meno), dalle solite bagarre politiche più che altro finalizzate a fare decorrere le pause utili solo per provare a digerire, in ogni famiglia, il cumulo di debiti e di ulteriori spese che, ogni volta, si delineano con estrema chiarezza nel mese di gennaio. Nulla di nuovo, si dirà. E così è, a guardare bene in quale situazione ci ritroviamo. Né, per la verità, c’era da aspettarsi altro, ma, quest’anno, le cose si complicano un po’ di più, perché le scadenze (elettorali) che dovremo affrontare sono di vario genere, ma, soprattutto, ci tocca di valutare (oltre che esprimere) il voto destinato all’Europa, che di cose da rendere disponibili per l’Italia e non solo, ne ha e anche particolarmente importanti. Giorgia Meloni, nella conferenza stampa del 4 gennaio, ha anche citato Mario Draghi: non pare che sia disponibile per guidare la Ue, aprendo, quindi, una fase molto complicata e non definendo, al momento, nulla.
Si candiderà al Parlamento europeo la presidente del Consiglio? Non si candiderà? E la segretaria del Pd, Elly Schlein, che cosa farà? Come affronterà le europee? Da candidata o da capo della principale forza politica - è bene chiarirlo a tante personalità che, pure, contribuiscono (o dovrebbero contribuire) a delineare il quadro delle forze in campo - di opposizione?
Ecco, al di là di quanto accade nell’ambito dello scenario che i partiti (o di quello che più modestamente ne resta) provano a delineare giorno per giorno, si appresta a prendere forma - il voto per l’Ue si svolgerà, in Italia, domenica 9 giugno 2024 - a tutti gli effetti una vera e propria prova di forza che (così si spera) stabilirà quale piega prenderanno, per noi in primo luogo, non solo e non tanto i prossimi anni (cinque, molto più che probabilmente), ma, soprattutto, i più vicini avvenimenti che sono quelli dietro l’angolo, quelli che stabiliranno con netta precisione il prosieguo di tutti gli accadimenti rilevanti - dal punto di vista istituzionale, amministrativo, ma anche economico (è bene dirlo) - che sono già ben scritti nelle agende che ci riguardano. E’, quindi, evidente che tutto resta, per il momento, appeso all’esito di questa scadenza che è destinata a segnare, in un caso o nell’altro, una vera e propria svolta per il mondo Ue (cioè per l’Europa che noi siamo).
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L’ex presidente del Consiglio, in silenzio, pare ribellarsi al rumore avverso e incompetente che si è già ampiamente diffuso in vari Paesi.

Draghi e il dopo Draghi, come può nascere la nuova Ue

Ma rimane ancora sospeso l’insegnamento di Aldo Moro: “Nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere in Europa ed essere nel Mediterraneo, poiché l’Europa intera è nel Mediterraneo e la mediterraneità è da tempo in Europa”.
P. Persico-casa-morra-cs-Pasquale-Persico
Pasquale Persico
di Pasquale Persico

