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Salerno Economy VIII.47 – 13.12.2019

L’analisi di due directory principali: presenze alberghiere e extra/alberghiere e il censimento dei visitatori in entrata attraverso pullman e camper.

“Luci d’artista”? Previsioni di spesa, 15 milioni di euro

Movimentazione complessiva - nelle previsioni elaborate in continuità con gli scorsi anni - pari a circa 10 milioni di entrate. Vanno, poi, aggiunti altri 4/5 milioni derivanti dalla rete della ricettività/ristorazione/alberghi e dei trasporti turistici nelle aree circostanti. Ma la partita resta aperta e affidata al bel tempo.
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Luminarie
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (ed. Salerno) lunedì 9 dicembre 2019.

Come ricostruire il giro d’affari di “Luci d’artista”? E’ possibile in maniera deduttiva facendo i calcoli sulla base di alcuni dati derivanti da fonti private in maniera prioritaria e da fonte pubblica in maniera complementare. Gli stessi operatori alberghieri (ed extra-alberghieri), nonché gli addetti della filiera bar/ristoranti/rosticcerie/street food (etc etc) nella sola area del comune capoluogo individuano - come cifra di riferimento e, più o meno, in continuità con gli scorsi anni - una movimentazione pari a circa 10 milioni di euro. Nelle zone limitrofe della provincia il movimento complessivo aggiuntivo si valuta intorno a 4-5 milioni di euro. Se si tirano, quindi, le somme, “Luci d’artista” mette in moto, secondo le ultime edizioni, un flusso di entrate pari a non meno di 15 milioni di euro. La provenienza dei calcoli - anche se facciamo riferimento a importi desunti e non statisticamente accertati - induce a ritenere che si tratti di numeri approssimati per difetto e non per eccesso.

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L’analisi dell’associazione presentata alla convention 2019 che si è svolta a Venezia.

Consumi, 17 miliardi in meno rispetto al 2007

Confesercenti: “In dodici anni il peso del fisco è cresciuto più velocemente dei redditi. Serve un patto per fermare la spesa pubblica per due anni e ridurre le imposte”.
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Problemi di "cassa"
“Dopo dodici anni, la crisi dei consumi non è ancora stata archiviata: le famiglie italiane spendono oggi 17 miliardi di euro in meno rispetto a quanto spendessero nel 2007. E nel 2019 la spesa ha rallentato di nuovo: nei primi sei mesi dell’anno è diminuita di 43 milioni di euro, e l’anno si chiuderà con una dinamica più bassa di mezzo punto rispetto agli altri grandi Paesi europei”. È questa la sintesi dei dati diffusi da Confesercenti in occasione della Convention 2019 organizzata dall’associazione di piccole e medie imprese a Venezia. “A non aver recuperato - è spiegato in una nota - sono soprattutto le spese per i trasporti (-12% rispetto al 2007), quelle per cibi e bevande (-6%) e per la moda (-4%). L’abbigliamento, in particolare, è una crisi nella crisi: la spesa delle famiglie per il vestiario è quella che è stata tagliata per prima, per un totale di oltre 2 miliardi di euro in meno. Crescono solo: le spese in telefonia, audio, video foto (più che raddoppiate a prezzi costanti), per la sanità (+3%), per vacanze, pasti fuori casa (+9%) e consumi digitali”.
(Fonte: confesercenti.it/ 06.12.2019)
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Il capitolo “La società italiana al 2019” del 53° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese.

