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Salerno Economy VII.14 – 06.04.2018

Analisi e commenti “tralasciano” di approfondire le ragioni della disfatta storica della sinistra nelle regioni meridionali.

La via di Damasco e la “nuova” politica

Gli errori di valutazione del “riformismo” renziano e la domanda di funzionali processi di inclusione sociale.

Glocal-immagine lavoro al Sud
Resta centrale l'emergenza-lavoro
La nuova fase politica che si è aperta dopo il voto del 4 marzo è stata variamente commentata, spesso generando confusione, per non parlare di vera e propria contro-informazione. L’inevitabile transizione dai vecchi ai nuovi rapporti di forza, con un netto ridimensionamento di quello che restava della sinistra o del fronte per così dire progressista, ha generato l’antico riflesso condizionato di tutto un mondo - definito per comodità di sintesi “intellettuale” - sempre attento a difendere i propri interessi, piuttosto che quelli in nome dei quali è stato capace di costruire carriere di non poco rilievo. E’, quindi, abbastanza naturale leggere analisi che tralasciano o ridimensionano (a dir poco) le ragioni del crollo o – per essere più chiari – della netta bocciatura del “riformismo” renziano che certamente ha lasciato molto perplessa (sempre a dir poco) larghissima parte dell’elettorato autenticamente orientato ai valori del riformismo socialista. Non a caso la teoria del “guardare al centro” – vera e propria fissazione della sinistra storica – negli anni del renzismo spinto è stata messa in soffitta per fare posto alla teoria del “guardare al centrodestra” o proprio “a destra”. 
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Se si considerano i numeri inerenti al totale dei comparti, l’uscita dal ciclo recessivo è tecnicamente definita.

La ripartenza c’è, svolta “green”

In base ai dati Istat mancano ancora 27 milioni di euro per riallinearsi allo stesso indicatore del 2007. Nel 2015 il nostro territorio ha prodotto 17 miliardi e 401 milioni di valore aggiunto (+429 milioni rispetto al 2014).
Immagine Numeri Economia Valore Aggiunto
Filiere verdi vincenti
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) domenica 1° aprile 2018.

di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo

La buona notizia è che il valore aggiunto espresso dal sistema economico e produttivo salernitano - almeno quello calcolato a prezzi correnti e, quindi, senza depurare i dati dall’inflazione - è ritornato ai livelli pre-crisi. Anche se in base ai dati ufficiali Istat (riferiti al 2015) mancano ancora 27 milioni di euro per riallinearsi allo stesso indicatore del 2007. In ogni caso va evidenziato che l’ultima rilevazione Istat segnala che il nostro territorio ha prodotto nel 2015 17 miliardi e 401 milioni, con +429 milioni rispetto al 2014. In altre parole, l’uscita dal ciclo recessivo – se si considerano i numeri inerenti al totale dei comparti – è abbastanza definita.

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Le parole della nostra epoca / 2

Storytelling, emozionare per vendere (ora)

L’arte di raccontare ha avuto un ruolo importante nella storia dell’umanità: una volta serviva innanzitutto per generare l’immaginario collettivo, ora serve per promuovere prodotti e persone (anche in politica).

immagine storytelling
Più storie, più emozioni
di Alfonso Schiavino

Le persone ricordano più le storie che i fatti, preferiscono le emozioni ai freddi dati. Questa verità ancestrale, nota agli autori della Bibbia e ai rapsodi antichi, ha svolto nei secoli una funzione fondamentale: costruire la memoria collettiva, cioè il collante culturale, cioè il tessuto sociale della comunità. L’arte di raccontare – “storytelling” in inglese – ha ispirato anche fini venali, diventati prevalenti in era digitale, a supporto del marketing e della politica. Storytelling oggi è l’abilità di promuovere qualcosa o qualcuno usando la multimedialità e la scrittura persuasiva (quella che gli apprendisti stregoni del neuromarketing arrivano a definire “ipnotica”). Serve per vendere i pannolini come per spiegare una “case history”. Dai politici alla Coca-Cola, ecco gli esempi.

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Tendenza sostenuta dai nuovi stili vita come l’aperi-cena che coinvolge quasi 6 italiani su 10.

Il vino? Piace di più il rosato (+20,7%)

Nei consumi registra il maggiore incremento (analisi Coldiretti su dati Ismea) rispetto ai bianchi ed ai rossi che crescono ma in maniera minore (rispettivamente del 3,9% e del 2,1%).
vino rosato
Ad hoc per l'aperi-cena
I nuovi stili di vita, il ritmo delle giornate ed il tempo trascorso fuori casa influenzano anche le scelte che si compiono nell’ambito delle bevande, oltre che l’approccio alla dieta alimentare. Il rito dell’aperi-cena, per esempio, si riflette sul consumo di vini particolari, che possono andare bene al di fuori dei pasti tradizionalmente intesi. “Fra i colori del vino - emerge da un’analisi di Coldiretti su dati Ismea del 2017 in merito ai cambiamenti in atto nei calici degli italiani - vince il rosato che è cresciuto del 20,7% nei consumi registrando il maggior incremento rispetto ai bianchi e ai rossi Doc e Docg che crescono, ma in maniera più morbida, con aumento rispettivamente del 3,9% e del 2,1%”. Ma come si spiega questo approccio? Si tratta di “una tendenza sostenuta dal diffondersi di nuovi modelli di consumo come l’aperi-cena che coinvolge quasi sei italiani su dieci (59%) secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’”.
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Sono 43.063 le imprese specializzate nella pasticceria e oltre 155.054 gli addetti.

Il “tesoro” artigianale di Pasqua

Il “censimento” di Confartigianato segnala almeno 150 prelibatezze che nascono dalle ricette antiche riproposte durante la Settimana Santa.
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Golosità fatte a mano
La “macchina” che sforna le golosità consumate in maniera copiosa nelle festività di Pasqua appena concluse, muove un circuito produttivo con numeri significativi anche al tempo delle produzioni alimentari di massa. “Il food della tradizione pasquale – evidenzia in una nota Confartigianato – muove un’economia in cui operano 90.055 imprese artigiane del settore alimentare, di cui 43.063 imprese specializzate nella pasticceria, che danno lavoro ad oltre 155.054 addetti”. Naturalmente, non si tratta soltanto di uova e colombe. “Pasqua - spiega ancora Confartigianato - segna il trionfo delle specialità alimentari artigiane tipiche delle tradizioni regionali italiane. Sono almeno 150 le prelibatezze che nascono da ricette antiche dei territori del nostro Paese, riproposte durante la Settimana Santa dagli artigiani del cibo e che continuano ad essere preferite dai consumatori per la genuinità, la freschezza, la tipicità introvabile nei prodotti fatti in serie”.
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