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Salerno Economy XII.18 – 19.05.2023

Il racconto.

“Facchetti” quel giorno partì (di corsa) e mise la palla dentro

“A volte, si può vincere, è vero, anche contro i più forti. Ma, poi, è così difficile resistere su quei sentieri che portano lontano, da dove si vede sempre il punto iniziale, piccolo piccolo. Era da lì che, tanto tempo fa, avevamo immaginato di essere stati noi a segnare. Ma ancora non abbiamo capito perché e dove siamo arrivati”.
Giacinto Facchetti (Wikipedia)
Giacinto Facchetti
Tirate la palla avanti e liberate per un po’ l’area di rigore. Solo così potete, magari, riuscire ad aspettare che, prima o poi, prenda forma un contropiede: ricordatevi che basta un tiro in porta e tanta fortuna per segnare. E, poi, chi vi acchiappa più. Tutti in difesa e non passa nemmeno una palla dei più forti (che sono loro): meriterebbero di vincere, perché il calcio, in fondo, è uno spettacolo. Anzi, a volte, è lo spettacolo più bello del mondo. Le parole dell’ex allenatore risuonavano chiare nella testa di quel ragazzo di quasi diciotto anni alle prese con la finale del torneo di fine anno (scolastico) che avevano raggiunto più per miracolo che per fortuna. Mentre indossava la maglietta, come sempre nerazzurra - che sulle spalle aveva cucito il numero sette - pensava a tutte le sfide che, con educazione, lui e i suoi amici avevano perso. La sua classe era composta da ragazzi educati, che prendevano sempre buoni voti, perché studiavano e sapevano bene che non avevano tempo da perdere: c’era da lavorare, da fare una discreta carriera, da sposare una brava ragazza, avere dei figli. Insomma, il percorso era già ben descritto. Il liceo classico - ed erano quasi alla fine - e, poi una bella laurea in giurisprudenza (ma anche in Medicina, se così volevano fare), e tante altre cose ancora. Il film scorreva nella mente e lui lo guardava quasi con rassegnazione: in testa, per il momento, aveva solo quella partita che, sapeva già, non avrebbero potuto vincere. Erano troppo scarsi e gli altri non solo più forti ma anche veri campioni. Un po’ arroganti, ma alla fine sempre, fino a quel momento, vincenti e a volte convincenti.
Palla a centro e via alla partita. Stava dietro in difesa, e provava a imitare lui, il migliore, il più forte. Quando prendeva la palla e partiva veloce, di corsa, verso la porta: Giacinto Facchetti. Il più grande di tutti, il calciatore più elegante, più essenziale: il modello di un calcio antico (nel cuore), ma con i sogni negli occhi. Non c’entrava niente con il suo numero sette Facchetti, ma, era chiaro, che in quella partita era l’unico che avrebbe potuto segnare.
(continua)
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Il rapporto annuale Confcommercio-Censis segnala la linea di tendenza delle famiglie.

“Fiducia al top, ma resta l’ansia da inflazione”

"Il risparmio sta esaurendo il sostegno ai consumi" e l’incertezza genera il rialzo dei tassi di interesse, comprimendo le intenzioni di acquisto.
Foto Green Style Consumi
Preoccupazione delle famiglie
“L’economia italiana sta attraversando una fase di transizione con segnali contradditori”. E’ questa la sintesi dell’Outlook Italia Confcommercio-Censis “sul clima di fiducia e le aspettative delle famiglie italiane nel 2023”. Il direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio - Mariano Bella - ha evidenziato che si tratta di “un periodo particolare quello che stiamo vivendo, abbiamo alle spalle il boom economico del 2021-2022 e davanti a noi c’è la fase di crescita del 2023 con l’indice di fiducia dei consumatori ai massimi livelli. Ma nonostante questo - ha specificato Bella - si rilevano intenzioni di acquisto non solo inferiori rispetto al 2022, ma addirittura inferiori al 2019”. Quale la possibile spiegazione? “Le famiglie - ha spiegato Bella - sentono che le cose potevano essere peggio e tirano un sospiro di sollievo; l’occupazione in qualche modo è ai massimi, i sostegni pubblici hanno funzionato, i consumi, grazie a turismo, spettacoli e cultura, attirano e danno soddisfazione. Però l’inflazione non è domata e gli aiuti pubblici si riducono, come, per esempio, abbiamo visto con l’inflazione di aprile dovuta in larga parte alla rimozione di alcuni sconti in bolletta, a questo punto, visto che il potere d’acquisto di redditi e risparmi si riduce, le famiglie percepiscono la necessità, se le cose non dovessero migliorare rapidamente, di ricostituire un adeguato stock di risparmio per fare fronte al contesto ancora caratterizzato dall’incertezza”. Con un maggiore risparmio, siamo di fronte - ha detto Bella - “minori prospettive e intenzioni di spesa, come si legge nelle percentuali dichiarate”.
(Fonte: confcommercio.it/12.05.2023)
(continua)
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Il report Ismea. “Si riduce l’incidenza sul totale della spesa: con 3,66 miliardi di fatturato nel canale domestico, il peso scende al 3,6% contro il 3,9% del 2021”.

