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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

L’Unione Europea non manifesta, al momento, leadership alternative a un centrodestra che, tra non poche difficoltà, non intende e non può rinunciare a prospettive di vittoria.
Le occasioni perse dai Dem? All’appello mancano i cattolici
Il significato dell’esperienza di Romano Prodi è lì, a richiamare esattamente il mondo di progressisti e futuristi ancora pronti a seguire il sentiero di un centrosinistra in grado, però, di articolare una politica attenta agli obiettivi che bisogna assolutamente cogliere.

Come accade da anni, il periodo settembrino si profila sempre denso di avvenimenti, programmi, anticipazioni, previsioni e molto altro. In verità, al di là di quanto pure appare e si moltiplica quotidianamente, svolte vere e proprie dal punto di vista politico, per così dire significative, non se annunciano quasi mai. I numeri – quelli dei sondaggi – sono più o meno bloccati da tempo, hanno delineato, è il caso di dire, con chiarezza lo scenario con il quale bisogna realisticamente confrontarsi e, per il momento, non si registrano novità strutturanti: il blocco di centrodestra è prevalente, in senso prospettico: un dato non secondario a un anno di distanza di quella che a tutti gli effetti resta una svolta storica con la quale è il caso, fin da subito, di confrontarsi e riflettere. La domanda che è giusto porsi, resta una sola: ma il centrosinistra ha compreso bene che, mentre si verificava, un cambiamento epocale di enorme portata – anche sociale e culturale, oltre che politico –  il suo aggregato è rimasto ai margini, a cercare di capire che cosa sia effettivamente successo? La “scelta” – o meglio, la necessità di cercare di capire i motivi sostanziali di una sconfitta vera e propria che si è, è necessario sottolinearlo, materializzata con naturalezza – di cambiare strada, di provare a buttarsi alle spalle i residui di opzioni prevalenti consolidatesi nel tempo, ha portato l’aggregato di quello che fu l’Ulivo (l’Ulivo, unica e ancora illusoria indicazione del cammino verso il futuro, in continuità con la storia precedente)  a rafforzare il nucleo di sinistra e non di centro, alleviando proprio il contenuto non di sinistra – ma di centro – che, pure, proveniva da un altro discorso antico, popolare e democristiano che si era materializzato nell’aggregato storico/sociale del Paese, che è ancora materia viva e formante, al di là delle generazioni.

Il  punto sul quale discutere, sebbene le indicazioni che sembrano arrivare dai Democratici appaiono abbastanza dirette su un altro obiettivo (andare a sinistra e basta, guardando a sinistra e basta), al mondo che resta dei cattolici – a sinistra – in politica, è invece proprio un altro: in che cosa è oggi possibile ritrovarsi, oltre che nel centrodestra, naturalmente? Eppure, il significato dell’esperienza di Romano Prodi è lì, a richiamare esattamente il mondo dei cattolici progressisti e futuristi, ancora pronti a seguire il sentiero di un centrosinistra in grado, però, di articolare una politica attenta agli obiettivi che bisogna assolutamente cogliere.

Ma, questa volta, in un contesto nuovo, che si guarda allo specchio e scopre che gli italiani si sono stancati della confusione confusa che aveva preso forma – e ancora domina quasi del tutto – a sinistra e al centro di quel nucleo che resta ancora in piedi anche senza sapere che percorso, a questo punto, apparirà davanti a loro. Né, per la verità, si intravedono condottieri, in questo momento, bel del tutto amalgamati con il resto della flotta che si troverà a confrontarsi, forse, con le altre forze politiche che hanno intenzione di cementare, per quanto possibile, l’alleanza con gli altri partner di una coalizione che si ritrova con Giorgia Meloni.

I prossimi mesi, almeno fino al termine di quest’anno, offriranno diversi spunti di riflessione e di valutazione. Non sarà, è prevedibile, un percorso semplice. E l’Unione Europea non manifesta, al momento, leadership alternative a un centrodestra che, tra non poche difficoltà, non intende e non può rinunciare a prospettive di vittoria.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

 

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