contatore visite free skip to Main Content
info@salernoeconomy.it

GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

A poco più di un mese dal voto per la Regione risultano prevalenti dietrologismi e polemiche.
Programmi e proposte? “Meglio” il gossip politico
Il circuito dell’informazione “sopraffatto” dall’alluvione di dichiarazioni e sterili contrapposizioni tra partiti e candidati. Troppo poco spazio all’analisi delle criticità e delle “ricette” per uscire dalla crisi.

Manca poco più di un mese alle elezioni regionali e, naturalmente, cresce di giorno in giorno l’attenzione mediatica intorno ai candidati ed agli schieramenti in campo. Il “gossip” politico predomina a tutto campo, ponendo in un cono d’ombra l’approfondimento delle proposte, dei programmi, delle idee (ammesso che ce ne siano veramente di nuove e non già usurate in giro). Anzi, anche quando si tenta di riportare l’attenzione sulle problematiche più serie (come ha meritoriamente fatto Confindustria Salerno ponendo il tema della pressione fiscale derivante dalle addizionali regionali), tutto si trasforma in slogan strumentali che non entrano nel merito – per esempio – delle necessarie coperture finanziarie e della tempistica dei provvedimenti che pure si dichiara di volere attuare. Il tritacarne dell’informazione day-by day alla fine riesce ad imporre il meccanismo “ossessivo-compulsivo” del ragionare per titoli (di giornali) e non in base alle reali urgenze e criticità. Insomma: la visibilità, il “ritorno” d’immagine, l’ansia di spadroneggiare sulle prime pagine finisce con il prevalere su ogni cosa.
Tutta colpa (come sempre accade di ascoltare) dei giornalisti?
Per la verità non è una risposta semplice. Anche perché nell’era dei processi info-comunicativi disintermediati (vedi alla voce social network) il confine tra chi trasmette la notizia e chi la riceve è di fatto sempre più difficilmente rintracciabile. Il tradizionale “viaggio” della notizia – dalla fonte al “cancello” della redazione – non esiste più. Mentre prima erano i giornalisti ad inseguire le notizie, oggi sono le notizie (o presunte tali) ad inseguire i giornalisti. Basta un post su Facebook, un cinguettio su Twitter per dettare l’agenda quotidiana in base alla quale organizzare pagine e radio/telegiornali. Per non parlare dell’alluvione di comunicati stampa. E, poi, va detto che nel circuito locale dell’informazione non esistono più strutturalmente le specializzazioni. In “omaggio” al contenimento dei costi tutti devono sapere scrivere di tutto (ma, principalmente, impaginare e fare lavoro di desk). E’ chiaro, quindi, che in questo contesto l’appiattimento e l’omologazione dei contenuti è una logica conseguenza di un processo devastante dal punto di vista della ricerca di un racconto obiettivo e, per quanto possibile, originale del flusso di eventi.
E, allora, è desolatamente triste assistere alla “narrazione” di questa campagna elettorale in Campania dove prevalgono “caratteri” da commedia, motti e motteggi, battute e controbattute, slogan e via dicendo. La confusione delle idee e degli interlocutori (i cittadini/elettori in primo luogo) regna sovrana: si può sostenere veramente tutto ed il contrario di tutto (siamo primi o ultimi in Italia nella spesa dei fondi europei?): nessun organo d’informazione fino a questo momento si è assunto la responsabilità civica di “certificare” una verità incontrovertibile. Nessun organo d’informazione – al di là di cavalcare sterili e localistiche polemiche – si è preso la briga di leggere (o fare leggere ed analizzare) qualche bilancio di un qualsiasi Comune o di un consorzio o di una società partecipata o della stessa Regione per capire come stanno realmente le cose. Tutto resta in balia della logica del titolo nuovo che sovrasta quello del giorno prima. Prevale ancora la vecchia impostazione legata al concetto che le cattive notizie sono buone notizie. Niente di più lontano da quanto il nuovo panorama dei media sta iniziando ad insegnare a tutti gli addetti ai lavori: senza il valore aggiunto della qualità – che vuol dire prima di tutto competenza, conoscenza approfondita della materia di cui si prova a scrivere – la “marmellata” info/comunicativa prevarrà, inducendo (come pare di capire stia già accadendo) la rincorsa ad un tipo di giornalismo “gridato” ed “umorale”, sempre alla ricerca del modo giusto per stimolare quelli che gli anglosassoni chiamano “animal spirits”. Una miscela micidiale di “dietrologismi” impantanati nell’esasperazione molto provinciale del “retroscena” e del “dietro le quinte”. E’ anche in questo modo che si diventa “complici” di politici ed amministratori che molto spesso non hanno alcuna cognizione delle materie di cui si occupano o intendono occuparsi. E così facendo non si rende certo un buon servizio ai cittadini-elettori sempre più immersi in un mare di notizie/non notizie e di informazioni che non vengono quasi mai verificate o approfondite prima di essere diffuse. La gerarchia delle fonti, insomma, è un ricordo lontano, lontanissimo.
Colpa dei giornali e dei giornalisti? La disparità delle forze in campo è notevole. Da una parte l’esercito ben pagato di consulenti, uffici stampa e strateghi della comunicazione. Dall’altra redazioni sempre più striminzite ed oberate dal lavoro di “impacchettamento” dei giornali e dei siti web.
Ma, a volte, potrebbe bastare non seguire sempre la “notizia” del giorno “spadellata” in redazione e ritornare alle vecchie e sane “inchieste” di una volta: numeri, testimonianze, documenti letti e riletti. Così si possono ancora raccontare i fatti per quello che sono (o per quello che sembrano ragionevolmente essere) e non per quello che la politica ed i candidati desiderano che vengano raccontati.
ERNESTO PAPPALARDO direttore@salernoeconomy.it

631761422201518322-1
Back To Top
Cerca