Agroalimentare bio, gli acquisti segnano il passo nel 2022

“Anche il vino biologico ripiega su un -3,7%, in un contesto di generale contrazione di acquisti tra gli scaffali della Gd (-1,6%)”. Il supermercato resta prevalente, sebbene in lieve calo dei fatturati (-0,2%), “in un contesto di forte crescita dei discount, le cui vendite hanno sfiorato i 300 milioni di euro (+16%)”.
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Dinamiche in contrazione
“Dopo aver ceduto il 4,6% nel 2021, le vendite di alimenti e bevande biologiche hanno spuntato lo scorso anno una crescita dello 0,5%, inferiore alle aspettative soprattutto in un contesto fortemente inflattivo (+9,1% la crescita dei prezzi dell'agroalimentare nel 2022)”. Ma nello stesso anno, spiega Ismea nel report “Biologico: gli acquisti alimentari delle famiglie”, “la spesa complessiva dell’agroalimentare è salita del 6,4% ed è la prima volta che il biologico diverge in negativo dall’andamento complessivo del settore. Per effetto di queste dinamiche, si riduce l’incidenza del biologico sul totale della spesa agroalimentare: con 3,66 miliardi di fatturato nel canale domestico nel 2022, il peso del bio scende al 3,6% contro il 3,9% del 2021”.
Le categorie.
L’analisi per categorie “evidenzia ancora una crescita delle vendite nei comparti zootecnici, dove peraltro il biologico ha un grado di diffusione limitato: carni (+3,7%), salumi (+3,6%), latte e derivati (+5,3%), ittico (+3,1%). Al contrario, cedono gli acquisti nei comparti più rappresentativi come frutta (-2%), ortaggi (-0,8%) pasta e derivati dei cereali (-3,4%), in controtendenza rispetto all’andamento delle omologhe categorie convenzionali”.
Il vino biologico.
“Anche il vino biologico, dopo il positivo trend degli ultimi anni e il crescente interesse dimostrato dal consumatore, ripiega su un -3,7%, in un contesto di generale contrazione di acquisti di vino tra gli scaffali della Gd (-1,6%). Relativamente alla distribuzione geografica degli acquisti, oltre il 60% delle vendite bio sono concentrate nel Nord anche se i segnali più incoraggianti si registrano nell’Italia centrale (+2,8%). In riferimento, invece, ai canali di acquisto, il supermercato resta quello prevalente sebbene in lieve contrazione dei fatturati (-0,2%), in un contesto di forte crescita dei discount, le cui vendite hanno sfiorato i 300 milioni di euro (+16%)".
(Fonte: ismea.it/10.05.2023)
(continua)
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L’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly attraverso una ricognizione sui valori di 674 mila ettari da Nord a Sud della Penisola: si genera un’economia da oltre 30 miliardi di euro l’anno.

Il vigneto in Italia? Asset da 56 miliardi di euro

Le quotazioni più alte dei filari italiani (anche sopra il milione di euro per ettaro) in provincia di Bolzano, nella zona di Barolo e Barbaresco, sulle colline di Conegliano e Valdobbiadene e a Montalcino.
Vino Green Style
Ricchezza Made in Italy
“Il vigneto Italia vale 56,5 miliardi di euro, per un corrispettivo a ettaro di 84 mila euro, quattro volte più della media delle superfici agricole”. L’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly conferma attraverso una “ricognizione sui valori dei 674 mila ettari del vigneto nazionale che da Nord a Sud della Penisola generano un’economia da oltre 30 miliardi di euro l’anno e rappresentano al contempo uno degli investimenti più redditizi in assoluto sul piano fondiario. Con il mercato che risponde con un boom di transazioni, dettate in particolare da fondi e family office interessate soprattutto alle regioni a maggior vocazione enologica e di conseguenza a maggior tasso valoriale, come Alto Adige, Trentino, Veneto, Toscana e Piemonte”. Dove si riscontrano “le quotazioni massime più alte dei filari italiani, a volte sopra il milione di euro per ettaro? “In provincia di Bolzano, nella zona di Barolo e Barbaresco, sulle colline di Conegliano e Valdobbiadene e a Montalcino”. Su quali valori si confrontano domanda e offerta? “Si va dai 300-500.000 euro a ettaro per la zona di produzione del Trento Doc, la Valpolicella, Bolgheri e la Franciacorta. Stime di poco inferiori per le aree del Prosecco Doc, del Lugana, del Chianti Classico e Montepulciano”. Va detto che “negli ultimi 15 anni, secondo le rilevazioni elaborate dal Crea, la grande maggioranza delle denominazioni ha incrementato le proprie punte di valore: si va da Montalcino (+63%) a Valdobbiadene (+16%), da areali nel bolzanino come Caldaro (+75%) o Canelli nell’astigiano (+58%) fino al Collio (+50%), all’Etna (+57%), ai filari montani della Valle d’Aosta (+114%)”.
(Fonte: https://www.vinitaly.com/press/comunicati-stampa/-02.05.2023)
(continua)
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