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Nelle regioni del Mezzogiorno risulta ancora molto difficile attivare meccanismi virtuosi di collaborazione tra i diversi soggetti dello sviluppo locale.
“R&S”, la buona pratica Imc
L’azienda salernitana ha stipulato un accordo operativo con il Dipartimento di Fisica dell’Università di Salerno, finanziando di fatto l’attività di un ricercatore che potrà lavorare al servizio del territorio senza spostarsi in altri Atenei.

Sono ormai alcuni anni che i diversi Governi succedutisi alla guida del Paese, da Monti in poi, provano a stimolare gli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) che costituiscono uno dei driver principali per il successo competitivo di lungo periodo delle economie industrializzate. Sta di fatto che il peso di R&S sul PIL in Italia si attesta all’1% (in altri Paesi è al 3%) mentre l’Università italiana ha meno della metà dei ricercatori di Germania e Francia e nel tempo potrebbe essere costretta a ridurre ancora di più il numero; anche se i fondi ci sono, quelli europei, ma non vengono utilizzati. Nella programmazione 2007-2013 l’Italia non ha impiegato due miliardi di euro e purtroppo rischia di fare altrettanto, se non di più, con la programmazione 2014-2020 (Horizon 2020) se non riuscirà ad attivare un circuito virtuoso tra ricerca ed aziende. Il gap è soprattutto conoscitivo: occorrerebbero azioni di maggiore contatto, un lavoro di “alfabetizzazione” della ricerca scientifica ostacolato dal fatto che spesso Università ed imprese si guardano con eccessiva diffidenza. Non mancano le iniziative di marketing e comunicazione scientifica: la scorsa settimana ce ne sono state addirittura tre, a Milano (MEETmeTONIGHT), Frascati (Notte dei ricercatori) e Salerno.
Probabilmente l’Università dovrebbe essere più intraprendente, più “aggressiva” nella sua “azione commerciale”. Si fa informazione, si fanno grandi eventi ma manca – a nostro avviso – nel marketing accademico la “P” di Promotion: le aziende bisogna andarle a cercare!
Questo è uno dei motivi per cui l’Università di Salerno ha ospitato la seconda edizione di FOR SUD, evento attraverso il quale soggetti pubblici e privati si incontrano alla ricerca di progetti da sviluppare e finanziare. Si tratta di un’iniziativa organizzata dall’Università con la Fondazione Emblema che coinvolge anche altri atenei oltre ad aziende, finanziatori, neo laureati e dottori di ricerca, con l’obiettivo dichiarato di fare networking o, se preferite, scouting.
Scopo della manifestazione è “trovare soluzioni innovative per lo sviluppo sociale, economico e culturale del territorio – ha dichiarato il Rettore dell’Università di Salerno, Aurelio Tommasetti”.
Al centro del progetto ci sono la ricerca e il trasferimento tecnologico, “per le quali siamo stati premiati, dalle recenti classifiche di qualità, come migliore Ateneo del Mezzogiorno” – aggiunge ancora Tommasetti.
Quando si parla di R&S, tuttavia, il riferimento sembra essere sempre alla grande azienda ma il tessuto imprenditoriale locale si caratterizza quasi esclusivamente attraverso le Pmi. Questo significa che le piccole e medie aziende non fanno R&S? L’innovazione, la cui declinazione può avere diverse sfaccettature, è intrinseca all’attività di imprenditore.
La verità è che molta innovazione rimane sommersa, a livello istintivo ed embrionale e non solo non viene messa in luce nei bilanci aziendali ma a volte viene svolta in maniera quasi inconsapevole, all’interno di laboratori più o meno attrezzati, a caccia di nuove soluzioni e, soprattutto, di competitività sui mercati. Gli incentivi del Governo (credito d’imposta) sulle attività di R&S sono molto utili proprio per fare venire fuori questa parte di R&S ma da soli non bastano per spronare le piccole e piccolissime aziende ad investire in maniera ancora più decisa nella ricerca.
Il rettore dell’Università di Salerno, giustamente, auspica che i “nostri laureati diventino i protagonisti dei progetti di trasferimento di conoscenza verso l’impresa, entrando in contatto con le aziende del territorio e presentando loro competenze e nuove professionalità”. Ma se non si interviene in modo più deciso e strutturale i nostri talenti saranno costretti a cercare altrove i finanziatori delle loro ricerche. Non mancano, tuttavia, esempi e casi che fanno ben sperare.
“La mia azienda ha conosciuto tramite For Sud alcuni ricercatori del Dipartimento di Fisica dell’Università di Salerno e dopo un avvio necessariamente prudente abbiamo avviato un percorso molto stimolante”, spiega a salernoeconomy.it Aldo Cigolari della Imc. Le iniziative che provano ad incanalare su una stessa strada scuola, Università e mondo del lavoro, sono molte ma poco conosciute e poco utilizzate perché lasciate all’iniziativa individuale. Questo è il motivo per il quale, nonostante il numero non esiguo, i risultati sperati si raggiungono solo in minima parte. Con For Sud abbiamo potuto constatare che l’impegno di alcuni docenti in ambito universitario di fare ricerca è notevole, come è evidente la necessità delle aziende d’innovare e ricercare nuove tecnologie. Manca tuttavia la scintilla che si può accendere solo tramite la conoscenza approfondita tra le parti. E’ indispensabile trovare un anello di congiunzione che ottimizzi e metta a sistema i vari progetti in campo”. La Imc ha stipulato un protocollo d’intesa con il Dipartimento di Fisica. “Con la nostra iniziativa – aggiunge Cigolari – abbiamo finanziato l’attività di un ricercatore il quale, anziché proseguire la sua attività in un’altra Università d’Italia o d’Europa, avrà la possibilità di mettere a disposizione il suo talento per il territorio e per l’azienda salernitana che ha creduto nelle potenzialità della sua ricerca. Abbiamo scelto di esternalizzare le attività di R&S alzando il livello della qualità complessiva ed indirizzandoci verso un risultato specifico anche con la prospettiva di trasformare il know–how acquisito in un nuovo business da rendere disponibili per il segmento produttivo all’interno del quale operiamo”.
L’esempio della Imc – una best practice vera e propria – è incoraggiante per il territorio salernitano. Non c’è, da questo punto di vista, molto da “ricercare”, bisogna solamente mettere in pratica ciò che già si sa, e quindi passare dal know-how al Do-Now! E bisogna farlo al più presto.
@LucaIovine6

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Aldo Cigolari (Imc)
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