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Salerno Economy XII.04 – 10.02.2023

Fino a questo momento la linea europea, ancorata alla pace, è la sola che porta avanti la speranza della vita.

Tra sisma e guerra, il mondo guarda attonito il 2023

Scenari di Siria e Turchia e, poi, il conflitto in Ucraina in attesa di una svolta, che metta a tacere il rumore delle armi. Ma quando arriverà?
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Momenti cruciali
Se ci guardiamo intorno, alla luce dei fatti che si susseguono senza sosta a segnare l’inizio di un 2023 difficilmente dimenticabile (dall’escalation del conflitto in Ucraina al terremoto in Turchia e Siria), ci rendiamo conto che è davvero il momento di fermarci un attimo a riflettere. I due eventi, naturalmente, non hanno alcun collegamento, ma entrambi esprimono chiaramente il perimetro di che cosa possa diventare, in pochi attimi, un inverno che è già affondato nella forza del male, continuando a manifestarsi senza tregua. Né, allargando lo sguardo, si scoprono realtà che manifestano segnali diversi, che, cioè, lasciano apparire piccole tracce di un mondo migliore. L’ombra lunga del conflitto latente, per esempio, abbraccia anche Cina e Stati Uniti d’America, come pure l’immagine si allarga a tante parti del mondo. Basta pensare alla confusione del Brasile (Bolsonaro). E, poi, arriviamo all’Europa, all’Ue, ai Paesi che da tanto tempo si studiano, programmano e attuano politiche che, è bene sottolinearlo, rappresentano l’unico percorso che resiste e gestisce l’emergenza in corso a pochi chilometri dalle nostre case. E’ qui che si riescono a mettere in campo, nonostante mille problemi e mille ostruzioni, gli unici provvedimenti che, fino a questo momento, parlano coerentemente di pace.
Tutto il resto intorno è davvero poco, o niente.
(continua)
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Casa e servizi assorbiranno, in media, il 45,8% del bilancio familiare, “lasciando spazio a poco altro”.

Spesa media mensile differente a livello regionale

Confesercenti: “Ma calo bollette potrebbe liberare fino a 30 miliardi”. La maggior parte del budget destinato all’abitazione e alle utenze domestiche.
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Le due "velocità"
“La ripresa dei consumi frena nel 2023. Quest’anno la spesa mensile media familiare, in termini reali, si fermerà infatti a 2.442,5 euro, ancora 50 euro in meno rispetto ai valori registrati nel 2019, ultimo anno prima della crisi Covid. Una previsione che, però, potrebbe cambiare radicalmente se il calo delle bollette dovesse essere confermato: la riduzione del peso delle utenze potrebbe infatti liberare fino a 30 miliardi di euro, rendendoli disponibili per la spesa delle famiglie”.
E’ questa l’analisi/proiezione della Confesercenti che si riflette sugli scenari che possono delinearsi nel corso dei prossimi mesi. “Se nel corso del 2023 le tariffe di luce e gas si dovessero ridurre del 40%, come ipotizzato dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti - continua la Confesercenti - la spesa complessiva sostenuta dalle famiglie per le utenze domestiche passerebbe da quasi 76 a poco più di 45 miliardi di euro, scendendo da 2.950 euro a 1.780 euro l’anno per famiglia. Le risorse così liberate potrebbero dunque imprimere un’accelerazione ai consumi delle famiglie, ancora al palo nel 2023. Nell’anno in corso la spesa media mensile familiare, in termini reali dovrebbe crescere infatti solo del +0,6%, pari ad appena 14,6 euro in più al mese. Si tratta dell’incremento più basso nel triennio 2021-2023, una frenata che di fatto interrompe la ripresa post-pandemia”.
Un’Italia a due velocità.
Vanno, poi, evidenziate, le differenze tra le diverse aree del Paese. “La variazione è inoltre la sintesi di andamenti decisamente divergenti nelle diverse aree del Paese.
(Fonte: confesercenti.it/05.02.2023)
(continua)

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Le riflessioni del Prof Luigi Paganetto evidenziano che gli obiettivi del Piano rischiano di non essere raggiunti.

E se davvero si ferma la strada (principale) del Pnrr?

