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Salerno Economy XI.38 – 28.10.2022

Immersi nel momento difficile, che riposiziona davanti a noi un solo obiettivo: superare le gravi emergenze nelle quali con difficoltà navighiamo.

In corsa contro la crisi e nessuna ricerca del tempo perduto

Al di là delle controversie politiche, degli scontri, delle contrapposizioni, anche perché, nel frattempo, la sinistra si è proprio persa. E’ non è un dettaglio di poco conto.
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Uniti verso la ripresa
“Si crede di poter cambiare le cose intorno a sé secondo il proprio desiderio, lo si crede perché non si vedono soluzioni favorevoli all’infuori di questa. Non si pensa a quella che si realizza più spesso e che è altrettanto favorevole: non riusciamo a cambiare le cose secondo il nostro desiderio ma, a poco a poco, il nostro desiderio cambia. La situazione che speravamo di cambiare perché ci era insopportabile, ci diventa indifferente. Non abbiamo potuto superare l’ostacolo, come assolutamente volevamo, ma la vita ce l’ha fatto aggirare, oltrepassare, ed è un miracolo se, tornando a volgerci verso la lontananza del passato, riusciamo ancora a scorgerlo, tanto impercettibile s’è fatto”. (Marcel Proust, “Alla ricerca del tempo perduto”).
I cambiamenti, si sa, sono fatti proprio così: quando non riusciamo a governarli, si resta nella sensazione che ogni cosa, alla fine, abbia “solo” preso una piega diversa, fino a giungere a uno stato di fatto che ci obbliga a constatare che gli eventi siano del tutto lontani da quello che auspicavamo. In altre parole, bisogna fare i conti con la realtà e predisporsi a navigare nel mare nuovo - e anche contrario? - che si delinea davanti a noi. Anzi, sarà il caso di non “barricarsi” troppo in una dimensione, quella del nuovo che verrà e non è venuto, che non ha prodotto e non produrrà, a breve, assolutamente nulla.
Porte aperte al confronto/scontro con il nuovo? Adattamento al nuovo che vince e avanza? Oppure leale presa d’atto che il nuovo ha, in verità, già vinto e, quindi, è pronto ad andare avanti per la sua strada che, però, è sempre più ampia e merita di essere percepita come la strada principale, in questo momento, mentre tutto il passato prova - deve provare? - a riprendere forma.
(continua)
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Mentre il governo si appresta a partire con una dote di soli venticinque mld.

Per salvare famiglie e imprese? Occorrono 70 miliardi

Cgia: “La situazione è critica: il nuovo esecutivo dovrà fare l’impossibile per recuperare risorse senza ricorrere ad un aumento del deficit”.
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Conti "difficili" e in bilico
“Nel 2023 Enna, Rovigo e Vibo Valentia saranno le province più in crisi del Paese. È in arrivo uno degli inverni più difficili degli ultimi 50 anni. Per salvare i bilanci delle famiglie e delle imprese, infatti, sarà necessario impiegare entro la fine dell’anno almeno 70 miliardi di euro. Di questi, 35 per dimezzare il caro bollette e altrettanti, con la legge di Bilancio 2023, per non far decadere dal prossimo gennaio alcune misure introdotte dal governo uscente. La situazione è critica: il nuovo esecutivo dovrà fare l’impossibile per recuperare tutte queste risorse senza ricorrere ad un aumento del deficit, visto che, al massimo, potrà beneficiare di un tesoretto che potrebbe toccare i 25 miliardi di euro. Se non riuscirà a recuperarne altri 45, rischiamo un 2023 molto complicato”. Le previsioni dell’Ufficio Studi della Cgia evidenziano che “ben 6 province su 10 registreranno una crescita negativa”.
Caro energia, servono almeno 35 miliardi.
Secondo le stime della Cgia, “per mitigare il caro energia il nuovo Governo dovrebbe trovare - entro il prossimo 31 dicembre - almeno 35 miliardi di euro per dimezzare gli aumenti di costo in capo a famiglie e imprese previsti nel 2022. Aumenti che, al netto dei 58 miliardi di aiuti erogati quest’anno contro il caro bollette, ammontano complessivamente a 70 miliardi di euro. Ecco perché sono necessari altri 30 miliardi di euro, a cui si devono aggiungere 5 miliardi per estendere anche al prossimo mese di dicembre gli effetti contro il rincaro delle bollette introdotti con il decreto Aiuti ter”.
(Fonte: cgiamestre.com/22.10.2022)
(continua)
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In base ad un sondaggio condotto insieme a Swg su un campione di consumatori tra i 18 ed i 65 anni di età.

