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Salerno Economy VIII.40 – 25.10.2019

Prende forma lo scenario di un quadro politico che si confronta anche con una parte dei democratici di sinistra lontani da De Luca.

La “variabile” 5 Stelle in Campania

Le ambiguità di parti del Pd si congiungono con la consapevolezza dei grillini di volere determinare un cambio di percorso che li ha visti sempre impegnati in uno scontro frontale con il presidente della Regione e con le forze dominanti.
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I tempi della politica
Da diversi giorni assistiamo a una scena che, in qualche modo, sintetizza l’andamento del racconto politico in corso. Da un lato il centrodestra – o, a quanto pare, la destra – che chiarisce ancora una volta come sia necessario andare alle urne per ristabilire il collegamento tra realtà numerica della popolazione e rappresentanza istituzionale. Dall’altro il centrosinistra sottoposto al costante e strutturale “approccio” dominante dei 5Stelle che non intendono mollare, se così si può dire, l’assetto parlamentare e, quindi, si fanno sentire con la solita “argomentazione” mass-mediatica. Modi di fare, ovviamente, che interagiscono con un pubblico veramente stanco di leggere la politica sui giornali o di guardarla soltanto in televisione. Senza contare la grande confusione che prevale dal punto di vista degli effetti delle misure che il governo annuncia di prendere per dominare le conseguenze di un contesto economico a dir poco deprimente.
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Giornata dell’alimentazione, la mappa in Italia conferma la grave situazione dell’area meridionale.

Fame, 554mila assistiti in Campania

Coldiretti: “Il problema non riguarda solo il terzo mondo ma anche i Paesi più industrializzati. Maggiori criticità in Italia si registrano anche in Sicilia (378mila) e Calabria (300mila)”.
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Sud in difficoltà
Il problema è ben radicato e diffuso. La mancanza di cibo è un’emergenza ben evidente anche nel nostro Paese e nella nostra regione Campania. “In Italia ci sono 2,7 milioni di affamati che nel 2018 sono stati costretti a chiedere aiuto per mangiare, di cui oltre il 55% concentrati nelle regioni del Mezzogiorno”. E’ quanto viene fuori con estrema chiarezza dalla prima mappa della fame in Italia elaborata dalla Coldiretti sulla base dei dati sugli aiuti alimentari distribuiti con i fondi Fead attraverso l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea). “A differenza di quanto si pensa – sottolinea la Coldiretti – il problema alimentare non riguarda solo il terzo mondo ma anche i Paesi più industrializzati dove le differenze sociali generano sacche di povertà ed emarginazione. Le maggiori criticità in Italia si registrano in Campania con 554mila assistiti, in Sicilia con più di 378mila ed in Calabria con quasi 300mila”.
(Fonte: coldiretti.it/ 16.10.2019)

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Sottoscritto il documento congiunto da trasmettere al Governo sulle priorità per la ripresa dell’area meridionale del Paese.

E ora ripartiamo dal Sud

Confindustria, Cgil, Cisl e Uil “condividono l’idea che il ritorno dell’Italia su uno stabile sentiero di crescita sia strettamente legato al rilancio economico e sociale del Mezzogiorno, che rappresenta un pezzo importante dell’economia nazionale ma che mostra forti divari con le due principali leve di sviluppo, l’impresa e il lavoro”.
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Problema Mezzogiorno
Il Mezzogiorno al centro delle dinamiche positive di rilancio del Paese. Industriali e organizzazioni sindacali ci credono e il documento che mette nero su bianco questa visione entra nel merito delle questioni centrali sul tappeto. A siglarlo il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan e il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo. In primo luogo emerge l’idea “che il ritorno dell’Italia su uno stabile sentiero di crescita sia strettamente legato al rilancio economico e sociale del Mezzogiorno, che rappresenta un pezzo importante dell’economia nazionale ma che mostra forti divari con le due principali leve di sviluppo, l’impresa e il lavoro, ancora sottoutilizzate, e con alcuni fra i principali fattori di sviluppo, come le infrastrutture e la capacità della Pubblica Amministrazione, con ampi margini di miglioramento”.
(Fonte: confindustria.it/ 15.10.2019)
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"Serve una classe dirigente che abbia maggiore autodeterminazione e visione propulsiva".

Patrimonio culturale? Il nostro petrolio

"Occorre al Sistema Italia un progetto unitario di sviluppo e internazionalizzazione capace di coniugare le opportunità di sbocchi globali offerti dall'online alla capacità promozionale dell'offline, riconosciuta essa stessa come prodotto esperienziale di qualità".
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Destinazione Sud
Riceviamo e pubblichiamo.

di Virgilio Gay

Con un termine che riconosco come inappropriato, il Patrimonio storico, artistico, creativo e culturale del Belpaese da alcuni è stato qualificato come il nostro petrolio. Ebbene, pure considerando che ambedue le risorse siano espressione di un processo di stratificazione millenaria del tempo, il petrolio non è altro che il putrescente marciume di elementi una volta vivi, mentre il patrimonio culturale italiano è esso stesso materia viva, generatrice di futuro e non semplice risorsa in esaurimento. Le innovazioni tecnologiche affermatesi negli ultimi anni hanno concentrato l'intermediazione della domanda di acquisto di beni e servizi nelle mani di pochi player mondiali. Sette fratelli che possono essere paragonati alle sette sorelle energetiche. Quelli generalisti come Amazon, Alibaba, Tmaill, E-bay e Kilimall; quelli settoriali come Booking ed Exspedia.
Dai fasti dell'impero romano, per esempio, alla consegna delle chiavi della città eterna a Bezos.

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Tipici della stagione invernale, simili nella struttura al cavolo ma lo riproducono in miniatura.

Cavoletti di Bruxelles, magici

Stimolanti dell’attività cerebrale e della concentrazione grazie alla combinazione tra tiamina e acido folico, sono una miniera di antiossidanti e, oltre a prevenire l’invecchiamento cellulare, sono utili nella prevenzione dei tumori.
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Salutari
di Maristella Di Martino

Lo sapevate che l’acqua di cottura dei cavoletti di Bruxelles fa smaltire le sbornie? E che con il Belgio, anche se nel nome richiamano la capitale, pare non abbiano molto a che fare? Probabilmente sono originari dell’Italia e poi vengono importati in Europa centrale dai legionari romani. In ogni caso, su questo prodotto c’è tanto da dire. Oltre i tre quarti del prodotto mondiale è legato attualmente all’Inghilterra e buona parte della restante produzione è divisa tra Francia e Olanda. Ad apprezzare poi questi ortaggi sono soprattutto Scozzesi ed Olandesi. I cavoletti di Bruxelles fanno bene. Tipici della stagione invernale, sono simili nella struttura al cavolo ma lo riproducono in miniatura. Antianemici e disintossicanti, sono ricchi di sali minerali (soprattutto fosforo e ferro), proteine, fibre e vitamine (in particolare A, C, K e quelle del gruppo B) e rappresentano un toccasana per il metabolismo ormonale femminile.

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