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Salerno Economy XI.42 – 25.11.2022

Al di là delle varie strategie che hanno dominato la nostra politica fino ai mesi scorsi.

Il Governo? Governa e non cerca sempre (e solo) di comunicare

La prova del presidente Meloni più si confronta con non poche e anche improvvise difficoltà, più risulta lontana dalle propagande inutili dei partiti alle quali abbiamo negli anni assistito (e in parte continuiamo ad assistere).
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Strategie di info/comunicazione?
Appare sempre più chiaro che la situazione, ormai, nella quale si trova precipitato, se così si può dire, l’universo politico, è dominata dagli eventi di portata sempre più internazionale, con gravi riflessi sui livelli nazionali e locali. In poche parole, siamo alle prese non con una, ma con una serie di emergenze che, poi, vanno a infrangersi - in vari modi - sul piccolo mondo (molto piccolo, se guardiamo bene e senza falsi e inutili “pregiudizi”) della realtà italiana. In questo caso specifico vale la pena riprendere un tema che diventerà sempre più dominante al di là del ristretto circuito degli addetti ai lavori, per posizionarsi al centro dell’attenzione prevalente di tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali e politiche: la crisi aggressiva dell’economia italiana (accelerata da guerra in Ucraina, gas e carburanti) che ci riporta tutti a tenere ben presente non solo che i più indebitati siamo noi (la deriva, ormai, del debito pubblico è una notizia di cui tenere conto giorno per giorno perché si manifesta nella vivibilità quotidiana di aziende e famiglie), ma anche che siamo quelli che meno possibilità hanno di dominare nel breve e medio periodo le conseguenze di quanto già deriva da questo stato di cose, nonostante si neghi di fatto, costantemente, la problematicità delle dimensioni del debito pubblico.
Insomma, se da un lato non si abbandonano vecchie modalità di porre al centro della riflessione la politica e tutte le cose che può o non può fare, quasi nessuno, poi, prova a rendersi conto - al di là della spasmodica ricerca di consenso personale - di come iniziare a porre freno a tutte le conseguenze di una condizione di costante aumento del debito.
(continua)
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Congiuntura Confcommercio (novembre). Il Pil scende dello 0,7%. In calo i consumi con elettrodomestici (-6%) e mobili (-5,6%) in testa.

Crisi in crescita, recessione alle porte

“L’inflazione si conferma uno dei problemi principali: a ottobre la variazione del 3,4% su base mensile ha portato il tasso di variazione su base annua all’11,8%”.
Numeri Economia – Immagine consumi
I conti non tornano
“I segnali di recessione si erano già visti a ottobre, ora i dati della Congiuntura Confcommercio di novembre certificano che l'economia italiana sta invertendo il ciclo economico dopo sette trimestri semplicemente eccezionali e comunque molto fuori trend rispetto al ristagno strutturale pre-pandemia”. Il direttore dell'Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella, sottolinea che “la fine del 2022 si prospetta non meno complicata dei mesi autunnali. La crisi geo-politica non appare in via di rapida soluzione. Allo stesso tempo emergono indizi di minore dinamicità dell’economia mondiale in un contesto in cui l’inflazione risulta ancora elevata, seppure in rallentamento. Anzi, in rallentamento perché si vede la recessione”. In particolare, evidenzia Bella, “l’opportuna politica dei sostegni compensa larga parte delle perdite di potere d’acquisto del reddito, ma nulla può contro la riduzione reale del valore della ricchezza liquida, un importante fattore di alimentazione della spesa delle famiglie”. Diventa, quindi, “sempre più probabile - specifica Bella - una recessione tecnica nei trimestri a cavallo della fine del 2022”.
Pil mensile in calo dello 0,7%.
Le stime di Confcommercio - a novembre - segnalano che il Pil “dovrebbe registrare una riduzione dello 0,7% su base mensile, accentuando la tendenza al ridimensionamento dell’attività economica iniziata a settembre. Nel confronto annuo la variazione, nel mese in corso, si dovrebbe attestare allo 0,4%, in ulteriore rallentamento rispetto ai mesi precedenti”.
(Fonte: confcommercio.it/18.11.2022)
(continua)
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Tra i più "gettonati", libri, vestiti e scarpe, soldi e prodotti di bellezza. Grande spazio all’enogastronomia.