Consumi, per Natale il caro-energia “gela” gli acquisti

Confesercenti: “A pesare sulle famiglie l’aumento generale dei prezzi, segnalato dal 38% degli intervistati, e delle bollette di luce e gas, indicato dal 24%”.
Lo speciale – Immagine consumi
Aumenti a raffica
“Meno regali sotto l’albero e meno viaggi. Caro-energia e inflazione gelano le aspettative e le intenzioni di acquisto per le feste, mettendo a rischio circa 5 miliardi di euro di consumi nell’ultima parte dell’anno”. La stima è di Confesercenti “sulla base di un sondaggio condotto insieme a Swg su un campione di consumatori tra i 18 ed i 65 anni di età. Sotto la pressione di caro-vita e bollette, infatti, il 68% degli italiani prevede di ridurre gli acquisti da qui a fine anno: e se il 39%, per ora, si concentra sulle spese superflue, il 29% ha messo in conto tagli su tutte le voci di spesa. Solo il 19% ritiene di poter lasciare invariato il budget, mentre appena il 5% incrementerà i consumi”.
Si conferma che “a pesare sulle famiglie, in primo luogo, l’aumento generale dei prezzi, segnalato dal 38% degli intervistati, e delle bollette di luce e gas, indicato dal 24%”. Va detto che “sulle intenzioni di spesa incidono anche il peggioramento delle condizioni economiche/lavorative personali (12% delle risposte) e l’incertezza (11%), mentre l’8% prevede di contenere gli acquisti a causa della riduzione già subita dei risparmi familiari”.
Le prospettive per il Natale.
Emerge, quindi, la fragilità del quadro complessivo. "La spending review forzata di consumatori - specifica Confesercenti - non risparmia le spese per il Natale. Il 60% degli italiani ritiene che le condizioni economiche e sociali delle prossime feste saranno peggiori di quelle dello scorso anno".
(Fonte: confesercenti.it/23.10.2022)
(continua)
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Come fare camminare l’integrazione europea e perché è necessario lavorare ancora per accrescere la dimensione sociale dell’Europa Unita.

Cambio di passo? Sì, ma con quale capitalismo e quale democrazia?

E’ apparsa, in questi giorni con maggiore chiarezza, l’idea (partitica) di alternativa, ma non mi è sembrato che emergesse l’approccio, fondamentale, a una nuova politica economica.
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico

La domanda che siamo chiamati a porci è: “Quale democrazia e quale capitalismo?” E’ una domanda senza risposta - nella storia - se viene riproposta, oggi, in piena crisi della globalizzazione. E’ ritornata nella mia mente ascoltando il discorso programmatico del nuovo presidente del Consiglio, il presidente Meloni. E’ apparsa la sua idea di alternativa politica, ma non mi è sembrato che emergesse con chiarezza l’approccio, fondamentale, a una nuova politica economica.
Eppure, il tema della politica economica dell’Italia non può essere completato perché è ancora incerto, per tutti, il “come” fare camminare l’integrazione europea e perché è necessario fare crescere politicamente l’Europa Unita. Le regole per rafforzare una politica economica comune hanno espresso - ancora - solo delle tracce: si devono affrontare i temi degli accordi commerciali, ma divergono le posizioni in campo; bisogna fare l’elenco dei diritti da tutelare e integrare la visione culturale per “entrare” nel contemporaneo, solo per fare qualche sostanziale esempio incompiuto. Il modello del “freno del debito” per indirizzare la politica economica ha lasciato “orfana” - solitaria - la politica monetaria per molti anni, quando già aveva ostacoli nel consolidarsi come nuova moneta accanto al dollaro a causa di svariati contropoteri globali Il nuovo patto di stabilità è ancora lontano e poggia su una “visione di assenza” del debito comune di lungo periodo, favorendo la critica (stupida) che i cittadini europei sono ancora sudditi delle tecnocrazie.
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Si riduce la qualità degli acquisti, un numero sempre più ampio di consumatori costretto ad orientarsi verso prodotti low cost.

L’inflazione a tavola costa 650 euro a famiglia

Coldiretti: “In cima alla classifica dei rincari con un +60,5% ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che è uno dei principali produttori, mentre al secondo posto c’è il burro in crescita del 38,1% e al terzo la margarina (+26,5%)”.
Lo speciale 1 – Soldi-finanza
Prezzi sempre più su
“I rincari della spesa alimentare costeranno alle famiglie italiane 650 euro in più per imbandire la tavola durante l’anno a causa dell’esplosivo impatto dei costi energetici sulla filiera agroalimentare”. E’ quanto prevede la Coldiretti - sulla base dei dati Istat - in considerazione dell’inflazione a settembre, “che evidenziano un aumento dell’11,4% per i beni alimentari”. Secondo l’analisi “in cima alla classifica dei rincari con un +60,5% ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che è uno dei principali produttori, mentre al secondo posto c’è il burro in crescita del 38,1% e al terzo la margarina (+26,5%). Seguono il riso con un +26,4%, spinto anche dal crollo della produzione nazionale a causa della siccità, e il latte uht (+24,5%), davanti a farina (+24,2%) e pasta (+21,6%) mentre nelle campagne il prezzo del grano non copre i costi di produzione degli agricoltori. I vegetali freschi aumentano del 16,7% e la frutta del 7,9% con effetti negativi sui consumi”.
Più di un italiano su due (51%), “taglia la spesa nel carrello secondo i risultati dell’indagine condotta sul sito www.coldiretti.it, dalla quale si evidenzia che un altro 18% di cittadini dichiara di avere ridotto la qualità degli acquisti, costretto ad orientarsi verso prodotti low cost per arrivare a fine mese, mentre un 31% di cittadini non ha modificato le abitudini di spesa”.
(Fonte: coldiretti.it/17.10.2022)
(continua)
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