Ricordo, a me stesso e per i lettori, che qualche anno fa ho ripreso i temi della Lezione- Conversazione di Mario Draghi con i giovani della Università Cattolica Sacro Cuore, che gli aveva conferito la laurea ad honorem. La sua lezione era poggiata su tre parole chiave: conoscenza, coraggio, continuità. La proposta arrivata dalla Francia di una candidatura alla presidenza della Commissione Europea, oltre che essere condivisa dall’Italia e dalla Germania, dovrebbe, poi, avere una sostanza programmatica che riguarda il confronto esplicito con i governi proponenti ed una riflessione profonda sulle decisioni che guardano al futuro dell’economia e della politica dell’Ue.
Adesso è ancora il momento del silenzio, Draghi è ancora alle prese con lo studio commissionato dalla presidente della Commissione sul come dare una prospettiva alla politica economica del continente europeo allargato e, soprattutto, alla politica industriale. Si tratta in effetti di fare luce su un passaggio cruciale, dalla sola politica monetaria, che è ancora da completare, fino ad una ulteriore cessione di sovranità per dare voce alla politica fiscale necessaria: questa, decisiva, per dare impulso ad un futuro credibile. Egli ribellandosi al dominio del rumore avverso, emerso durante l’ultima campagna elettorale e dopo, oggi, preferisce giocare la carta della forza del silenzio.
Ciò non esclude che potrebbe predisporsi, con semplicità al confronto, se maturassero esplicite proposte sul programma comune delle nazioni, per dare all’Europa un principio di Stato federale che guarda ad un ruolo autonomo ed esplicito della Ue nel confronto internazionale. Si tratta di fare emergere il nuovo coraggio degli Stati basato sulla conoscenza dei grandi temi da affrontare, dando a tutti le ragioni di potere stare in un coro di programma ad identità plurale, europeo ed inclusivo.
Sulle migrazioni, nonostante i principi costituzionali di solidarietà e responsabilità, vi è il rischio evidente di rimanere fermi senza un minimo di capacità di collegare il tema ad un nuovo processo di decolonizzazione sincera, nel mio linguaggio (ma anche quello di Mattei prima maniera). Aiuti alle popolazioni africane e non solo, ricollocazione degli emigranti connessa alla politica economica, e sviluppo della solidarietà devono stare in una sola visione.
Ecco la nuova questione mediterranea, sia essa la via del cotone o via della seta, o la politica dei Paesi dell’Occidente. Rimane sospeso l’insegnamento di Aldo Moro: "Nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere in Europa ed essere nel Mediterraneo, poiché l’Europa intera è nel Mediterraneo e la mediterraneità è da tempo in Europa".
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Il capitolo «I soggetti economici dello sviluppo» del 57° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2023.

Il carrello della spesa? Lievita, per il 2023 è al 9,5%

“Soltanto il 44,1% prevede di riuscire a mantenere gli stessi livelli di risparmio dell’anno passato. Il 48,5% teme invece di vedere i propri risparmi diminuire rispetto al 2022”.
immagine soldi Glocal
Il problema-costo del denaro
Alcuni dati di riferimento per tentare di inquadrare al meglio il quadro economico che si delinea nei primi mesi del 2024, alla luce della complessa situazione delineatasi nel 2023. Il Censis inquadra complessivamente lo scenario nazionale e prospetta le tendenze primarie destinate a prendere forma sulla base dei dati qui descritti.
Il quadro inflattivo.
“L’inflazione è qui per restare? I dati sui prezzi al consumo - è scritto nel Rapporto Censis dello scorso dicembre - confermano il tendenziale riassorbimento dell’inflazione, sebbene restino ancora alti i livelli di varie categorie di beni. A settembre l’indice nazionale dei prezzi al consumo è del 5,3% (era il 7,6% a maggio), un valore che porta il livello dell’inflazione acquisita per il 2023 al 5,7%. Distanti da questo livello generale sono gli indici relativi ai beni alimentari nel complesso (8,6%), ai beni alimentari freschi (7,7%) e agli alimentari lavorati (9,1%). Lievita quindi all’8,3% il carrello della spesa, per il quale il dato acquisito per il 2023 è al 9,5%. Due famiglie su tre prevedono che alla fine dell’anno i redditi familiari saranno uguali a quelli dell’anno precedente. Soltanto il 44,1% prevede di riuscire a mantenere gli stessi livelli di risparmio dell’anno passato. Il 48,5% teme invece di vedere i propri risparmi diminuire rispetto al 2022. Il 25,9% prevede un aumento della spesa per consumi, dovuta anche all’incremento dei prezzi”.
L’aumento dei tassi di interesse/Effetti su famiglie e imprese.
“Nel primo semestre 2023, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno - segnala sempre il Censis - si è osservato un aumento del 5,3% delle richieste di prestiti da parte delle famiglie. Per quanto riguarda i mutui, la riduzione del numero delle domande è pari al 22,4%. Il cambiamento nel quadro di riferimento del costo del denaro ha modificato il profilo di rischio di chi richiede un mutuo per l’acquisto della casa. L’indice di affidabilità delle famiglie a marzo di quest’anno era pari al 12,8% per il complesso delle famiglie, ma con una tendenza al ribasso rispetto a fine 2022 (13,6%) e a fine 2021 (14,8%). Anche il settore delle imprese sta incontrando difficoltà nell’accesso al credito. A marzo di quest’anno, rispetto al marzo dello scorso anno, i prestiti alle imprese del settore manifatturiero si sono ridotti dell’1,5% e nelle costruzioni dell’1,3%. Per le imprese del settore immobiliare la stretta al credito ha raggiunto il 5,0%, mentre nei servizi è negativo per un decimo di punto. Il tasso di deterioramento, benché contenuto nel 2022, è previsto in crescita nel 2024, con valori che toccheranno il 3,8% nel settore delle costruzioni e il 3,6% tra le imprese con meno di 10 addetti”.
(Fonte: censis.it/01.12.2023)
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Fu ad Ascoli, ricordano tecnici ed estimatori, che giocò le migliori partite della sua carriera.

