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Fu ad Ascoli, ricordano tecnici ed estimatori, che giocò le migliori partite della sua carriera.
Il gran bel calcio di Adelio Moro, regista perfetto
Un record per comprendere bene che tipo di calciatore si aveva di fronte: 10 calci di rigore segnati in serie A, il cento per cento di tiri dal dischetto che gli toccò in sorte di decidere.

(Er.Pa.) – La sola sintesi della carriera di Adelio Moro riesce a fare comprendere bene che siamo di fronte alla storia di un grande talento capace di ricavarsi lo spazio di un calciatore di altissimo livello, che è stato tra le più rilevanti promesse di squadre prestigiose, che lo avevano scelto per costruire traguardi di estrema importanza. Adelio Moro (nato a Mozzanica il 14 aprile del 1951) fin dagli inizi della carriera rivela subito doti fondamentali per il circuito più ambito della grande tradizione italiana dei tornei di massima serie. Arriva nel vivaio dell’Atalanta e va in prestito alla Cremonese in serie D (siamo nel 1969). Torna, un anno dopo, a Bergamo e arriva in serie A con l’Atalanta. A questo punto è l’Inter che decide di prenderlo (1972-1973) con altri due suoi compagni di squadra: Giuseppe Doldi e Sergio Magistrelli. In nerazzurro gioca 61 partite e passa al Verona dove riesce a contribuire alla salvezza della squadra veneta e a conquistare la finale di Coppa Italia. Dopo un anno sbarca ad Ascoli: gioca nel suo ruolo principale, la regia di centrocampo, e i bianconeri si rifanno vivi in serie A (vittoria del campionato di serie B nel 1977-1978). L’anno dopo i marchigiani si piazzano al quinto posto: il più importante risultato conseguito dall’Ascoli nella sua storia (1979-1980). Arriva, poi, la seconda grande chance per Moro che nel 1981 viene acquistato dal Milan: la stagione, però, finisce con la retrocessione. Finale di carriera a Cesena (1982-1983), per, poi, riabbracciare l’Atalanta e chiudere nell’Ospitaletto.

Un giocatore di grande classe, bastava vederlo muoversi in campo per capire che sapeva dare del tu al pallone. Un record per comprendere che tipo di calciatore si aveva di fronte: 10 calci di rigore segnati in serie A, il cento per cento di tiri dal dischetto che gli toccò in sorte di decidere. Due le presenze in Nazionale under 23 e 4 in Under 21.

“Una mezzala classica, dal grande talento e dal beffardo destino: chiamato due volte alla prova della metropoli, la fallisce miseramente, all’Inter (dove arriva nel ‘72, decisamente troppo giovane) e in seguito al Milan (dove dovrebbe raccogliere la pesantissima eredità di Rivera, al quale peraltro dieci anni prima era ripetutamente paragonato). Ha una carriera di alti e bassi …  – si può leggere nel “Dizionario del Calcio Italiano” (Baldini & Castoldi Editori, 2002) – eppure rimarrà sempre nella categoria, rispettabilissima ma per certi versi irritante, dei fuoriclasse da piccola squadra. Problema, forse, di personalità: del resto non è certo l’unico ad aver sofferto della sindrome di San Siro. E’ comunque un rigorista infallibile, dal ‘71 all’83 (con le maglie di Atalanta, Ascoli e Cesena) non ne sbaglia uno”, come scritto da Gianni Morelli.

Quando era, ormai, al vertice del padronanza tecnica, gli capitò l’occasione di ricollocarsi in una grande squadra: non fu la Juventus, ma, appunto il Milan di Gigi Radice (1981), che, però, non si collocò dove auspicato. Il campionato fu diverso da come si pronosticava, per la squadra ma anche – dopo stagioni ad altissimo livello – per il fuoriclasse che era stato paragonato a Rivera.

Fu ad Ascoli, ricordano tecnici, calciatori e suoi estimatori, che Moro giocò il miglior calcio della sua carriera. Un gran bel calcio che tutti i tifosi ricordano con passione.

Moro_Adelio-Wikipedia
Adelio Moro
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