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Salerno Economy XII.33 – 29.09.2023

L’Unione Europea non manifesta, al momento, leadership alternative a un centrodestra che, tra non poche difficoltà, non intende e non può rinunciare a prospettive di vittoria.

Le occasioni perse dai Dem? All’appello mancano i cattolici

Il significato dell’esperienza di Romano Prodi è lì, a richiamare esattamente il mondo di progressisti e futuristi ancora pronti a seguire il sentiero di un centrosinistra in grado, però, di articolare una politica attenta agli obiettivi che bisogna assolutamente cogliere.
Romano Prodi (Rainews)
Romano Prodi
Come accade da anni, il periodo settembrino si profila sempre denso di avvenimenti, programmi, anticipazioni, previsioni e molto altro. In verità, al di là di quanto pure appare e si moltiplica quotidianamente, svolte vere e proprie dal punto di vista politico, per così dire significative, non se annunciano quasi mai. I numeri - quelli dei sondaggi - sono più o meno bloccati da tempo, hanno delineato, è il caso di dire, con chiarezza lo scenario con il quale bisogna realisticamente confrontarsi e, per il momento, non si registrano novità strutturanti: il blocco di centrodestra è prevalente, in senso prospettico: un dato non secondario a un anno di distanza di quella che a tutti gli effetti resta una svolta storica con la quale è il caso, fin da subito, di confrontarsi e riflettere. La domanda che è giusto porsi, resta una sola: ma il centrosinistra ha compreso bene che, mentre si verificava, un cambiamento epocale di enorme portata - anche sociale e culturale, oltre che politico - il suo aggregato è rimasto ai margini, a cercare di capire che cosa sia effettivamente successo? La “scelta” - o meglio, la necessità di cercare di capire i motivi sostanziali di una sconfitta vera e propria che si è, è necessario sottolinearlo, materializzata con naturalezza - di cambiare strada, di provare a buttarsi alle spalle i residui di opzioni prevalenti consolidatesi nel tempo, ha portato l’aggregato di quello che fu l’Ulivo (l’Ulivo, unica e ancora illusoria indicazione del cammino verso il futuro, in continuità con la storia precedente) a rafforzare il nucleo di sinistra e non di centro, alleviando proprio il contenuto non di sinistra - ma di centro - che, pure, proveniva da un altro discorso antico, popolare e democristiano che si era materializzato nell’aggregato storico/sociale del Paese, che è ancora materia viva e formante, al di là delle generazioni.
(continua)
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Le scelte delle famiglie “sono fortemente penalizzate dall’erosione del potere d’acquisto provocato dall’inflazione”.

Confesercenti: “Autunno più difficile del previsto”

“Siamo in fase pre-recessiva”. E la contrazione del Pil (secondo trimestre) “è andata al di là delle attese”. Si appesantisce il rallentamento dei consumi.
Foto Numeri Economia-Investimenti- Soldi
Tempi difficili
“L’economia è entrata in una fase pre-recessiva. Il crollo dei prestiti alle imprese segnalato dal bollettino di settembre di Banca d’Italia, la revisione al ribasso delle stime di crescita da parte della Ue e le stesse stime di Istat sul Pil confermano l’arrivo di un autunno più difficile del previsto. L’economia italiana ha subito una battuta d’arresto, in un contesto di incertezza e rallentamento dell’economia internazionale in cui inflazione alta e politica monetaria restrittiva continuano a pesare e a condizionare negativamente famiglie ed imprese”. E’ questo il quadro della situazione descritto dalla Confesercenti che richiama l’attenzione sulla “contrazione del Pil nel secondo trimestre”, che “è andata al di là delle attese, e si accompagna a un accumulo di scorte che rende improbabile un recupero nella seconda parte dell’anno”. Confesercenti evidenzia “che l’obiettivo programmatico del Def di una crescita del Pil del +1% per l’anno in corso appare ormai del tutto fuori portata. A pesare, il rallentamento dei consumi: la spesa delle famiglie residenti sul territorio è infatti scesa nel secondo trimestre dello 0,2% rispetto ai livelli raggiunti nei primi tre mesi dell’anno. Solo il forte afflusso di turisti stranieri ha consentito di preservare i livelli di spesa: la quota dei consumi dei non residenti sulla spesa complessiva effettuata in Italia è infatti salita al 4,1%, dal 3,8% del primo trimestre, recuperando in tal modo i valori pre-pandemici. I consumi delle famiglie italiane, invece, sono ancora inferiori di mezzo punto rispetto ai livelli del 2019”.
Le scelte di consumo delle famiglie “sono fortemente penalizzate dall’erosione del potere d’acquisto provocato dall’inflazione”. Confesercenti specifica che “nel secondo trimestre l’aumento del deflatore dei consumi è rimasto molto elevato, con un incremento tendenziale del +7,2%. Il valore reale delle retribuzioni unitarie è così diminuito nel trimestre del 4% e del 4,3% nell’arco dei primi sei mesi dell’anno. La lentezza che caratterizza il processo di rientro dell’inflazione e la preoccupante flessione dell’occupazione registrata lo scorso giugno non lasciano intravedere alcun recupero delle retribuzioni reali nella restante parte dell’anno”.
(Fonte: confesercenti.it/11.09.2023)
(continua)
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Tra i giovani imprenditori la propensione a migliorare il capitale umano è più elevata (73%).