Il gran bel calcio di Adelio Moro, regista perfetto

Un record per comprendere bene che tipo di calciatore si aveva di fronte: 10 calci di rigore segnati in serie A, il cento per cento di tiri dal dischetto che gli toccò in sorte di decidere.
Moro_Adelio-Wikipedia
Adelio Moro
(Er.Pa.) - La sola sintesi della carriera di Adelio Moro riesce a fare comprendere bene che siamo di fronte alla storia di un grande talento capace di ricavarsi lo spazio di un calciatore di altissimo livello, che è stato tra le più rilevanti promesse di squadre prestigiose, che lo avevano scelto per costruire traguardi di estrema importanza. Adelio Moro (nato a Mozzanica il 14 aprile del 1951) fin dagli inizi della carriera rivela subito doti fondamentali per il circuito più ambito della grande tradizione italiana dei tornei di massima serie. Arriva nel vivaio dell’Atalanta e va in prestito alla Cremonese in serie D (siamo nel 1969). Torna, un anno dopo, a Bergamo e arriva in serie A con l’Atalanta. A questo punto è l’Inter che decide di prenderlo (1972-1973) con altri due suoi compagni di squadra: Giuseppe Doldi e Sergio Magistrelli. In nerazzurro gioca 61 partite e passa al Verona dove riesce a contribuire alla salvezza della squadra veneta e a conquistare la finale di Coppa Italia. Dopo un anno sbarca ad Ascoli: gioca nel suo ruolo principale, la regia di centrocampo, e i bianconeri si rifanno vivi in serie A (vittoria del campionato di serie B nel 1977-1978). L’anno dopo i marchigiani si piazzano al quinto posto: il più importante risultato conseguito dall’Ascoli nella sua storia (1979-1980). Arriva, poi, la seconda grande chance per Moro che nel 1981 viene acquistato dal Milan: la stagione, però, finisce con la retrocessione. Finale di carriera a Cesena (1982-1983), per, poi, riabbracciare l’Atalanta e chiudere nell’Ospitaletto.
Un giocatore di grande classe, bastava vederlo muoversi in campo per capire che sapeva dare del tu al pallone. Un record per comprendere che tipo di calciatore si aveva di fronte: 10 calci di rigore segnati in serie A, il cento per cento di tiri dal dischetto che gli toccò in sorte di decidere. Due le presenze in Nazionale under 23 e 4 in Under 21.
“Una mezzala classica, dal grande talento e dal beffardo destino: chiamato due volte alla prova della metropoli, la fallisce miseramente, all’Inter (dove arriva nel ‘72, decisamente troppo giovane) e in seguito al Milan (dove dovrebbe raccogliere la pesantissima eredità di Rivera, al quale peraltro dieci anni prima era ripetutamente paragonato). Ha una carriera di alti e bassi ... - si può leggere nel “Dizionario del Calcio Italiano” (Baldini & Castoldi Editori, 2002) - eppure rimarrà sempre nella categoria, rispettabilissima ma per certi versi irritante, dei fuoriclasse da piccola squadra. Problema, forse, di personalità: del resto non è certo l’unico ad aver sofferto della sindrome di San Siro. E’ comunque un rigorista infallibile, dal ‘71 all’83 (con le maglie di Atalanta, Ascoli e Cesena) non ne sbaglia uno”, come scritto da Gianni Morelli.
(continua)
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