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Salerno Economy XI.03 – 28.01.2022

A proposito dell’elezione del presidente della Repubblica, alcuni spunti di filosofia greca.

“Paideia”, soggetti autonomi e in armonia con il mondo

Come identificare le personalità che sembrano tenere conto di alcuni principi fondamentali: “il fine stesso dell’educazione, l’ideale di perfezione morale, culturale e di civiltà cui l’uomo deve tendere”.
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Pensieri filosofici
In queste giornate caratterizzate dalla prova istituzionale dell’elezione del presidente della Repubblica, è parso non facile tenere conto dei concetti più volte evocati - ma non analiticamente proposti - in riferimento ai principi ideali delle personalità in corsa per il ruolo per il quale apparivano inseguiti, o, più semplicemente (strumentalmente?) citati dalla politica. Mentre, in realtà, prendevano forma varie prove di forza tra agglomerati di partiti - in termini soprattutto numerici - è stato un susseguirsi di immagini che, a ben vedere, ha delineato come sia davvero molto difficile mettere a fuoco, nel contesto che stiamo vivendo, un nucleo, per così dire, di ideali di riferimento.
Sebbene il tema di fondo di queste “sessioni” televisive - che abbiamo seguito, sapendo bene di non approdare a nulla - non sia stato minimamente affidabile per incamminarsi in una riflessione più ampia, è stato, per così dire, naturale che ai nostri occhi prendesse forma, invece, la necessità di rispolverare il termine greco “paideia”. Vale la pena citare la Treccani per avere piena consapevolezza di che cosa stiamo cercando di parlare. Il significato originario di “paideia” faceva riferimento all’“educazione”, per, poi, trasformarsi in “formazione umana”, fino a “indicare il contenuto di detta formazione”: cioè “la cultura nel senso più elevato e personale”. In buona sostanza la “paideia” diventa non più la “pedagogia”, ma “il fine stesso dell’educazione, l’ideale di perfezione morale, culturale e di civiltà cui l’uomo deve tendere”.
(continua)
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L’emergenza Covid “spinge la voglia di salute e sicurezza”. Aumentano del 7% gli acquisiti di prodotti Made in Italy nel 2021.

Consumi, record “bio” a 7,5 miliardi

L’analisi della Coldiretti su dati Biobank evidenzia che “le vendite nell’ultimo decennio di crescita ininterrotta sono più che raddoppiate (+122%)”.
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Vera ricchezza
“L’emergenza Covid spinge la voglia di salute e sicurezza dei consumatori che aumentano del 7% gli acquisiti di prodotti bio Made in Italy nel 2021, sfiorando il record di 7,5 miliardi di euro di valore fra mercato interno ed esportazioni”. E’ questo il quadro delineato dall’analisi della Coldiretti su dati Biobank, “che evidenziano, peraltro, che le vendite nell’ultimo decennio di crescita ininterrotta sono più che raddoppiate (+122%). Dal 2020 al 2021 si registra - si evince - una crescita su tutti i canali di spesa, dai supermercati (+4,3%) ai negozi (+7,8%) fino agli altri canali alternativi, come i mercati degli agricoltori, che segnano una crescita del 4% sull’anno”. I dati, quindi, disegnano un percorso ampio e fortemente condiviso nei vari spazi di acquisto, tutti con il segno più nel biennio 2020/2021. “La crescita delle vendite - spiega la Coldiretti - sostiene l’aumento della produzione nazionale fornendo una spinta al raggiungimento degli obiettivi della strategia Farm to Fork del New Green Deal dell’Unione Europea che punta ad avere almeno 1 campo su 4 (25%) dedicato al bio in Italia”.
Va detto che “l’Italia è il primo Paese europeo per numero di aziende impegnate nel biologico con 70mila produttori e 2 milioni di ettari di terreno coltivati. Per questo - sottolinea la Coldiretti - occorre approvare subito la legge nazionale sul bio che prevede anche l’introduzione di un marchio per il bio italiano per contrassegnare come 100% Made in Italy solo i prodotti biologici ottenuti da materia prima nazionale”.
(Fonte: coldiretti.it/20.01.2022)
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Il viaggio di valutazione fatto insieme con l’Agenzia del Terremoto nella zona della Unione dei Comuni Modenesi (Area Nord).

Il sogno di un giardino planetario? La fiducia come infrastruttura

Il territorio può divenire spazio accogliente, proiettato verso una resilienza idonea a vivere bene, mitigando i rischi, a partire da quelli più probabili, geologici, connessi al cambiamento del clima e alla voracità del capitale finanziario.
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico

