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Nelle leggi finanziarie dell’ultimo trentennio si è palesata sul serio un’iniziativa coerente per la crescita diffusa?
Politica economica e ritardi di programmazione
Nel recente report sulle città globali Milano prende peso, e, non a caso, il sociologo meridionalista Enrico Pugliese studia l’emigrazione dai territori lombardi per affrontare senza retorica o demagogia i temi dello sviluppo delle regioni meridionali e della Campania in particolare.

di Pasquale Persico

Più o meno dal 1974 il divario Nord/Sud è cresciuto sempre e l’ennesima notizia Istat (il Pil aumenta al Nord più del doppio che al Sud) farà “solo”  riemergere il coro inutile sulla necessità di una politica meridionalista più efficace. Ma la riflessione è più ampia e la domanda vera è un’altra: nelle leggi finanziarie dell’ultimo trentennio si è palesata sul serio una politica economica per lo sviluppo in grado di affrontare il tema del debito in modo da non ottenere uno “spiazzamento” cumulativo delle politiche per gli investimenti? Certo, l’Italia è in buona “compagnia”: il mondo è pieno di disuguaglianze economiche tra Paesi e dentro i Paesi; ma quello che è sostanzialmente assurdo è che questo fenomeno abbia colpito l’Europa e l’Italia che dovevano essere Paesi “attrezzati” (per la presenza di tanta classe dirigente  preparata e  potenzialmente capace di intercettare traiettorie virtuose suggerite da molti economisti e politici) nella risposta. L’accumulo di tanti debiti pubblici  e privati ha spostato l’enfasi sulle politiche fiscali che rendevano le economie dipendenti dalla finanza; scoprendo che proprio l’economia è interessata, spesso, a moltiplicare la finanza, finendo, quindi, per moltiplicare le diseguaglianze tra generazioni.

Si è scatenata, così, un lotta politica tra partiti  e gruppi nei partiti sui grandi temi della politica tributaria più adatta a movimentare consenso. Il ritorno alla tomba di Craxi è ancora una volta il tentativo di fare dimenticare che i partiti già allora avevano tradito la Costituzione due volte; non solo per la questione morale, ma perché avevano condiviso un politica di accentramento delle decisioni politiche che trascurava completamente il tema della soggettività istituzionale prevista dalla Costituzione per i territori regionali e comunali, titolari di economie fondamentali da dedicare al welfare di popolazione perché incide fortemente sulla distribuzione del benessere stesso e sulla produttività del sistema.

C’è speranza? Credo che non esistano scorciatoie, liberarsi dai ricatti della finanza e dal populismo distributivo è impresa quasi impossibile se non si riesce a orientarsi con  nuove istanze europee di superamento dello Stato nazionale, che oggi al massimo negozia unioni doganali, trascurando i temi della politica economica connessa alla politica industriale e alla politica redistributiva. Al tema dell’autonomia delle Regioni andrebbe affiancato il tema del nuovo Stato europeo, cioè una nuova dimensione culturale e politica che riposizioni la visione delle macroregioni europee per fare salire di scala i processi di governance territoriale, ambito finalmente capace di produrre efficacia nelle nuove infrastrutture dello sviluppo (reti di ricerca, reti di città, reti di logistica, reti di welfare redistributivo, etc) fino a rendere gli Stati nazionali soggettività istituzionali con un nuovo ruolo guida. Nel programma della nuova Commissione Europea questi temi sono presenti, ma oggi i partiti, a livello nazionale e locale, non percepiscono questi livelli di intervento e assecondano riposizionamenti di poteri all’interno di logiche già storicamente perdenti.

Il Mediterraneo rischia di allontanarsi dalla possibilità di integrazione nella politica economica europea e all’Europa viene restituita tutta la sua storia invasiva e non inclusiva in una razione doppia, e non basterà moltiplicare le bandiere di resistenza al finto nazionalismo emergente, e non basterà riproporre il solito schema della revisione della spesa pubblica.

Nel recente report sulle città globali Milano prende peso, e non a caso, il bravo sociologo meridionalista e del Meridione (Castrovillari) Enrico Pugliese per capirne di più, sta studiando l’emigrazione dai territori milanesi, tenendo conto di fenomeni particolarmente importanti e rilevanti anche per affrontare senza retorica o demagogia i temi dello sviluppo delle regioni meridionali, e della Campania in particolare.

 

Foto Pasquale Persico
Pasquale Persico
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