Sfuggiti (a fatica) alla crisi, domina l’incertezza

“La sindrome da stress post-traumatico porta il 75% dei cittadini a non fidarsi più degli altri. E a pulsioni antidemocratiche: ora il 48% è favorevole all’uomo forte al potere”.
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Crisi di ansia
Il rapporto Censis disegna la condizione degli italiani e spiega dove si è giunti dopo il periodo intenso della crisi economica. Il “furore di vivere”, alla fine “ha vinto su tutto”. Perché? “Sfuggiti a fatica al mulinello della crisi - si legge in una nota di sintesi - adesso l’incertezza è lo stato d’animo con cui il 69% degli italiani guarda al futuro, mentre il 17% è pessimista e solo il 14% si dice ottimista”. Naturalmente si è giunti a questa situazione attraverso un percorso. “Gli italiani - scrive il Censis - avevano dovuto prima metabolizzare la rarefazione della rete di protezione di un sistema di welfare pubblico in crisi di sostenibilità finanziaria, destinando risorse crescenti a strumenti privati di autotutela e introiettando l’ansia del dover fare da soli rispetto a bisogni non più coperti come in passato. Poi avevano dovuto fare i conti con la rottura dell’ascensore sociale, assumendo su di sé anche l’ansia provocata dal rischio di un possibile declassamento sociale. Anche perché la nuova occupazione creata negli ultimi anni è stata segnata da un andamento negativo di retribuzioni e redditi. Oggi il 69% degli italiani è convinto che la mobilità sociale è bloccata. Il 63% degli operai crede che in futuro resterà fermo nella condizione socio-economica attuale, perché è difficile salire nella scala sociale. Il 64% degli imprenditori e dei liberi professionisti teme invece la scivolata in basso".
(Fonte: censis.it/ 06.12.2019)
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Le «Considerazioni generali» del 53° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2019.

“Piastre e muretti” per frenare fenomeni erosivi

“Segnali di contrapposizione a una prospettiva di declino”. I limiti della politica? “Rassegnazione a non decidere”.
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Prospettive
“Si chiude un decennio che, negli spazi vuoti d’iniziativa e di responsabilità collettive, lascia aperta la possibilità di rinnovamento e di nuovo sviluppo. È stato un tempo segnato dal rincorrersi di avvisi su una imminente frattura sociale, sul perdurare della crisi dell’occupazione e dei redditi, sulla perdita di tenuta delle istituzioni nazionali e locali, sulla fragilità del territorio e delle sue infrastrutture. Ma abbiamo visto in questi mesi l’accentuarsi di reazioni positive, di contrapposizione a una prospettiva di declino”. Il rapporto del Censis analizza l’evolversi della società italiana e individua alcune tendenze importanti. “L’anno che si va chiudendo segna - si legge in una nota di sintesi - l’inizio di un diverso modo di osservare l’orizzonte e rafforza l’impressione che l’adeguamento verso il basso non può proseguire senza limiti, senza porre argini o individuare punti di sostegno per frenare lo sgretolamento, per provare ad ancorarsi e tentare un cambio di direzione”.
(Fonte: censis.it/ 06.12.2019)
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Luci e candele, cibo a volontà e tanti, tantissimi dolci.

Natale a tavola, stravince la tradizione

La vigilia “predica” magro, ma il 25 pranzo sostanzioso e succulento. Tra una chiacchiera e l’altra, una risata e una confidenza tra amici e parenti, tutti in trepidante attesa del fischio di inizio di una due giorni molto “impegnativa”.
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Magie
di Maristella Di Martino

Tradizione, sempre e comunque. E ovviamente famiglia. Natale fa rima con una bella tavola imbandita, luci e candele annesse, cibo a volontà e tanti, tantissimi dolci. E noi non potevamo non partire da qui. Ecco i due “diktat” della lezione delle nostre nonne, campane ovviamente, che per la vigilia predica magro. Ma il 25 non c’è ragione che tenga. Natale è Natale. Il pranzo, infatti, è sostanzioso, variegato, succulento. Soprattutto buono, con la “b” maiuscola. Tra una chiacchiera e l’altra, una risata e una confidenza tra amici e parenti tutti siamo in trepidante attesa del fischio di inizio della cena. A centro tavola non manca mai la pizza di scarola che apre le danze (a patto che sia sopravvissuta allo spuntino e al pranzo) e col suo impasto avvolge le verdure insaporite con olive, capperi, uvetta e pinoli; una ricca insalata di polpo e baccalà, alici e salmone marinati e broccoli - rigorosamente di Natale - passati in padella con aglio, olio e peperoncino oppure lessati e conditi con olio e limone, arricchiti con il rosso delle papaccelle sott’aceto.

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