Come già accennato - nel Punto di Arpocrate  dello scorso lunedì - continuerò a commentare le emozioni e i nuovi pensieri sul viaggio di valutazione fatto insieme all’Agenzia del Terremoto nella zona della Unione dei Comuni Modenesi (Area Nord). Il territorio dell'Unione coincide con quello dell'ex Circondario di Mirandola nella Bassa modenese, comprendendo i comuni di Camposanto, Cavezzo, Concordia sulla Secchia, Finale Emilia, Medolla, Mirandola, San Felice sul Panaro, San Possidonio e San Prospero, nell'estremità Nord-Orientale della provincia di Modena, al confine con le province di Mantova e Ferrara e la Città metropolitana di Bologna. Ho già fatto riferimento - sempre nel contributo di lunedì scorso - al risveglio rapido dell’intero  tessuto di comunicazione solidale presente su quel territorio,  dove l’intreccio tra  le lotte politiche e l'universo dei valori che hanno ispirato le lotte stesse, rimane una risorsa chiave; la fiducia nel futuro, poi,  è l’infrastruttura base di riferimento territoriale. Non a caso  la notizia di queste settimane  è che in Emilia Romagna nel 2021, pur nel disordine connesso alla crisi pandemica ed al rallentamento della velocità della globalizzazione, il Pil, il reddito lordo, è cresciuto del 6,9%, con percentuali ancora più elevate proprio nell’area del modenese, record nazionale ed europeo.
E' in questa identità territoriale, in metamorfosi, che può essere trovata una nuova chiave di lettura del fare,  e rilanciare un nuovo progetto molto più ambizioso,  fatto di percorsi inusitati sui temi dello sviluppo economico e sociale dell’Italia e dell’Europa?
A mio giudizio, sia  per l’esperienza sul campo, che per il conforto con la letteratura più avanzata sui temi dello sviluppo dei continenti, la fiducia come infrastruttura è una risorsa da non sottovalutare,  anzi, essa va rinnovata ed alimentata con nuove spinte materiali, intrecciate a ragioni etiche ed ideali, affinché il patrimonio culturale e civile esistente non sia troppo esposto a forti pericoli di omologazione. La fiducia non va connessa con i valori negativi della globalizzazione regressiva e  della finanza in crisi di prospettiva.
(continua)
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Assoturismo Confesercenti: il 2021 chiude con oltre il 40% di presenze in meno rispetto al 2019.

“Mancano 67 mld di consumi turistici interni”

Record negativo per le città d’arte e le grandi città. “La ricettività perde 18 miliardi, la ristorazione e i pubblici esercizi contano su - 8 miliardi e le agenzie di viaggio su -2,5 miliardi”.
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Brusca frenata
Si tirano le somme ed emerge un quadro complessivo molto lontano da quanto si era ipotizzato. “Il 2021 doveva essere l’anno della ripresa per il turismo italiano. I dati invece sono impietosi: - 40,7% di presenze rispetto al 2019, - 178 milioni di presenze e - 67 miliardi di consumi turistici interni. Con le grandi città a guidare, in negativo, la classifica con una perdita di quasi 3 presenze su 4”. Queste le stime di Assoturismo Confesercenti sulla base dei dati Istat. A partire dalla categoria “grandi città” - “che nell’anno precedente la pandemia aveva registrato circa un quinto delle presenze dell’intero territorio nazionale” - nel 2021 ha preso forma un “-73,4% e recupera solo marginalmente nel confronto con il 2020 (+2,8% le presenze)”. Vanno male anche le città d’arte, “che nel 2020 avevano registrato un crollo di quasi il -55% di presenze”. Nonostante il recupero rispetto al 2020 (+29,8%), “chiudono il 2021 con un netto calo rispetto al 2019, - 40,9%”.
Ha pesato in negativo - “dopo una stagione estiva su buoni livelli soprattutto grazie al turismo interno” - “l’ultimo trimestre del 2021: forte riacutizzarsi degli eventi pandemici, con conseguenti restrizioni, peggioramento di aspettative e cautela nei comportamenti, hanno sicuramente frenato la ripresa in atto fino alla fine dell’estate”. Bisogna, poi, aggiungere “l’aumento dei costi della fornitura di energia elettrica (+15,3% nel 2021) e gas naturale (+22,2% nel 2021) a carico delle imprese e il ritorno di milioni di lavoratori allo smart working”.
(Fonte: confesercenti.it/ 20.01.2022)
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Ci ritroviamo con il pigiama a stappare una bottiglia di rosso e a gettarci senza timori davanti al caminetto con in mano un buon libro da leggere.

La serata? A casa, tra divano e vino

Ecco la pratica che sta spopolando già da tempo perché di uscire, soprattutto con l’emergenza pandemica e questo freddo, proprio non vogliamo saperne.

Foto caminetto
Nuove regole
di Maristella Di Martino

In Finlandia la chiamano kalsarikännit, negli Stati Uniti nesting. Per noi, invece, semplicemente serata di relax a casa con vino. Ecco la pratica che sta spopolando già da tempo perché di uscire, soprattutto con l’emergenza pandemica e questo freddo, proprio non vogliamo saperne. Vino e divano, quindi, battono chiasso e confusione. Sempre più giovani, ma non solo, abbandonano l’idea di trascorrere fuori la serata e si rintanano tra le mura amiche per ritagliarsi qualche ora all’insegna del relax più completo. Quello domestico. Certo, ci dicono che siamo pigri e ci intimano a darci una mossa. Ma ci ritroviamo col pigiama a stappare una bottiglia di buon rosso e a gettarci senza timori davanti al caminetto con in mano un buon libro da leggere. O, in alternativa, sul divano, con un film già pronto a partire. O con un po’ di musica in sottofondo. Stare in casa nel week end è diventata ufficialmente anche una vera e propria esigenza. E osservarla è soprattutto una sana abitudine.
Nel mondo, e soprattutto nel Nord Europa, questa consuetudine ha assunto i caratteri di un’autentica arte. Da affinare tra piumone e tavolino senza lunghe file al freddo. In Finlandia tutto questo si chiama kalsarikännit, mentre negli Stati Uniti nesting, alludendo al piacere di crogiolarsi nel proprio nido.
(continua)
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