Natale, in anticipo lo shopping dei regali

Coldiretti: Più di un italiano su dieci (13%) sceglie di acquistare “i doni da mettere sotto l’albero più di un mese prima del tradizionale appuntamento”.
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Corsa a pacchi e pacchetti
“Con il carovita più di un italiano su dieci (13%) tra coloro che fanno regali anticipa lo shopping di Natale scegliendo di acquistare i doni da mettere sotto l’albero più di un mese prima del tradizionale appuntamento, per approfittare di sconti e promozioni nella settimana del Black Friday”. L’analisi Coldiretti/Ixe’ “evidenzia l’effetto del caro bollette legato alla crisi energetica sulle scelte di consumo”. Ma chi sono “le persone che fanno acquisti in largo anticipo”? Spiega la Coldiretti che si tratta del “30% in più rispetto allo scorso anno, anche sulla spinta dell’inflazione balzata a +11,8% a settembre rispetto allo stesso periodo del 2021”. Si è delineata, però, “anche una ristretta minoranza del 5% che li ha addirittura già comperati, anche per premunirsi in attesa di nuovi aumenti ma anche dell’arrivo del freddo, che fa salire i consumi di gas e, con essi, le bollette per il riscaldamento”. E’, quindi, la “crisi economica legata agli effetti della guerra in Ucraina - specifica la Coldiretti - che imprime una spinta verso regali utili e all’interno della famiglia, tra i parenti e gli amici si preferisce scegliere oggetti o servizi a cui non è stato possibile accedere durante l’anno”.
(Fonte: coldiretti.it/19.11.2022)
(continua)
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Il Prof. Persico pubblica su Salerno Eoconomy la lettera inviata a Piero Bassetti prima dell’elezione a sindaco di Milano di Giuliano Pisapia.

Le parole chiave: identità, sviluppo, diversità e complessità

Il Nord - come il Sud - non è più in grado di declinare paradigmi importanti. E i territori appaiono, quasi tutti, perduti nella finanza aggressiva e anarcoide.
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Pasquale Persico
Pubblico la lettera che inviai a Piero Bassetti dopo il nostro incontro e prima dell’elezione di Giuliano Pisapia a sindaco di Milano (2011).

di Pasquale Persico

Gent.mo Presidente,
ho in mente di preparare una recensione-saggio del libro di Perulli e Pinchieri con la sua introduzione - e pubblicarla dopo il nostro incontro a Milano - per rinnovare la proposta di discutere (sempre a Milano) della Questione Meridionale insieme al vostro Progetto Nord.
Per adesso voglio sottolineare alcuni passaggi importanti della sua relazione introduttiva.
Parlare della crisi italiana e del Nord senza dover parlare del Nord come contrapposizione al Sud è già un bel passo; il rapporto tra Nord e Sud viene dopo l’ipotesi di un percorso potenziale per dare al Nord una nuova soggettività politica, economica ed istituzionale.
Ecco, allora, l’inquietudine, la globalizzazione morde, diventa vorace perché si è legata fortemente alla finanza aggressiva ed anarcoide; accompagnare la produzione ed i bisogni non è lo scopo della globalizzazione come appare oggi, bisogna organizzarsi. I territori si stanno de-territorializzando, il delirium è dominante rispetto al solco (le reti).
Il Nord come il Sud non è più in grado di declinare tre paradigmi importanti: Identità e Sviluppo, Identità e diversità e Semplicità e complessità.
(continua)
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In seguito all’estensione della detassazione da 300 a 3000 euro, stabilita dal Dl Aiuti Quater.

Pmi, il 42% aumenterà benefit ai dipendenti

Confesercenti: “Opportunità per imprese e lavoratori, eliminando i vincoli possibile spinta ai consumi di 5,6 miliardi”.
Glocal-Risparmio
Spinta (anche) ai consumi
“L’intervento sui fringe benefit convince le Pmi. In seguito all’estensione della detassazione da 300 a 3000 euro, stabilita dal Dl Aiuti Quater, il 42% delle imprese quest’anno aumenterà il valore del benefit per i dipendenti. La misura potrebbe dunque avere un impatto positivo sui consumi, anche se la burocrazia rimane un ostacolo: le Pmi userebbero di più i benefit se la procedura fosse più semplice, e il 70% vorrebbe eliminare il vincolo del voucher ed erogare direttamente la somma in busta paga”. È questo il quadro che emerge dal sondaggio condotto da Swg per Confesercenti tra piccole e medie imprese fino a 50 dipendenti. “Complessivamente, il 43% degli intervistati ha dichiarato l’intenzione di erogare fringe benefits ai dipendenti, e il 42% ha intenzione di aumentarne il valore. A convincere, soprattutto la convenienza del regime di detassazione, citata come motivo principale dal 50% delle imprese, mentre il 39% avrebbe comunque proceduto ad un aumento”.
L’accesso alla misura “rimane complesso”. In particolare, “il 54% delle Pmi lamenta vincoli e complessità dei benefit, e il 64% ritiene che, se fosse più semplice, utilizzerebbe di più lo strumento. Il 70% eliminerebbe anche il vincolo di erogazione sotto forma di voucher, scegliendo invece un trasferimento diretto in busta paga, alle stesse condizioni”.
(Fonte: confesercenti.it/20.11.2022)
(continua)
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