Scetticismo diffuso anche negli ambienti internazionali: l’Italia può veramente cambiare con le riforme, nonostante i ritardi strutturali a partire dai temi dell’equità e del gap tecnologico complessivo?
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico

Occorre richiamare più attenzione sul problema che si è delineato in merito al Pnrr e che, senza dubbio, si profilerà con maggiore chiarezza nei prossimi mesi. La mancata piena realizzazione delle prospettive delineate dallo strumento Ue sono al centro dell’analisi del Prof Luigi Paganetto - coordinatore del Gruppo dei 20, economisti di chiara fama, e già fondatore della Facoltà di Economia di Tor Vergata - che riflette sugli effetti del Pnrr nel lungo periodo sulle colonne dell’Avvenire. Va ribadito che il Pnrr nasce non solo per affrontare la crisi, ma, soprattutto, per mettere l’Italia su un nuovo binario di sviluppo. Grazie all’integrazione sostanziale tra il Nord ed il Sud come obiettivo principale, il Pnrr dovrebbe portarci a definire un nuovo sentiero di sviluppo, poggiato su una struttura innovativa di infrastrutture capaci di portare la produttività totale dei fattori - al Nord come al Sud - su un percorso di più efficace utilizzo del debito buono.
La congiuntura economica che stiamo vivendo e le prime stime oltre il 2025 segnalano, invece, che dopo il rientro dall’inflazione e dopo la discesa del costo dell’energia, pur con il miglior utilizzo dei fondi del Pnrr, il sentiero dello sviluppo del reddito rimane nel tradizionale intervallo tra 0,5 ed 1 %. In effetti, il peso delle crisi geopolitiche economiche ed ambientali dovrebbe orientare il governo a rassicurare i cittadini con risposte chiare e concrete.
Il Prof. Luigi Paganetto sottolinea che questa strada non è ancora emersa, nonostante Draghi e l’attuale governo - che pur sembra voler camminare in continuità con Draghi - soprattutto alimentando una nuova reciprocità tra l’Italia e la Comunità Europea. In effetti, Paganetto coglie lo scetticismo diffuso anche negli ambienti internazionali: l’Italia può veramente cambiare con le riforme, nonostante i ritardi strutturali a partire dai temi dell’equità e del gap tecnologico complessivo?
(continua)
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Analisi Coldiretti su dati Nielsen diffusa in occasione dell’aggiornamento Istat dei prodotti che compongono il paniere per la rilevazione dei prezzi nel 2023.

Nove famiglie su dieci hanno acquistato “bio”

“Almeno una volta” nell’ultimo anno, è questa la tendenza rilevata (89%). Il valore della “sostenibilità nel piatto” riscuote l’attenzione dei consumatori.

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Primati
“Con quasi nove famiglie su dieci (89%) che hanno acquistato almeno una volta prodotti biologici nell’ultimo anno, la frutta e verdura biologiche entrano nel paniere dell’Istat a conferma di una sempre maggiore attenzione da parte dei consumatori verso la sostenibilità nel piatto”. E’ questo il quadro segnalato da una analisi della Coldiretti su dati Nielsen che è stata diffusa “in occasione dell’aggiornamento da parte dell’Istat dell’elenco dei prodotti che compongono il paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo nel 2023”. La lista di ortofrutta bio “new entry” include arance, mandarini, limoni, banane, mele, pere, pesche, kiwi, pomodori da insalata, melanzane, zucchine, peperoni, carote, cipolle. “Il valore degli acquisti di prodotti biologici - spiega Coldiretti - ha raggiunto la cifra di oltre 3,9 miliardi di euro, con la grande distribuzione a rappresentare il canale di vendita principale anche se a registrare il maggior incremento delle vendite (+5%) sono i mercati contadini assieme a gas e piccoli negozi. A spingere il fenomeno bio è la leadership dell’Italia a livello europeo con 86mila imprese e il 17% della superficie coltivata a bio contro una media Ue del 9%”.
Va detto che “nello spazio di dieci anni la superficie coltivata a bio è praticamente raddoppiata (+99%) salendo alla cifra record di quasi 2,2 milioni di ettari, (Coldiretti/Ismea), e arrivando molto vicino agli obiettivi previsti dalla strategia Ue per il cibo Farm to Fork, che prevede di portare le superfici bio europee al 25% entro il 2030”.
(Fonte: coldiretti.it/01.02.2023)
(continua)
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