Imprese familiari, 7 su 10: formazione per competere

“Il 66% ha investito tra il 2017-19 e investirà tra il 2022 e il 2024 in up-skilling, ovvero nella formazione del personale dipendente (contro il 75% delle imprese non familiari)”.
Foto Glocal-politica
L'importanza dei processi formativi
“Sette imprese familiari su 10 stanno investendo in formazione tra il 2022 e il 2024, e lo hanno già fatto nel triennio pre-Covid, per fare crescere le competenze del personale impiegato ed affrontare al meglio le sfide dei cambiamenti in atto. Tra i giovani imprenditori la propensione ad investire in capitale umano è più elevata (73%), mentre a fare più fatica sono soprattutto le donne capitane di impresa (66%) e le piccole realtà imprenditoriali (65%) che più di altre avrebbero, invece, bisogno di sviluppare il bagaglio di conoscenze del proprio personale per accompagnare i processi di sviluppo. Nel complesso, però, la quota delle imprese investitrici che hanno investito nel 2017-2019 e continuerà a farlo nel 2022-2024, resta più bassa rispetto a quella delle non familiari (il 69% contro il 77%)”. È questo il quadro che emerge dal rapporto “Strategie e politiche di formazione nelle imprese familiari” realizzato da ASFOR, Centro Studi Guglielmo Tagliacarne e CUOA Business School - edito da Franco Angeli- su un campione di 4.000 imprese (3.000 manifatturiere + 1.000 di Servizi) tra i 5 e i 499 addetti, integrato da un’analisi di 10 case history di imprese leader, presentato a Roma insieme con Unioncamere nell’ambito dell’evento “Il capitale umano e strategie nelle imprese familiari”.
Up-skilling l’attività formativa più gettonata.
“Il 66% delle imprese familiari ha investito tra il 2017-19 e investirà tra il 2022 e il 2024 in up-skilling, ovvero nella formazione del personale dipendente per far crescere le attuali competenze tecnico-professionali (contro il 75% delle imprese non familiari). Mentre il 52% punterà sul re-skilling, cioè sullo sviluppo di nuove competenze tecnico-professionali (contro il 66%). Meno appeal ha invece l’attività formativa che sta alla base dei veri e propri cambiamenti. Solo il 35% sta programmando corsi per aumentare la responsabilizzazione, la capacità di iniziativa e di innovazione delle proprie risorse umane, ovvero l’intrapreneurship (contro il 53%) e il 25% per migliorare la capacità manageriale di gestire nuovi modelli di business idonei a cavalcare per esempio la duplice transizione (contro il 43%)”.
(Fonte: unioncamere.gov.it/22.09.2023)
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Ha giocato nell’Inter dal 1957 al 1973. Ha vinto quattro campionati nazionali, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali.

Mario Corso, il re della “foglia morta”

Il più giovane realizzatore di gol nell’intera storia nerazzurra. In serie A iniziò a segnare il 30 novembre del 1958 (3-0 contro il Bologna): aveva 17 anni, 3 mesi e 5 giorni.
1-Mario Corso (inter.it)
Il genio interista, Mario Corso
Calzettoni abbassati - per rendere omaggio al grandissimo Omar Sìvori - e genialità fulminante, dai calci di punizione a foglia morta (destinati permanentemente in rete) con il piede sinistro al dribbling strettissimo con un disegno della parabola del pallone illuminante. Erano questi solo alcuni dei millimetrici affreschi di calcio che Mario Corso domenicalmente regalava agli appassionati di San Siro, tenendo addosso la maglia nerazzurra. Sprazzi di storia del calcio che hanno attraversato il tempo e imposto un campione straordinario, fino a farlo diventare uno dei miti più consistenti e illuminanti in quel magico ciclo di vittorie che l’Inter ha attraversato negli anni ‘60. Mario Corso - nato a Verona il 25 agosto del 1941 e morto a Milano il 20 giugno del 2020 - ha giocato nell’Inter dal 1957 al 1973 e ha terminato la carriera, nel 1975 con la maglia del Genoa. In nerazzurro ha messo insieme 507 partite e 95 gol: ha vinto quattro campionati nazionali, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Ha anche allenato l’Inter (stagione 1985-1986) e conquistato il sesto posto. Per 23 volte (4 reti) ha vestito la maglia della Nazionale. E’ stato candidato tre volte al Pallone d’oro (7º posto nell’edizione del 1964). Il Genoa lo ha inserito nella sua Hall of Fame. Iniziò a mostrare il suo genio nell’Azzurra Verona, si trasferì all’Audace San Michele e fece innamorare l’Inter: fu qui che approdò il 20 giugno del 1958 per nove milioni di lire (a lui andarono circa settantamila lire al mese). Scese in campo con la maglia nerazzurra per la prima volta il 29 giugno 1958 - aveva sedici anni e dieci mesi - in un incontro di Coppa Italia contro il Monza (vittoria dell’Inter per 3-1). Fu il 13 luglio che segnò per la prima volta: vittoria per 3-0 contro il Como, sempre in Coppa Italia. Fu lui ad essere il più giovane realizzatore di gol nell’intera storia nerazzurra. In serie A iniziò a segnare il 30 novembre del 1958 (3-0 contro il Bologna): aveva 17 anni, 3 mesi e 5 giorni.
(continua)
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